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    Andrew Cohill

    Chicago, 20/07/98
    Il centro virtuale per le comunità del futuro
  • Il “Centro virtuale per le comunità del futuro” si pone come obiettivo quello di studiare nuovi modi di utilizzare la tecnologia per risolvere i problemi delle amministrazioni locali. I software attualmente disponibili sul mercato non sono adeguati alla realizzazione di questo scopo. Per questo motivo un altro degli obiettivi del centro è quello di creare dei programmi che rispondano tecnicamente all’esigenza di creare nuove strategie di gestione dei problemi civici (1) (2) .
  • Secondo Cohill l’uso di Internet aumenta e favorisce la rete dei contatti sociali e per questo motivo può avere effetti positivi sulla democrazia. La rete inoltre eliminando il filtro di informazione fra le persone dà anche più potere al cittadino che, grazie alle nuove tecnologie, può avere un rapporto più diretto con l’amministrazione (3) (4) (5) .
  • Il computer dovrebbe costare non più di cento dollari. Molta più gente se li comprerebbe e anche il mercato ne avrebbe un vantaggio. Questo, secondo l’intervistato, lo scenario auspicabile per il prossimo futuro, che consentirebbe di assottigliare il divario socio-economico fra coloro che "hanno" rispetto a coloro che "non hanno" (6) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Cos’è il Virtual Center for Communities of the Future?

    Risposta
    Il "centro virtuale per le comunità del futuro", in termini programmatici, è imperniato sull’idea che nessun gruppo o organizzazione sia ormai in grado di risolvere autonomamente i problemi complessi con cui si confronta, e che abbiamo dunque bisogno di una rete di gruppi in cooperazione, e di centri che si concentrano su alcuni aspetti del problema in questione. Stiamo costituendo ad esempio un Democracy Center destinato a focalizzare nuovi modi di utilizzare la tecnologia per risolvere i problemi delle amministrazioni locali, e di creare nuove strategie di gestione dei problemi civici. Altri gruppi che fanno capo al nostro Centro si rivolgeranno ai processi di lavoro in gruppo, all’economia digitale, e ad altre questioni connesse alle sfide del ventunesimo secolo.

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    Domanda 2
    Ritiene o meno che si possa essere soddisfatti delle tecnologie di comunicazione esistenti, in relazione al futuro delle comunità?

    Risposta
    Credo che da un punto di vista tecnologico i materiali a nostra disposizione oggi siano pessimi. Tanto il software quanto l’hardware che ci si chiede di utilizzare è prodotto male, non è adeguato allo scopo, soprattutto per quanto riguarda le reti civiche e le amministrazioni locali, ma spesso anche per il comune lavoro d’ufficio, e ritengo che in futuro noi in quanto consumatori dovremo chiedere a gran voce un software migliore e computer meno costosi. A livello di amministrazioni locali, la gran parte dei prodotti disponibili commercialmente proprio non funziona, ed è parte dei nostri obbiettivi presso Democracy Center e il Center for Communities of the Future il definire quali strumenti siano necessari per promuovere le reti civiche, e gestire i problemi delle amministrazioni locali attraverso un network globale.

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    Domanda 3
    Alcuni prevedono che le comunità virtuali rimpiazzeranno le comunità geografiche, e che Internet cancellerà la comunicazione in presenza fisica. Cosa pensa di questo scenario?

    Risposta
    Nonostante molti si preoccupino di questa possibilità, la nostra esperienza ci insegna il contrario. Quando la gente entra in un network, all’atto pratico, la rete di contatti sociali aumenta, la gente esce di più, è più coinvolta nella comunità, e credo che la cosa più interessante del futuro sia il fatto che assisteremo a una sovrapposizione fra comunità virtuali e comunità fisiche. Non temo affatto lo scenario di una popolazione alienata che non si rivolge mai la parola. Non ci rinchiuderemo nello stanzino, tutti davanti a uno schermo di computer, né ci cresceranno piccole antenne sulla testa. Ci incontreremo ancora nei bar, nelle occasioni di incontro pubblico, e probabilmente avremo un maggior coinvolgimento nelle attività civiche rispetto a prima dell’avvento di Internet.

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    Domanda 4
    Quali effetti ritiene possano avere in futuro la Information Technology e le tecnologie di comunicazione sulla democrazia?

    Risposta
    Penso che potenzialmente, quando si inizia ad avere un numero significativo di persone nel network, ci siano più opportunità per la gente di essere impegnata nei vari problemi, di ascoltare più punti di vista. E quando si capisce di cosa stiano parlando gli altri, e quale siano le loro opinioni, e si ha accesso a un’informazione migliore, si ha la potenzialità di iniziare a risolvere i problemi secondo modalità prima non disponibili. Con ciò avremo anche, credo, la possibilità di lavorare meglio insieme; e quando si conoscono meglio le vicende del proprio vicino, e quelle degli altri gruppi che fanno parte della comunità, si può più verosimilmente raggiungere un accordo, un consenso all’interno della comunità su come affrontare i vari problemi, il che è positivo tanto per la comunità quanto per la democrazia.

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    Domanda 5
    Ritiene che la partecipazione via network darà concretamente più potere al comune cittadino?

    Risposta
    Ritengo che ciò sia dimostrato dalle esperienze che abbiamo già fatto in molte comunità, e in molte parti del mondo. Non appena accede alla rete, la gente inizia a raccontare le proprie vicende, spesso piccoli episodi che sono però importanti per chi li ha vissuti: il network, in sostanza, elimina il filtro d’informazione fra le persone. Non credo a ogni modo che spariranno i tradizionali media popolari che agiscono appunto da filtro; avremo ancora bisogno dei giornalisti, di televisione, radio, giornali e riviste, ma avremo a disposizione un nuovo modo di disseminare informazione, di raccontare la nostra storia direttamente ad alcuni o a molti. Avviene già ora sul Web: la gente si racconta, e si diverte nel farlo, con risultati spesso sorprendenti e meravigliosi; non possiamo prevedere quale sarà l’utilizzo di questo mezzo di comunicazione, quali sono le storie che si racconteranno, ma sono fiducioso nel fatto che il suo utilizzo sia destinato a incrementare.

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    Domanda 6
    Pensa che in futuro chiunque avrà accesso alle comunità virtuali, oppure che si avrà una nuova forma di privilegio e dunque di esclusione, quale quella fra haves e have nots, coloro che "hanno" – opposti a coloro che "non hanno" – competenza o accesso tecnologico?

    Risposta
    Negli Stati Uniti ci si interroga molto sulla questione degli haves e have nots, che ritengo essere un problema estremamente serio. Il modo di affrontarlo non passa necessariamente attraverso sovvenzioni governative, o programmi di intervento pubblico, bensì attraverso l’orientamento del mercato verso una nuova forma di computer, che chiamo "computer globale", che costa pochissimo, magari 100 dollari, con il software che costi una cifra irrisoria, che tutelerebbe l’impresa privata perché se ne venderebbero non milioni bensì miliardi di esemplari. Sappiamo che ciò è possibile: se si vendesse un numero sufficiente di computer e di programmi software, si potrebbe parallelamente ridurre enormemente i costi e dunque i prezzi. Tutti, in tutto il mondo, dovrebbero avere un computer e una connessione in rete, e penso che ci è possibile realizzare questo scenario da un punto di vista tecnologico ed economico, già entro i prossimi 5-10 anni.

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