Da
Torquato Accetto a Ludovico Zuccolo. Passando per Dante
Alighieri, Giacomo Leopardi, Giovanni Verga e tanti altri. Più
di mille opere testimoni di otto secoli di letteratura italiana
tolte dai polverosi scaffali delle biblioteche nazionali e
imbarcate sul Web col compito di arrivare in ogni angolo del
mondo.
E’
il sogno “Bit” sigla che sta per Biblioteca italiana
telematica che dopo due anni di sperimentazione su Internet
diventa realtà. Nata da un progetto del Centro
interuniversitario Biblioteca italiana telematica (CiBit),
una vera e propria federazione costituita da 15 atenei in
collaborazione con l’Istituto di linguistica computazionale
del Cnr. La prima “vera” biblioteca telematica italiana
vanta il primato del più ingente finanziamento in area
umanistica ottenuto dal Ministero dell’Università e della
ricerca: quasi un miliardo di lire.
Ben
spesi solo se, come si propongono al CiBit,
si riuscirà a far viaggiare la cultura italiana per il
mondo di più e meglio di quanto non sia riuscita a fare
l’editoria tradizionale con i metodi del vecchio Gutenberg. E
ben spesi anche se darà un contributo al “recupero da parte
delle nuove generazioni del patrimonio culturale italiano
indispensabile per favorire un processo di ricostruzione e
riconsiderazione della nostra identità di Nazione” come più
realisticamente auspica Antonio D’Itollo, responsabile del
progetto per le biblioteche scolastiche del Ministero della
Pubblica Istruzione. Investiture importanti, quindi, per un
progetto che non propone agli utenti solo la consultazione via
Internet gratuita e senza limitazioni d’accesso dei testi in
edizione integrale, ma vuole affermarsi come punto di
riferimento per gli studiosi e specialisti di lingua e
letteratura italiana, offrendo la possibilità di
“interrogare” le opere secondo modalità prima d’ora se
non impensabili, sicuramente lunghe e faticose. Sarà molto più
facile, ad esempio, cercare le occorrenze di uno o più termini
nel testo, confrontare l’uso delle parole tra scrittori
appartenenti allo stesso periodo storico o verificare
l’evoluzione di un autore studiandone i cambiamenti
stilistici.
Il
cammino da percorrere affinché la Bit costituisca una valida ed
efficiente alternativa alle vecchie e tortuose procedure di
accesso ai libri della biblioteche tradizionali è sicuramente
ancora lungo, ma l’importante è che per una volta, sia
iniziato in anticipo rispetto agli altri paesi membri della
Comunità europea. Manca tuttavia, un’azione coordinata tra la
Bit e le biblioteche digitalizzate a livello di enti locali e un
programma per l’accrescimento del patrimonio testuale della
biblioteca telematica, in sinergia con il programma Minerva del Ministero
della Pubblica Istruzione che prevede di istituire nuove
biblioteche in 4.000 scuole. Inoltre il grado di
alfabetizzazione informatica che la Bit presuppone dai suoi
visitatori e’ ancora troppo infarcito di un linguaggio per
adepti dell’informatica. Scaricare, ad esempio, un testo sul
proprio computer via FTP, formulare query con Java, usare per
rendere disponibili le opere online la marcatura SGML-TEI
(Standard Generalized
Mark-up Language – Text Initiative) sono forse operazioni e
servizi, che al di là dell’ottimismo dei responsabili del
CiBit, potrebbero rivelarsi degli ostacoli concreti per la
fruizione del sito.
Ben piu’
complessa e’la questione del copyright:
per diventare araldi della nostra letteratura nel mondo
gli autori del Novecento debbono ancora attendere che passino i
fatidici 70 anni dalla morte. “Purtroppo – afferma Mirko
Tavoni dell’Università di Pisa, direttore del CiBit– la
limitazione imposta dal diritto d’autore lascia pochissimo
spazio agli scrittori contemporanei”. Con qualche
incoraggiante eccezione, che si spera serva da esempio.
L’editore Einaudi ha infatti concesso l’inserimento nella
biblioteca telematica di tutti i libri di Primo Levi.
Speriamo
almeno che abbiano operato seguendo i consigli che Niccolò
Machiavelli indicava per “lo buono arciere”: puntare in alto
per colpire nel mezzo, in virtù di un ben studiato gioco di
parabole.
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