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    Giuseppe Roma

    Roma, 17/12/1999
    Italia in ritardo teconlogico
      • Il settore italiano più in ritardo rispetto all'Europa è quello delle piccole e medie imprese. (1)
      • C'è stato un buono sviluppo di Internet grazie a una politica dell'offerta di molti provider. (2)
      • Il problema non è se si diffonderà la società dell'informazione e la telematica anche in Italia, ma quando, perché potrebbe essere troppo tardi. (3) 
      • Una delle ragioni per cui l'Italia è meno competitiva degli altri paesi è proprio la difficoltà a passare in una epoca di moderna struttura burocratica. (4) 
      • L'intervistato spiega la sua ricetta per far si che l'Italia superi il suo gap tecnologico. (5) 
      • Nei prossimi anni se non ci sarà una attenzione al questo settore l'Italia arrancherà dietro i grandi paesi europei. (6) 

      INTERVISTA:

      Domanda 1
      Il rapporto Censis '99 dà una descrizione dell'Italia come di un paese sostanzialmente in ritardo rispetto all'Europa. Quali sono i settori più a rischio?

      Risposta
      Paradossalmente io penso che sia più il mondo dell'economia, dell'impresa, il cosiddetto 'business to business'. Noi abbiamo alcune buone esperienze negli enti locali, nelle città, che sono all'avanguardia anche in Europa. Abbiamo addirittura alcune amministrazioni centrali, penso alle Finanze, gli Esteri, la Camera e il Senato, che hanno degli ottimi siti e che quindi hanno modernizzato molto la loro presenza in Rete. Invece abbiamo una crescita piuttosto lenta, anzi del tutto marginale, per quanto riguarda il mondo delle piccole e medie imprese che poi sono la struttura predominante del nostro paese.

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      Domanda 2
      E invece per quel che riguarda specificatamente l'innovazione tecnologica? Anche quella, almeno in alcuni campi, sembra non essere molto avanzata. È così?

      Risposta
      Noi abbiamo avuto un buon sviluppo di Internet grazie a una politica dell'offerta di molti provider e a una diffusione anche di immagine che si è potuta verificare attraverso una sorta di alleanza fra Internet, la Rete e alcuni quotidiani, quindi la carta stampata. Perché fino ad allora avevamo uno sviluppo piuttosto spontaneo in cui le tecnologie avevano un ruolo ma era più simile a una capacità della parte più acculturata del nostro paese, dei più curiosi, coloro i quali delle tecnologie non fanno tanto un feticcio ma una possibilità di utilizzare nuovi strumenti di conoscenza anche informativa. Questo sviluppo spontaneo ha avuto negli ultimi mesi una accelerazione e quindi le tecnologie sono diventate più vicine a un paese come il nostro. Come nel caso del telefonino. Sappiamo che i 28 milioni di utenti della telefonia portatile sono un record. Si tratta di una tecnologia molto semplice, ma attraverso cui altri servizi, penso dalle informazioni ai messaggi, si stanno gradatamente diffondendo in tutto il corpo sociale, in tutta la società italiana. Quindi io dico che da un lato abbiamo la necessità di incrementare l'offerta di tecnologie. Certo che c'è una grande parte del paese che non ha una cultura aperta all'innovazione soprattutto per quanto riguarda l'informatica, la telematica, ma oggi quello di cui si sente più la mancanza è un progetto sul paese vero, che possa puntare su alcuni settori. Dobbiamo intervenire pesantemente sulla scuola e sul commercio elettronico. In realtà è tutto un po' lasciato alla spontaneità dei singoli e quindi necessariamente di quelli più sensibili della società.

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      Domanda 3
      Come dipingerebbe il quadro sociale del nostro paese? Come si può guardare al presente, al futuro in questo tentativo di sviluppo o comunque di stare al passo con i paesi più sviluppati?

      Risposta
      Dovremo deciderci ad allungare il passo perché siamo un paese relativamente in ritardo rispetto agli altri paesi europei che a loro volta sono in ritardo rispetto agli Stati Uniti. Quindi il problema non è se si diffonderà la società dell'informazione, la telematica anche in Italia, ma quando, perché potrebbe essere troppo tardi. Per accelerare il passo bisogna che si faccia qualcosa, anche di simbolico. Avevamo proposto, proprio come Censis, in una conferenza internazionale di qualche mese fa, di dare un piccolo sgravio fiscale a chi voleva comprare un computer perché l'idea di avere un computer in ogni famiglia è probabilmente una delle cose che può fare accelerare il passo. Siamo una società che è più capace di essere da sola che non in Rete, quindi, anche qui, organizzare meglio l'accesso ai servizi pubblici attraverso la Rete potrebbe essere un buon esempio per farci capire che non si fa tutto in proprio. È evidente che se clicchiamo su Internet e perdiamo tempo, non troviamo quello che vogliamo, oppure non accediamo con più facilità ai servizi, soprattutto quelli per cui si fa la fila, penso alle prenotazioni nelle ASL, alla posta, alla banca, non diventeremo mai una società, dal punto di vista telematico, matura. Quindi l'utilità di avere servizi in Rete è la cosa che dà maggior successo. Tanto è vero che le città dove questo si sta sperimentando, da Bologna a Siena, a Torino ed altre, sono tutte città dove i cittadini sperimentano che si perde meno tempo quando il comune si attrezza con degli sportelli automatici. Addirittura a Siena si sta sperimentando la Web TV, cioè Internet attraverso il proprio televisore. In questo caso Internet non è solo un feticcio della modernità ma è qualcosa di utile nella quotidianità di ciascuno di noi. Credo che questo sia un po' una sfida, siamo una società che sta in un momento abbastanza critico perché c'è interesse per le tecnologie ma ci vogliono gli strumenti, si sta allargando l'insieme di coloro i quali vogliono accedere ai servizi in Rete ma non sono poi tantissimi. Quindi forse è il momento di dare una spallata significativa per entrare nell'era digitale, che poi è anche la nuova economia, il nuovo modo di stare in società.

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      Domanda 4
      Quindi ritiene che comunque i ritardi accumulati dall'Italia siano legati al rapporto con le nuove tecnologie in alcuni settori come quello della giustizia, della salute, della pubblica amministrazione?

      Risposta
      Ci sono delle cose inconcepibili in questo paese. Nel caso della giustizia penso a coloro i quali possono usufruire di benefici pur essendo condannati anche grazie al fatto che non c'è un'interconnessione di tutti i casellari giudiziari, per cui il giudice emette una sentenza, ma in quel momento non sa se sta condannando uno già condannato o meno. Attraverso la Rete, e quindi le tecnologie, si può migliorare l'organizzazione della struttura pubblica. Una delle ragioni per cui l'Italia è meno competitiva degli altri paesi è proprio la difficoltà a passare in una epoca di moderna struttura burocratica. E quello si potrà fare soltanto con un'applicazione molto pervasiva delle tecnologie informatiche. Abbiamo un terzo degli italiani che sono aperti alle tecnologie, mentre un 40%, pur avendo redditi medi o medio alti, proprio per una bassa disponibilità all'innovazione e anche disponendo di minori strumenti culturali e informazione, oggi si trova di fronte a una vera e propria barriera nei confronti della telematica. Molte persone hanno i soldi ma non comprano il computer, hanno le risorse per pagare l'accesso a Internet ma non sanno bene di che cosa si tratta. Forse qui vale la pena che si faccia una campagna e delle riforme, partendo dalla parte giovane di queste famiglie, dai bambini e dai ragazzi, e ci sia proprio una acculturazione alle nuove tecnologie. Poi c'è anche una parte che naturalmente magari è curiosa ma non ha le risorse, perché magari non ha una casa propria oppure ha una condizione di lavoro molto precaria. Ecco, questa è un po' l'articolazione dell'Italia: io direi un 30% di sensibili e innovativi, un 40% avrebbero le disponibilità ma hanno alcune difficoltà a capire esattamente di che cosa si tratta e un altro 30% che è un po' misto: o non sono interessati e non hanno le risorse oppure magari sono interessati e non hanno le risorse. Le tecnologie poi sono una grande sfida anche di tipo industriale. Avevamo dei progetti di cablatura delle città, di grandi autostrade informatiche e telematiche e si sono fermati. Allora un paese si deve chiedere se non valga la pena scommettere, investire. Ci sono alcuni imprenditori americani che ci vengono a chiedere dove poter fare delle cablature nei famosi distretti industriali italiani, cioè quella struttura produttiva che lega tante piccole imprese e che oggi non sente il bisogno di fare le loro transazioni di tipo commerciale su un fornitore in Rete, ma che domani sarà costretta a farlo. E allora c'è qualcuno che dall'estero viene e dice: "io intanto faccio le reti, un giorno queste reti saranno produttive ma ci sarò io sul territorio". Questa capacità anche a livello locale di attrezzare il territorio con le nuove tecnologie è forse il miglior modo per far avanzare il sistema Italia in un insieme abbastanza differenziato di situazioni in cui attraverso le tecnologie si produce di più, si vive meglio, si hanno più informazioni, si ha un'amministrazione più efficiente.

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      Domanda 5
      Quindi che cosa può fare l'Italia per superare questo gap tecnologico?

      Risposta
      Direi che l'Italia dovrebbe fare tre cose: innanzitutto definire con chiarezza chi è il referente a livello nazionale per tutti coloro i quali operano in questo settore, soprattutto come investitori o come organizzatori di nuovi servizi pubblici, penso ai comuni, penso alle regioni. Devono avere un interlocutore che sappia dare le indicazioni sugli standard, sulle grandi opzioni del paese. Secondo, bisogna incentivare una domanda per arrivare al massimo possibile di utenza. Allo stato attuale questo vuol dire molto banalmente creare un movimento di opinione favorevole all'acquisto di un computer o di una televisione interattiva. Il computer alla fine è uno strumento indispensabile, nonostante tutto, anche se noi avremo Internet sul telefonino. E probabilmente anche una piccola incentivazione pubblica che costerebbe nulla allo Stato è un modo per diffondere e creare una sorta di movimento di opinione favorevole a queste tecnologie. La terza cosa: intervenire nei grandi sistemi. La scuola è naturalmente uno di questi. Non si può fare un grande piano perché costa troppo, come cablare tutte le scuole o ottenere un computer per tutti gli alunni, però si può introdurre fin dalla scuola elementare una attenzione particolare alla tecnologia, creare dei luoghi in tutti i quartieri in cui si possa fare una formazione per giovani e per ragazzi.. C'è anche una quarta cosa: noi siamo un paese fortemente televisivo e forse sperimentare con la televisione, nella televisione, un ibrido, mettere insieme Internet e televisione.

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      Domanda 6
      Che previsioni si sente di fare per il futuro? Cioè come pensa che sia, che potrà essere, il rapporto Censis, ad esempio, del 2000 riguardo a questo settore?

      Risposta
      Io ho l'impressione che ci saranno senz'altro dei grandi incrementi in termini percentuali. Abbiamo visto quest'anno 30.000 conti bancari on line per acquistare in borsa, nel '98 ce n'erano 3.000, quindi il numero è aumentato di dieci volte. Ci saranno ancora incrementi di questa natura, ma alla fine non ci porteranno ad avere densità, cioè dimensioni comparabili agli altri paesi europei proprio perché affidiamo troppo alla sola responsabilità degli italiani, delle imprese, delle famiglie, lo sviluppo di un qualcosa per cui invece, proprio come fu l'automobile negli anni Venti o negli anni Trenta, vanno predisposte strade, vanno dati alcuni incentivi, va accompagnato per potersi sviluppare. Io credo che l'anno prossimo, se non ci sarà una attenzione a questo settore, un settore della nuova economia, della nuova industria del futuro e anche della nuova qualità della vita nel futuro, se questa attenzione rimarrà solo a livello locale, noi troveremo dei casi di eccellenza in molte città italiane, però quando andremo a fare le somme su tutto il territorio nazionale troveremo ancora un'Italia che arranca dietro i grandi paesi europei.

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