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    Vincenzo Vita

    Bologna, 20/09/98
    Autoregolamentazione non censura sulla Rete
  • L’intervistato spiega le ragioni del titolo del suo ultimo libro ‘L’inganno multimediale’ (1) .
  • Esso consiste nell’ingannevole opinione diffusa che le nuove tecnologie informatiche possano risolvere i problemi di discriminazione sociale ed economica che dividono il sud del mondo dal ricco nord (2) .
  • Solo una nuova concezione dell’attività politica può riuscire ad indirizzare lo sviluppo tecnologico nella direzione migliore e più democratica (3) .
  • A guida di questo sviluppo non si può lasciare il mercato con le sue regole: ci vuole un intervento pubblico che sappia salvaguardare gli interessi comuni dei cittadini e che rilanci paesi e regioni particolarmente arretrate (4) .
  • L’intervistato spiega cosa si sta facendo in Italia in questa direzione (5) .
  • Il ruolo del servizio pubblico è, oggi, fondamentale per la diffusione ad ampio raggio delle nuove tecnologie digitali (6) .
  • Se è giusto controllare in parte i contenuti veicolati dalla rete, resta pur vero che si deve evitare di sfociare nella censura (7) .
  • Altro punto fondamentale per la diffusione di questi nuovi mezzi di comunicazione è la riduzione dei costi delle tariffe telefoniche (8) .
  • Aspetto, quest’ultimo legato alle tariffe, di particolare rilevanza per la connessione delle scuole (9) ,
  • A livello europeo si sta facendo molto per ottenere risultati tangibili (10) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    La multimedialità, la diffusione delle nuove tecnologie sta ormai dando adito ad un atteggiamento di grande attesa ed euforia. C'è un pericolo dietro a tutto questo?

    Risposta
    Sì, ho recentemente scritto il saggio 'L'inganno multimediale' proprio per rilevare questo pericolo. Non per negare l'importanza delle tecnologie e delle reti ma, al contrario, per segnalare il rischio che, insieme alle nuove tecnologie, si diffonda una cattiva ideologia: vedere, in tutto questo, un futuro già ben definito e una felicità raggiunta, un equilibrio perfetto e un'assenza di conflitto, una totale mancanza di contraddizioni. In realtà non è così. E' un processo tortuoso e complesso: non dimentichiamoci che si tratta del grande passaggio non solo di fine secolo ma, ormai, di fine millennio.

     

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    Domanda 2
    Il titolo che lei ha scelto è provocatorio. Ma allora, se c'è un inganno multimediale, chi lo ha ordito e perché e chi ne trae vantaggio?

    Risposta
    Intanto, volendo fare i 'giallisti', c'è anche chi lo ha ordito sotto mentite spoglie. Chi lo ha ordito è tutto quel mondo conservatore che ha interesse a far sì che l'evoluzione tecnologica sia un unicum, una sorta di blocco chiuso che mantenga gli stessi poteri di oggi e cioè un sistema di differenze, molto accentuate, tra chi sa e chi non sa, tra chi ha e chi non ha accesso alle nuove tecnologie. Si tratta di un sistema che moltiplica queste differenze. Credo vi sia un colpevole; ma ci sono anche tanti buoni detective: esistono molti operatori e centri - il caso di Internet è un fenomeno, direi, esemplare - i quali dimostrano che è possibile usare la tecnologia in modo di diverso.

     

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    Domanda 3
    Quale può essere, allora, il ruolo della politica nell'indirizzare lo sviluppo tecnologico?

    Risposta
    Un ruolo altissimo: sono un assertore del ruolo centrale della politica e so, con questa affermazione, di inimicarmi tante persone. Da parte di molti si considera, ormai, l'intervento politico una sorta di evento di altre stagioni. Occorre invece ricostituire una buona visione della politica, una visione corretta, perché la politica è essenziale. Per politica intendo quella sfera fondamentale, tra le altre sfere della società, che permette alla democrazia di espandersi, quell'elemento di diffusione della democrazia che, altrimenti, il mercato da solo, le tecnologie da sole, l'evoluzione naturale delle cose da sola, non permettono.

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    Domanda 4
    E' opinione ormai diffusa che la linea migliore da seguire sia quella di un liberismo, molto accentuato, e che soltanto in un regime liberistico al massimo, si possano sviluppare al meglio queste tecnologie.

    Risposta
    Sono un convinto sostenitore del contrario. Il liberismo uccide lo sviluppo, non lo promuove. Il mercato lasciato alle sue cosiddette forme spontanee - posto che sia spontanea la concentrazione del potere in pochi grandi gruppi - non dà conto delle opportunità che offrono le tecnologie, che oggi hanno una straordinaria capacità di espansione delle forme di espressione, di quelle forme, appunto, di comunicazione nell'accezione piena del termine, cioè tra paesi diversi, popoli, etnie che riescono a valorizzare le rispettive differenze. Il liberismo riduce tutto ciò ad un dominio di pochi. Non vorrei che si pensasse che al liberismo vada contrapposta una obsoleta visione dello Stato o una obsoleta visione dell'intervento dello Stato nell'economia: il vecchio interventismo. Io non parlo di questo.

    Penso che due grandi conquiste di questa stagione della storia italiana siano l'aver stabilito che politica e gestione degli apparati sono due cose diverse, per un verso, e, dall'altro, che lo Stato deve avere un buon ruolo di regolamentazione e non di soffocante presenza negli apparati. Sono due conquiste da cui non si torna più indietro. Però io mi spingerei più oltre, nel senso di immaginare delle nuove politiche pubbliche, dove per pubblico non si intende lo Stato nella sua funzione centralistica, bensì in un'articolazione più vasta. Penso alle autonomie locali, agli enti locali, a quel federalismo che anche nella comunicazione può avere un suo spazio; ma penso soprattutto a politiche pubbliche in grado di attivare momenti importanti di produzione, di cultura, di software, oltre che di produzione di attività industriale, di consumo. L'Italia può essere di nuovo protagonista se si mostra capace di coniugare questi livelli, se riesce a ricostituire un coordinamento nelle proprie iniziative industriali.

    E' un impegno che ci stiamo assumendo come ministero delle Comunicazioni, con i diversi ministeri competenti, nel tentativo di assumere un ruolo nuovo anche rispetto alle politiche industriali e politiche. Non bisogna più pensare in termini di tradizionale 'grande insediamento della fabbrica' ma in termini di un 'sistema di rete e in rete' che guardi al mezzogiorno, alle aree meno sviluppate, che guardi in generale all'Italia, paese che può avere in Europa un peso più significativo di quanto non si immagini.

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    Domanda 5
    Lei ha scritto, in un passaggio del libro, che la situazione italiana del passato può essere definita con la parola regulation piuttosto che deregulation. A che cosa si riferiva?

    Risposta
    Rispetto alla mancanza di norme adeguate, abbiamo recuperato il tempo perduto e con un regolamento abbiamo inoltre recepito le direttive europee come quella sulla liberalizzazione. Con una legge abbiamo istituito l'Autorità di Garanzia per le Comunicazioni, che ha emesso le regole per l'antitrust e che ha dato la base giuridica fondamentale alla nuova fase della liberalizzazione. Abbiamo un disegno di legge al Senato che è il completamento della riforma e non è meno importante: al suo interno viene trattato il tema delle tecnologie digitali e, in particolare, il passaggio dalla vecchia tv analogica a quella digitale. Oggi infatti ci troviamo di fronte a nuove forme di tecnologia: penso a tutto ciò che può servire a sviluppare una rete di comunicazioni, a un concetto di servizio pubblico più moderno, più adeguato. In questo senso introduciamo una riforma a livello locale. Il locale non è meno importante del nazionale e, persino, si è coniato il termine glocal, una fusione tra gobale e locale, per dare l'idea dei due grandi fenomeni in corso.

    C'è, poi, la parte sulla deregolamentazione del codice postale che è un po' una vecchia sopravvivenza: va sicuramente rivisto e ripensato. Dalla aregulation, in un biennio di governo, siamo passati ad una stagione normativa più adeguata ma, ripeto, c'è ancora qualche buco aperto e il completamento della riforma richiede l'approvazione di questo disegno di legge.

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    Domanda 6
    Torniamo al discorso sul servizio pubblico: quale dovrebbe essere quindi il ruolo del servizio pubblico in questa nuova 'stagione digitale'?

    Risposta
    Lo sintetizzerei in tre 'quasi slogan': il servizio pubblico moderno deve essere un servizio pubblico all'avanguardia nelle tecnologie, perché al pubblico spetta di aprire la strada all'evoluzione tecnologica; un servizio pubblico capace di produrre: film, audiovisivi, fiction, cultura italiana ed europea, come obbiettivo primario; infine un servizio pubblico che migliori la sua capacità di espressione della grande cultura di massa, per poi andare ad indagare sui localismi, per ricostruire forme di identità, per svolgere il ruolo, nella cosiddetta globalizzazione, di tutela moderna e dinamica delle diverse identità, in questo caso italiana ed europea. Un servizio pubblico quindi non residuale. Credo al ruolo del servizio pubblico, paradossalmente, quasi più oggi di ieri. Nell'epoca dei monopoli era facile optare per il servizio pubblico, poi magari andava come andava, però era facile; oggi è una sfida politica, una grande sfida.

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    Domanda 7
    Parliamo di Internet che è visto da molti proprio come il luogo della deregulation totale, nel senso che è definito un po' il regno dell'anarchia. Pensa che si dovrebbe anche su Internet avviare un intervento in qualche maniera di regolamentazione? Il governo italiano se ne sta occupando?

    Risposta
    Capisco la preoccupazione e ci sono stati anche casi, purtroppo, assai gravi ma non concentrerei il dibattito su questo aspetto. Servono alcuni principi e se ne sta discutendo: l'Unione europea e anche noi Governo italiano abbiamo già degli indirizzi, alcuni principi. Servono forme di autoregolamentazione e forme di controllo; ma attenzione a non sfociare mai nella censura, perché il confine va tenuto ben saldo. Penso che comunque alcune cose vadano risolte senza lunghi, faticosi e teoretici dibattiti e non è difficile. Se è impossibile raggiungere il traguardo ottimale, è molto probabile, invece, ottenere dei buoni obiettivi intermedi, delle forme possibili di regolamentazione almeno per quanto riguarda i temi essenziali.

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    Domanda 8
    Mettendo un attimo da parte il discorso che riguarda la tv digitale e i canali digitali, parliamo della diffusione delle nuove tecnologie informatiche e telematiche. Se osserviamo le statistiche riguardanti quanti usano abitualmente il computer e quanti si connettono abitualmente con Internet notiamo che le cifre in Italia sono inferiori, non solo rispetto agli Stati Uniti, ma anche rispetto al resto dell'Europa. Non c'è il pericolo che queste nuove tecnologie in Italia rimangano per pochi, soprattutto per gli individui appartenenti ai ceti più alti, e che quindi possano crearsi delle discriminazioni rispetto all'accesso alla tecnologia?

    Risposta
    Il problema è serissimo e mi coinvolge molto. C'è stata una misura presa alcuni mesi fa, sulle tariffe, una misura purtroppo ancora limitata, cioè lo sconto per le telefonate effettuate a uno specifico numero utilizzato per connettersi a Internet. In realtà si tratta di fare una politica di incentivi ad ampio raggio per favorire l'accesso al multimediale. Se ne sta discutendo, ci sono ormai anche delle occasioni concrete in cui fare queste scelte, ci sono dei traguardi da raggiungere. Non sono operazioni semplici, perché si entra nel vivo di questioni tariffarie, e nell'epoca della liberalizzazione del mercato non è così facile operare. Però ci stiamo lavorando, tra l'altro, creando un buon rapporto con le associazioni di settore.

     

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    Domanda 9
    Il ministro Berlinguer ha dichiarato che si sta muovendo proprio per facilitare e incentivare l'accesso delle nuove tecnologie nella scuola. Chiaramente un discorso tariffario agevolato sarebbe importantissimo per aiutare le scuole. C'è un dialogo in questo senso?

    Risposta
    Il dialogo c'è. Come ho detto c'è stata già una manovra tariffaria: quella del 50 per cento della riduzione del costo delle telefonate, però dopo il primo scatto. Una manovra non irrilevante, intendiamoci, ma ora si apre una fase nuova della manovra tariffaria. Proprio con il ministro Berlinguer stiamo seguendo questa importante questione. Il ministro Berlinguer ha preso molte iniziative e tra ministeri stiamo cercando di coordinarci maggiormente. Una delle grandi difficoltà è che in Italia c'è un vecchio deficit di coordinamento. Il vecchio ministero delle Poste e Telecomunicazioni si occupava di convenzioni, dei suoi concessionari, di licenze. Ora con l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, il Ministero delle comunicazioni è sollevato da molti compiti di regolamentazione. E' il momento di assumere un ruolo più deciso proprio rispetto a questi problemi.

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    Domanda 10
    L'ultima domanda riguarda la politica italiana inserita nel contesto europeo. Quali progetti ci sono a livello europeo riguardo alle nuove tecnologie delle comunicazioni?

    Risposta
    Devo dire che l'Europa sta assumendo numerose iniziative. Recentemente mi è capitato di partecipare ad alcuni incontri europei sulla comunicazione. Ci sono in programma progetti che riguardano la convergenza multimediale, le attività dei nuovi settori, e diversi libri bianchi in preparazione. Insomma, c'è un momento di risveglio dell'attenzione nei confronti dell' argomento, come è giusto che sia. Oltre l'euro, che è una fondamentale conquista, altri importanti traguardi devono essere conseguiti, e uno è l'Europa della comunicazione o meglio l'Europa come territorio realmente integrato della comunicazione.

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