Torna alla biblioteca

    Makoto Tabata

    7/12/2000
    FAO: le biotecnologie per sfamare il sud mondo



    Makoto Tabata, responsabile del dipartimento per la nutrizione della FAO, risponde alle paure dei consumatori

    Qual è la posizione ufficiale della FAO riguardo alla biotecnologia?

    Com' è noto, la FAO è un'organizzazione tecnica che si occupa di tecnologie per l'agricoltura in diverse aree, e la biotecnologia è una di queste. Proprio riguardo alla biotecnologia, la FAO è dell'opinione che essa rappresenti un formidabile strumento per produrre cibo a sufficienza per le popolazioni del mondo in via di sviluppo. Come tutti sanno, la popolazione del pianeta è in aumento, ma allo stesso tempo le risorse necessarie alla produzione di cibo sufficiente per l'umanità stanno diminuendo. In tali circostanze, noi crediamo che la biotecnologia sia un modo estremamente efficace di affrontare questo problema, sia in senso quantitativo che qualitativo.

    La biotecnologia, infatti, oltre ad essere uno strumento atto ad incrementare quantitativamente la produzione di cibo, offre un possibile meccanismo per migliorare la qualità degli alimenti. Per esempio, mediante l'impiego di speciali tecniche di identificazione del DNA, diventa possibile migliorare le varietà di riso incrementandone il contenuto di vitamina A o di ferro, oggi scarsamente presenti in molti paesi. La mancanza di vitamina A in determinati paesi è una delle cause principali di disturbi alla vista e l'uso della biotecnologia può costituire un ottimo metodo per risolvere questo tipo di problemi.

    A suo dire, la biotecnologia è uno strumento eccezionale, ma molti pensano che comporti troppe conseguenze negative. In che modo possiamo servircene? Quali principi dobbiamo adottare per poter decidere se si tratti di tecnologie sicure?

    La FAO è consapevole delle preoccupazioni di molti consumatori. Tali preoccupazioni riguardano due principali aspetti: uno è relativo alla sicurezza degli alimenti, l'altro alle possibili ripercussioni negative sull'ambiente. Per quanto concerne il primo ordine di preoccupazioni, bisogna partire dal dato essenziale che la sicurezza del cibo è un fattore indispensabile in ogni caso. Poi viene il problema di come far sì che gli alimenti OGM siano sicuri. In molti paesi avanzati in cui gli OGM vengono ormai utilizzati nella dieta umana, è stata già stabilita una metodologia per la valutazione della loro sicurezza.

    Lei ha detto che i problemi sono due, ovvero la sicurezza dei cibi e la sicurezza per l'ambiente. Può parlarci di quest'ultimo aspetto?

    Per quanto concerne l'ambiente, i paesi dell'OECD hanno messo a punto un altro concetto: quello della cosiddetta familiarità. Il concetto di familiarità può essere un po' difficile da comprendere, ma viene comunque utilizzato in molti paesi al momento di stabilire i criteri di valutazione per la sicurezza dell'ambiente. Questo vuol dire che ai fini della valutazione della sicurezza, l'impatto ambientale viene dapprima analizzato su piccola scala. Una volta che i test abbiano dimostrato la sicurezza per l'ambiente, l'esperimento viene esteso ad aree più vaste. I raccolti derivati dalla biotecnologia vengono quindi introdotti gradualmente su larga scala allo scopo di minimizzare i possibili effetti delle coltivazioni OGM.

    A proposito del problema della sicurezza dal punto di vista del consumatore, su che base dovremmo muoverci, visto che da un punto di vista scientifico non è del tutto chiaro se i cibi OGM siano o meno pericolosi?

    Tutti i cibi OGM attualmente reperibili sul mercato sono stati sottoposti a test di sicurezza. In molti casi tali analisi sono state condotte dai promotori dello sviluppo di queste tecnologie in stretta collaborazione con gli uffici governativi responsabili della sicurezza alimentare. In ciascun caso è stato adottato il concetto di equivalenza sostanziale come criterio per orientare la valutazione della sicurezza. Nel corso dell'esame vengono utilizzate tutte le conoscenze scientifiche disponibili fino a quel momento. Va quindi sottolineato che i cibi OGM sono stati sottoposti a una valutazione scientifica standardizzata, stabilita da funzionari di governo e realizzata al più alto livello di conoscenza scientifica.

    Parliamo dei problemi che la gente per lo più si pone in riguardo agli OGM. Anzitutto, quello dell'annullamento della diversità biologica sulla terra. Qual è la sua opinione a questo proposito?

    Io ritengo che l'erosione genetica sia un fenomeno del tutto indipendente dall'introduzione della biotecnologia nell'agricoltura. La perdita della biodiversità e l'erosione genetica sono cominciate molti anni fa, in un periodo in cui la biotecnologia non veniva utilizzata o praticata nell'agricoltura. Anche con la creazione di nuovi raccolti mediante le tecniche convenzionali, come gli innesti e gli incroci, l'erosione delle risorse genetiche era un fatto accertato.

    Un altro problema riguarda il modo in cui i giganti della ricerca in questo campo, come la Monsanto, la Novartis e altre grandi aziende, stanno portando avanti questa rivoluzione. In che modo è possibile controllare la sperimentazione, e quale dovrebbe essere il rapporto ideale fra un'organizzazione internazionale e le varie aziende private?

    E' piuttosto difficile controllare le ricerche effettuate attualmente da queste aziende, le quali hanno il loro diritto alla libertà di azione. Ma dal punto di vista della FAO, i benefici della biotecnologia dovrebbero essere ugualmente condivisi dalle popolazioni dei paesi avanzati e in via di sviluppo. Ciò che la FAO può fare è creare un livello di consultazione, un buon forum di discussione tra le grandi imprese che stanno attualmente sviluppando la biotecnologia e i paesi membri della FAO. Specialmente i paesi in via di sviluppo dovrebbero trarre vantaggio dai passi avanti compiuti dalle grandi aziende internazionali.

    Sotto il profilo legale, poche persone potrebbero divenire i proprietari dell'intera biodiversità del pianeta. Cosa pensa a questo riguardo?

    Noi siamo consapevoli dell'importanza dei diritti derivati dal brevetto, che è indubbiamente un meccanismo capace di imprimere una certa spinta a quanti utilizzino denaro ed energia per sviluppare nuove tecnologie. Al contempo, conosciamo perfettamente le preoccupazioni espresse di recente da molti consumatori e coltivatori, i quali temono che i diritti di brevetto nelle mani delle grandi multinazionali diano loro il diritto o il potere di controllare l'intera produzione alimentare del mondo. Credo che i brevetti e i relativi diritti vadano in qualche modo controllati. E' auspicabile una situazione in cui i proprietari dei brevetti ricavino una quantità ragionevole di benefici dalle loro invenzioni, e al contempo altri soggetti, fra cui i consumatori e i coltivatori, traggano anch'essi un vantaggio da tali tecnologie. A mio avviso il brevetto dev'essere un meccanismo di mutuo profitto. Mettendo a punto una modalità appropriata di sfruttamento di questo diritto, tanto gli inventori quanto i contadini e i consumatori potranno beneficiare della tecnologia.

    La popolazione mondiale è di 6 miliardi di persone. E' ancora possibile, al momento attuale, dar da mangiare a tutti e rinunciare completamente agli OGM?

    La modificazione genetica è una delle tecniche che andrebbero usate in maniera appropriata per aumentare la produzione di cibo nel mondo. Ma sappiamo che la biotecnologia di per sé e senza altre iniziative non può assolvere a questo compito. Oltre ad essa occorre rendere disponibili anche altre risorse, fra cui le forniture idriche o altri sistemi di eliminazione dei parassiti. Tutte queste tecniche dovrebbero venire sviluppate armonicamente. Detto questo, si suppone che nella prospettiva a lungo termine la biotecnologia rappresenti una delle tecnologie più promettenti.

    Crede che tutta questa agitazione riguardo alla difesa del consumatore, particolarmente qui in Europa e in Italia, sia in qualche modo eccessiva? Stiamo discutendo di un problema che interessa soltanto i paesi più industrializzati, oppure la difesa del consumatore è una reale esigenza in tutto il mondo?

    La posizione della FAO si articola su due punti: da un lato, la biotecnologia è una tecnologia promettente per il futuro. Dall'altro, i consumatori stanno esprimendo una certa preoccupazione. La FAO, d'altronde, non è un'organizzazione che possa decidere del destino di una qualsivoglia tecnologia. La nostra politica consiste nel fornire informazioni e nel creare occasioni di dibattito. Ma la decisione finale se accettare o meno questa tecnologia rientra nella competenza o nella libertà dei popoli dei paesi membri della FAO. Se gli stati prendono una decisione circa il destino degli OGM, questo avviene al di fuori della nostra sfera d'azione.