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    Franco Berardi

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    "In Rete verità e falsità, li creiamo noi"


    Franco Berardi Bifo ci spiega come cambia il mondo della comunicazione nell'era di Internet

    Cos'è cambiato nella comunicazione da quando Orson Welles spaventò il mondo con la famosa "guerra dei mondi", annunciando alla radio che gli alieni erano sbarcati sulla terra?

    Diciamo che, come nel caso del Truman show, si arrivava a toccare la parete che divide il vero dal falso. La radio e il giornale sono essenzialmente strumenti di informazione e quindi sono supposti dirci la verità. Per Internet, per la multimedialità digitale, succede qualcosa di nuovo. Internet è certamente uno strumento di informazione, ma non è soltanto questo: è anche un ambiente costruito secondo le modalità combinatorie della tecnica digitale e dalla relazione comunicativa tra agenti di senso sparpagliati in giro per il mondo. Quello che noi facciamo, diciamo e costruiamo lì dentro non è sottoposto, o per lo meno non lo è sempre, al criterio della verità o della falsità.

    Questo è ancora più vero nel caso dei simulmondi, ovvero del mondo dei videogame, dove si può entrare in un'altra realtà e in qualche modo viverla.

    Noi adulti non riusciamo a capire quello che sta accadendo e che accadrà alle generazioni che crescono con la Playstation, che rende possibile un grado di elevatissima immersività. Si entra in un mondo nel quale l'intero sistema percettivo ed interattivo è abituato a considerare vero ciò che è effettivamente costruito in maniera simulata. Probabilmente, il confine stesso tra il vero e il falso a partire dalle tecnologie digitali, soprattutto a partire dall'esperienza della Rete, comincia ad essere messo in discussione.

    Parliamo del futuro dell'arte. Con il digitale in qualche modo abbiamo rotto la sacralità dell'opera originale. Lei cosa ne pensa?

    La sacralità dell'originale è stata già messa in crisi dai mezzi di riproduzione meccanica dell'opera, che rende l'aura di unicità sempre più indefinita. Con le tecniche digitali succede che non esiste più un prototipo, una prima opera. Ogni opera è seconda, e a suo modo è vera. Questo nella percezione artistica sta cambiando qualcosa di importante.

    Esistono altre forme d'arte che possono combinarsi con l'immersività?

    Noi veniamo da una storia millenaria di narrazioni. L'umanità è vissuta raccontandosi delle storie. Ora stiamo andando verso una possibilità nuova nel mondo della narrazione, ovvero quella di creare ambienti nei quali entriamo e viviamo come se fossero veri; dunque, autenticando con la nostra stessa presenza un mondo di stimolazioni narrative simulate. Questo cambia nell'ambito della narrazione e dell'arte, ma rende l'arte sempre più integrata con la vita.

    Una volta si diceva che una cosa era vera solo quando era stata vista alla TV, poi si è passati ad una fase in cui tutto quello che passa in televisione è falso, è in qualche modo fiction. E' rischioso tutto questo?

    Rischioso lo è di sicuro, perché rischiamo di perdere la percezione del limite tra ciò che è vero e falso, e quindi tra ciò che è buono e malvagio. Parliamo però della storia dei media come strumenti di informazione. La Rete istituisce forse una condizione nuova: non vi è più il vero e il falso, non vi è più il buono ed il malvagio, perché il mondo è una nostra proiezione: il gioco che noi siamo capaci di giocare, ciò che noi siamo capaci di vedere intorno, è la proiezione che siamo capaci di condividere con qualcuno che voglia giocare il nostro gioco.