Torna alla biblioteca

    Silvano Tagliagambe

    26/03/2001
    "Università e net economy. Non solo formazione ma sviluppo di nuove conoscenze"

    Il professor Silvano Tagliagambe, ordinario di filosofia della scienza, mette a fuoco il ruolo dell'università nello sviluppo delle conoscenze legate alle new economy: "È importante assumere le dimensioni del virtuale come territori di ricerca e sperimentazione sui quali investire intelligenze e capacità di esplorazione".

    In questo periodo stiamo assistendo a un acceso dibattito sul tema della relazione tra net economy e università. Quali prospettive e quale ruolo dovrebbe avere l'istituzione universitaria nella nuova economia?

    È uscito proprio in questi giorni un articolo significativo nel quale si afferma che l'università si comporta, rispetto alle net economy, come una bella addormentata nel bosco, che non prende atto dei cambiamenti e mutamenti di tipo tecnologico, economico, culturale.

    Da una ricerca commissionata dalla Federcomin conclusasi qualche settimana è emerso che nel 2001 ci sarà bisogno di ben 215mila nuovi esperti nel campo delle nuove tecnologie e dell'informatica. Rispetto ai nuovi profili richiesti l'università forma una percentuale estremamente limitata in relazione a tale fabbisogno. Non è però una questione di rapporto tra la capacità numerale di formare persone competenti e la possibilità di assorbimento del mercato. Si tratta, invece, di un problema più profondo, di carattere culturale, che risiede nell'incapacità di fondo dell'università di seguire le dinamiche di sviluppo delle nuove tecnologie, dinamiche di conoscenza, di nuovi stili di pensiero, di nuovi linguaggi.

    Da questo punto di vista c'è molto da fare anche nell'ambito delle facoltà umanistiche perché la ricaduta delle nuove tecnologie sull'articolazione di nuove forme di riflessione è molto forte.

    Che impatto ha la multimedialità sul pensiero filosofico?

    Di certo un impatto notevole. Basti pensare al fenomeno della convergenza sul formato digitale, al fatto cioè che i diversi formati linguistici - iconico, verbale, scritto - stanno progressivamente trovando una loro unificazione nell'ambito del linguaggio digitale che annulla le differenze e rinnova il problema del rapporto tra codici intesi come formati linguistici, da una parte, e informazione e significato dall'altra.

    L'oggetto digitale, si badi bene, è articolato in dati veri e propri ossia stringhe di codice che veicolano l'informazione, e meta dati, ossia istruzioni che determinano il modo in cui usare questi dati. Il tipo di articolazione che si viene a creare nel rapporto tra dati e meta dati è densa di problemi e implicazioni teoriche che vengono evidenziate e approfondite in chiave filosofica.

    Che valore ha, oggi, l'applicazione dell'informatica alle scienze umane?

    Un valore molto alto perché l'informatica permette di costruire degli ambienti cognitivi nei quali si può imparare anche attraverso azioni fattuali come la manipolazione di oggetti, oggetti che sono in prima istanza virtuali ma, necessariamente, anche oggetti di percezione. E, in quanto elementi percettivi, possono essere sottoposti a un'esplorazione valida dal punto di vista didattico, contribuendo ad aprire molte possibilità nelle modalità di apprendimento.

    Riguardo al rapporto tra informatica e didattica ci sono però anche altri aspetti interessanti come l'introduzione dell'e-book nelle scuole che permetterebbe di dare vita e percorsi strutturati con nessi tra testi e discipline differenti, cosa che, già di per sé, può facilitare la metodologia didattica.

    Si pensi solo alla possibilità di leggere un testo di Hegel avendo contemporaneamente a disposizione un dizionario filosofico e la correlazione con i maggiori interpreti dell'autore. Forme di connessione testuale di questo genere non solo agevolano le formule didattiche ma soprattutto stimolano l'apprendimento dello studente.

    Il Web è considerato da molti come uno spazio di frontiera ma, attraverso uno slittamento di tipo metaforico, può essere visto anche come un territorio epistemico?

    Il Web nasce come lo spazio di comunicazione per eccellenza, infatti è stato concepito dal Cern di Ginevra per mettere in comune i risultati della ricerca dei laboratori di fisica di tutto il mondo. Ma uno spazio di comunicazione, in quanto tale, è un prodotto della mente e via via si sta configurando come uno spazio vero e proprio, uno spazio all'interno del quale spostarsi, mettere oggetti e adoperarli in modi differenti.

    Il problema si apre a dimensioni teoriche molto ampie anche perché si stanno creando forme di comunicazione e interazione sempre più strette tra spazio fisico e spazio virtuale. Nell'architettura e nella pianificazione urbanistica lo spazio della comunicazione diventa una nuova dimensione dello spazio fisico in costante rapporto con esso.

    In questa serie di cambiamenti l'università dovrebbe avere un ruolo non solo per quanto riguarda gli aspetti legati alla formazione ma assumendo queste nuove dimensioni virtuali come territori di ricerca e sperimentazione sui quali investire intelligenze e capacità di esplorazione.