Torna alla biblioteca

    Giuliano Reboa

    12/01/2001
    Medici di famiglia in Rete, entro tre anni



    Il dottor Giuliano Reboa illustra il programma di diffusione della telemedicina ed i suoi benefici per la popolazione

    A che punto è la telemedicina in Italia?

    Si trova in un momento di crescita particolarmente importante nel senso che da un lato si è avuto modo di assistere al fiorire di iniziative, di centri, servizi telematici per il cittadino e per il medico di famiglia soprattutto nel settore della telecardiologia, del telerespiro, del "medico a distanza" che è il grande tema della telemedicina. Dall'altro si è assistito ad una presa di posizione delle istituzioni e del ministero, attraverso la commissione che presiedo, rispetto alla decisione di cominciare a studiare delle linee guida su come inserire la telemedicina nel sistema sanitario nazionale.

    Ci può fornire qualche dato concreto?

    Ce ne sono alcuni molto pregnanti. Le faccio un esempio: in questo momento 10.000 medici di famiglia italiani stanno utilizzando il sistema di telemedicina cardiologico - respiratorio. Dato che ogni medico di famiglia si prende cura di circa 1500 pazienti, questo dato implica che in ogni momento 15 milioni di persone hanno un medico che ha 'in borsa' la possibilità di consultare un cardiologo o uno pneumologo e di avere una diagnosi precisa su cuore e respiro. Non solo. La possibilità tra ospedali di consultarsi là dove esistono delle aree di eccellenza cioè degli specialisti in grado di approfondire particolarmente certe diagnosi sta crescendo. Si pensi che solo nell'asse che congiunge Torino, Milano, Genova, Parma, Napoli, Palermo e Catania ci sono delle iniziative per connettere tali competenze e quindi dare un servizio veloce e iper professionale sulla salute.

    Quindi il rapporto tra medico e paziente sta cambiando anche nel nostro Paese?

    Non esiste il minimo dubbio. Diecimila medici di famiglia utilizzano un sistema di telemedicina, esiste già un grande progetto secondo cui entro tre anni il medico di famiglia italiano sarà in rete e avrà la possibilità, a casa propria, di poter fruire anche di una serie di servizi visivi. Potrà consultare specialisti, sarà in grado di prenotare le visite dal proprio ambulatorio, potrà chiedere una opinione all'ospedale più vicino circa un dato clinico a lui poco chiaro. In un triennio si assisterà al completamento della informatizzazione del medico di famiglia. Questo mi sembra uno degli aspetti più rilevanti del prossimo futuro.

    Ci può chiarire le linee guida del progetto?

    Quando si parla di telemedicina, oggi, si intende una innovazione che riguarda i servizi medici. Il fenomeno della telemedicina nasce con la particolare condizione storica e tecnologica attraverso la quale l'uomo oggi è in condizione di parlare a distanza e di fare sapere dov'è situato. E' chiaro che la nascita di questi servizi presuppone una problematica che riguarda i criteri di certificazione, secondo i quali determinare cosa abilita un centro a poter erogare un servizio telematico. Questo, in sostanza, è il lavoro che la nostra commissione ha compiuto e che il sistema sanitario nazionale si appresta a recepire.

    Entro quali tempi il sistema sanitario nazionale sarà in grado di erogare il servizio a livello telematico, tenendo anche conto delle persone che in Italia utilizzano la Rete?

    In certi settori della telemedicina molto presto; in certi casi risulta persino anetico oggi pensare che il sistema sanitario nazionale non adotti il sistema di telemedicina. Qualche dato: 50 anni fa la borsa di un medico di famiglia che andava di casa in casa conteneva gli stessi strumenti tecnologici di oggi. Se oggi, in città, si adotta la guardia medica e il telemedico, si raggiunge un abbassamento del 70 per cento dei ricoveri notturni per cause cardiovascolari. C'è, inoltre, una seconda questione legata alla telemedicina cardiovascolare. Se si diagnostica un infarto a casa si risparmiano circa 70 minuti rispetto alla via crucis che percorre, generalmente, un paziente con un dolore toracico da infarto, prima di raggiungere il pronto soccorso. Dati certi riportano che con un sistema diretto, effettuato tramite una diagnosi a casa, su 1000 infarti a caratterizzazione mortale si salvano 30 vite su 1000. Questo è un dato talmente rilevante da indurre le istituzioni a dover adottare obbligatoriamente questo sistema laddove l'impatto sulla salute e sui rapporti costi benefici del sistema sanitario nazionale sia così evidente.

    Ci stiamo orientando verso un contesto sanitario in cui non vedremo più il medico oppure ci sarà una integrazione tra telemedicina e medicina tradizionale?

    Il medico sarà sempre al centro di qualunque sistema andiamo a concepire. Il problema è che il medico deve avere una dotazione tecnico-strumentale e la possibilità di accedere a dei servizi che rendono possibile l'acquisizione di quegli elementi diagnostici indispensabili nel più breve tempo possibile.

    Qual è la cifra di investimento che si sta facendo in questo settore?

    Non si è ancora parlato di cifre di investimento nel senso che il lavoro della nostra commissione ha inteso portare una proposta di normativa. In ogni caso tutti i progetti dovranno essere estensibili a livello nazionale, basandosi su uno studio degli standard richiesti per le prestazioni effettuate in telemedicina. Sopra ogni cosa, tali progetti dovranno servire ad evidenziare l'abbattimento dei costi che la telemedicina comporta per il sistema sanitario. Insieme ad un miglioramento complessivo della salute nazionale.