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    Roberto Cordeschi

    Roma - Studio, 08/11/1995
    Lo sviluppo dell'intelligenza artificiale
  • Dagli anni Sessanta la ricerca sull'intelligenza artificiale si è evoluta moltissimo. I primi programmi si limitavano a "scimmiottare" il comportamento umano (1) .
  • A partire dagli anni Settanta ci si è posti invece il problema di riprodurre effettivamente la competenze mentali che lo genera. Il "Test di Turing" utilizzato per saggiare l'intelligenza dei calcolatori si è rivelato inadeguato, perché non rende conto dei processi che portano ai risultati oggetto del test stesso (2) .
  • Attualmente la ricerca sull'intelligenza artificiale presenta molte tendenze in contrasto tra loro (3) .
  • Del tutto infondate le paure di una futura sottomissione del genere umano ai calcolatori (4) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Il professor Roberto Cordeschi è autore, insieme a Vittorio Somenzi, della riedizione di un libro che trent'anni fa introdusse il concetto di intelligenza artificiale in Italia: "La filosofia degli automi". Chiediamo al professor Cordeschi se il programmino "Eliza" è davvero un esempio di intelligenza artificiale.

    Risposta
    Indubbiamente "Eliza" è un esperimento di intelligenza artificiale, ma che oggi appare particolarmente datato. Esso riflette la filosofia dell'intelligenza artificiale degli anni Sessanta, in cui si cercava di riprodurre delle capacità di elaborazione del linguaggio naturale in un calcolatore attraverso sistemi molto semplici. "Eliza" funziona, ma è basato essenzialmente su un trucco: dà l'apparenza di capire, ma non capisce, in realtà, assolutamente niente, in nessun senso della parola.

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    Domanda 2
    Allora che cos'è l'intelligenza artificiale, e come si è evoluto il concetto di intelligenza artificiale negli ultimi trent'anni?

    Risposta
    La situazione, per quanto riguarda in particolare i programmi di comprensione del linguaggio naturale, è molto cambiata dai tempi di "Eliza". Nel decennio successivo si tentò di costruire dei programmi che non "scimmiottassero" semplicemente delle capacità linguistiche, ma riproducessero effettivamente il comportamento linguistico degli esseri umani, nei limiti in cui questo allora era possibile in un calcolatore e in cui attualmente ancora lo è. Sono stati fatti molti progressi, ma restano moltissimi problemi da risolvere, come quello di dare al calcolatore, come si dice, quel "buon senso" che sembra caratterizzare il modo di ragionare degli esseri umani; è molto difficile riprodurre tali capacità in un calcolatore. "Eliza" sembrava avere buon senso, perché le sue risposte erano apparentemente sensate. Ma è molto facile vedere il trucco dopo aver interloquito con "Eliza" per un certo tempo: associava parole in ingresso con parole depositate in una base dati e dava, apparentemente, risposte coerenti in uscita. Tutto questo ha fatto pensare che "Eliza" superasse il cosiddetto "test di Turing", (dal matematico inglese Alan Turing, uno dei fondatori dell'intelligenza artificiale, o almeno una figura mitica nella sua storia, perché, in realtà, morì due anni prima la data ufficiale di nascita dell'intelligenza artificiale stessa, la quale si suole datare all'anno 1956). I programmi degli anni Settanta hanno incominciato, viceversa, a porsi il problema di come rappresentare effettivamente in un calcolatore le conoscenze che sono alla base della elaborazione dei concetti degli esseri umani.

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    Domanda 3
    Ma allora come si fa a capire se un programma per computer è davvero intelligente?

    Risposta
    Il matematico Alan Turing, negli anni Cinquanta, - Alan Turing fu una figura mitica nella storia dell'intelligenza artificiale, nella scienza dei calcolatori - immaginò di fare un test che egli chiamò "gioco dell'imitazione", per valutare, appunto, l'intelligenza di un calcolatore. Immaginò di porre un calcolatore e un uomo collegato ad una macchina in due stanze separate e un interrogante in una terza stanza, che fosse in contatto, per esempio attraverso una telescrivente, un video, con il calcolatore da una parte e con l'uomo attraverso la macchina dall'altra. Il gioco consisteva nel fare in modo che il calcolatore fosse talmente intelligente, si comportasse in un modo così simile all'essere umano, che l'interrogante non riuscisse più, ponendo delle domande, a capire chi fosse l'essere umano e chi il calcolatore. In questa forma il gioco dell'imitazione è diventato noto come "test di Turing" e lo stesso "Eliza", in un certo senso programma assolutamente non intelligente, super ò questo test, perché, in effetti, l'interrogante scambiò spesso il calcolatore per l'operatore umano. Questo risultato pone dei problemi interessanti da esplorare. Però va detto che Turing immaginò questo test in una forma molto generale, suppose che l'interrogante potesse porre domande su ambiti molto diversi; viceversa, come è noto, "Eliza" può rispondere solo per un certo periodo di tempo a delle domande molto specializzate e molto specifiche. In questo modo è venuta fuori una forma cosiddetta ristretta del "test di Turing", che si è intesa spesso usare per saggiare o controllare l'intelligenza delle macchine. Altri hanno ricusato completamente il "test di Turing", perché quello che hanno portato in primo piano è stato invece la qualità dei processi, dei percorsi attraverso i quali il calcolatore e l'essere umano rispondono ad una stessa domanda: come il calcolatore, effettivamente, riesce ad arrivare a quella conclusione, e come l'essere umano? Spesso i procedimenti sono tot almente diversi anche se la risposta può essere uguale.

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    Domanda 4
    Molta gente ha paura della intelligenza artificiale, poiché pensano che un giorno potremmo essere sopraffatti dagli automi, dai "cyborg", dai cacolatori. E' un rischio che corriamo?

    Risposta
    Anche qui, tornare ad "Eliza" è interessante: lo stesso autore rimase sconcertato dal fatto che alcuni pazienti, interrogando e ricevendo risposte dal calcolatore, lo scambiassero per un essere umano. Egli trasse delle conclusioni preoccupate circa il futuro sia dell'intelligenza artificiale, sia del ruolo che i calcolatori potevano avere nella società. Io direi che l'introduzione dei calcolatori e delle informatizzazioni su larga scala ha cambiato la vita sociale e la vita individuale delle persone. Gli esiti di questa trasformazione, naturalmente, non possono essere previsti, ma non sarei catastrofista.

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