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    Giulio Ferroni

    3/04/2001
    "Internet va bene, ma con gli anticorpi"

    Giulio Ferroni: SuperDante, un'operazione in bilico tra tesaurizzazione e gioco ipertestuale

    Le possibilità che la Rete apre alla letteratura sono ancora parzialmente inesplorate: mentre nascono una serie di progetti più o meno istituzionali, come SuperDante, si parla sempre di più di libro elettronico e ci si interroga sul futuro del diritto d'autore, palesemente attaccato - tra gli altri - da un sito americano che si propone come il Napster dei libri. Di questo e di altro abbiamo parlato con Giulio Ferroni, professore di Letteratura Italiana all'Università "La Sapienza di Roma", autore di una Storia della letteratura italiana (Einaudi Scuola, Milano 1991), di molti saggi critici e anche di una serie di studi a sfondo sociologico, nel tentativo di capire quale può essere il futuro della letteratura in generale e più in particolare della lettura e della critica letteraria nell'era di Internet.

    Professore, cosa ne pensa di SuperDante, il nuovo portale del ministero dei Beni culturali?

    L'iniziativa in sé sembra di grande interesse perché si tratta di vitalizzare il patrimonio librario dell'intero paese. Se questo progetto andrà avanti e raggiungerà un livello anche quantitativo molto ampio sarà uno strumento importante per entrare in contatto con un materiale che tra l'altro è difficile consultare direttamente e che può essere logorato dall'uso continuo. Penso soprattutto alle mappe, ai manoscritti che non possono essere esaminati da tutti coloro che lo vorrebbero perché altrimenti si provoca un logoramento fisico. Bisognerà però sfuggire a una prospettiva che un po' già si intravede, pericolosa, alla tendenza cioè a ridurre tutto a un gioco di ipertesto, anche se si tratta di un elemento ludico che ha una funzione di piacere preliminare. Trattandosi di un progetto che riguarda l'intero patrimonio librario del paese, la funzione dovrebbe essere di servizio, più che di gioco, di manipolazione culturale, che pure è importante, ma che andrebbe separata dall'altra. Il materiale a disposizione su SuperDante è ancora limitato, ma nella situazione attuale si crea una sovrapposizione, una confusione anche pratica tra l'aspetto di consultazione, di servizio e l'aspetto di curiosità culturale. L'uno danneggia l'altro: dovrebbero essere messi su due canali diversi e avere una schematizzazione più razionale. Ma credo che questo si realizzerà col tempo; l'importante è aver progettato un'operazione del genere e aver cominciato a realizzarla. Per ora, è difficile ipotizzare come potranno viaggiare insieme i vari aspetti: l'aspetto librario, quello iconografico, quello musicale. Sarebbe interessante fare un'operazione del genere anche per il patrimonio artistico, musicale e cinematografico. L'ambizione potrebbe essere quella di costruire un portale che raccolga l'intero patrimonio culturale italiano.

    SuperDante propone la versione digitalizzata di alcuni manoscritti. Secondo lei ha senso consultare un manoscritto in Rete?

    Il manoscritto deve essere visto direttamente. Ma come prima fase di un lavoro può andare bene anche una versione digitalizzata. Già da adesso si usano le foto, i microfilm. Si potrebbero sostituire i microfilm con la presenza in Rete, che rende un documento consultabile da qualunque parte del mondo. Si può così far girare la cultura italiana nel mondo. Per quel che riguarda lo studio filologicamente avanzato, la questione è diversa: per fare un'edizione critica, il manoscritto alla fine si deve vedere. La possibilità di raccogliere tutta la cultura in Rete, inoltre, evoca un'immagine apocalittica. Questa operazione si sta facendo con iniziative sparse, non controllate filologicamente; per farlo a livello centrale, si deve sfuggire a un certo dilettantismo alla moda. Ci vorrebbe una razionalizzazione: per quel che riguarda SuperDante non si capiscono i criteri della prima scelta del materiale, né il piano organico di base. Potrebbe essere interessante anche mettere in Rete le esecuzioni musicali storiche, ma in questo caso entra in campo il diritto d'autore.

    Che cosa ne pensa della possibilità di scaricare dalla Rete libri protetti dal diritto d'autore, dell'ipotesi di una sorta di Napster dei libri?

    Dal punto di vista della libertà generale sembra una buona cosa, ma in fondo la libertà è legata anche al diritto d'autore. Alcuni fanno una battaglia scatenata contro il diritto d'autore prendendosela con gli editori che sono quelli che ci guadagnano di più, ma poi finiscono col danneggiare la libertà dell'autore. Non dimentichiamo che il diritto d'autore è stata una conquista della modernità e ha permesso una relativa libertà e una relativa emancipazione degli autori da controlli esterni: in altre parole, rende possibile la "torre d'avorio". Sarei per mettere in atto tutti gli strumenti necessari per difenderlo, pur mantenendo l'apertura più grande della Rete. Si tratta di qualcosa di imprescindibile, perché il diritto d'autore non va solo a vantaggio dell'editore, ma soprattutto dell'autore, e in ultima analisi del lettore. Anche se il lettore pensa di essere libero quando può avere tutto senza pagare, questa libertà finisce per non creare più la possibilità di autori liberi e nemmeno di autori che possano imporre la loro parola in maniera forte. Se circolano infiniti testi, tutti disponibili, nessuno riesce a distinguersi per il suo valore. Se uno scrittore non riesce a pubblicare può mettere quello che vuole in Rete. Ma chi se lo legge? La protezione economica salvaguarda in parte l'autorità di chi vende. Anche se spesso i libri che si vendono sono spazzatura… Ci sono tanti che polemizzano con l'autorità dell'autore, con l'"autorialità", prospettando un'umanità dove tutti i messaggi sono uguali tra loro, una libertà dove tutto circola e si combina. Io in questa libertà del nulla non ci credo. Il diritto d'autore ha la funzione di proteggere l'autorità dell'autore, in quanto si collega ad una relativa indipendenza economica, a una libertà di movimento, di idee, di invenzione.

    Secondo lei Internet modificherà le modalità e la percezione della lettura?

    Certo. Chi viene da generazioni precedenti tende a usare Internet come strumento. Scarica delle cose, le utilizza in altri contesti. Le giovani generazioni spesso usano solo la Rete. Noi siamo abituati a considerare il libro come un oggetto proprio, che memorizza e tesaurizza il patrimonio culturale. La disponibilità permanente di tutto cambia la percezione della cultura e della stessa realtà e può portare a perdere la percezione della razionalità e della distanza dell'operazione culturale. La cultura sempre disponibile diventa un'altra cosa: il fatto che prima non fosse così costringeva a un pensiero più lento, che anche quando il mondo è veloce, serve a capire la complicazione. Il rischio, oggi, è di rimanere immersi in un flusso infinito, di godere di tutto, di scambiare tutto, ma di perdere la capacità di interrogare davvero in profondità questo tutto. Bisognerà creare degli anticorpi a questo fenomeno, in modo che pur circolando in un universo sempre disponibile, non si perda la capacità di tesaurizzare le cose e di svolgere un pensiero a partire da tale tesaurizzazione.

    Internet cambierà qualcosa anche nella critica letteraria?

    La critica letteraria come tale rischia di evaporare totalmente. Da una parte può diventare tecnicizzazione pura, dato che Internet come strumento risolve una serie di problemi, che prima richiedevano ricerche sistematiche impossibili all'essere umano da solo. Ma se per critica si intende interrogazione della parola in rapporto al senso del mondo, siamo completamente fuori fase. C'è il rischio del dominio assoluto di quel discorso secondo di cui parlava Steiner a proposito della superfetazione della critica che cresce intorno alle cose ma non le interroga più, ma anche dell'astrazione di ogni materiale culturale, di una separazione dal senso dell'esistere.

    Oggi si parla sempre di più del libro elettronico. Lei cosa pensa dell'e -book?

    Mi inquieta. Ma bisognerebbe provare a leggerlo. Secondo me come lettura lunga, meditata, piacevole, è molto meglio il libro tradizionale. Una cosa è prendere qualcosa qua e là dalla Rete, una cosa è avere un rapporto continuato con una vicenda, un problema. Ma il libro elettronico potrà essere sempre più perfezionato, magari verranno creati degli strumenti più comodi del libro tradizionale, ma con lo schermo. In futuro potremmo avere un libro di carta che però è un e-book, potremmo prendere un foglio bianco, muovere un tasto vicino, toccare col dito una parte del foglio e far apparire quello che vogliamo. Un e-book futuro potrebbe essere uguale al libro di carta.