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    Ignazio Contu

    Roma, 24/02/1998
    Quale futuro per la TV generalista e il suo pubblico?
  • Il forte potere seduttivo della televisione si deve alla sua capacità di offrire informazione e allo stesso tempo intrattenimento, conciliando la dimensione culturale con quella ludica; inoltre, oggi, la caratteristica fondamentale di questo mezzo è insita nella capacità di fusione dell'immaginario individuale e collettivo con la realtà, e ciò la rende ancora più pervasiva e penetrante (1) ;
  • in questo senso essa rompe la solitudine dell'individuo poiché permette all'individuo di essere a contatto con gli eventi che accadono nel mondo; ciononostante, la televisione media e falsifica l'informazione, un rischio che viene amplificato dalle nuove tecnologie della comunicazione, e ciò può comportare una sorta di schizofrenia tra la vita reale e ciò che i mezzi ci offrono come "ombra mediatica della realtà" (2) .
  • Tuttavia, la televisione non è identificabile come mezzo di controllo politico, come molti sostengono, ma piuttosto può essere uno strumento per esercitare un potere di orientamento culturale da coloro i quali si preoccupano di influenzare più propriamente gli stili di vita delle persone; in questa direzione essa può divenire uno strumento di diffusione della "stupidità" (3) .
  • Se è vero che negli Stati Uniti e anche in Italia il pubblico si stia disaffezionando ai programmi di intrattenimento a favore di altre forme di fruizione della televisione, nell'area del mondo non occidentale gli ascolti per questo genere di programmi si sta moltiplicando (4) .
  • Il processo di globalizzazione favorito dai nuovi mezzi di comunicazione fa crescere l'esigenza di una informazione più diffusa e corretta, ma ciò non va a danno dell'intrattenimento; Internet, in questo senso, è un mezzo potente perché può permettere di conciliare queste due esigenze: quella informativa e quella ludica (5) ;
  • la libertà di espressione insita in questo nuovo mezzo, inoltre, nel garantire una comunicazione circolare, attacca i poteri di omologazione propri del mezzo televisivo (6) .
  • Tuttavia, ciò non annullerà la forza della televisione, la quale ha la responsabilità di fare informazione (7) .
  • La televisione tematica, in questo senso, non può sostituire quella generalista: l'intervistato ricorda che la televisione generalista in Italia ha partecipato, durante gli anni Cinquanta e Sessanta, al processo di alfabetizzazione attraverso programmi di orientamento storico (8) .
  • Il ruolo della televisione pubblica, dunque, è quello fondamentale di produrre cultura, conservando una sua funzione pedagogico-educativa, anche attraverso programmi di intrattenimento, ma "intelligente" (9) .
  • Se i programmi di qualità venissero affidati soprattutto alle tv tematiche che assorbirebbero un publlico più attento e curioso, la tv generalista sarebbe costretta, per inseguire l'audience, a produrre programmi di qualità inferiore (10) .
  • A questo rischio ci si può opporre semplicemente inventando trasmissioni che sappiano coniugare l'aspetto ludico con quello culturale (11) .
  • Per quanto la regolamentazione dell'informazione, è senz'altro necessario tutelare alcuni diritti individuali essenziali, come la privacy; ciò è in collisione con la libertà dei nuovi mezzi di comunicazione; le norme sono necessarie, ma di difficile attuazione. Un ruolo positivo potrebbe essere svolto da "organi di garanzia" indipendenti per garantire e difendere i diritti dei cittadini, avendo come valori di riferimento la dignità delle persone, la verità, la giustizia sociale (12) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    A Suo giudizio da dove deriva il forte potere di seduzione del mezzo televisivo e la sua capacità di influire sull'immaginario collettivo?

    Risposta
    Deriva soprattutto dal fatto che la televisione è in grado di sfornare a getto continuo, a domicilio e gratis spettacoli, informazioni ed emozioni che interessano, divertono, distraggono e fanno riflettere miliardi di persone in ogni parte del mondo, facendole mettere in contatto non soltanto con la realtà che li circonda ma anche con quell'immaginario di cui tutti noi abbiamo bisogno. Ogni famiglia possiede un televisore. Di fronte a questa sterminata platea il potere di suggestione della televisione non è molto diverso da quello che è stato esercitato per secoli, direi per millenni, dal teatro e, negli ultimi cento anni, dal cinema; la differenza fondamentale che distingue questi mezzi è la quantità di pubblico ma anche l'intensità. Prima gli spettatori erano pochi, adesso sono tutto il mondo. L'intensità maggiore deriva dal fatto che prima il cinema e il teatro davano allo spettatore la possibilità di capire sempre e in qualsiasi momento che ci si trovava di fronte o alla cartapesta o alla recitazione. Adesso la televisione ha attenuato questa differenza, confonde talvolta la realtà con l'irrealtà e questa è una sua caratteristica fondamentale perché la rende pervasiva e penetrante anche nell'immaginazione personale e collettiva. Da questo punto di vista possiamo veramente dire che il potere di seduzione della televisione è globale e planetario.

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    Domanda 2
    In un articolo Franco Prattico polemizza con chi sostiene che la TV avvicina il mondo alla storia poiché a suo giudizio questo mezzo non è in grado di offrire un'informazione pura, ma una informazione sempre filtrata dall'avvenimento...

    Risposta
    Io credo che sia assolutamente impossibile negare alla televisione il merito di aver mostrato a miliardi di persone ciò che accade nel momento in cui accade. La televisione permette a tante persone di rompere la propria solitudine, di stare in contatto con gli altri e questi sono dei meriti di carattere del mezzo stesso. Certamente la televisione permette di vedere gli eventi che poi costruiscono quotidianamente o annualmente la storia dell'umanità. Questo però non significa che la televisione rappresenti sempre e soltanto la verità, che rappresenti veramente sempre e soltanto tutto il mondo. La parzialità dell'informazione televisiva è, certo, un rischio altissimo, e questo dipende dalla difficoltà di trasmettere delle informazioni che siano veramente complete. Del resto noi stessi di fronte alla realtà subiamo, in qualche modo, una mediazione, l'intermediazione dei nostri sensi, che talvolta sono ingannatori. Il rischio più forte della televisione - e in questo concordo totalmente con quello che sostiene Prattico - è quello della falsificazione, è quello della simulazione. Da questo punto di vista le nuove tecnologie avanzate, attraverso la intermediazione, attraverso la interconnettività, attraverso la interattività e la virtualità hanno esasperato il potere già fortemente illusionistico della televisione. Il rischio è che così si possa finire per sostituire la realtà con la sua simulazione. Se questo accadesse, effettivamente noi provocheremmo e saremmo vittime di un cambio di valori molto forte tra la vita vissuta - quella che possiamo chiamare la vita in carne ed ossa, alla quale i produttori, i fabbricanti di televisione tendono a dare sempre minore significato -, e l'ombra mediatica della realtà, alla quale gli stessi fabbricanti di prodotti televisivi tendono ad attribuire un'oggettività più forte, più essenziale di quella vera, di quella reale. Ecco, questo è uno dei pericoli che vengono segnalati continuamente dalle pagine di Telèma, non per negare alla televisione i meriti che essa possiede, ma per mettere in guardia nei confronti di rischi che questo slittamento dalla realtà all'irrealtà inevitabilmente comporta.

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    Domanda 3
    La Tv e gli altri mezzi di comunicazione hanno il potere di controllare l'opinione di massa e di influenzare migliaia di persone che seguono i diversi programmi. La classe politica sembra aver compreso benissimo la forza di questi mezzi...

    Risposta
    Io non condivido il pessimismo di coloro i quali ritengono che la televisione sia uno strumento potente di controllo politico, e non condivido neppure l'idea che lo scopo della politica sia quello, oggi, di conquistare i mezzi di comunicazione. I mezzi di comunicazione sono indispensabili, sono necessari per conquistare e per conservare i consensi, ma il potere è un'altra cosa. Il potere politico serve per il governo delle comunità, per il governo delle società. Da questo punto di vista, a meno che non si debba creare un unico stato sorretto, guidato da una dittatura mondiale, gli allarmi sono eccessivi e forse infondati. Piuttosto, il pericolo che questo tentativo di omologare e di esercitare un potere di indirizzo di orientamento è, semmai, nel controllo della televisione e delle trasmissioni televisive da coloro i quali si preoccupano di interessi meno nobili di quelli della politica. Il controllo della televisione proviene, semmai, da coloro che cercano di influenzare gli stili di vita, di cultura delle persone. Da questo punto di vista c'è il rischio che una televisione che non abbia qualche riferimento a criteri e a valori di carattere "intellettuale" - non voglio fare riferimento alla moralità -, possa favorire anche la diffusione della stupidità delle persone. Io condivido totalmente, in questo senso, la denuncia recente di Giovanni Sartori e quella che è apparsa in uno degli ultimi numeri di "Telèma" di Renato Parascandolo, il quale ha scritto uno splendido saggio sul rischio che la televisione possa diventare uno strumento di diffusione della stupidità generale.

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    Domanda 4
    All'inizio della stagione autunnale si è verificato un calo piuttosto considerevole degli ascolti, in America ma anche in Italia, e i programmi che hanno mantenuto l'audience sono stati i TG, su reti diversi e in orari diversi. Mi pare che questo denunci un atteggiamento più maturo del pubblico...

    Risposta
    Il fenomeno è ancora in corso di evoluzione. È difficile dare per certa la crisi della televisione, la crisi degli ascolti. Comunque, mentre è vero che negli Stati Uniti e in Italia c'è una certa disaffezione nei confronti dei cosiddetti programmi di intrattenimento -a favore, poi, di che cosa? Forse della comunicazione on-line, forse del cinema e, forse, soprattutto nei confronti delle altre forme di fruizione della televisione, come l'affitto delle videocassette- nell'altra parte del mondo, quella non occidentale, soprattutto in Asia, gli ascolti si stanno moltiplicando. Ogni giorno in India e in Cina gli ascolti dei cosiddetti programmi di intrattenimento crescono in maniera esponenziale. Per quanto riguarda la presunta rinascita dell'informazione televisiva avrei qualche dubbio. I dati di cui disponiamo oscillano tra cadute e riprese folgoranti. La verità è che, purtroppo, in Italia l'informazione "seria" non ha molti "aficionados". Ci sono troppe persone le quali vogliono soltanto distrarsi, divertirsi e trascorrere davanti alla televisione qualche ora piacevole. Ciò non è assolutamente deprecabile, anzi, direi che uno dei meriti straordinari della televisione è proprio quello di aver consentito la fine della solitudine, degli isolamenti straordinari nei quali, fino a qualche decennio fa, hanno vissuto centinaia di milioni di persone in ogni parte del mondo.

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    Domanda 5
    L'intrattenimento, dunque, crede che danneggi l'informazione?

    Risposta
    In realtà c'è un grande bisogno di informazione, e se l'informazione è corretta, se l'informazione è completa, il pubblico l'accetta. Questo dipende soprattutto dalla sempre più diffusa consapevolezza che oggi la vita di ciascuno di noi non è soltanto quella vita che ciascuno di noi vive nella propria abitazione, nella propria piccola comunità. La globalizzazione è un fenomeno di straordinaria importanza che sta cambiando tante cose e molti ancora non se ne sono accorti; su questa questione Telèma ha dedicato il numero 'undici'. E su questo tema bisognerebbe anche riflettere molto; non c'è dubbio che la consapevolezza del fatto che siamo tutti quanti partecipi di ciò che avviene in qualsiasi altra parte del mondo fa nascere il bisogno di una informazione sempre più diffusa. E voglio precisare che io non sostengo che questa esigenza vada a danno dell'intrattenimento, che pur rimanendo una richiesta sempre molto forte, oggi può essere soddisfatta anche da altri mezzi di comunicazione. E tra questi mezzi di comunicazione io segnalerei Internet. Già ci sono duecento milioni di persone che ogni giorno dedicano diverse ore della propria veglia, dalla mattina alla sera, e talvolta anche la notte, stando davanti al video del proprio computer per avere notizie, per intrattenersi, per fare ricerche e per cercare di essere in contatto con questa realtà.

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    Domanda 6
    Quindi Lei giudica positivamente il fenomeno 'Internet'?

    Risposta
    Non c'è dubbio che la rete sia uno spazio di libertà assoluta; è il luogo nel quale chiunque, in qualsiasi parte del mondo viva, è in grado di dire quello che pensa, di ascoltare quello che dicono gli altri, di parlare, di comunicare. Attraverso Internet è possibile accedere a qualsiasi fonte, è possibile controllare l'informazione, è possibile dialogare non soltanto con gli altri, ma anche con il potere locale, nazionale o internazionale, per cercare di controllarne i comportamenti. Io sono convinto che Internet sia destinata a svolgere una funzione di difesa e, in qualche caso, di attacco nei confronti dei poteri di omologazione, dei poteri eventualmente di uniformazione, eventualmente dei comportamenti dei cittadini, e non soltanto dal punto di vista delle scelte politiche, ma anche dal punto di vista dell'apprendimento, della promozione culturale. Per parlare in televisione ciascuno di noi o deve essere invitato a una trasmissione oppure deve decidere di costruire - come qualcuno ha fatto- una propria emittente personale; per parlare in Internet basta possedere un computer e connettersi in rete, e si è immediatamente in contatto con duecento milioni di persone. Da questo punto di vista sono convinto che anche se Internet, come presto accadrà, si ibriderà con altri mezzi di comunicazione - con la televisione, con la telefonia cellulare -, conserverà questa sua caratteristica fondamentale di strumento di libertà perché garantisce una comunicazione circolare, nella quale non ci può essere mai un centro, un dominus, qualcuno che cerca di dirigerla e, talvolta, di deviarla.

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    Domanda 7
    Con lo sviluppo di questi mezzi alternativi di comunicazione ritiene che la televisione possa perdere il suo ruolo centrale che ha assunto fino a adesso nella comunicazione?

    Risposta
    La televisione ha tanta strada da percorrere e una vita inesauribile. È sempre più forte la convinzione che chiunque di noi continuerà a vivere soprattutto attraverso lo specchio d'informazione della televisione. Questo conferisce, a coloro i quali fanno 'televisione', una responsabilità straordinaria. La nascita utile e opportuna di altri mezzi di comunicazione non annullerà mai la forza e l'utilità della televisione. Le polemiche su tale questione ci sono e sono forti. Tuttavia, io non credo che la televisione come noi già la conosciamo sia destinata a finire. Potranno cambiare gli strumenti, le procedure tecnologiche attraverso le quali noi vedremo la televisione.

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    Domanda 8
    Crede che l'evoluzione naturale della televisione vada verso una televisione personalizzata: canali tematici, TV satellitare?

    Risposta
    La televisione tematica è una delle possibili evoluzioni della televisione. Però credo che né le televisioni tematiche né le pay TV siano alternative, sostitutive della televisione generalista, quella che noi conosciamo, e credo che se ciò avvenisse sarebbe un grave danno. Innanzitutto, io vorrei ricordare i meriti storici della televisione generalista in Italia: negli anni Cinquanta e Sessanta la nostra televisione, oggi tanto vituperata, ha rappresentato lo strumento attraverso il quale è stata favorita l'alfabetizzazione di una parte dell'Italia che si trovava in condizioni che, ancora dopo la Seconda Guerra Mondiale, erano veramente drammatiche. Non dimentichiamoci che la televisione è uno spazio nel quale c'è la possibilità di conoscere, di vedere, di confrontarsi... la televisione è quella che ci porta in casa la possibilità di colloquiare con gli eventi, ci permette di assistere ai grandi eventi della storia. I famosi funerali di Lady D hanno dimostrato in maniera inconfutabile che la televisione, non quella tematica, quella per ciascuno di noi, quella per i nostri hobby e i nostri interessi, è uno strumento potentissimo per mettere le persone in grado di assistere a ciò che accade nel mondo.

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    Domanda 9
    Ritiene dunque che la televisione generalista abbia ancora il compito anche di produrre cultura?

    Risposta
    Assolutamente di sì. Trasmettere cultura dovrebbe essere il ruolo principale della televisione generalista e soprattutto il ruolo della televisione generalista pubblica. Noi non possiamo assolutamente accettare l'idea che la comunicazione, l'informazione, il confronto, vengano affidati a televisioni settoriali. La televisione non può e non deve rinunciare alla sua funzione pedagogica informativa: quando parlo di trasmissione culturale mi riferisco anche al Festival di Sanremo, mi riferisco ai grandi sceneggiati, alla trascrizione dei romanzi; mi riferisco alla possibilità di informare. La televisione pubblica ha il compito di informare le persone, di metterle in grado di conoscere quali sono veramente le cose che stanno cambiando il mondo. Il grande compito della televisione pubblica è un compito di servizio di civiltà; forse, più che un servizio culturale è quello di un servizio a favore della comunità. E ciò che dico non significa fare trasmissioni pesanti, noiose; si possono realizzare delle trasmissioni di intrattenimento che posseggono qualità dal punto di vista culturale. Ne abbiamo degli esempi straordinari, come Linea Verde, o i programmi di Piero Angela. Questa identificazione della cultura con la noia è un'identificazione molto cara alle persone incolte e soprattutto a coloro i quali hanno bisogno che le persone siano poco colte e quindi non in grado di esercitare il proprio senso critico. In conclusione, la televisione pubblica dovrebbe essere un servizio volto soprattutto a mettere le persone in grado di vedere, in grado di capire, in grado di confrontare. Da questo punto di vista penso che bisognerebbe avviare una crociata per chiedere che il servizio pubblico venga mantenuto soprattutto con queste caratteristiche.

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    Domanda 10
    Come giudica la dipendenza della TV generalista dall'audience. Ritiene, come Gianni Sartori, che l'indice di ascolto andrebbe abolito?

    Risposta
    Io condivido abbastanza l'opinione di Sartori; l'audience è un cappio, è una necessità. Le televisioni che hanno bisogno di raccogliere pubblicità non possono non inseguire l'audience. Tuttavia, ci sono modi diversi di inseguire l'audience. Il rischio che io vedo nella proliferazione delle televisioni tematiche è che diventino delle televisioni di nicchia che assorbono il pubblico più attento, più curioso e più colto e che, quindi, per inseguire l'audience le altre televisioni siano costrette a trasmettere spettacoli e programmi ai livelli più bassi, culturali e non. Direi anche a livello morale. Il rischio che molte trasmissioni e molti programmi servano soltanto per vendere spazi pubblicitari è molto forte. Non è detto, tuttavia, che per vendere molto bisogna necessariamente vendere merce a basso costo. Io sono convinto che ci siano tuttora milioni e milioni di persone disposte ad accettare la pubblicità e a vedere la pubblicità all'interno di programmi che abbiano una qualche dignità, programmi che non offendano il buon senso, che non siano basati soltanto sulla espressione delle emozioni che ciascun essere umano è in grado di esprimere se non sa controllare i propri istinti peggiori, che possono essere soltanto gli istinti che si esprimono attraverso il compiacimento di fronte alla violenza e alla volgarità.

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    Domanda 11
    Poiché, comunque, l'evoluzione andrà verso i canali tematici e le TV a pagamento, non si corre il rischio che le risorse economiche si dirigano verso quel tipo di televisione? Molte persone, quelle meno abbienti, probabilmente non si potranno permettere di scegliere, e si creeranno televisioni di serie A e televisioni di serie B a seconda anche del ceto sociale...

    Risposta
    Penso che ciò sia un rischio contro il quale si possa opporre soltanto la capacità di inventare trasmissioni che siano nello stesso tempo divertenti e interessanti, che possano solleticare l'interesse dei pubblicitari. Credo che questo possa accadere e sta già accadendo non soltanto in Italia; in Germania, in Francia, in Inghilterra alcune trasmissioni raccolgono pubblicità ricorrendo a questo tipo di programmazione più elevata. Non c'è alcun dubbio che il servizio pubblico questo debba fare, altrimenti non avrebbe più nessuna ragione di esistere. Il servizio pubblico deve svolgere un compito di carattere politico, di informazione politica corretta, deve favorire gli approfondimenti culturali e deve favorire le valutazioni sociali, quindi non demagogiche. Inoltre, deve essere in grado di aiutare le persone a distinguere le informazioni vere da quelle false, la realtà dalla irrealtà, la ragionevolezza dalla irragionevolezza. In definitiva, deve essere uno strumento attraverso il quale i telespettatori possono essere in grado di esprimere giudizi di valore su tutto ciò che accade intorno a loro e su tutto ciò che loro possono o non possono fare. Se un servizio pubblico riuscisse a dare questi risultati anche per un limitato numero di telespettatori sarebbe un servizio pubblico al quale conferire medaglie durevoli per tutta l'eternità.

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    Domanda 12
    L'affacciarsi dei nuovi mezzi di comunicazione pone anche il problema di una regolamentazione del potere sulla informazione...

    Risposta
    È necessario tenere assolutamente conto della necessità di tutelare alcuni diritti individuali essenziali, come la privacy e come la dignità delle persone. Dall'altra parte bisogna anche cercare di evitare che i limiti possano assumere le caratteristiche di interventi censori e bisogna soprattutto tenere presente che la tecnologia, oggi, non permette azioni di interdizione e neppure di contestazione di attività criminali; ciò ha valore soprattutto per la comunicazione on-line. La tecnologia di per se stessa ormai è in grado di consentire a qualsiasi tipo di comunicazione di superare ogni confine e impedimento. Certamente, ciò non fa cadere il problema, soprattutto oggi, in un momento nel quale il cittadino non si trova ad essere soltanto interlocutore dei cosiddetti poteri tradizionali. Oggi il cittadino si trova senza difese perché non ci sono norme che lo possano tutelare di fronte ai cosiddetti poteri forti, poteri i quali provocano la finanziarizzazione delle attività economiche, quegli stessi poteri attraverso i quali la globalizzazione del lavoro, per esempio, sta diventando un problema di sconvolgente e, talvolta, di assoluta drammaticità. Questi sono i poteri che mirano alla globalizzazione mediatica della società e dei consumi. Di fronte alla necessità di stabilire qualche tutela servirebbero delle norme, ma le norme, tuttavia, sono di difficile attuazione; io non credo nei decaloghi, non credo nei codici di autodisciplina, ma penso che un ruolo estremamente positivo potrà essere svolto dalle autorità di garanzia, autorità assolutamente indipendenti, le quali dovrebbero e potrebbero svolgere il ruolo di difensori dei diritti dei cittadini, di questi nuovi diritti che sono stati esaltati proprio dal progresso prodigioso delle tecnologie e dalla globalizzazione di qualsiasi forma di comunicazione. Si deve trattare di autorità assolutamente indipendenti - intendo indipendenti dalla politica e dagli interessi economici -, le quali devono cercare di esprimere giudizi e indirizzi facendo riferimento ad alcuni valori. Questi valori quali sono? Sono il rispetto della dignità delle persone, la ricerca della verità per quanto sia possibile avvicinarsi almeno alla verità, e la lotta alle ingiustizie sociali e alle discriminazioni. Se l'autorità che appena è nata sarà in grado di esercitare questo compito, che è un compito prevalentemente di indirizzo e di orientamento, non soltanto avrà giustificato la propria esistenza, ma potrà essere considerato uno strumento prezioso per la tutela degli interessi reali dei cittadini, che sono gli interessi che ciascun cittadino deve essere in grado di esercitare per poter restare libero, in grado di giudicare, e anche in condizione di acquisire quelle forme elementari di benessere materiale e morale senza le quali la vita di ciascuno di noi avrebbe scarso senso.

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