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    Dario Natoli

    15/12/2000
    Le nuove frontiere della didattica


    Come le nuove tecnologie contribuiscono all'elaborazione di metodi multimediali per la didattica e per l'insegnamento a distanza. A colloquio con Dario Natoli

    Da circa dieci anni lei si occupa, per la RAI, di problemi legati all'educazione a distanza. Può parlarci delle prime sperimentazioni effettuate in questo campo?

    Circa dieci anni fa è iniziata la sperimentazione del primo satellite televisivo con un canale Rai, chiamato RaiSat Educational, nel quale si dedicava l'intera mattina all'educazione. E' così che abbiamo avuto modo di sperimentare due cose. Da un lato, l'insegnamento a distanza nel senso più tradizionale del termine, cioè di un docente che parla a studenti che sono lontani. Dall'altro, abbiamo sviluppato le prime forme di interattività, allestendo dei programmi in collegamento con la National Technological University americana, un sistema universitario che già allora aveva 10 canali televisivi. Tutte le settimane facevamo una trasmissione in diretta di quattro ore in cui, fra studenti e docenti a distanza, si stabiliva un dialogo via telefono. Su questa base, sempre per conto della RAI, abbiamo sviluppato una serie di iniziative che hanno contribuito alla fondazione dell'associazione "Campo", che raggruppa tutti i maggiori organismi che si occupano di insegnamento a distanza in Italia.

    Cos'è il consorzio Nettuno per l'università a distanza?

    Consorzio Nettuno è una iniziativa, sorta nove anni fa circa, che è stata favorita dalla RAI e da tre università italiane, il politecnico di Torino, quello di Milano e quello di Napoli, con la collaborazione dell'Iri, della Telecom, la SIP di allora, e della Confindustria. Tale consorzio è nato con l'intento di offrire l'opportunità di fare l'università a distanza a chi non ha la disponibilità, sia in termini economici che di tempo, di frequentare l'università 'face to face' tradizionale. Si tratta di un'università vera e propria, nel senso che ci si iscrive, si frequentano i corsi, si fanno gli esami regolarmente e, infine, si prende il diploma. Dal 1997, inoltre, si è fatto un salto di qualità con l'ingresso nel mercato italiano dei satelliti digitali: Raisat 1, Raisat 2 e RaiSat Educational. Al consorzio Nettuno è stata offerta la possibilità di utilizzare uno di questi canali. Così è nata RaiSat Consorzio Nettuno, un canale che trasmette lezioni universitarie ventiquattr'ore al giorno.

    Come si svolge concretamente l'università a distanza?

    Lo studente si iscrive all'università, paga una quota supplementare per potere fare i corsi in questo modo, e frequenta le lezioni ascoltandole in televisione. Inoltre vengono offerti numerosi contatti diretti con il sistema universitario. Alla fine lo studente sostiene regolarmente il suo esame di diploma o di laurea. Questo è stato il primo atto formale importante che abbiamo compiuto in Italia nello sviluppo dell'applicazione delle nuove tecnologie all'insegnamento a distanza.

    Nel 1996 è stata costituita la COPEAM. Di che si tratta?

    La COPEAM è un'organizzazione, di cui la RAI fa parte, volta a sviluppare il sistema della comunicazione audiovisiva, e in particolare televisiva, nel bacino del Mediterraneo. L'obiettivo di fondo è sviluppare un sistema permanente che consenta di potenziare il dialogo fra le università e, soprattutto, che consenta, agli studenti che vivono nella zona sud del Mediterraneo, di alzare il loro livello di aggiornamento professionale, collegandosi direttamente con il cuore delle università del nord Europa. In questa direzione, tuttavia, siamo sostanzialmente agli inizi, anche se i lavori di ricerca sono piuttosto intensi. Per esempio, in Italia, il Ministero dell'università e della ricerca scientifica, il M.U.R.S.T., ha messo in piedi un gruppo di lavoro, formato essenzialmente da docenti universitari, per elaborare un'analisi e una ricognizione che dovrebbero poi sfociare in una proposta al ministro sul modo in cui si possono utilizzare le nuove tecnologie per sviluppare un sistema di università a distanza.

    Che ruolo dovrebbero avere le nuove tecnologie nell'università italiana?

    Com'è noto, si sta procedendo verso un'università non più fondata esclusivamente sulle lezioni faccia a faccia, e certamente non più sul punteggio, ma sui credits, cioè sull'acquisizione di crediti che consentono allo studente di seguire dei corsi che siano coerenti con i suoi interessi personali o con gli interessi delle aziende presso cui lavora. Nel contesto di un sistema universitario che si sta riorganizzando in questo modo, le nuove tecnologie costituiscono indubbiamente una componente centrale. Tra queste, la televisione digitale può avere un ruolo importante. L'obiettivo da perseguire è quello di incoraggiare l'utilizzazione delle nuove tecnologie per sviluppare l'insegnamento a distanza dal livello di partenza, cioè della scuola elementare, fino ai livelli dell'educazione permanente degli adulti. Tutto l'arco della gamma sociale è potenzialmente coinvolto in questo percorso. Infatti, mentre ancora fino a qualche anno fa, se si usciva dall'università con una buona laurea, si poteva sopravvivere per 30 o 40 anni grosso modo con le nozioni acquisite, oggi questo è assolutamente impossibile. Soprattutto su alcuni argomenti, il sapere muta con estrema rapidità. Di qui l'esigenza di un aggiornamento continuo. Non solo per lo studente o per chi lavora in azienda, ma anche per chi, per il semplice fatto di vivere in una società in continua trasformazione, vuole approfondire determinati aspetti di una disciplina. Soprattutto in una società in cui il numero degli adulti tende a crescere rispetto a quello dei giovani, l'aggiornamento continuo è una fatto necessario. Affidare tale istanza all'insegnamento 'face to face' tradizionale porrebbe dei problemi organizzativi insostenibili. Il sistema a distanza consente invece di ridurre drasticamente i costi.

    Tenendo conto di tutto ciò, che tipo di televisione è necessaria?

    Nel corso degli ultimi anni, una delle novità più dirompenti è stata indubbiamente l'entrata in scena di Internet, come fonte di sapere pressoché inesauribile a cui si può accedere con estrema semplicità. L'altra grande novità è stata l'arrivo sul mercato della televisione digitale, quella su cui anche Raisat trasmette i suoi canali. La televisione digitale, infatti, ha due effetti. Da un lato moltiplica all'infinito il numero dei canali disponibili. Dall'altro, essendo digitale, è una tecnologia che può entrare sul personal computer. Già esistono nel mondo dei terminali domestici che sono al tempo stesso personal computer e televisore, quindi nei quali è possibile lavorare facendo le due cose insieme. Posso vedere il docente che mi parla, posso accedere a Internet, posso rispondere, posso dialogare. In altri termini, ho una duttilità interattiva con il docente a distanza, dovunque esso sia, che solo pochi anni fa era impensabile.

    Che problemi pone l'insegnamento a distanza?

    La questione fondamentale è inerente alla reazione dei docenti e degli utenti. Uno dei primi problemi che hanno dovuto affrontare i paesi più avanzati in questa direzione, a partire degli Stati Uniti, è stato quello di formare sia gli utenti che i docenti affinché imparassero ad utilizzare questi nuovi strumenti. La cosa più importante è quindi la formazione dei formatori. E' evidente che un docente, il quale è stato abituato per tutta la sua vita a fare soltanto la lezione in diretta, ha qualche difficoltà, comportamentale e tecnica, a organizzare un dialogo a distanza. In gioco non c'è solo un'abitudine diversa del docente rispetto al mezzo, ma anche la capacità dello stesso di trasformare i metodi d'insegnamento tradizionale, adeguandoli alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie.

    A chi è rivolto l'insegnamento a distanza?

    In genere, quando si parla di insegnamento a distanza, si pensa sempre a qualcosa che viene fatto per chi ha dei problemi fisici che gli rendono problematico il rapporto faccia a faccia con il docente. In realtà, queste nuove tecnologie non sono un ripiego, bensì un arricchimento. Semmai esse pongono sullo stesso livello chi ha una difficoltà fisica a muoversi e chi ha difficoltà di carattere ambientale, cioè chi vive lontano dal centro universitario, e quindi per andarci dovrebbe o spostarsi quotidianamente o trasferirsi, oppure chi incontrerebbe le medesime difficoltà per motivi di lavoro. Inoltre, come ho già detto, l'insegnamento a distanza è uno strumento prezioso per far fronte al crescente bisogno di aggiornamento continuo. Sia per chi, come accade sempre più spesso, è costretto a cambiare tipo di lavoro, sia per chi deve riqualificarsi per mansioni nuove, ma relative alla stessa tipologia di lavoro.