- Il settore italiano più in ritardo rispetto
all'Europa è quello delle piccole e medie imprese. (1)
- C'è stato un buono sviluppo di Internet grazie
a una politica dell'offerta di molti provider. (2)
- Il problema non è se si diffonderà la
società dell'informazione e la telematica anche in Italia, ma
quando, perché potrebbe essere troppo tardi. (3)
- Una delle ragioni per cui l'Italia è meno
competitiva degli altri paesi è proprio la difficoltà a
passare in una epoca di moderna struttura burocratica. (4)
- L'intervistato spiega la sua ricetta per far si
che l'Italia superi il suo gap tecnologico. (5)
- Nei prossimi anni se non ci sarà una
attenzione al questo settore l'Italia arrancherà dietro i
grandi paesi europei. (6)
INTERVISTA:
Domanda 1
Il rapporto
Censis '99 dà una descrizione dell'Italia come di un paese
sostanzialmente in ritardo rispetto all'Europa. Quali sono i settori
più a rischio?
Risposta
Paradossalmente io penso che sia più il
mondo dell'economia, dell'impresa, il cosiddetto 'business to
business'. Noi abbiamo alcune buone esperienze negli enti locali,
nelle città, che sono all'avanguardia anche in Europa. Abbiamo
addirittura alcune amministrazioni centrali, penso alle Finanze, gli
Esteri, la Camera e il Senato, che hanno degli ottimi siti e che
quindi hanno modernizzato molto la loro presenza in Rete. Invece
abbiamo una crescita piuttosto lenta, anzi del tutto marginale, per
quanto riguarda il mondo delle piccole e medie imprese che poi sono
la struttura predominante del nostro paese.
Domanda 2
E invece per quel
che riguarda specificatamente l'innovazione tecnologica? Anche
quella, almeno in alcuni campi, sembra non essere molto avanzata. È
così?
Risposta
Noi abbiamo avuto un buon sviluppo di
Internet grazie a una politica dell'offerta di molti provider e a
una diffusione anche di immagine che si è potuta verificare
attraverso una sorta di alleanza fra Internet, la Rete e alcuni
quotidiani, quindi la carta stampata. Perché fino ad allora avevamo
uno sviluppo piuttosto spontaneo in cui le tecnologie avevano un
ruolo ma era più simile a una capacità della parte più
acculturata del nostro paese, dei più curiosi, coloro i quali delle
tecnologie non fanno tanto un feticcio ma una possibilità di
utilizzare nuovi strumenti di conoscenza anche informativa. Questo
sviluppo spontaneo ha avuto negli ultimi mesi una accelerazione e
quindi le tecnologie sono diventate più vicine a un paese come il
nostro. Come nel caso del telefonino. Sappiamo che i 28 milioni di
utenti della telefonia portatile sono un record. Si tratta di una
tecnologia molto semplice, ma attraverso cui altri servizi, penso
dalle informazioni ai messaggi, si stanno gradatamente diffondendo
in tutto il corpo sociale, in tutta la società italiana. Quindi io
dico che da un lato abbiamo la necessità di incrementare l'offerta
di tecnologie. Certo che c'è una grande parte del paese che non ha
una cultura aperta all'innovazione soprattutto per quanto riguarda
l'informatica, la telematica, ma oggi quello di cui si sente più la
mancanza è un progetto sul paese vero, che possa puntare su alcuni
settori. Dobbiamo intervenire pesantemente sulla scuola e sul
commercio elettronico. In realtà è tutto un po' lasciato alla
spontaneità dei singoli e quindi necessariamente di quelli più
sensibili della società.
Domanda 3
Come dipingerebbe
il quadro sociale del nostro paese? Come si può guardare al
presente, al futuro in questo tentativo di sviluppo o comunque di
stare al passo con i paesi più sviluppati?
Risposta
Dovremo deciderci ad allungare il passo
perché siamo un paese relativamente in ritardo rispetto agli altri
paesi europei che a loro volta sono in ritardo rispetto agli Stati
Uniti. Quindi il problema non è se si diffonderà la società
dell'informazione, la telematica anche in Italia, ma quando, perché
potrebbe essere troppo tardi. Per accelerare il passo bisogna che si
faccia qualcosa, anche di simbolico. Avevamo proposto, proprio come
Censis, in una conferenza internazionale di qualche mese fa, di dare
un piccolo sgravio fiscale a chi voleva comprare un computer perché
l'idea di avere un computer in ogni famiglia è probabilmente una
delle cose che può fare accelerare il passo. Siamo una società che
è più capace di essere da sola che non in Rete, quindi, anche qui,
organizzare meglio l'accesso ai servizi pubblici attraverso la Rete
potrebbe essere un buon esempio per farci capire che non si fa tutto
in proprio. È evidente che se clicchiamo su Internet e perdiamo
tempo, non troviamo quello che vogliamo, oppure non accediamo con
più facilità ai servizi, soprattutto quelli per cui si fa la fila,
penso alle prenotazioni nelle ASL, alla posta, alla banca, non
diventeremo mai una società, dal punto di vista telematico, matura.
Quindi l'utilità di avere servizi in Rete è la cosa che dà
maggior successo. Tanto è vero che le città dove questo si sta
sperimentando, da Bologna a Siena, a Torino ed altre, sono tutte
città dove i cittadini sperimentano che si perde meno tempo quando
il comune si attrezza con degli sportelli automatici. Addirittura a
Siena si sta sperimentando la Web TV, cioè Internet attraverso il
proprio televisore. In questo caso Internet non è solo un feticcio
della modernità ma è qualcosa di utile nella quotidianità di
ciascuno di noi. Credo che questo sia un po' una sfida, siamo una
società che sta in un momento abbastanza critico perché c'è
interesse per le tecnologie ma ci vogliono gli strumenti, si sta
allargando l'insieme di coloro i quali vogliono accedere ai servizi
in Rete ma non sono poi tantissimi. Quindi forse è il momento di
dare una spallata significativa per entrare nell'era digitale, che
poi è anche la nuova economia, il nuovo modo di stare in società.
Domanda 4
Quindi ritiene
che comunque i ritardi accumulati dall'Italia siano legati al
rapporto con le nuove tecnologie in alcuni settori come quello della
giustizia, della salute, della pubblica amministrazione?
Risposta
Ci
sono delle cose inconcepibili in questo paese. Nel caso della
giustizia penso a coloro i quali possono usufruire di benefici pur
essendo condannati anche grazie al fatto che non c'è
un'interconnessione di tutti i casellari giudiziari, per cui il
giudice emette una sentenza, ma in quel momento non sa se sta
condannando uno già condannato o meno. Attraverso la Rete, e quindi
le tecnologie, si può migliorare l'organizzazione della struttura
pubblica. Una delle ragioni per cui l'Italia è meno competitiva
degli altri paesi è proprio la difficoltà a passare in una epoca
di moderna struttura burocratica. E quello si potrà fare soltanto
con un'applicazione molto pervasiva delle tecnologie informatiche.
Abbiamo un terzo degli italiani che sono aperti alle tecnologie,
mentre un 40%, pur avendo redditi medi o medio alti, proprio per una
bassa disponibilità all'innovazione e anche disponendo di minori
strumenti culturali e informazione, oggi si trova di fronte a una
vera e propria barriera nei confronti della telematica. Molte
persone hanno i soldi ma non comprano il computer, hanno le risorse
per pagare l'accesso a Internet ma non sanno bene di che cosa si
tratta. Forse qui vale la pena che si faccia una campagna e delle
riforme, partendo dalla parte giovane di queste famiglie, dai
bambini e dai ragazzi, e ci sia proprio una acculturazione alle
nuove tecnologie. Poi c'è anche una parte che naturalmente magari
è curiosa ma non ha le risorse, perché magari non ha una casa
propria oppure ha una condizione di lavoro molto precaria. Ecco,
questa è un po' l'articolazione dell'Italia: io direi un 30% di
sensibili e innovativi, un 40% avrebbero le disponibilità ma hanno
alcune difficoltà a capire esattamente di che cosa si tratta e un
altro 30% che è un po' misto: o non sono interessati e non hanno le
risorse oppure magari sono interessati e non hanno le risorse. Le
tecnologie poi sono una grande sfida anche di tipo industriale.
Avevamo dei progetti di cablatura delle città, di grandi autostrade
informatiche e telematiche e si sono fermati. Allora un paese si
deve chiedere se non valga la pena scommettere, investire. Ci sono
alcuni imprenditori americani che ci vengono a chiedere dove poter
fare delle cablature nei famosi distretti industriali italiani,
cioè quella struttura produttiva che lega tante piccole imprese e
che oggi non sente il bisogno di fare le loro transazioni di tipo
commerciale su un fornitore in Rete, ma che domani sarà costretta a
farlo. E allora c'è qualcuno che dall'estero viene e dice: "io
intanto faccio le reti, un giorno queste reti saranno produttive ma
ci sarò io sul territorio". Questa capacità anche a livello
locale di attrezzare il territorio con le nuove tecnologie è forse
il miglior modo per far avanzare il sistema Italia in un insieme
abbastanza differenziato di situazioni in cui attraverso le
tecnologie si produce di più, si vive meglio, si hanno più
informazioni, si ha un'amministrazione più efficiente.
Domanda 5
Quindi che cosa
può fare l'Italia per superare questo gap tecnologico?
Risposta
Direi che l'Italia dovrebbe fare tre cose:
innanzitutto definire con chiarezza chi è il referente a livello
nazionale per tutti coloro i quali operano in questo settore,
soprattutto come investitori o come organizzatori di nuovi servizi
pubblici, penso ai comuni, penso alle regioni. Devono avere un
interlocutore che sappia dare le indicazioni sugli standard, sulle
grandi opzioni del paese. Secondo, bisogna incentivare una domanda
per arrivare al massimo possibile di utenza. Allo stato attuale
questo vuol dire molto banalmente creare un movimento di opinione
favorevole all'acquisto di un computer o di una televisione
interattiva. Il computer alla fine è uno strumento indispensabile,
nonostante tutto, anche se noi avremo Internet sul telefonino. E
probabilmente anche una piccola incentivazione pubblica che
costerebbe nulla allo Stato è un modo per diffondere e creare una
sorta di movimento di opinione favorevole a queste tecnologie. La
terza cosa: intervenire nei grandi sistemi. La scuola è
naturalmente uno di questi. Non si può fare un grande piano perché
costa troppo, come cablare tutte le scuole o ottenere un computer
per tutti gli alunni, però si può introdurre fin dalla scuola
elementare una attenzione particolare alla tecnologia, creare dei
luoghi in tutti i quartieri in cui si possa fare una formazione per
giovani e per ragazzi.. C'è anche una quarta cosa: noi siamo un
paese fortemente televisivo e forse sperimentare con la televisione,
nella televisione, un ibrido, mettere insieme Internet e
televisione.
Domanda 6
Che previsioni si
sente di fare per il futuro? Cioè come pensa che sia, che potrà
essere, il rapporto Censis, ad esempio, del 2000 riguardo a questo
settore?
Risposta
Io ho l'impressione che ci saranno senz'altro
dei grandi incrementi in termini percentuali. Abbiamo visto
quest'anno 30.000 conti bancari on line per acquistare in borsa, nel
'98 ce n'erano 3.000, quindi il numero è aumentato di dieci volte.
Ci saranno ancora incrementi di questa natura, ma alla fine non ci
porteranno ad avere densità, cioè dimensioni comparabili agli
altri paesi europei proprio perché affidiamo troppo alla sola
responsabilità degli italiani, delle imprese, delle famiglie, lo
sviluppo di un qualcosa per cui invece, proprio come fu l'automobile
negli anni Venti o negli anni Trenta, vanno predisposte strade,
vanno dati alcuni incentivi, va accompagnato per potersi sviluppare.
Io credo che l'anno prossimo, se non ci sarà una attenzione a
questo settore, un settore della nuova economia, della nuova
industria del futuro e anche della nuova qualità della vita nel
futuro, se questa attenzione rimarrà solo a livello locale, noi
troveremo dei casi di eccellenza in molte città italiane, però
quando andremo a fare le somme su tutto il territorio nazionale
troveremo ancora un'Italia che arranca dietro i grandi paesi
europei.