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    Luigi Berlinguer

    Venezia, 07/03/97
    La riforma tecnologica della scuola
  • Per attuare una vera riforma della scuola c'è bisogno di cultura diffusa tra l'intera società (1) (2) .
  • La difficoltà principale connessa a questa riforma è legata all'arretratezza della pubblica amministrazione italiana (3) .
  • Per ovviare a questo primo ostacolo il Ministro Berlinguer propone l'autonomia della scuola (4) .
  • Oltre all'autonomia il Ministro ha proposto una riforma dell'esame di maturità e l'introduzione delle nuove tecnologie nel maggior numero possibile di scuole italiane (5) .
  • Anche gli insegnanti dovranno adeguarsi alla "riforma tecnologica" della scuola cercando di acquisire la maggior familiarità possibile con il computer (6) .
  • La riforma dei cicli scolastici è puntata soprattutto a rendere elastica la scuola e a rompere con la statica gerarchizzazione dei programmi da sempre seguiti nelle scuole italiane (7) .
  • Il concetto di "classi elastiche" è molto importante per trasformare l'istituzione scolastica italiana ed è strettamente connesso all'uso delle nuove tecnologie in quanto sono proprio queste che permettono di realizzare nuove forme di insegnamento (8) .
  • Proprio attraverso queste nuove tecnologie gli studenti sapranno socializzare studiando e sapranno aggiornare continuamente le loro conoscenze. Ma fornire le scuole di strumenti tecnologici non basta se non si fa attenzione anche ai contenuti; la scuola rinnovata che Berlinguer propone deve avere banchi a due piazze, sui quali si usi sia la tastiera del computer che il libro tradizionale, e nelle scuole italiane si dovranno introdurre tutti i moderni mezzi multimediali che, uniti a quelli tradizionali, possono arricchire il percorso formativo dei ragazzi (9) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Come impostare la riforma della scuola italiana?

    Risposta
    Il termine usato è molto caro: è quello di tagli, che rimanda al concetto di mutilazione. È un vincolo culturale molto importante perché è diffuso sul territorio. Esiste una scuola che paga quasi esclusivamente gli stipendi che sono di bassa entità e che non investe in altre attività e quindi è un'istituzione non abituata a possedere fondi da investire in altri settori. Abbiamo avuto una cultura del cambiamento profondamente inadeguata poiché ha inseguito idee ed obiettivi diversi da qulli discussi in questa sede. Se si procede ad una semplice pura opera di collazione tra i concetti espressi qui, che Guido ha definito riformisti, ci si accorge che esistono diversi modi per definirli ma l'elemento di fondo rimane uno scarto forte rispetto a quelli che sono stati e sono oggi gli slogan dominanti. Questo fa si che i cambiamenti sono difficili da attuare proprio in funzione della presenza di questi elementi difformi che costituiscono quelle forze di pressione politico-culturali che vanno in una direzione diversa.

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    Domanda 2
    Ma qual è la direzione da prendere per riformare davvero il mondo della scuola e della cultura?

    Risposta
    L'Italia è afflitta da una malattia costituita dai cosiddetti opinion makers, i quali discettano di tutto, presumono di sapere tutto, ai quali si rivolgono i giornalisti, i proprietari dei giornali e che abitualmente scrivono su ogni argomento di pubblica discussione possedendo pochi strumenti di analisi. Questo avviene grazie al fatto che molti di loro hanno frequentato il liceo. La intensa memoria nostalgica di una stagione, di un tempus actum pieno di felicità, ipoteca tutte le idee su quello che succede nella scuola come ad esempio il problema dell'istituzione o il problema del proprio adeguamento alla società. Dico queste cose, perché c'è una forte arretratezza culturale ed è una constatazione che noi dobbiamo riconoscere. Il mio precedente mestiere mi insegna che non possono attuarsi dei cambiamenti se non esiste una scienza e una cultura alle spalle. Non è possibile affidare una cultura dei cambiamenti al solo intuito dei politici. La carenza più grave che avverto in questo convegno è una carenza scientifica e/o culturale. Il riferimento all'aspetto scientifico spesso è quello legato alle riviste che producono articoli o saggi saltuari, ma il concetto di scienza al quale rimando deve spostarsi su altri piani. Parlo del pensiero profondo dell'analisi scientifica e non dell'opinione della persona intelligente, che costituisce magari un aspetto importante ma non fondamentale.

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    Domanda 3
    Quali possono essere i primi passi da realizzare?

    Risposta
    È necessaria la diffusione di punti culturali, di acquisizioni culturali che facciano opinione, poiché è necessario possedere un opinione prima di diffonderla. Il nostro compito è quello di spostare l'attenzione culturale sui temi veri, per evitare di trovare difficoltà in Parlamento, nel governo, nelle finanze, nel mondo degli operatori, nel mondo degli enti locali e di tutti coloro che oggi rappresentano un'interfaccia essenziale della vita della scuola. Un ente locale considera più importante avere una scuola, in ogni piccola frazione, di bassa qualità piuttosto che scuole di alta qualità, poiché diventa più importante concentrare i ragazzi in un territorio compreso fra i due o tre chilometri, non certo di quaranta o cinquanta. Questo è il primo punto. Il secondo aspetto riguarda la difficoltà derivante dal fatto che noi operiamo facendo i conti con un male tipicamente italiano che è la pubblica amministrazione, perché altri paesi o di amministrazione elastica o di amministrazione rigida, hanno una pubblica amministrazione che funziona molto bene. E per pubblica amministrazione non intendo indicare gli impiegati, ma l'intero apparato dello stato, dei comuni, delle province, delle regioni. In Italia, la cosa più difficile è cambiare la pubblica amministrazione, forse più difficile che uscire dal debito.

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    Domanda 4
    Lei cosa propone?

    Risposta
    Noi abbiamo fatto una prima scelta che vorrei citarvi perché si capisca la sua ragione; fra tutte le cose che si potevano fare all'inizio del governo sulla scuola, noi abbiamo privilegiato, sul piano temporale, l'idea di avere una norma che introducesse l'autonomia della scuola. La vecchiezza della scuola italiana dipende dal fatto che la sua struttura ereditata al momento della formazione dello stato unitario, l'ha resa impermeabile alle novità. Cambiare i programmi scolastici avendo come riferimento la struttura precedente è una impresa enorme.

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    Domanda 5
    E come dovrebbe procedere questa riforma?

    Risposta
    Il primo punto, dunque, è quello di rendere le scuole autonome. Naturalmente questo non vuol dire, come qualcuno scioccamente ha scritto, che si insegna soltanto chi è Grazia Deledda e non si insegna più Dante, Petrarca e Boccaccio. Queste sono sciocchezze. E' indubbio, tuttavia, che introdurre elementi di elasticità nell'organizzazione didattica e nei contenuti didattici, significa aprire fortemente le maglie e creare costanti occasioni di recupero, di aggiornamento, di rilancio, di permeabilità. Questa è stata la prima scelta. Devo dire che, nonostante l'improba fatica, noi avremo questa legge sull'autonomia che nella storia istituzionale italiana e della scuola è una grande novità: avremmo bisogno di una decina di anni per attuarla, per arrivare al massimo. Il percorso, però, è sicuramente aperto. Abbiamo anche cercato di cambiare l'esame finale, quello che si chiama di "maturità", e ciò per introdurre elementi di serietà. Io credo ancora che a scuola si debba anche studiare, è una mia "arcaica" opinione a cui sono affezionato. E porre nel traguardo dei paletti è sicuramente una leva forte. Inoltre abbiamo lanciato un programma di introduzione delle tecnologie, e abbiamo voluto aspettare che ci fossero i soldi. E i finanziamenti ci sono. Non sono soldi 'Cirinopomicinici', per così dire, di quelli che entrano in un giorno ed escono l'altro e non si trovano mai. E noi non vogliamo, in questi tre anni di programma, coprire tutto; copriamo tutte le quindicimila scuole ma non certamente tutte le classi di ogni scuola. Tuttavia, già ci sono tremila cinquecento scuole collegate in rete per loro iniziativa. Noi siamo sicuri che alla fine del triennio gli strumenti saranno in possesso di tutte le classi, ed io spero che le imprese capiscano che devono diminuire i costi grazie a questa forte immissione di domanda.

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    Domanda 6
    Quali problemi dovranno affrontare gli insegnanti?

    Risposta
    Molti giornalisti scrivono che gli insegnanti sono dei cretini, sono degli ignoranti e così via. Questo non è vero più di quanto non lo sia per tante altre professioni; io conosco dei medici che fanno un grave danno alla salute pubblica, ma ne conosco anche di capaci, conosco degli avvocati che perdono le cause, ingegneri che progettano edifici che crollano. Certo, gli insegnanti sono pagati male e sono amareggiati, non sono stati abituati ad aggiornarsi costantemente; però io sono convinto che questa 'iniezione' di tecnologia eserciterà una funzione molto importante anche per quanto riguarda la professionalità degli insegnanti. Mi è sufficiente, comunque, che in ogni scuola ci sia un piccolo drappello di persone che si muovano, perché un forte elemento di emulazione è dato dall'introduzione delle nuove tecnologie nella scuola, e sollecita la domanda studentesca. Ho avuto la proposta anche in sede parlamentare che questi fondi venissero stornati nuovamente e restituiti per aumentare il numero delle classi che saranno soppresse perché inutili in questi mesi. Ho tenuto duro perché vogliamo investire nella qualità della scuola e non nella sua eccessiva diffusione sul territorio; ci sono anche zone di sofferenza, però questo è un altro problema. In ogni caso, ripeto, l'introduzione delle nuove tecnologie nella scuola italiana avrà importanza anche per quanto riguarda gli insegnanti.

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    Domanda 7
    E per quanto riguarda la riforma dei cicli scolastici?

    Risposta
    La riforma dei cicli scolastici è un obiettivo molto importante da raggiungere. Noi, sperimentalmente, dal '97 - '98 e, ad ordinamento, dal '98 - '99, cambieremo tutti i bienni della secondaria superiore, con decreto senza legge e avvieremo l'accorpamento dei trienni. Riformiamo l'attuale scuola secondaria superiore, in attesa di realizzare quello che abbiamo chiamato la scuola secondaria di sei anni nel quadro della legge di riforma dei cicli; noi ci teniamo che sia di sei anni, perché l'allungamento della secondaria introduce in essa forti elementi di flessibilità, come la possibilità di cambiare indirizzo nei primi anni a seguito di un'opera di orientamento curriculare e non - sottolineo - propagandistico. Credo che in questa prospettiva di cambiamento l'insegnante divenga l'organizzatore, l'animatore dell'intelligenza collettiva, e aggiungo che al rinnovamento della scuola occorre una cultura non testuale ma reticolare. L'apprendimento è costantemente in fieri e non è necessario gerarchizzare i programmi rigidamente come è stato fatto fino ad adesso e che si può operare il salto.

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    Domanda 8
    Cosa si intende per "classi elastiche"

    Risposta
    Le classi rigide oggi hanno fatto il loro tempo. Abbiamo scritto, nella legge sulla autonomia, che la rigidità sia del numero di studenti in classe, sia dell'orario e dei programmi non esisterà più e che le scuole organizzeranno classi elastiche: gli studenti cambieranno classe a seconda del tipo di insegnamento. L'introduzione delle tecnologie è fondamentale a questo progetto perché consente interattività con sussidi didattici, tecnologici che permettono al docente di svolgere una funzione diversa rispetto a quella tradizionalmente esercitata. Sono stato ad Amsterdam, alla riunione del Consiglio dei Ministri Europeo sulle tecnologie dell'educazione; si è discusso a lungo su questo tema, e ho colto, in paesi che sono più avanti di noi per quanto riguarda l'introduzione delle tecnologie, una preoccupazione: l'idea che attraverso questi strumenti possa sparire la figura dell'insegnante. Questa idea è profondamente sbagliata. Il rapporto tra docente e discente è un rapporto impari, e tale rimane, perché è il docente a trasmettere la conoscenza. Per sostenere questa tesi sono costretto a difendermi citando il vecchio Antonio Gramsci, il quale sosteneva che esiste un elemento di autorità nell'insegnamento che va conservato, e guai!, a perderlo. Oggi, questo elemento, attraverso l'alta forma di socializzazione che le tecnologie introducono, attenua questo elemento di autorità, conserva l'autorevolezza se l'insegnante la guadagna; tuttavia, conferisce maggiore efficacia al messaggio e all'insegnamento. Noi dovremo cercare di farlo capire agli insegnanti, e ciò non sarà facile perché ci saranno inevitabili elementi di resistenza che dipenderanno dal fatto che l'apprendimento delle tecnologie da parte dei ragazzi è molto più veloce, ed essendo veloce essi accedono a fonti di conoscenza più elevata di quella dello stesso insegnante. Si rischia di accentuare il processo di crollo del principio di autorità che oggi è dilagante nella famiglia: i figli comandano noi genitori e anche nella scuola si sta verificando ciò. C'è, però, un elemento molto positivo in tutto ciò, offerta dalla grande potenzialità del multimediale.

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    Domanda 9
    Come, dunque, si dovrebbe configurare la scuola "nuova" che Lei propone?

    Risposta
    Il problema è quello dell'equilibrio da trovare fra il momento curriculare in qualche misura definito, sia pure attraverso obiettivi e non programmi, e la capacità di andare oltre, di allargare le fonti di informazione. Il rischio è che in questa scuola non abituata alla flessibilità, assolutamente non abituata all'autogoverno e abituata ai libri di testo, ai manuali, alle interrogazioni, operazioni come quelle di una interconnessione continua e di una socializzazione curriculare e non soltanto dopo-scolastica, possono risultare difficili da accettare. Oggi qualcuno è entusiasta del fatto che si apprenda attraverso forme di socializzazione extra-scolastiche, che i ragazzi abbiano del tempo più lungo a scuola per organizzarsi una parte della giornata scolastica come vogliono loro. Io credo molto a queste forme di educazione alla responsabilità e anche di "sfogo", che è estremamente importante per i ragazzi. Noi dobbiamo dare importanza a questo aspetto e alla possibilità di sfruttamento delle tecnologie per la loro sostanza innovativa non soltanto come neutro strumento, ma proprio per la novità del linguaggio e di tutto l'apparato di opportunità che offrono: per gli elementi di socializzazione curriculare, cioè di apprendimento 'insieme', di interlocuzione continua. Internet è anche uno strumento importante contro la dispersione scolastica, contro la caduta dei meno capaci, contro gli elementi di emarginazione che dentro la scuola sono fortissimi per quelli che non hanno l'ausilio della famiglia acculturata, di una base culturale di fondo e del reddito necessario per poter accedere a queste nuove tecnologie. Io sono convinto che questa impostazione sia quella giusta, e per questa ragione si richiedono sussidi didattici adeguati, e bisogna che si producano questi sussidi didattici. Non si può arrivare in ritardo nella produzione dei contenuti dei sussidi didattici, non si può dare agli studenti soltanto la macchina. Quindi, abbiamo bisogno anche di cultura, di produzione scientifica. E questo aspetto non lo può curare il Ministero, come scriveva qualcuno, che si voleva che io scrivessi i manuali di testo. La cultura la devono produrre i liberi pensatori e i competenti di ogni materia. Anche in questo caso ci saranno le adozioni: saranno le scuole ad adottare il testo A invece del testo B, perché a quel professore piace più un testo e non un altro. Come abbiamo scritto nello Statuto, in questo caso gli studenti avranno voce in capitolo nella scelta del testo. Io ho cambiato libri di testo come professore perché gli studenti mi hanno detto: "Professore, noi non ci capiamo niente in quel libro, perché ce lo fa studiare?". Per concludere, noi vogliamo disegnare una scuola molto elastica. L'ambizione è molto elevata, non so se ce la faremo: è la scuola in grado di fare la concorrenza alle agenzie educative che stanno fuori di essa, che oggi sono preminenti, e che sono, prevalentemente, le televisioni. Anzi, con il moltiplicarsi delle possibilità comunicative - la comunicazione non avverrà più soltanto via etere -, si aprono prospettive di un rapporto interattivo tra la scuola, gli strumenti di comunicazione di massa e media molto migliori del passato. Prima c'era il monopolio dell'elettrodomestico via etere, la baby sitter dominante nelle case: la televisione. Questa è la concorrenza grave, e la famiglia è impotente nei confronti di questo elettrodomestico. La scuola può fare concorrenza. Noi siamo intenzionati, con questa operazione, ad aprire una spirale di iniziative che elevi il tasso di concorrenzialità e questo sarà possibile se la cultura italiana produrrà sussidi didattici multimediali forti, dentro la cultura dei video game, dentro la cultura di un rapporto attivo e partecipato. Naturalmente, noi vogliamo un tavolo, una tastiera a due piazze nella scuola: una per digitare, l'altra per leggere il libro, o per scrivere il compito. Si può anche scrivere con la tastiera, ma scrivere. Un altro elemento è quello di evitare che tutto questo faccia sparire dalla cultura, dalla scuola, dalle forme di appren

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