La
minaccia di una società di replicanti e di "fabbriche di
cloni umani", segretamente al lavoro sul pianeta, conquista
nuovamente le prime pagine dei giornali. Dopo la
"svista" dell'Ufficio brevetti europeo, colpevole di
aver concesso un brevetto che in teoria autorizzerebbe la
creazione di un essere umano geneticamente modificato,
dall'Università di Medicina di Hunan, nel sud della Cina,
arriva la notizia di una nuova tecnica di clonazione che
riprodurrebbe embrioni umani iniettando nuclei di granulociti,
un tipo di globulo bianco, all'interno di ovuli senza nucleo. E
mentre il coro di proteste di esponenti di associazioni,
parlamentari e ministri amplifica le paure e le perplessità
dell'opinione pubblica, sotto accusa finiscono gli scienziati.
Ma a invocare chiarezza sul problema è proprio la comunità
scientifica.
"L'incubo di una società di
cloni o, peggio, di fabbriche segrete che sfornerebbero
replicanti umani è pura fantascienza". Ad intervenire nel
dibattito in corso è il professor Giulio Cossu, docente di
Istologia e Embriologia all'Università
La Sapienza di Roma e presidente dell'Associazione
italiana di biologia cellulare e del differenziamento. "Non
escludo che la clonazione umana sia tecnicamente possibile -
spiega Cossu - ma ritengo eticamente inaccettabile l'idea di
riprodurre un essere umano quando esistono altri modi per
ottenere tessuto umano da utilizzare nei trapianti, allo scopo
di evitare il rigetto immunologico. Mi riferisco a quelle
cellule inutilizzate che derivano da esperimenti di fecondazione
in vitro, o anche a cellule più mature ottenibili in seguito a
interruzioni di gravidanza, in gergo definite "left over".
In definitiva la clonazione umana secondo Cossu oltreché
implicare dei costi altissimi, non avrebbe alcuna
giustificazione medico-scientifica.
Anzi, lo scienziato italiano
sostiene che "gli scenari
apocalittici dipinti dai media siano strumentali a un discorso
di retroguardia" che avrebbe come obiettivo quello di
mettere i bastoni tra le ruote alla ricerca scientifica. Il
problema allora è un altro. "Saper distinguere tra ciò
che è eticamente inaccettabile e ciò che può essere utile
alla salute dell'uomo richiede una conoscenza e una informazione
che l'opinione pubblica non ha, anche per colpa dei media".
Una questione di carattere culturale o meglio di arretratezza
culturale "sebbene - aggiunge - questi temi suscitino
interesse e curiosità da parte dei cittadini". E le
sperimentazioni dell'università cinese? Cossu si dichiara
perplesso. "Creare un embrione umano dal Dna dei
granulociti mi sembra un'operazione a dir poco improbabile.
Queste cellule hanno vita breve, - ci spiega - muoiono nell'arco
di poche ore dopo aver svolto la loro funzione, fagocitare i
batteri. Mi riesce difficile credere che da esse possa derivare
un intero embrione umano". Ma c'è chi la pensa
diversamente. John Harris, docente dell'Istituto di medicina,
legge e bioetica dell'Università
di Manchester, ha elaborato una tesi in cui difende la
manipolazione del genoma umano a scopo scientifico divulgata da
una serie di saggi sull'argomento. In discussione, prima di
tutto, la liceità di un giudizio etico sulla replicazione degli
embrioni umani. "L'uso delle biotecnologie nel campo medico
- ci scrive - può essere buono o cattivo, dipende dagli scopi e
dai risultati". Il giudizio è relativo.
"Se
la biotecnologia permette di migliorare la vita umana non ci
vedo nulla di negativo". E a chi punta il dito contro la
violazione di un ordine naturale Harris replica che "lo
scopo della medicina è proprio la violazione dello stato
naturale, altrimenti l'uomo dovrebbe ammalarsi o morire
prematuramente". Senza contare che la duplicazione del
patrimonio genetico esiste già in natura nel fenomeno dei
gemelli e che "Dio - spiega Harris - ne è stato il
principale sponsor ", creandoci a sua immagine e
somiglianza. La clonazione, allora, rimanda all'affermazione di
alcuni diritti. Il diritto alla salute prima di tutto e,
nell'uso a scopo riproduttivo, il diritto alla procreazione,
sancito dalle principali carte costituzionali. Non è d'accordo Giovanni
Berlinguer, presidente del Comitato
nazionale per la bioetica
(Cbn) da cui arriva un'opposizione netta alla clonazione.
"No alla brevettabilità delle cellule umane, pur nel
rispetto della libertà della ricerca scientifica" si legge
nel comunicato diffuso dal comitato. E in questi giorni il Cbn
ha esortato tutti i paesi dell'Unione, e prima di tutto
l'Italia, a ratificare la Convenzione di Oviedo per la
protezione dei diritti dell'uomo e della biomedicina dell'aprile
1997.
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