Torna alla biblioteca

    John Barlow

    -
    Libertà di comunicare, primo diritto del ciberspazio


    John Barlow, uno dei fondatori della Electronic Frontier Foundation e autore della famosa dichiarazione d'indipendenza del Ciberspazio, che si oppose nel 1996 a una legge restrittiva sulla pubblicazione online, parla dei diritti fondamentali della rete

    A cosa si è ispirato quando ha scritto la sua "Dichiarazione d'indipendenza del ciberspazio"?

    Quando scrissi la "Dichiarazione di indipendenza del ciberspazio" non presi a modello la "Dichiarazione di indipendenza americana", con la quale si voleva porre termine al riconoscimento della sovranità della Corona britannica. Piuttosto, il documento affermava che noi non siamo sudditi di alcun governo per condizione naturale e che nessuno può costringerci ad esserlo.

    Ma per un funzionamento efficace della rete, non sono necessarie comunque delle regole?


    Il ciberspazio è come l'Italia: un'anarchia funzionante. È un luogo in cui le leggi sono molto meno importanti del consenso generale della comunità e in cui si riconosce grande importanza ai rapporti che legano orizzontalmente la società.

    Quindi, il ciberspazio si basa sui diritti più che sui doveri. Quali sono i diritti della rete?

    A mio avviso, a ogni essere umano deriva dalla condizione naturale della sua umanità il diritto di dire ciò in cui crede, di comunicare quel che desidera, senza che altri debbano intervenire a impedirglielo. Questo è il primo diritto fondamentale del ciberspazio. Perciò credo che il ciberspazio abbia certamente la possibilità di essere il primo luogo veramente libero che l'umanità nel suo complesso abbia mai abitato. In questo momento storico ricade su di noi l'importante responsabilità di assicurare che le fondamenta del ciberspazio, la sua architettura, continuino a essere costruite in maniera tale da conservare intatta quella libertà. Internet non ha frontiere. Il ciberspazio non conosce confini, e per questo motivo non esistono corpus giuridici applicabili al ciberspazio. Questo non vuol dire che non ci sia alcuna forma di governo nel ciberspazio. In grandissima parte l'architettura tecnologica di Internet è anche la sua architettura politica. L'architettura è politica. Fin tanto che saremo in grado di dar vita a un'architettura tecnica appropriata, credo sarà possibile promuovere il giusto tipo di comportamento sociale.

    Lei è stato un frequentatore di "The Well", la prima grande comunità virtuale di Internet. Qual è la sua storia?

    "The Well" è iniziata come una bacheca di messaggi, fondata da Stewart Bren e Larry Brilliant nel 1985. C'erano molte persone e tutte diverse tra loro: per lo più intellettuali, che non a caso adesso sono alla guida delle più importanti riviste o gruppi di tendenza online. Gente libera che non si sottometteva alle regole o convinta che quelle regole andassero cambiate, gente molto legata agli ideali degli anni sessanta. Ancora oggi i suoi 11mila membri sono persone di questo tipo. La comunità è stata il luogo ideale per incubare un gruppo libertario come la Electronic frontier foundation.

    "The Well" affronta argomenti tra i più disparati - dalla filosofia tedesca del novecento fino ai problemi generazionali - accogliendo interventi di persone qualunque come di esponenti della cultura cibernetica. Che limite c'è agli argomenti trattati?

    Non c'è niente che gli esseri umani pensino o facciano che non venga discusso su "The Well". Il mio problema è proprio questo: su alcuni argomenti trovo volumi e volumi di materiale ben scritto ed interessante e mi sento in colpa a non riuscire a leggere tutto.

    Quali sono i motivi di tanto successo?


    Direi che "The Well" risponde ancora a quelle che sono le prerogative fondamentali di una comunità virtuale, riesce a dare ai suoi membri un vero e proprio senso di appartenenza. Forse anche più di quella piccola località dove mi rifugio, nel cuore dell'America, Pinedale. È una cittadina particolare, dove si è riunita la gente che non riusciva ad integrarsi nel resto d'America. Di conseguenza è inevitabile che ci sia una relazione tra queste persone e quelle che vanno su "The Well", tutti ovviamente abbastanza eccentrici.