Gennaro Zezza
Napoli, 10/12/1998
Le reti civiche in Italia
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In ogni città sono compresenti due tendenze di sviluppo di rete civica: lunderground, dove confluiscono le migliori esperienze dedicate alla città nate spontaneamente su Internet, e loverground, dove la città si presenta in Rete e trovano spazio i servizi telematici promossi dagli enti locali per i cittadini
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Il termine rete civica ha numerosi significati. Indica sia all'iniziativa di un comune o di un altro ente locale che fornisce servizi tramite Internet senza la partecipazione attiva del cittadino, sia la creazione di spazi dove i cittadini possono partecipare e interagire con gli amministratori
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In futuro le reti civiche si svilupperanno grazie allintegrazione tra la telematica e altri strumenti di comunicazione
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Un ostacolo alla diffusione delle reti civiche è attualmente costituito dalla scarsa conoscenza dello strumento da parte dei cittadini e dallalto costo delle tariffe urbane
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Per garantire una corretta evoluzione delle reti civiche un ente centrale di riferimento non deve imporre vincoli rigidi ma fornire un supporto tecnologico e diffondere agli altri comuni l'esperienza fatta nelle singole città
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La Città Invisibile è unassociazione di volontari che ha lo scopo di diffondere la cultura della Rete e gli aspetti ad essa connessi
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Le reti civiche possono essere utilizzate per far cooperare cittadini e amministratori in funzione di una determinata finalità
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Un censimento effettuato dalla Città Invisibile su Internet ha mostrato un rapido incremento delle reti civiche in Italia
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Le reti civiche in Europa hanno tra loro caratteristiche molto diversificate che sono legate principalmente al territorio
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INTERVISTA:
Domanda 1
Parlando di reti civiche possiamo notare due tendenze di sviluppo compresenti in ogni città. Da una parte lunderground e dallaltra loverground. Quali sono le differenze tra queste due dimensioni?
Risposta
Sul termine di rete civica c'è ancora una certa confusione. Il termine viene usato in maniera diversa per far riferimento sia alle reti nate come reti di comunità locali, e quindi, a quanto viene chiamato underground, sia alle reti nate come reti della città come vetrina con cui la città si presenta al mondo e a reti create come servizi promossi dagli enti locali ai cittadini che rientrano invece nella dimensione overground. Tutti questi aspetti si spera che confluiranno in futuro nella città digitale. Una città in cui il livello di cablatura, il livello di partecipazione dei cittadini o, meglio ancora, il livello di connessione del cittadino alla Rete è diventato abbastanza ampio da consentire di integrare tutti questi servizi. In Italia questo tipo di esperienze sono nate quattro anni fa come imitazione delle esperienze americane, delle freenet basate sul concetto di comunità, ma si sono presto evolute in maniera molto diversa da quello che è il modello americano. Anche perché il concetto di comunità in Italia è molto diverso dal concetto che cè negli Stati Uniti. Le esperienze più rilevanti sono quella di Bologna, che è oggi sicuramente la rete civica che accomuna nel modo migliore gli aspetti comunitari, cioè la capacità del cittadino di partecipare a discussioni anche con i suoi amministratori, e gli aspetti dei servizi come, ad esempio, la sperimentazione sulla firma digitale. Altre reti civiche hanno scelto strade diverse. È il caso di Milano, dove è più forte laspetto comunitario, oppure di Modena o Torino dove è più forte l'aspetto del servizio dato al cittadino. Io penso e mi auguro che tutte queste esperienze diverse vadano progressivamente integrandosi nel tempo.
Domanda 2
Cominciamo allora proprio da una definizione di rete civica.
Risposta
Rete civica è un termine su cui si discute molto. Quasi tutti i convegni sull'argomento passano gran parte del loro tempo a dibattere su quale sia il vero significato da dare al termine rete civica. Noi della Città Invisibile preferiamo assegnare questo termine alle esperienze in cui la comunità sia posta al centro dell'attenzione, quindi in cui ci siano spazi dove i cittadini possano partecipare attivamente e interagire con gli amministratori, ottenere servizi dagli enti locali. In Italia questo concetto è spesso associato all'iniziativa di un comune o di un altro ente locale che decide di fornire servizi tramite Internet anche senza la partecipazione attiva del cittadino. Questo è una definizione ovviamente limitata di rete civica. Una seconda accezione riguarda invece la creazione di spazi per le comunità locali. Un'iniziativa di questo genere è presente, ad esempio, a Milano o a Desenzano, dove sono stati creati dei gruppi di discussione o altri spazi analoghi di dibattito telematico per i cittadini. Inizialmente gli spazi sono stati gestiti direttamente dal promotore, per esempio a Milano dalluniversità. In seguito gli amministratori degli enti locali e i funzionari hanno iniziato a utilizzare questi spazi e quindi a rendere la comunità locale organizzata in Rete rendendola capace di modificare la realtà locale tramite i propri amministratori. Quando questo è avvenuto i risultati sono stati sempre molto soddisfacenti, la comunità è cresciuta, la rete civica si è dimostrata utile. Quando a Desenzano o a Milano, il cittadino vede che, scrivendo in Rete su disservizi nel proprio quartiere, il giorno dopo arriva una squadra di operai del comune e mette apposto quanto era stato segnalato, allora si rende conto che la Rete è uno strumento utile. L'interesse per lo strumento cresce e cresce allo stesso modo la sua utilità.
Domanda 3
Come saranno le reti civiche nel futuro?
Risposta
La tecnologia va avanti così rapidamente che fare previsioni per il futuro è sempre molto azzardato. Io credo che in futuro ci sarà una maggiore integrazione tra quello che è oggi la telematica, e in particolare Internet, e altri strumenti, una integrazione che già sta muovendo alcuni passi significativi. Penso in particolare all'integrazione con la televisione. Oggi fornire informazioni di rete civica tramite Internet vuol dire raggiungere una percentuale ancora piuttosto bassa di cittadini. Fornire informazioni tramite la televisione e il televideo, invece, significa entrare in tutte le case. Ora Internet sarà sicuramente in grado, in futuro, di usare anche il mezzo televisivo come mezzo di informazione. Uninformazione però che non sia passiva come quella televisiva tradizionale ma che consenta una maggiore interazione tra il cittadino e chi produce linformazione. Nel momento in cui, tramite la televisione e altre apparecchiature che si stanno sperimentando, Internet verrà portata in tutte le case, allora la rete civica avrà tutta una serie di potenzialità da esplorare, in termini di interazione tra i cittadini e gli amministratori e quindi di teledemocrazia, in termini di sviluppo del commercio elettronico e quindi dell'artigianato e del commercio locale, in termini di telelavoro e quant'altro. Tutti scenari che oggi possiamo vedere realizzati solo in piccolissima parte in Italia e anche all'estero.
Domanda 4
Quali sono gli ostacoli principali al pieno sviluppo di una rete civica?
Risposta
Gli ostacoli sono fondamentalmente di due tipi. Il primo è la bassa alfabetizzazione degli italiani, in particolare, all'uso di questi strumenti. Una serie di ricerche mostrano che la diffusione dei personal computer nelle famiglie italiane è più bassa della media europea, anche se sta crescendo molto rapidamente. Anche l'utilizzo delle tecnologie telematiche è più basso della media europea e, nel complesso, l'Europa è ancora molto indietro rispetto agli Stati Uniti. Quindi un primo ostacolo alla diffusione delle reti civiche è la scarsa conoscenza dello strumento da parte dei cittadini. Su questo problema proprio le reti civiche possono costituire anche una soluzione. Le reti civiche oggi in Italia infatti si stanno tutte orientando verso l'apertura di sportelli gratuiti per il cittadino, sportelli in cui il cittadino è assistito all'ingresso in Rete. Questo risolve il problema economico del doversi procurare unattrezzatura che può essere costosa, il problema della connessione, cioè del pagare le bollette per raggiungere la Rete e usare i servizi, e il problema dell'alfabetizzazione, cioè dellimparare a usare semplici strumenti di navigazione o di utilizzo di servizi. Lostacolo attualmente più significativo oggi è quello della tariffazione, e cioè il fatto che per accedere a una rete civica o per accedere a Internet in generale, io devo, oltre a procurarmi gli strumenti hardware, utilizzare un cavo telefonico e pagare di solito la cosiddetta tariffa urbana a tempo. Se guardiamo l'esperienza degli Stati Uniti, la tariffa urbana a tempo non esiste, o perlomeno non esiste nella gran parte del paese. Chiamare Internet negli Stati Uniti costa soltanto uno scatto, costa soltanto un canone fisso mensile o bimestrale, e quindi non c'è alcun vincolo all'utilizzo di questo strumento dovuto al costo. In Italia questo costo sembra invece molto oneroso, sia rispetto agli Stati Uniti, sia rispetto ad altri paesi come la Gran Bretagna. Probabilmente esso costituisce oggi il freno maggiore alla diffusione di Internet e, di conseguenza, anche delle reti civiche.
Domanda 5
Per garantire lo sviluppo delle reti civiche quale dovrebbe essere il tipo di interazione tra realtà locali ed istituzioni centrali?
Risposta
Su questo tema la risposta è complessa. Le reti civiche italiane sono una realtà molto variegata. Ogni città ha scelto un suo modello, ogni città sta seguendo un suo percorso e non credo che sia utile che un ente centrale imponga dei vincoli rigidi a questi processi innovativi piuttosto fecondi che sono in atto. Sicuramente un ente centrale, come può essere lAIPA o come può essere anche qualche altro ente nato appositamente, può dare un supporto sia dal punto di vista tecnologico, e cioè quello di diffondere o favorire lo sviluppo della Rete nel senso della tecnologia di Rete, ma soprattutto dal punto di vista della diffusione delle conoscenze. Se in una certa città, poniamo Torino, si realizza un servizio innovativo di cartografia intelligente, come effettivamente è stato realizzato, è importante avere un ente di riferimento che diffonda l'esperienza fatta a Torino agli altri comuni. Questa diffusione di saperi può aiutare tutte le città del Paese a crescere in maniera sincrona e, in particolare, può aiutare le città che sono un po' più indietro, quali il Mezzogiorno e le altre aree depresse, a colmare il divario esistente. Proprio questo può essere di fatto il ruolo di un ente centrale. Oggi noi sappiamo che l'Italia ha delle forti differenze territoriali. La telematica, e le reti civiche in particolare, possono essere uno strumento formidabile per colmare questo divario. Se nelle città del sud viene offerta ai cittadini l'opportunità di crearsi nuove figure professionali e di accedere all'informazione, al cosiddetto villaggio globale , attraverso la formazione e laccesso alle tecnologie di Rete, ebbene questi cittadini possono trovare nuove opportunità di lavoro e integrarsi pienamente nella società che si sta creando. Se, invece, le regioni e le città più arretrate sono lasciate a loro stesse, la tecnologia diventerà un ulteriore strumento di divisione, fenomeno che in parte già oggi sta avvenendo in Italia. Dove gli enti locali sono efficienti ed innovativi, come a Bologna, per fare un esempio, la città ne trae un vantaggio, dove invece gli enti locali arrancano sommersi da mille problemi, non si riesce a tenere il passo con l'innovazione e, di conseguenza, si perdono ulteriori occasioni di lavoro e aggiornamento.
Domanda 6
Parliamo invece proprio della Città Invisibile. Come è nata, perché è stato scelto questo nome, quali sono i suoi obiettivi, come si finanzia e chi ne fa parte?
Risposta
La Città Invisibile è unassociazione di volontari nata 4 anni fa su Internet. Un gruppo di italiani che si incontravano in uno dei newsgroup in lingua italiana della Rete, dopo aver sperimentato discussioni su innumerevoli argomenti, che vanno dalla politica alle ricette e quant'altro e trovandosi in sintonia su vari argomenti, hanno pensato di provare a mettere giù un progetto per organizzare qualcosa nella Rete che potesse essere utile anche al di fuori della Rete stessa. Da questa idea embrionale è nata la Città Invisibile che è unassociazione che si autofinanzia completamente con le quote associative e che si occupa prevalentemente di Rete, della diffusione della Rete e di tutti gli aspetti ad essa connessi, dal telelavoro alla teleformazione, alle reti civiche, ad un utilizzo della Rete nella realtà. La Città Invisibile si è fatta anche promotrice di tutta una serie di iniziative, in particolare legate al mondo del volontariato o di supporto a iniziative fatte da terzi. Ad esempio abbiamo supportato la Cooperativa verso la Banca Etica e in generale supportiamo le iniziative di commercio equo e solidale.
Domanda 7
Cosa intende la Città Invisibile per rete civica di seconda generazione?
Risposta
Abbiamo iniziato a occuparci di reti civiche praticamente quando sono nate. Contestualmente alla loro nascita molti Cittadini Invisibili, il cui nome è ispirato al libro Le città invisibili di Calvino, sono stati protagonisti della nascita di reti civiche e sono ancora oggi responsabili di reti civiche in varie città italiane. Riflettendo sulle prime esperienze di rete civica italiana, in particolare sull'esperienza bolognese di Iperbole e su altre esperienze che si iniziarono a delineare circa tre anni fa, abbiamo cercato di proporre un modello che rispecchiasse il funzionamento della nostra associazione. In particolare, abbiamo voluto trasmettere il concetto di comunità strutturata. Spesso infatti un gruppo di discussione all'interno di una rete civica non ha uno scopo preciso. Se si apre una discussione su un certo argomento, ad esempio la cultura e i musei, tutti possono intervenire ma in molti casi il risultato non ha ricadute al di fuori di quello che è l'ambiente virtuale. L'esperienza di Città Invisibile ha mostrato invece che la telematica può essere utilizzata per organizzare il lavoro di una comunità in funzione di un certo obiettivo. Una rete civica può essere quindi uno spazio di socializzazione dei cittadini ma può anche provare a strutturarsi per ottenere degli obiettivi. Per questo intendiamo, ad esempio, creare delle procedure per contattare il responsabile degli enti locali su determinate questioni, oppure creare delle procedure per controllare che le richieste che vengono dai cittadini della rete civica vengano soddisfatte. Darsi un obiettivo vuol dire predisporre una dichiarazione dei cittadini su una modifica a un certo piano urbanistico che è in discussione al consiglio comunale, organizzare la discussione e informare i cittadini, dare una scadenza per produrre un documento e portare questo documento al confronto con i referenti istituzionali tradizionali. Da questo punto di vista il lavoro da fare è molto lungo; è un lavoro fondamentalmente di formazione e insieme di informazione.
Domanda 8
La Città Invisibile ha appena fatto un censimento sulle reti civiche in Italia. Ce ne può parlare?
Risposta
All'inizio dell'estate del 98 abbiamo effettuato un censimento di tutte le iniziative civiche su Internet in Italia. Per farlo siamo partiti da tutti gli indici di realtà urbane già presenti in Rete e abbiamo poi completato questi indici con una nostra ricerca fatta in maniera abbastanza sistematica, provincia per provincia, per tutta l'Italia. Abbiamo evidenziato tutti quelli che erano siti in un qualche modo legati al territorio, escludendo quei siti che invece, anche se legati al territorio, davano informazioni di tipo generale. Come ad esempio i siti sulle città del vino, che sono numerosissimi in Italia, e che però hanno scarso significato dal punto di vista della rete civica. Il risultato è stato piuttosto interessante se lo confrontiamo con altra indagine fatta dalla RUR, in collaborazione con il Censis e lAssifom per l'anno precedente, perché ha mostrato una crescita rapidissima delle iniziative di rete civica in Italia. Noi abbiamo censito per il 98 circa 1500 siti in Italia che, a vario titolo, si occupano di realtà urbane. Di questi siti, ovviamente, la stragrande maggioranza ha soltanto un aspetto di vetrina virtuale della città, presenta l'aspetto turistico, l'aspetto legato alla ricettività del turista sotto vari profili, museale, ambientale, e quant'altro. Molto spesso sono siti che sono stati messi in piedi da una piccola impresa come proprio mezzo promozionale per sviluppare poi altri servizi di tipo urbano, servizi che non sono stati poi realizzati. La gran parte di questi siti è vecchia e datata e non è aggiornata né presumibilmente lo sarà mai. La parte invece più interessante e più innovativa è quella legata ai comuni, cioè all'ente comune che è entrato in Rete. Abbiamo riscontrato che la crescita dei comuni in Rete in un anno è stata rapidissima e che questa crescita ha interessato non soltanto le regioni del Centro-Nord, come ci si sarebbe aspettato, ma anche moltissime città del Mezzogiorno. In questi siti comunali iniziano a moltiplicarsi anche i servizi offerti al cittadino e le iniziative per le comunità locali. Infatti il nostro obiettivo adesso è iniziare una seconda parte dellanalisi che sarà dedicata prevalentemente a questo tipo di iniziative per verificare e monitorare quali sono i servizi che vengono offerti in Italia tramite Internet dagli enti locali, da quali tipi di enti locali, qual è la qualità di questi servizi, quali sono le esperienze più interessanti che possono essere poi propagate a tutti i siti in Rete.
Domanda 9
Qual è invece la situazione nelle altre città europee?
Risposta
Il paragone a livello europeo non è semplice poiché le reti civiche assommano le caratteristiche proprie del tipo di comunità locale e le comunità locali italiane hanno una loro storia molto lunga che le ha plasmate e le ha rese sicuramente diverse da comunità locali che possiamo trovare in altri paesi europei. C'è poi l'aspetto istituzionale. L'ente comune, l'ente provincia, l'ente regione, hanno spesso ruoli importanti nello sviluppo delle reti civiche e questi ruoli non sono necessariamente presenti anche negli altri paesi europei. Le reti civiche in Europa hanno tra loro caratteristiche estremamente diverse, legate principalmente al territorio. Amsterdam ha sperimentato una delle prime e più ricche esperienze di città digitali. In Inghilterra molto spesso c'è una dispersione sul territorio in contrapposizione al grande centro di Londra che ha un bacino dutenza di milioni di persone. Ci sono poi esperienze come quelle spagnole che sono piuttosto variegate e in cui non mi sembra che ci sia, come c'è in Italia, una tendenza accentratrice. Il termine accentratrice, dal mio punto di vista, ha un aspetto positivo e non negativo. In Italia è utile che ci sia un sito di rete civica che cerchi di informare i cittadini, raccogliere e diffondere le iniziative fatte dalle imprese e dare spazio alle comunità locali. Mi pare di poter dire che in altre parti dEuropa invece le iniziative si assommano in modo caotico. Ad esempio nel caso di Barcellona sono presenti su Internet vari siti dedicati a questa città e lo stesso vale per altre città europee. Non c'è un modello unico di rete civica. E questo, a maggior ragione, è vero per l'Europa. Le esperienze sono così diversificate che è difficile trovare fattori comuni.