Harold Bloom
New York, 15-06-1992
Televisione versus lettura
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Per Bloom la televisione lavora contro l'esperienza della lettura quale attività da svolgere come momento solitario e cognitivo
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Leggere rimane comunque un'esperienza imprescindibile per ogni individuo. Perché leggere è insieme ricordare e conoscere
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Ed è appunto per questo che si può sperare che, a dispetto dell'esplosione dell'esplosione dell'esperienza del vedere immagini su di uno schermo, le future generazioni non perderanno il valore della lettura
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INTERVISTA:
Domanda 1
Prof. Bloom, Lei crede che l'apprendimento attraverso i media possa integrare l'apprendimento tradizionale attraverso la lettura dei libri di testo? O queste due forme, da un punto di vista cognitivo, sono destinate a entrare in conflitto?
Risposta
E' un'integrazione difficile - anche se, dopo tutto, qui per esempio sto parlando alla televisione - perché questo mezzo, come ormai sappiamo bene, lavora contro l'esperienza della lettura. L'esperienza della lettura è altamente solitaria, cognitiva, implica in ogni punto immense difficoltà che devono essere superate, è qualcosa che vi porta continuamente a combattere le resistenze del vostro io, resistenze che imparate sia implicitamente che esplicitamente a superare per arrivare a leggere bene; mentre sempre più l'esperienza del vedere - dei fotogrammi in movimento o una scena di strada, un tramonto oppure uno schermo televisivo - è l'antitesi, la negazione totale di quel che facciamo quando leggiamo in modo approfondito. Tuttavia c'è una ironia palpabile in quello che dico, dato che in questo momento parlo attraverso uno schermo.
Domanda 2
Anche parlando ai giovani, invitandoli a leggere, per esempio?
Risposta
Invitandoli a leggere, ma dicendo loro che o leggeranno oppure moriranno. Vale a dire, che altrimenti sperimenteranno una specie di morte nella vita. Questo, in fin dei conti, è ciò di cui trattano Dante e Shakespeare, e ciò che Dante e Shakespeare combattono - è l'onere schiacciante di ogni grandissimo scrittore occidentale - e sono sicuro anche degli scrittori orientali, sebbene, ovviamente, non li conosca altrettanto bene; ma tutti, da scrittori come Montale fino a Wallace Stevens, hanno a che fare con quel che uno scrittore orientale considerava una benedizione, e cioè più vita, più vitalità. Non vi vitalizzate se non leggete, perché è molto difficile distinguere tra l'esperienza della lettura e l'esperienza del pensare. Esse sono essenzialmente, così credo, la stessa esperienza, di fatto. Così come non si possono separare pensare e ricordare, così come la memoria è, credo, l'elemento più importante nel processo cognitivo, così il ricordare, la memoria, è l'elemento più importante nel processo della lett
ura. C'è alla fine una specie di straordinaria unità, una identità, una identità virtuale, tra la memoria attiva, la lettura e la cognizione, e penso che ogni individuo dipenda proprio da questa densità virtuale, da questa unità, o quasi identità. E, se non leggerete, se non leggerete in modo profondo, e se non lo farete per l'intera vita, allora vi farete del male, insomma, vi distruggerete.
Domanda 3
Nell'era della televisione, Dante o Shakespeare possono rimanere dei punti di riferimento condivisi?
Risposta
Nulla oscurerà il valore preminente di Dante o di Shakespeare o di Milton. Nulla li terrà fuori da ogni nuova generazione che viene su, in America o in Italia o in qualsiasi altro paese. I giovani lettori, a dispetto di tutti gli impedimenti, a dispetto dello schermo televisivo gigante che li fissa dall'alto e da ogni lato, a dispetto di tutti i tipi di politiche che vengono scaricati loro addosso, o di tutti i tipi di sensi di colpa sociali irrilevanti, leggeranno; nulla di tutto ciò terrà i giovani uomini e le giovani donne lontani o lontane dal commercio appassionato con i grandi testi. E alla fine, nello stesso modo in cui devi fare una scelta tra amici e tra conoscenti - nessuno di noi può avere una relazione stretta con qualunque persona incontriamo nel corso della nostra vita quotidiana - eviti la folla e continui a funzionare scegliendo; e si tratta di un processo sia implicito che esplicito, come l'innamorarsi che, ovviamente, è un processo in gran parte implicito, sebbene con conseguenze esplicite.
Questa questione, come l'intera questione dell'innamorarsi, è legata strettamente al perché in fin dei conti uno scelga di impiegare il proprio tempo a leggere Shakespeare e Dante invece che scrittori di livello minore. Scegliete quello che vi sfida di più. "Scegliete", come disse magnificamente Coleridge, "quel che vi trova". E, in fin dei conti, saranno Dante e Shakespeare a trovarvi.