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    Massimo Riva

    20/02/2001
    Ipertesti? Nuove forme di apprendimento

    Multimedialità e scrittura creativa come parte costitutiva dei processi di apprendimento. Intervista a Massimo Riva

    Cos'è un ipertesto?

    Fino a pochi anni fa l'ipertesto era praticamente equivalente di testo elettronico, con l'evoluzione di strumenti di software e autoriali. Con l'andare del tempo la definizione di ipertesto è andata complicandosi e dalla produzione di brani di testi collegati da link dinamici si è passati ad una definizione più complessa che comprende il trattamento delle immagini e l'integrazione con altri media. Da nozione di un ipertesto basata sul concetto di testualità dinamica si è giunti ad una nozione di 'ipermedia' basata appunto sulla dinamicità di un testo complesso che comprende anche immagini e altri media.

    L'ipertesto e l'ipermedia si offrono come strumenti in grado di adattarsi, meglio di altri, al processo creativo?

    Di recente si è tenuto alla Brown University un convegno sulla letteratura del XXI secolo, cui hanno partecipato autori di ipertesti quali Michael Joice e altri ancora. Uno dei temi centrali emersi nel corso del convegno era quello dell'evoluzione degli strumenti di autore, nel senso di strumenti tecnologici al servizio di un nuovo concetto di autore-narratore capace di forgiarsi sui nuovi strumenti e di stare al passo con le proprie esigenze espressive. Un problema centrale è la mancanza di strumenti adeguati, di ipermedia creativi. La standardizzazione di tali strumenti rischia da una parte di favorire la diffusione di massa di un autore di ipertesti intesa come la capacità di produrre testi intelligenti, di scrivere elettronicamente in un modo arricchito rispetto alla produzione di testi a stampa. Dall'altra parte rischia di livellare le possibilità creative. Un antidoto potrebbe consistere nel fare degli autori di ipertesti innanzitutto dei creatori di strumenti, capaci di foggiarsi i propri strumenti ipertestuali adeguati alle esigenze individuali.

    Se l'autore di un ipertesto deve imparare da un lato a ridefinire il suo linguaggio, dall'altro questo comporta una ridefinizione del suo ruolo in rapporto al lettore?

    Si, certamente. Nella sperimentazione concreta della produzione di ipertesti emerge costantemente un processo di rielaborazione creativa di quello che viene letto e di quello che si apprende. In questo processo di rielaborazione continua i prodotti sono molto spesso di tipo collettivo, di scrittura collettiva. L'ipertesto è uno strumento che non solo facilita la 'collettivizzazione' dell'autore ma conduce ad un suo uso creativo. Nello stesso tempo l'ipertesto indebolisce la possibilità di controllo sul testo tradizionalmente incorporate nella funzione del docente, nella funzione se vogliamo anche dell'autore con la 'a' maiuscola.

    Uno dei miei corsi, per esempio, verte sull'opera di Italo Calvino, ma noi leggiamo la sua opera non tanto nel tentativo di comprenderla o decifrarla quanto nel tentativo di interpretarla come un progetto di letteratura ancora da inventare, un progetto che prolunghi le idee di Calvino sull'iper-romanzo e che anticipano delle potenzialità ancora inespresse della scrittura creativa.

    Quali strumenti offre l'ipermedialità rispetto ai classici ipertesti?

    La prima generazione di ipertesti dava l'impressione che fossero strumenti o, comunque, testi che conferivano potere al lettore attivando in egli un livello di analisi e interpretazione testuale non esperito ma già presente. Questa possibilità è già presente, in fondo, nella definizione di opera aperta data da Umberto Eco negli anni sessanta e che successivamente viene a realizzarsi in certi ipertesti della fine degli anni ottanta. In quel contesto si parla però sempre di ipertesti di autore, ipertesti legati soprattutto a ad una prima fase di sperimentazione. Nel contesto della nostra epoca, di stampo 'post-testuale', diventa sempre più importante ricorrere all'esperienza accumulata in forme di espressione diverse. La polverizzazione di un unico canale di produzione testuale nell'integrazione tra più canali espressivi gradatamente muta l'idea stessa di 'autorità testuale' che si basava sulla veicolazione del contenuto in precise modalità di registro stilistico.

    Come cambia, invece, il rapporto tra autore e scrittore?

    In questa serie di trasformazioni la liberta del lettore è commensurabile alla liberta dell'autore. In altre parole è l'autore a decidere quale liberta lasciare al lettore a seconda dei percorsi ipertestuali che traccia. Nella Rete, ovviamente, si sviluppano forme di ipertesti sempre più orientati verso una scomparsa dell'autore in quanto tale, e questa tendenza rappresenta il prossimo futuro prossimo futuro della creatività in Rete, un futuro altamente in discussione in questo momento.

    Come si articola il problema della libertà del lettore con la creatività e la disponibilità di nuovi mezzi tecnologici?

    Gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione condizionano radicalmente la nostra possibilità di produrre un certo tipo di storie. Un esempio: sono già presenti i browser intelligenti che personalizzano l'accesso all'informazione consentendo di proiettare in Rete una immagine particolare di noi stessi. Tali broswer da una parte implicano un aumento di libertà nella misura in cui permettono una destrutturazione del controllo centralizzato dell'informazione e della conoscenza. Dall'altra limitano, proprio per la loro stessa natura, la possibilità di scegliere e limitano la fantasia degli utenti. Lo stesso si può dire degli strumenti di progettazione ipertestuale. Essi permettono di produrre immagini o testi ma di solito presentano dei limiti che possono condizionare in negativo il tipo di produzione originale che chi se ne serve.

    Ipertesto e didattica: che differenze ci sono tra lo sviluppo di metodologie didattiche ipertestuali tra Usa e Italia?

    Dell'Italia conosco purtroppo poco. Credo che le cose più interessanti si svolgano non tanto a livello di università, quanto a livello di istituti secondari. Di recente sono entrato in contatto con un gruppo di studenti delle superiori, di Bologna, ed ho avuto con loro delle conversazioni molto stimolanti. Però ritengo che in Italia ci sia una percentuale di alfabetizzazione informatica più bassa che negli Stati Uniti. In America lavoro con studenti già alfabetizzati, con alle spalle un tipo di formazione interamente segnata dall'uso di strumenti elettronici. In questo particolare contesto la forma e il passaggio verso una fase creativa di elaborazione del sapere diventa un elemento determinante. Le nuove generazioni di studenti americani sono molto più creative e la loro creatività è fondata anche sull'uso di nuovi strumenti tecnologici. Ad esempio, i miei studenti non producono più degli elaborati scritti ma nel 98% dei casi questi studenti producono dei veri e propri progetti multimediali per discipline che vanno dalla letteratura alla storia del cinema, all'apprendimento della lingua.

    La multimedialità e la scrittura elettronica, in forma allargata, diventano parte costitutiva dei processi di apprendimento, del modo di esprimersi degli studenti, del loro modo di assimilare cultura, del loro modo di restituirla all'ambiente che li circonda e di interagire con esso.