Il
98 per cento dei siti web, secondo un dato pubblicato da Cnet,
non è pienamente accessibile ai disabili. Eppure negli Stati
Uniti addirittura i tre quarti della popolazione disabile ha
accesso alla rete, una percentuale superiore rispetto a quella
nazionale. Il problema non è tecnologico. Esistono, infatti,
numerosi dispositivi input e output per disabili che consentono
di usare un computer e di navigare: tastiere espanse o ridotte,
sistemi di puntamento alternativi al mouse come ad esempio
quelli ultrasonici e ottici, apparecchi per la scansione e la
stampa in Braille. Tutti questi dispositivi richiedono, però,
un software di adattamento e solo pochissimi siti rispondono ai
requisiti di compatibilità con tali programmi.
Con un semplice test on line si
può accertare se il proprio sito merita il bollino di
approvazione Bobby,
uno strumento elaborato dal Center
for applied special technology per verificare la rispondenza
dei siti ai requisiti di accessibilità. L'icona
di Bobby, il tutore dell'accessibilità dei siti web, raffigura
un tipico agente inglese con il simbolo internazionale
dell'handicap sul cappello. Basta digitare la Url e aspettare
qualche secondo per veder comparire la sorridente immagine del
poliziotto che si congratula per l'accessibilità della pagina
web o, al contrario, informa che mancano i requisiti necessari.
Dopo la prova, perfino molti siti dedicati alla disabilità non
ottengono il bollino.
Un esempio di accessibilità è
dato dalla pagina web del Giornale Radio Rai dedicata al
progetto Robinson
- Una rete senza limiti. Il programma segnala anche gli
errori rilevati: l'immagine di un cappello blu con il disegno di
una sedia a ruote indica un problema di accesso per i disabili,
quella del cappello con un punto interrogativo un problema di
compatibilità del browser. La valutazione avviene sulla base di
parametri ormai riconosciuti a livello internazionale. Il World
Wide Web Consortium (W3)
ha promosso, infatti, un'iniziativa per la piena accessibilità
della rete alle persone con handicap (Web
accessibility initiative o Wai) e ha elaborato delle linee
guida per la realizzazione di siti compatibili con le
disabilità. Il Centro
di ricerca e sviluppo Trace dell'Università del Wisconsin
ha lavorato alla definizione dei problemi e delle soluzioni.
Pagine web accessibili sono
quelle che possono essere visitate con qualsiasi tipo di
programma. Il principio base della progettazione web senza
barriere è, quindi, quello dell'indipendenza dalle periferiche.
In tal modo gli utenti, secondo il tipo di disabilità - fisica,
sensoriale, mentale o multipla - potranno usare gli ausili
tecnici più idonei alle loro esigenze. La prima regola è
quella di fornire equivalenti testuali per i contenuti non
testuali: immagini, suoni e animazioni devono, cioè, essere
accompagnati da una descrizione verbale. Il testo, infatti, può
essere gestito da programmi per la sintesi vocale e tradotto in
Braille per essere letto con le dita su un'apposita barra.
Bisogna fare attenzione anche all'uso del colore: se c'è poco
contrasto tra sfondo e primo piano le persone con deficit
cromatico non sono in grado di visualizzare l'informazione.
Pertanto la comprensibilità di testo e grafica andrebbe sempre
verificata su uno schermo in bianco e nero. Tutti gli elementi
in movimento, inoltre, devono poter essere interrotti o
bloccati. Altra raccomandazione fondamentale è quella di
attenersi alle specifiche di codifica: usare gli elementi di
markup in modo improprio o parziale, infatti, può impedire ai
software di transcodifica di comprendere l'organizzazione del
documento e di gestire correttamente la conversione in voce o in
Braille.
Naturalmente, quello tecnologico
è solo uno degli aspetti della questione. "Vorrei che sul
tema dell'accessibilità dei siti web si evitasse l'equivoco
della tecnologia salvifica" - afferma John Fischetti,
componente della segreteria operativa di Enil,
la Rete europea per la vita indipendente - "si sente spesso
parlare di browser adattati all'utilizzo da parte di persone con
disabilità, browser che tentano di venire a capo di siti poco
amichevoli". "Questa strada" - prosegue -
"è molto pericolosa perché ancora una volta riporta alla
considerazione che la situazione di disabilità sia un fatto
privato da risolvere con rimedi speciali altrettanto
privati".
Per sensibilizzare gli operatori
e recuperare il ritardo si stanno muovendo molte associazioni di
categoria e sono state già prese delle iniziative politiche.
Negli Stati Uniti una legge, la Rehabilitation Act, impone che i
siti governativi siano accessibili agli utenti disabili. La Commissione
europea, in previsione del consiglio straordinario che si
terrà dal prossimo 23 marzo a Lisbona, ha pubblicato un
documento programmatico intitolato Una società
dell'informazione per tutti che indica tra gli
obiettivi prioritari la ePartecipazione per i disabili.
Gli stati membri si sono già impegnati firmando il trattato di
Amsterdam a rispettare le esigenze dei disabili, "bisogna
ora sforzarsi di concretizzare questo impegno nel contesto della
società dell'informazione". L'industria deve, cioè,
ispirarsi a criteri di "design universale: un approccio che
tiene conto delle esigenze specifiche dei disabili già in fase
di progettazione".
Entro quest'anno la commissione
europea e gli stati membri dovranno riesaminare la legislazione
e, al termine del 2001, la struttura e il contenuto di tutti i
siti web pubblici dovranno essere accessibili. Dal 2002,
inoltre, in tutti gli stati saranno avviati corsi di studi per
la formazione di professionisti per la progettazione web senza
barriere. La Presidenza del Consiglio italiana, inoltre, ha
elaborato un documento di commento alle azioni previste
dall'iniziativa eEurope in cui si sollecita lo sviluppo
di smart card che consentano di comunicare ai terminali pubblici
il profilo dell'utente e le sue esigenze e si propongono
finanziamenti per la ricerca a favore dell'usabilità delle
tecnologie.
Le normative, però, non
prevedono un obbligo di adeguamento per il settore privato.
Sull'opportunità di una regolamentazione si sta interrogando la
stessa comunità dei disabili. Molte associazioni americane
vorrebbero una legislazione che garantisse l'accessibilità di
tutte le strutture, anche private, che svolgano un servizio al
pubblico. We
Media, uno dei principali riferimenti per le persone con
handicap, ha promosso un sondaggio per valutare se è meglio
seguire la via dell'imposizione per legge o quella della
battaglia culturale. E' certo che il problema
dell'accessibilità è anche, se non soprattutto, un problema
economico. La necessità di dotarsi di dispositivi alternativi
impone ai disabili e alle loro famiglie costi piuttosto gravosi.
"Esistono delle forme di agevolazione, come quelle previste
da un recente decreto del ministero della Sanità" -
afferma Claudio Grammaroli, vice presidente dell'Unione
italiana ciechi. Il decreto ministeriale n. 332 dell'agosto
'99, infatti, inserisce le periferiche di input e output, quali
sintetizzatori vocali e stampanti Braille, tra i
"dispositivi protesici" erogabili dal Servizio
sanitario nazionale. "Tuttavia" - continua Grammaroli
- "l'informazione in proposito è ancora scarsa sia tra i
cittadini che nelle aziende sanitarie locali".
|