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    Giovanni Biondi

    Roma, 09/11/1997
    La Comunità Europea e i programmi per l'educazione
  • Giovanni Biondi illustra il "Programma Socrates" (1) .
  • La BDP è un organo che si occupa di organizzare e diffondere l'informazione riguardo al programma (2) .
  • Nella costruzione di un ipertesto importanti sono i comportamenti e non tanto i risultati ottenuti dai ragazzi; inoltre, la costruzione del lavoro fra le scuole avviene nel cyberspazio, uno spazio virtuale che si costruisce comunque insieme. Per costruire dei percorsi comuni la lingua passa in secondo piano, poiché i ragazzi entrano facilmente in comunicazione fra loro attraverso le tecnologie, e un esempio eclatante è rappresentato dai videogiochi: pur avendo una manualistica per accedervi, essa non viene quasi mai usata dai ragazzi, i quali imparano "facendo" (3) .
  • Tuttavia, molti prodotti sono di bassa qualità interattiva, poiché cercano di copiare la logica del materiale cartaceo; inoltre, non si verifica ancora quella unione tra materiale didattico e videogioco che sarebbe auspicabile per offrire un prodotto multimediale di alta qualità (4) .
  • Internet e CD ROM sono due servizi diversi, che non possono sostituirsi a vicenda: il contenuto di CD ROM, per essere scaricato dalla rete ha bisogno di troppo tempo, e le linee sono ancora molto lente per poter effettuare tale operazione (5) .
  • Internet è un mezzo che tende alla dispersione e a livello didattico può creare disagi e confusione nei percorsi; molto importante, viceversa, è l'uso della rete per la connessione con le scuole di paesi diversi che permette agli studenti di collaborare e partecipare a progetti comuni (6) .
  • La dimensione virtuale di Internet permetterà di creare una Virtual School europea: a questo scopo sono indirizzati gli sforzi della comunità Europea (7) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Cos'è il progetto Socrates?

    Risposta
    Socrates è un programma della Comunità Europea riservato all'educazione, alla scuola e all'università in Italia per il quale vengono offerte una serie di opportunità sia agli insegnanti che alle scuole che agli stessi studenti. È diviso in varie azioni: un'azione riguarda Erasmus e, quindi, la mobilità degli studenti universitari, altre azioni riguardano invece la scuola e in particolare Comenius, con i partnerariati fra le scuole, progetti sull'intercultura, sull'educazione degli adulti, l'educazione a distanza, e un progetto specifico che ha come focus le lingue e lo sviluppo della formazione dell'insegnante di lingua; questi ultimi possono utilizzare delle borse di studio della durata di due settimane in altri Paesi della Comunità Europea per approfondire la conoscenza linguistica. Questo programma, soprattutto per la scuola, rappresenta una reale possibilità non tanto di ottenere finanziamenti - perché i finanziamenti sono abbastanza ridotti - quanto, soprattutto, per avviare delle attività in collaborazione con altre scuole in Europa e per aprire ad una dimensione europea l'insegnamento. Per la gestione del programma Socrates, iniziato nel 1995, sono state create in ciascuna nazione delle agenzie nazionali che, firmando dei contratti con la Comunità Europea, sono state incaricate della gestione dei fondi comunitari e anche dell'organizzazione delle attività di sostegno alle scuole per poter partecipare a queste attività. L'agenzia nazionale per la parte di Socrates che si riferisce alla scuola -dalla scuola materna fino alla secondaria superiore- è a Firenze ed è uno dei due istituti nazionali del Ministero della Pubblica Istruzione. L'altra agenzia che si occupa di Erasmus e, quindi, della mobilità degli studenti nel settore dell'università è collocata presso il Ministero della Ricerca Scientifica a Roma.

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    Domanda 2
    Cosa state realizzando, concretamente, nell'ambito di questo progetto?

    Risposta
    La ragione principale per cui il Ministro - all'epoca era il Ministro Lombardi- affidò alla BDP l'organizzazione dell'agenzia nazionale risiede soprattutto nel ruolo istituzionale che ha questo ente, che è quello di organizzare, diffondere, far circolare l'informazione e la documentazione in Italia attraverso le nuove tecnologie. La prima condizione perché si realizzi la partecipazione delle scuole al programma Socrates è infatti la capacità di utilizzare l'informazione. In molti casi e non soltanto nella nostre scuole ma anche in molti settori, non siamo in grado di utilizzare le opportunità che l'Europa oggi ci mette a disposizione - basti pensare all'incapacità di spendere i Fondi Comunitari che in tanti settori l'Italia dimostra- proprio perché gli utenti finali non hanno l'informazione disponibile, non sono a conoscenza, hanno difficoltà a compilare formulari, si bloccano su aspetti amministrativi. A tutto questo, la BDP cerca di offrire delle soluzioni e dei sostegni alle scuole attraverso la propria rete telematica dando a tutte le scuole sul territorio uguali possibilità di accedere all'informazione. I nostri servizi sono su Internet e chiunque, indipendentemente dalla posizione geografica, dall'essere nel centro di una città o in un paesino disperso nelle nostre provincie, ha la stessa uguale opportunità di avere formulari, di avere tutte le informazioni e tutti gli aiuti anche per via telematica: ci sono aree di discussione, esistono servizi proprio attraverso la posta elettronica che consentono all'insegnante di essere assistito. Per favorire la circolazione dell'informazione noi tendiamo a far circolare i risultati delle esperienze delle scuole italiane con altre scuole in Europa, in maniera che gli insegnanti possano verificare anche delle esperienze già realizzate e possano, in qualche modo - non dico avere dei modelli, perché non si tratta di ripetere dei modelli: noi pensiamo che un buon progetto sia un progetto creativo, nuovo- ma avere un'idea dello svolgimento del programma. Devo dire che siamo abbastanza soddisfatti dei risultati perché riusciamo ad avere un utilizzo dei Fondi Comunitari molto alto: in genere, sulle diverse azioni, è superiore al novanta per cento. Esistono, però, una serie di problemi che ostacolano ancora il pieno svolgimento o la piena partecipazione delle nostre scuole. Nel settore "lingua", gli insegnanti di lingua che ricevono una borsa per poter approfondire la loro materia in altri paesi non vengono sostituiti, non hanno il supplente. In molti casi ci troviamo di fronte a delle autorizzazioni che sono state date dai presidi in certi periodi dell'anno che poi costringono l'insegnante a rinunciare alla borsa perché le condizioni cambiano, non c'è la possibilità di sostituzione breve degli insegnanti. La nostra legislazione, soprattutto di tipo amministrativo, di gestione del budget è abbastanza lontana dai criteri comunitari di rendicontazione; abbiamo ancora un certo gap fra il modo in cui si svolge il programma, le regole, le procedure europee rispetto alle regole della vita scolastica italiana, sia sul piano dell'amministrativo che sul piano del personale. E questo, francamente, è una questione molto importante. Cito solo un esempio: siamo costretti in Italia a non utilizzare gli ECU: noi siamo costretti a ricevere gli ECU e a cambiarli in lire perché l'ECU viene considerato dalla nostra stessa Banca d'Italia una moneta straniera! È paradossale, ed è un piccolo dato, un piccolo esempio che credo possa dar un'idea delle difficoltà amministrative italiane. Si parla moltissimo di Europa ma ancora questa stenta ad entrare nei comportamenti anche amministrativi della nostra scuola.

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    Domanda 3
    Qual è il significato di quest'incontro che si sta svolgendo oggi?

    Risposta
    Noi siamo arrivati a organizzare questo seminario sull'impatto delle nuove tecnologie sulla scuola sia su sollecitazione diretta della Commissione e anche perché volevamo cercare di mettere in contatto una serie di esperienze che in Italia si stanno facendo su tre grandi filoni. Il primo è l'impatto riguardo al processo didattico: le nuove tecnologie consentono di modificare il modo di organizzare l'insegnamento da parte degli insegnanti e, di conseguenza, del modo di apprendere da parte dei ragazzi. Nella costruzione degli ipertesti conta moltissimo non tanto il risultato dei ragazzi, quanto i comportamenti che stanno dietro la costruzione dell'ipertesto, sia dal punto di vista logico sia dal punto di vista dei comportamenti dell'insegnante, dell'attività interdisciplinare che l'ipertesto mette in moto. È un discorso estremamente importante, questo: sono state presentate, oggi, delle esperienze di ragazzi di sei anni e che usavano il computer. La cosa che mi colpiva molto era che gli insegnanti spaventati stavano dietro ai ragazzi e i ragazzi dicevano alla maestra: "Non ti preoccupare che poi dopo ti spiego tutto". Cambia lo stesso rapporto fra l'insegnante e i ragazzi! Un secondo filone che affronteremo domani è legato al discorso della compartecipazione, della costruzione del lavoro fra le scuole. Questo è un obiettivo importante del programma Comenius. Considerando che i budget hanno dei limiti, questa collaborazione non potrà che avvenire in un cyberspazio, in una dimensione che non implica necessariamente viaggi, contatti reali, fisici. Bisogna cominciare a pensare che si può costruire, che si può progettare, portare avanti, realizzare prodotti a distanza, in un ambiente comune, in una sorta di spazio virtuale costruito insieme. Un ultimo filone è l'impatto delle nuove tecnologie nella modifica delle strategie di apprendimento. Io ho assistito, non molto tempo fa, ad un convegno internazionale dove alcuni esperti sostenevano come l'unica cosa che accomuna oggi i ragazzi non è più la lingua ma i videogiochi. Può apparire banale, ma i ragazzi entrano in relazione con il videogioco senza leggere un manuale; nonostante le varie case, Nintendo o altri, producano grossi manuali, nessuno legge un manuale prima di utilizzare un videogioco, non si ha bisogno della conoscenza linguistica. I ragazzi hanno un impatto diretto con il videogioco, imparano facendo e attivano delle strategie di scambio delle informazioni tra loro. È un esempio che sta facendo riflettere proprio perché è una spia di nuove strategie di apprendimento. I ragazzi sviluppano rispetto al mondo delle nuove tecnologie dei nuovi modi di pensare, di risolvere il problema. Questo è abbastanza importante se pensiamo soprattutto al discorso dello sviluppo del pensiero ipotetico nella scuola. La capacità di formulare delle ipotesi è strettamente legata allo sviluppo del pensiero critico: i ragazzi formulano un'ipotesi e sono in grado, poi, di verificarla. Ma per formulare un'ipotesi in un certo settore bisogna avere delle conoscenze di base. Allora, inevitabilmente, cosa succede: che i ragazzi che rimangono ai margini della scuola, che hanno maggiori difficoltà di apprendimento, sono sempre fuori da questo processo. Un esempio di basso prerequisito per la formulazione delle ipotesi e quindi di attivazione di un processo di problem solving è dato dall'utilizzo delle nuove tecnologie. Il linguaggio Logo, per esempio, consentiva ad un ragazzo di iniziare con tre comandi, non richiedeva una conoscenza di base senza la quale non avrebbe potuto iniziare. L'impatto era molto semplice, bastava dire: "avanti, destra, sinistra, indietro" alla tartaruga e la tartaruga iniziava a disegnare. Il discorso il ragazzo lo costruiva: passava col dare dei comandi immediatamente al video, a costruire dei programmi e poi ad eseguirli. L'astrazione era sempre maggiore, fino a costruire cose anche molto complesse. Queste nuove strategie del pensiero che vengono stimolate rappresentano un discorso molto importante su cui, per la verità, non ci sono moltissime esperie

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    Domanda 4
    L'editoria dei CD-ROM, dunque, sta ricalcando il materiale cartaceo...e non c'è ancora una ricerca per un uso efficace della multimedialità, dell'ipertesto. Negli altri paesi europei sono stati fatti maggiori passi avanti in questo campo?

    Risposta
    È abbastanza difficile poter avere una visione d'insieme di tutto quello che sta accadendo perché il processo è molto veloce, vengono introdotti sul mercato molti prodotti, alcuni bassamente interattivi, altri invece con un'altra logica. Certamente, un dato generale è questo: per creare dei buoni prodotti che interagiscono sulle nuove strategie occorrono degli investimenti. I grandi editori, a mio giudizio, ancora stanno valutando questo mercato e la prima risposta che hanno dato al mercato è stata quella di trasformare, di immagazzinare grandi quantità di immagini che magari avevano già stampate, anche percorsi organizzati e strutturati che, però, rappresentano l'analogo del libro: qualcosa da cui i ragazzi prendono delle informazioni, un serbatoio, un magazzino di informazioni. C'è, poi, un settore molto sviluppato sul videogioco. Tuttavia, mi pare che i due mondi siano abbastanza separati. Bisognerebbe fare uno sforzo per unire questi due settori, per poter offrire, da una parte, la creatività del videogioco e l'interazione che esso propone e dall'altra, il software didattico con l'enciclopedia multimediale. Abbiamo un contratto con un Istituto americano incaricato dal Governo Federale di svolgere uno studio sistematico delle migliori esperienze di inserimento del computer nella scuola americana, e devo dire che negli USA c'è una grande quantità di hardware, c'è una grandissima quantità di CD, ma esistono esattamente gli stessi problemi che ho illustrato. In molti casi i computer sono chiusi nelle aule, si utilizzano soltanto ai fini dell'istruzione, per insegnare ai ragazzi ad usare un foglio elettronico, a usare un tipo di software di videoscrittura. Ma non è un problema che riguarda la scuola insegnare a usare Word o Access, o Excel, o un altro programma. Non è questo il punto.

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    Domanda 5
    Per tornare al campo dell'editoria, c'è chi è convinto che molto presto i CD ROM scompariranno, perché sia i videogiochi, sia gli altri prodotti in CD ROM saranno sostituiti da servizi di Internet. Qual è la Sua opinione?

    Risposta
    La differenza tra servizio on-line e CD è abbastanza netta. Innanzitutto, attualmente, non vedo realistica la possibilità di scaricare un CD attraverso la rete. Se si avesse un minimo di familiarità sulle reti e si entrasse oggi su Internet con la velocità di 28.800 BPS per scaricare non dico un'enciclopedia, ma delle immagini, effettivamente si andrebbe incontro a delle difficoltà. A volte sono necessari svariati minuti per fare questo travaso di dati. Pensare di scaricare in tempi veramente reali il contenuto di un CD da un sito remoto al proprio personal computer ritengo che oggi sia poco realistico. Probabilmente è vero che le linee si stanno velocizzando, che i cablaggi, le fibre, le nuove reti, il satellite, tutte le varie possibilità di connessione si stanno potenziando e si sta sicuramente andando in questa direzione. Quindi, può anche darsi che la velocità delle linee nei prossimi anni consentirà forse di realizzare queste operazioni. In questo caso, dal punto di vista commerciale, si eliminerebbero una serie di costi - un CD ha dei costi di distribuzione attraverso una rete commerciale, gli aggiornamenti e così via- e, forse, le stesse informazioni potrebbero essere fornite attraverso dei siti a pagamento da cui si scarica il materiale. In questo momento, ripeto, l'ostacolo maggiore, a mio avviso, è rappresentato dallo stato della lentezza delle linee telefoniche.

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    Domanda 6
    Riguardo a Internet: come si può utilizzare questo strumento nelle scuole?

    Risposta
    L'uso che si può fare di Internet nelle scuole dipende dall'utente. L'insegnante ne può fare uso sicuramente a livello di aggiornamento personale, per individuare le informazioni. Internet è una rete anarchica, è una rete sostanzialmente libera, per fortuna, ma è difficilissimo trovare l'informazione quando si naviga. Internet amplifica la differenza dei linguaggi, il caos informativo, le differenze con cui le informazioni sono organizzate, non c'è un linguaggio comune; anche i motori di ricerca, che pure sono così propagandati, sono degli strumenti assolutamente insufficienti, spesso, per individuare l'informazione. Si perde molto tempo su Internet andando a cercare ciò che ci interessa. E questo è un primo ostacolo. Il ragazzo messo davanti a Internet, alla tastiera, effettivamente viaggia; a me succede la stessa cosa quando vado in un grande magazzino - perdonatemi il paragone forse anche banale -: entro per comprare una cosa, poi comincio a girare per i banchi e compro tutt'altro, esco dal grande magazzino, ho comprato un sacco di cose inutili, che non mi servono e, magari, mi sono dimenticato dell'unica cosa che mi serviva e era la ragione per cui sono entrato nel supermercato. Credo che Internet per un utilizzo immediato didattico produca questo tipo di dispersione. Mentre ritengo che sia assolutamente importante, fondamentale, come strumento di connessione fra le scuole: la possibilità di far partecipare agli stessi progetti gli studenti, lo scambio delle esperienze, i dialoghi. Anche per l'utilizzo della lingua Internet rappresenta un grande strumento, però è una risorsa che va organizzata, che va gestita, e nella scuola io penso che non possiamo permetterci di fare delle esperienze di apprendimento non organizzato, che è già troppo presente nella nostra società. La scuola dovrebbe essere, viceversa, il punto dove vengono organizzate le situazioni di apprendimento.

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    Domanda 7
    Lei ha parlato di connessioni fra le scuole anche lontane fra loro. La domanda è: Il confronto fra culture e nazioni diverse a cosa sta conducendo?

    Risposta
    Nell'ultimo programma che la Comunità Europea ha lanciato su Multimedia c'è stato un accordo fra i Ministri di diciassette Paesi per partecipare ad un progetto che si chiama Schoolnet che dovrà rappresentare lo scenario telematico per tute le scuole europee in Internet. Questo testimonia un interesse comune, fra tutti i Ministri, addirittura, di tutti i paesi, e rappresenta un'apertura anche verso altri paesi; partecipa a questo progetto anche la Svizzera, per esempio. Emerge la necessità di fare questa esperienza in modo organizzato, perché possa essere utile rispetto anche al rumore, all'amplificazione della Babele dei linguaggi che Internet tende a creare. Si capisce benissimo che questa dimensione virtuale è la dimensione che consentirà effettivamente di far crescere o di creare una Virtual School europea, che è l'unica dimensione comune sulla scuola che possiamo creare, considerando che la diversità dei sistemi scolastici in Europa è sinonimo di caratteristiche culturali di ciascun paese. Una Virtual School europea, comune, rappresenta un punto di arrivo, un ambiente di lavoro, di condivisione delle risorse estremamente importante. Io credo che in questo momento tutti i paesi stiano guardando a Internet come ad uno strumento attraverso il quale poter esprimere anche la diversità delle culture in forma di dialogo, per poter costruire qualcosa insieme.

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