Jason Nardi13/04/2001La sfida della "Digital Inclusion"
Che cos' è Unimondo, quando è nato, quali sono i suoi obiettivi? Unimondo è, innanzitutto, un sito Internet, sul quale è possibile trovare informazioni su quello che succede nel mondo nel campo dei diritti umani, della globalizzazione economica e finanziaria, dell'ambiente. Unimondo fa parte del Network internazionale "One World" , presente soprattutto nel Sud del mondo, con sedi in India, in Zambia, in America latina. Il Digital Divide è un problema nuovo, oppure è un problema vecchio che ha assunto una veste nuova? E perché è stato riscoperto solo di recente? Il Digital Divide, cioè il divario tecnologico tra i Paesi industrializzati e i Paesi meno industrializzati, è un falso problema. Il divario tecnologico, infatti, esiste da tempo: quello che si è aggiunto è il divario informatico e comunicativo. La distanza tra Paesi ricchi e Paesi poveri si sta allargando non solo con il Digital Divide, ma anche con tutti gli altri "Divide", sociali, economici, culturali. Cosa fare? Effettivamente le nuove tecnologie offrono grandi opportunità, dall'insegnamento a distanza, al governo elettronico. Ma si può avere un governo elettronico dove non c'è un governo? Oppure si può avere qualcosa di elettronico dove non c'è elettricità? Questo è un problema enorme che riguarda i due terzi dell'umanità. Il divario si sta allargando proprio perché le nuove tecnologie sono usate in maniera errata, per incrementare il profitto di alcune corporazioni e non quello pubblico. I Governi devono riprendere un ruolo forte, non possono seguire gli interessi dei privati. L'Ocse (Organisation for economic co-operation and development) ha pubblicato il primo rapporto sul Digital Divide. Ci può fare un'analisi dei dati emersi. Bisogna decidere se anteporre il mercato o la società: questo è
il problema principale! Ci dà le due definizioni di "Digital Inclusion" ("Inclusione digitale") e "Digital Invasion" ("Invasione digitale") "Digital Inclusion" significa integrare le popolazioni di qualsiasi
Paese con le nuove tecnologie, in modo che queste diano effettivi benefici alla
maggioranza delle persone. E una definizione di "Enpowerment" ("Potenziamento")? Le nuove tecnologie possono dare luogo a scenari devastanti, ma sono anche strumenti molto potenti e interessanti. Sto pensando all'uso intelligente che la società civile internazionale ha fatto di Internet, quando l'accesso è diventato più disponibile. Alcune organizzazioni internazionali hanno cercato in questi ultimi anni di dare potere a chi non ha voce: alle donne, ai movimenti degli indigeni, ai popoli che sono emarginati dal sistema economico e comunicativo. Quali sono le condizioni perché si arrivi ad un "Enpowerment" nei Paesi in via di sviluppo? E' innanzitutto importante rimuovere gli ostacoli di natura sociale, economica, culturale. I governi, le istituzioni, la società civile, le organizzazioni non governative devono partecipare ad un movimento sociale internazionale, utilizzando gli strumenti forniti dalle nuove tecnologie di comunicazione. Ovviamente bisogna fare grossi investimenti, non solo economici, ma anche etici, sociali, culturali. Qual è il ruolo delle Organizzazioni non governative in questo contesto? È fondamentale. Ci sono persone che lavorano costantemente sul campo e quindi hanno esattamente la sensazione di quali siano i bisogni e gli ostacoli da superare. Per affrontare il divario digitale queste organizzazioni devono prima di tutto aggiornarsi e sapere di cosa si tratta. Si rischia , infatti, che le organizzazioni non governative per mancanza di formazione vadano a seguire le politiche più o meno governative o corporative del settore privato. E' importante che vi sia una visione di "inclusione" e non di "esclusione" anche nei confronti delle Ong.
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