Furio Colombo
New York, 07/02/1996
La nuova legge sulle telecomunicazioni in USA
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Negli USA cambia la situazione delle telecomunicazioni: la nuova legge sovverte la legislazione anti-trust voluta da Roosvelt nel 1934, lasciando mano libera al mercato. Questa scelta è dettata, oltre che da motivi di convenienza politica, anche dall'effettiva necessità legislativa di stare al passo con le nuove tecnologie della comunicazione
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La nuova legge americana si può riassumere con lo slogan "Tutto è permesso a tutti", ossia ogni campo delle comunicazioni può attivarsi sull'altro, ed è aperto a tutti
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Dal punto di vista economico, la totale deregolamentazione consentita da questa legge porterà a fortissime concentrazioni delle aziende più forti, a scapito delle aziende più deboli e dell'occupazione. Non solo: la stessa voce del consumatore è destinata a non aver più alcun peso, così come è avvenuto in altri campi
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Per ammissione di un membro del Congresso americano, il testo della nuova legge è stato approvato quasi all'unanimità senza che venisse letto integralmente
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E' molto probabile che la superficialità con cui gli esponenti Democratici hanno affrontato i problemi trattati dalla nuova legge, piegandosi alle volontà ultraliberiste dei Repubblicani, sia da addebitarsi ad un atto di cinismo politico, da parte di Clinton e dei suoi, in vista delle prossime elezioni
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La nuova situazione americana faciliterà la sottomissione culturale, di fatto già in atto, dell'Europa
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mentre dal punto di vista legislativo, il monopolio esistente nel campo delle telecomunicazioni, dovrebbe salvaguardare l'Europa dal seguire l'esempio americano. Sarebbe auspicabile una mediazione tra gli attuali sistemi europei e quello statunitense del passato: ovvero una terza via tra monopolio e deregolamentazione selvaggia
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Il peso delle associazioni di consumatori americani, un tempo molto forte, è diminuito a causa dello strapotere della grande finanza, che, di fatto, ha messo a tacere il dialogo consumatori-industrie, per premiare e punire le aziende in base ad un mero criterio di remuneratività azionaria
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Il "darwinismo" economico-finanziario che sta prendendo piede negli Stati Uniti si configura come una selezione nella quale prevarrà l'animale più grosso e non l'animale più agile e più intelligente
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INTERVISTA:
Domanda 1
Negli Stati Uniti, giovedì 1° febbraio, è stata approvata una legge che cambia radicalmente la situazione delle telecomunicazioni, sovvertendo la legislazione anti-trust voluta da Roosvelt nel 1934. Il "Telecommunications Bill" liberalizza totalmente il settore della comunicazione, abolendo praticamente tutti i vincoli alle concentrazioni e agli oligopoli. A Furio Colombo chiediamo: chi ha voluto questa legge, chi l'ha approvata, perché è stata fatta?
Risposta
La prima ragione è che il cambiamento della tecnologia è così galoppante, così intenso, così sorprendente, così in grado di superare qualunque limite predisposto dalle leggi, che si è resa necessario una ridisegnazione complessiva delle norme giuridiche in questo settore. Questa è certamente una buona ragione. La seconda ragione, un po' meno obiettiva e un po' più politica, anzi nettamente politica, è che dal 1994 il Congresso americano è a maggioranza repubblicana: questa maggioranza repubblicana è fortemente conservatrice e si è fatta eleggere su un progetto di totale libero mercato. Questa legge, dunque, è un omaggio sia all'innovazione tecnologica, che ormai richiede di essere affrontata in modo diverso, sia alla supremazia del mercato, al fatto che il mercato conta sopra tutto. Queste, direi, sono le due motivazioni principali. Con queste due motivazioni i Repubblicani hanno tirato la volata, e i Democratici hanno ritenuto che in un anno elettorale fosse prudente seguire questa volata, questo inno al mercato, che è la nuova legge. Poi si tratterà di vedere le conseguenze, e se effettivamente le intenzioni corrisponderanno ai risultati.
Domanda 2
Ci può illustrare l'intreccio multimediale che questa legge nuova legge consente?
Risposta
Tanto per dare la notizia più clamorosa: viene permesso alle società elettriche, dal momento che esse stesse stendono cavi, di essere partecipi della comunicazione via cavo. Lo slogan di questa legge è: "Tutto è permesso a tutti". Chi faceva la telefonia locale può farla internazionale, chi faceva quella internazionale può farla locale, chi fa telefonia può fare televisione via cavo, chi fa televisione via cavo può fare televisione via etere, chi fa televisione via etere può entrare nel cavo, nella telefonia e nell'industria elettrica, chi conduce gli affari dell'industria elettrica, può fare la televisione via cavo e, volendo, anche via etere. Ciascun campo è aperto a tutti gli altri campi, ciascuna specializzazione alle altre specializzazioni. Evidentemente l'idea guida è: "Faccia chi può, al meglio: non potrà che essere un beneficio, se tutti competono con tutti". La morale, però, che bisogna trarre da questo scaturisce da una domanda: "E' vero? Sarà veramente così?".
Domanda 3
Quali saranno le conseguenze di questa nuova legge? Dal punto di vista economico che cosa succederà?
Risposta
Se fossero presenti, i dirigenti delle aziende beneficiate dalla nuova legge, ci direbbero: "Che meraviglia! Adesso tutti possiamo fare tutto". Resta però il fatto che ci sono i deboli e ci sono i forti e non è irragionevole immaginare che i forti prevarranno sui deboli. Siamo arrivati ad una situazione di totale deregolamentazione, che sembra discendere da questa affermazione: "L'uomo è buono, dunque l'imprenditore è buono, dunque l'imprenditore farà solo il bene della società". Per cominciare a conoscere "il bene della società" bisogna sapere che ognuno dei protagonisti di questa nuova frontiera si è già premunito eliminando duecentomila posti di lavoro. Duecentomila posti di lavori eliminati soltanto nel settore della telefonia, senza parlare di televisione e di altri media. Insomma, prima ancora che qualcuno cada sul campo, prima ancora che nuove fusioni fra società eliminino nuovi posti di lavoro, abbiamo duecentomila posti di lavoro in meno. Questo sul versante delle aziende. Se poi facciamo un passo indietro e contempliamo questa scena, che ci viene presentata come gloriosa, come l'inizio della società del futuro, notiamo un piccolo neo, un piccolo particolare: manca il consumatore. Neanche una riga, nelle trecentocinquanta pagine della legge, fa cenno a coloro che riceveranno questa immensità di nuovi servizi. Ovviamente, c'è l'assunto generico secondo il quale più persone competono alla mia porta per portare un servizio, più io ho forza per stabilire quale servizio voglio. Ma la deregolamentazione delle banche e la deregolamentazione delle linee aeree ha mostrato che questo non è assolutamente vero, perché io non interloquisco direttamente con la "TWA", con la "United Air Lines" e con la "Continental", quando decidono, mettendosi d'accordo tra loro, di non servire più i pasti sugli aerei americani. Da quando c'è la deregolamentazione, voi, in America, viaggiate in prima classe, a prezzo pieno, digiuni, perché la varie linee aeree hanno concordato di non servire i pasti, di ridurre il numero degli equipaggi, degli addetti all'assistenza di bordo e di ridurre le spese. Io vedo profilarsi una situazione di questo genere nel mondo delle comunicazioni. Faccio un altro esempio che riguarda le banche. Da quando il mondo delle banche è stato deregolamentato, le banche chiudono tranquillamente le filiali che a loro fa piacere o conviene chiudere. In questo modo, una quantità di consumatori del servizio bancario, per esempio i pensionati, si sentono dire: "Signore o signora, vada a casa e usi il computer, non c'è più bisogno della filiale". Nel frattempo, soltanto nella zona di New York, ventimila persone hanno perso il lavoro nelle banche. Quando io mi troverò alla porta sette società, che mi offrono sistemi complessi che non sono in grado di valutare, non saprò mai in base a che cosa giudicare il prezzo e il servizio che mi viene offerto. Siccome, però, si tratta di industria delle comunicazioni - un'industria particolarmente efficace nel comunicare e nel persuadere - sarò facilmente persuaso. Quindi, io consumatore, non vedo alcun ruolo per me in questa legge.
Domanda 4
Il solo momento in cui sembra ci si ricordi dei consumatori è quell'articolo della legge in cui si proibiscono, soprattutto su Internet, i programmi pornografici. Non è strano che si parli di tutela del consumatore nel caso della pornografia e non si parli, per esempio, del diritto alla pluralità dell'informazione?
Risposta
Questa situazione mi ricorda le leggi che, gradatamente, si diffondono nell'Oriente, nella parte evoluta e tecnologica dell'Asia. Tutti ricordano il ragazzino di Singapore, che è stato frustato a sangue per avere imbrattato alcune automobili. A Singapore chiunque si può dedicare ai propri affari nel modo che crede e al livello più liberistico che desidera, ma nessuno può violare certi precetti: per esempio la pulizia delle automobili e la integrità delle facciate delle case. Questo era un ragazzino - certo riprovevole - il quale si dedicava a fare i graffiti sulle portiere delle automobili, sulle facciate delle case, ed è stato frustato a sangue, con soddisfazione di molti nel mondo che vedono ormai questa come la strada del futuro. E' lo stesso luogo, Singapore, dove, con una piccola manovra bancaria, è stata fatta fallire per decine e decine di miliardi di sterline, una banca inglese. Ci avviamo dunque ad una situazione abbastanza bizzarra. Ed è strano che almeno una parte dei membri del Congresso, del Senato e della Camera americani, che hanno approvato questa legge con un diluvio di voti, non si sia accorta che i soli limiti promulgati vengono messi a carico del consumatore, mentre nessun limite, nessuna regola viene messa a carico del produttore o dell'imprenditore. C'è una distorsione logica dentro questa legge. Molti commentatori americani l'hanno notata. Non l'ha notata il presidente Clinton, non lo ha notata il vicepresidente Gore, non lo hanno notata decine e decine di membri del Congresso e di senatori democratici e repubblicani, che si dichiarano entusiasti. Posso dire però che ieri ho parlato per telefono con un giovane membro del Congresso - che non mi mente, perché lo conosco da bambino - e gli ho chiesto, se, per favore, mi mandava la legge. E lui mi ha detto: "Ma sei sicuro che la vuoi leggere tutta?". "Sì", gli ho detto, "vorrei vederla, vorrei sapere che cosa c'è". Mi ha risposto: "Guarda che sono 375 pagine!". "Sì, ho capito, ma l'avete letta voi, la posso leggere anch'io". "No, no, ti assicuro che noi non l'abbiamo letta". La legge è arrivata alle otto del mattino del giorno 1° febbraio alla Camera e al Senato. Alle quattro del pomeriggio è stata approvata dalla Camera con 414 voti contro 5, ed è stata approvata dal Senato con 95 voti su 100. Questa è la storia della legge delle comunicazioni. Brutta pagina per la democrazia industriale americana.
Domanda 5
Ma perché il presidente e i suoi collaboratori del partito democratico hanno appoggiato con entusiasmo questa legge al punto che Clinton, per sottolinearne la sua portata storica, ha voluto firmarla con la stessa penna con la quale Eishenhower firmò la legge che varava il piano delle autostrade negli anni cinquanta?
Risposta
Credono, forse, che in un anno elettorale, avendo da parare molti altri colpi e molti altri problemi, sia molto moderno mostrarsi a favore di ogni deregolamentazione del sistema delle comunicazioni. Io spero che sia un atto di cinismo, di cinismo politico: si fa nei momenti elettorali, nei momenti difficili in politica. Se è un atto di cinismo, in qualche modo mi sento di tollerarlo, perché le elezioni passeranno: qualcuno vincerà, qualcuno perderà. Devo immaginare che, se vinceranno Clinton e i Democratici, ci sarà chi - come moltissimi commentatori nella stampa americana di questi giorni - farà notare al presidente, al vicepresidente e alla parte democratica del Congresso, che ci sono alcuni guai, alcuni problemi drammatici in questa legge delle comunicazioni. Se perderanno, avranno fatto uno sforzo inutile. Quindi vorrei mettere questo atteggiamento sul conto delle cose che si fanno per vincere le elezioni. Non bisogna dimenticare che proprio l'estrema destra repubblicana si è impadronita molto presto del tema delle comunicazioni in questo Paese, associando il tema dell'innovazione con quello della deregolamentazione, come se fossero due cose che vadano insieme, come se togliere ogni limite, ogni vincolo di sicurezza alle automobili, ci garantisse di avere delle automobili più innovate, tecnologicamente più sicure. Sappiamo benissimo che non è vero, che solo attraverso una serie infinita di attenzioni, di controlli, di regole e di limiti, si garantisce la sicurezza del consumatore. Nel mondo delle comunicazioni, negli Stati Uniti, quest'epoca, oggi, si è chiusa. E se Clinton e i suoi non si rendono davvero conto di questo, la cosa è gravissima. Perché significherebbe che non si rendono conto che siamo in un periodo di fusioni tra giganti e che, nel mondo delle comunicazioni, pochi giganti di dimensioni impressionanti sono già in grado di stabilire che cos'è la notizia, come si fa comunicazione, quali cavi arrivano nella mia casa e che cosa io riceverò con un finto menù di opzioni, fra i quale potrò scegliere fra molte partite, molti giochi, molti quiz, molti giochetti di questo genere e poco altro.
Domanda 6
Che conseguenze avrà questa legge statunitense, se le avrà, a livello politico e legislativo nel resto del mondo, in particolare in Italia, dove il dibattito sui mezzi di comunicazione è di attualità scottante?
Risposta
Il problema è già in atto. C'è un problema di sottomissione colonizzatrice che impressiona. Direi che soltanto la Francia ha ancora l'orgoglio, ma non i mezzi, non l'intelligenza tecnica, di tener testa a questa invasione di cultura estranea. Il rischio che anche da noi si stabilisca una sorta di identificazione fra tutto ciò che è nuovo, tutto ciò che è americano e tutto ciò che è buono, lo vedo ogni volta che si tratta di commentare le cose che scrive Negroponte o le cose che scrive Bill Gates. Basti pensare alla sottomissione che si è verificata in interi strati della cultura italiana al libro di un venditore come Bill Gates, prendendolo non per un "pamphlet" di vendita di un prodotto, non come il manifesto di un signore che, a spese dei consumatori, si è fatto quattordici miliardi di dollari di valore aziendale complessivo, ma come il manifesto di un profeta del futuro. Questi sono atteggiamenti pericolosi, che ovviamente avranno sulla nostra cultura delle conseguenze molto grandi. Per quanto riguarda l'Europa, abbiamo dei monopoli assoluti e intatti e, ovviamente, non si può neanche immaginare di cominciare a confrontare le due situazioni. L'America era sulla strada giusta. Aveva rotto alcuni grandi monopoli, costituendo dei centri di impresa più piccoli, più snelli, più attivi, più moderni. Il sistema stava funzionando abbastanza bene. E' vero che aveva bisogno di essere ritoccato in vista delle nuove tecnologie, ma non aveva bisogno di essere distrutto a colpi di mazza. Tutta l'Europa, invece, è ancora, dal punto di vista delle comunicazioni, nelle mani di alcuni, nella situazione storicamente precedente: quella dei monopoli intatti. In molti si era auspicato che sarebbe stato bene arrivare alla situazione americana precedente a questa legge, cioè molti poli vivi, sani, intelligenti, tecnologicamente avanzati, che possono competere fra loro, proprio per il beneficio dell'informazione e per il beneficio del consumatore di informazioni e di comunicazioni. Arrivare invece al livello dell'ultima nuova legge americana non è certamente desiderabile per nessuno. Tanto per fare un altro esempio, la deregolamentazione selvaggia, nel sistema delle assicurazioni sanitarie, fa sì che trentasei milioni di Americani, siano privi di ogni assicurazione sulla salute e che il loro costo finisca poi per ricadere, se non li abbandonate a morire per le strade, sul portafoglio di coloro che sono in grado di pagare. Questa è la ragione per cui una stanza d'ospedale americano, prima che entri il medico a visitarvi, costa mille dollari al giorno, un milione e seicentomila lire, in qualunque buon ospedale americano. Perché? Perché a chi paga vengono imputate anche le spese di coloro che, non essendo assicurati, non possono pagare. Ma coloro che non sono assicurati lo sono perché le compagnie di assicurazioni, che sono totalmente prive di vincoli, ritengono che non gli convenga, stabiliscono i prezzi che vogliono, si muovono come credono, si fondono quando gli va bene fondersi ed eliminano coloro - i più piccoli - che andrebbero, invece, in soccorso del consumatore. La stessa identica cosa fatalmente avverrà nell'industria delle comunicazioni, dopo questa, che possiamo chiamare, deregolamentazione selvaggia.
Domanda 7
Che cosa consiglierebbe allora ai governanti europei?
Risposta
Tenersi lontana da questo momento che l'America sta attraversando e che certamente supererà. E' come una febbre che, per il momento, ha contagiato tutti. Un'idea di mercato senza Adam Smith, l'idea di un mercato i cui protagonisti sono soltanto i produttori, e dal quale è esclusa completamente la presenza e la voce dei consumatori. E' esattamente ciò che sta avvenendo negli Stati Uniti ed è auspicabile che non avvenga in Europa, non avvenga nel nostro Paese.
Domanda 8
Le associazioni dei consumatori americani sono molto forti. Secondo lei si faranno sentire?
Risposta
Le associazioni dei consumatori americani un tempo erano molto forti. Ora non più. Perché è subentrato un terzo componente nel dialogo fra industria e consumatore: la presenza invisibile della grande finanza. La grande finanza ha un diverso concetto della democrazia: non si dialoga con gli elettori, e non si dialoga sul terreno reale. Si dialoga in Borsa, si dialoga quando le azioni vanno in Borsa, e si premiano le azioni di un certo genere e si puniscono le azioni di un altro genere. Quali sono i generi di azioni che vengono premiate in Borsa? Quelle delle aziende che creano dei mega-imperi, provocando dei mega-licenziamenti e limitando sempre di più il fattore umano all'interno del discorso industria-finanza, diminuendo cioè il numero dei lavoratori e diminuendo la forza della voce dei consumatori. Sono due "disturbi" che bisogna togliere al mercato. Questa è l'"innovazione", se vogliamo chiamarla così, ma la parola non deve suonare festosa, quando parliamo della presenza della grande finanza. La grande finanza dispone di immensi capitali, che sono anche il frutto della ricchezza collettiva che il mondo industriale ha saputo creare nell'epoca precedente. E adesso, invece di reinvestirli in grandi progetti industriali, intende giocarli, spostando continuamente queste masse di danaro, dovunque la remunerazione sia più alta. Questo non ha più niente a che fare con gli esseri umani. Per esempio, un capo d'azienda, per quanto bravo, per quanto innovatore, per quanto coraggioso, viene punito se le sue azioni non sono sufficientemente remunerate sul mercato, e non in relazione diretta con il prodotto. Noi abbiamo visto parecchie situazioni, in cui il prodotto non va bene, l'azienda langue, ma l'azione viene premiata sul mercato, perché la decisione della forza finanziaria è quella di puntare su quel tipo di azienda, in quanto si è privata di un numero sufficientemente alto di persone che vi lavorano, compresi i dirigenti più illuminati, che potrebbero portare innovazione. Questo tipo di democrazia - andare a cercare il voto in borsa, invece che andare a cercare il voto sul terreno politico - è quello che in questo momento, speriamo temporaneamente, sta deformando l'America come modello di democrazia industriale.
Domanda 9
Quindi si può parlare di una sorta di "darwinismo" economico-sociale, a proposito di questa legge o, più in generale, di quello che sta succedendo in America adesso?
Risposta
La mia risposta è: sì. Ma aggravando un po' il senso della domanda, in questo modo: si va verso un "darwinismo" molto veloce e molto drammatico all'interno di quei settori dai quali ci aspettiamo innovazione e un futuro migliore. Questa legge di deregolamentazione favorirà la scomparsa rapidissima di aziende piccole, che potrebbero essere portatrici di grande beneficio tecnologico, di grande innovazione. Pensiamo, per esempio, a tutto il futuro dei computer. Basti pensare che "Microsoft", da sola, sta imponendo, con il proprio prodotto, la fuoriuscita dal mercato di una quantità di aziende più piccole. Alcune di queste aziende stanno combattendo con grande valore. Può ancora darsi che "Microsoft" riceva dei colpi - è il caso, di recente, del linguaggio Java, che sta dando dei dispiaceri non da poco, essendo una creatura infinitamente più intelligente, - ma quello che "Microsoft" sta facendo è rastrellare sul mercato tutto ciò che esiste e che compete con i propri prodotti, creando nuovi prodotti, i quali mettano fuori uso, dentro i computer nei quali vengono installati, i prodotti della concorrenza. Già adesso "Windows '95" è fatto in modo da penalizzare e impedire il funzionamento dei prodotti concorrenti dentro lo stesso computer, fino a bloccare il funzionamento degli altri. C'è una specie di parallelo tra il comportamento tecnico e il comportamento finanziario. Comprare, comprare, comprare sul piano finanziario, in modo da estinguere la vitalità degli altri, e creare dei prodotti che blocchino e paralizzino la concorrenza. In questo modo si forma un "darwinismo" di tipo brutale, nel quale prevarrà l'animale più grosso, non l'animale più agile e più intelligente. La grossezza non è mai stata garanzia di nulla.