Approfondimenti

Indice

  MediaMente
Biblioteca Digitale
Rassegna Stampa
News
Speciali 
Approfondimenti
  in TV
Notizie in Rete
MediaScuola
NuovaMente
MediaMente.it
Palinsesto
Learning
  Servizi
Archivio
Trova
Scrivi
Autori
Informazioni
Cloni? No grazie

La scienza ha altre vie per riprodurre il tessuto umano

di Georgia Garritano e Alessandra Solarino


La minaccia di una società di replicanti e di "fabbriche di cloni umani", segretamente al lavoro sul pianeta, conquista nuovamente le prime pagine dei giornali. Dopo la "svista" dell'Ufficio brevetti europeo, colpevole di aver concesso un brevetto che in teoria autorizzerebbe la creazione di un essere umano geneticamente modificato, dall'Università di Medicina di Hunan, nel sud della Cina, arriva la notizia di una nuova tecnica di clonazione che riprodurrebbe embrioni umani iniettando nuclei di granulociti, un tipo di globulo bianco, all'interno di ovuli senza nucleo. E mentre il coro di proteste di esponenti di associazioni, parlamentari e ministri amplifica le paure e le perplessità dell'opinione pubblica, sotto accusa finiscono gli scienziati. Ma a invocare chiarezza sul problema è proprio la comunità scientifica.

"L'incubo di una società di cloni o, peggio, di fabbriche segrete che sfornerebbero replicanti umani è pura fantascienza". Ad intervenire nel dibattito in corso è il professor Giulio Cossu, docente di Istologia e Embriologia all'Università La Sapienza di Roma e presidente dell'Associazione italiana di biologia cellulare e del differenziamento. "Non escludo che la clonazione umana sia tecnicamente possibile - spiega Cossu - ma ritengo eticamente inaccettabile l'idea di riprodurre un essere umano quando esistono altri modi per ottenere tessuto umano da utilizzare nei trapianti, allo scopo di evitare il rigetto immunologico. Mi riferisco a quelle cellule inutilizzate che derivano da esperimenti di fecondazione in vitro, o anche a cellule più mature ottenibili in seguito a interruzioni di gravidanza, in gergo definite "left over". In definitiva la clonazione umana secondo Cossu oltreché implicare dei costi altissimi, non avrebbe alcuna giustificazione medico-scientifica.

Anzi, lo scienziato italiano sostiene che "gli scenari apocalittici dipinti dai media siano strumentali a un discorso di retroguardia" che avrebbe come obiettivo quello di mettere i bastoni tra le ruote alla ricerca scientifica. Il problema allora è un altro. "Saper distinguere tra ciò che è eticamente inaccettabile e ciò che può essere utile alla salute dell'uomo richiede una conoscenza e una informazione che l'opinione pubblica non ha, anche per colpa dei media". Una questione di carattere culturale o meglio di arretratezza culturale "sebbene - aggiunge - questi temi suscitino interesse e curiosità da parte dei cittadini". E le sperimentazioni dell'università cinese? Cossu si dichiara perplesso. "Creare un embrione umano dal Dna dei granulociti mi sembra un'operazione a dir poco improbabile. Queste cellule hanno vita breve, - ci spiega - muoiono nell'arco di poche ore dopo aver svolto la loro funzione, fagocitare i batteri. Mi riesce difficile credere che da esse possa derivare un intero embrione umano". Ma c'è chi la pensa diversamente. John Harris, docente dell'Istituto di medicina, legge e bioetica dell'Università di Manchester, ha elaborato una tesi in cui difende la manipolazione del genoma umano a scopo scientifico divulgata da una serie di saggi sull'argomento. In discussione, prima di tutto, la liceità di un giudizio etico sulla replicazione degli embrioni umani. "L'uso delle biotecnologie nel campo medico - ci scrive - può essere buono o cattivo, dipende dagli scopi e dai risultati". Il giudizio è relativo.

"Se la biotecnologia permette di migliorare la vita umana non ci vedo nulla di negativo". E a chi punta il dito contro la violazione di un ordine naturale Harris replica che "lo scopo della medicina è proprio la violazione dello stato naturale, altrimenti l'uomo dovrebbe ammalarsi o morire prematuramente". Senza contare che la duplicazione del patrimonio genetico esiste già in natura nel fenomeno dei gemelli e che "Dio - spiega Harris - ne è stato il principale sponsor ", creandoci a sua immagine e somiglianza. La clonazione, allora, rimanda all'affermazione di alcuni diritti. Il diritto alla salute prima di tutto e, nell'uso a scopo riproduttivo, il diritto alla procreazione, sancito dalle principali carte costituzionali. Non è d'accordo Giovanni Berlinguer, presidente del Comitato nazionale per la bioetica (Cbn) da cui arriva un'opposizione netta alla clonazione. "No alla brevettabilità delle cellule umane, pur nel rispetto della libertà della ricerca scientifica" si legge nel comunicato diffuso dal comitato. E in questi giorni il Cbn ha esortato tutti i paesi dell'Unione, e prima di tutto l'Italia, a ratificare la Convenzione di Oviedo per la protezione dei diritti dell'uomo e della biomedicina dell'aprile 1997.