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    Sherry Turkle

    Boston -29/4/1999
    Il computer-linguaggio discrimina le donne
  • L’interesse delle donne nei confronti del computer e direttamente proporzionale allo sviluppo di un linguaggio informatico vicino alla loro cultura (1) .
  • In molti casi le nuove tecnologie hanno già cominciato ad integrarsi con il corpo umano (2) .
  • La tecnologia dell'informazione ha spinto molte persone a riavvicinarsi alla spiritualità (3) .
  • In vista del Giubileo la religione cattolica sta di sperimentando nuove forme di comunicazione legate elle nuove tecnologie (4) .
  • L'informazione è una risorsa preziosa alla quale tutti hanno diritto di accesso. Escludere una parte della popolazione dall'utilizzo delle nuove tecnologie crea una forte discriminazione (5) .
  • L'idea di Dio non viene influenzata dalla presenza del World Wide Web (6) .
  • Si sta sviluppando una nuova morale in rapporto alla struttura delle relazioni umane sulla Rete (7) .
  • È estremamente importante studiare l'aspetto emotivo dell'intelligenza artificiale (8) .
  • Sempre più individui concepiscono se stessi come macchine biologiche (9) .
  • Internet costituisce un meccanismo di liberazione dal potere ma anche di diffusione della sorveglianza del potere (10) .
  • Il concetto di identità si sta modificando attraverso l'utilizzo della telematica (11) .
  • Il computer sta mutando radicalmente la percezione di sé e la sfera affettiva di ogni individuo (12) .
  • I MUD (Multi-User Dimensions o Multi-User Domains) sono luoghi virtuali in Rete in cui chi vi accedere può scegliere di interpretare un ruolo secondo le proprie preferenze (13)
  • I programmi di psicoterapia computerizzata non hanno un valore terapeutico in sé ma possono aiutare il paziente-utente a dar voce ai propri problemi. Rimane comunque necessario il rapporto diretto con lo psicoterapeuta (14) .
  • Le relazioni sessuali on-line possono diventare un modo per esplorare nuovi aspetti della propria sessualità (15) .
  • Il computer è stato considerato per molto tempo un'estensione della sfera cognitiva. Oggi è diventato un'estensione della sfera emotiva (16) .
  • Le reazioni emotive provate dai partecipanti di un MUD nei confronti di uno stupro avvenuto in un ambiente virtuale rivela l'intensità dei loro sentimenti nei confronti dei personaggi che hanno creato (17) .
  • Bisogna accostarsi alla propria vita virtuale come a una sorta di esame rivelatore che aiuti a capire che cosa realmente si vuole essere nella vita reale (18) .
  • La vita digitale induce l'uomo a percepire la sua vita reale in tutti quegli aspetti in cui differisce da quella virtuale rivalutando così la dimensione biologica e le forme di vita che sono propriamente umane (19) .
  • Scrittrici come Donna Haraway e Susan Stone hanno contribuito ad approfondire temi quali l'identità sessuale in Rete e il rapporto tra donne e nuove tecnologie (20) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Spesso si sente dire che le donne incontrano maggiori difficoltà a lavorare con i computer rispetto agli uomini. Può farci un'analisi del rapporto fra donne e nuove tecnologie?

    Risposta
    Per molti anni negli Stati Uniti si è parlato della computer-fobia delle donne. Ma non appena è nata America On Line e si è diffuso Internet, le mamme hanno cominciato a mandare messaggi e-mail ai loro figli nei college e la computer-fobia femminile è scomparsa. Madri, nonne, fidanzate si sono collegate alla Rete per poter comunicare. Non credo che il problema stia nella paura delle donne di usare il computer, ma semplicemente nel fatto che sono mancati programmi sufficientemente interessanti per loro. Voglio dire che in fondo, quando è cominciata la cultura del computer, si è trattato fin dall'inizio di una cultura e di macchinari elaborati dagli uomini per gli uomini, dagli ingegneri per gli ingegneri. Il primo computer su cui ho lavorato, uno dei vecchi IBM, mandava un messaggio in cui si chiedeva se l'utente voleva annullare ("abort") il programma in uso, cioè letteralmente finirlo o ucciderlo. Evidentemente questo non è un linguaggio familiare per le donne che non capivano perché venissero utilizzate parole violente come aborto, uccisione, fine e non ne vedevano la necessità. Perciò era per loro naturale rifiutare il tutto e spegnere il computer. Poi però, man mano che le donne hanno iniziato a partecipare al lavoro di programmazione, credo si sia notato un graduale mutamento nel linguaggio dell'informatica e un aumento assolutamente rilevante del numero delle donne che desiderano far parte di questo mondo. Perciò sono abbastanza ottimista in riguardo al rapporto fra donne e tecnologia. Internet significa comunicazione, collaborazione e gruppi di interscambio, e queste sono cose che interessano alle donne, che le stimolano ad affrontare la sfida della tecnologia.

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    Domanda 2
    È possibile che un computer diventi parte del corpo umano?

    Risposta
    Ci sono molti modi in cui un computer è già diventato parte del nostro corpo. Si pensi ai pacemaker, agli apparecchi impiantati nei malati del morbo di Parkinson, o ai microprocessori che aiutano i diabetici a regolare la produzione di insulina. Attualmente si fa uso dell'informatica e dell'ingegneria elettronica per estendere variamente il nostro controllo sul corpo, tanto che l'idea di impiegare il computer come protesi non è più fantascienza ma realtà quotidiana. Credo che il prossimo passo, il più difficile, sarà di passare dal computer come protesi al computer come cyborg (ciber-organo), quando noi e il computer saremo davvero una cosa sola. Al MIT, dove lavoro, c'è già un gruppo di ricercatori i quali stanno cercando di sviluppare il concetto di computer-cyborg indossando letteralmente il computer. Ad esempio, portano occhiali le cui lenti sono costituite da schermi elettronici; hanno in una tasca un minicomputer, e nell'altra una tastiera, in modo da poter accedere al Web mentre camminano per strada. Cercano insomma di creare un ambiente corporeo totalmente agganciato all'elemento informatico. In un certo senso è una cosa che fa paura, ma molti pensano che questo rappresenti il futuro. Ci "rivestiremo" di informatica per monitorare le nostre condizioni di salute, oppure per accedere alle informazioni che ci servono in qualsiasi momento, oppure ancora per trasferire informazioni ad altre persone. Le applicazioni a cui penso soprattutto sono quelle relative alla creazione di un ambiente di informatica personale grazie al quale ognuno è in grado di proiettarsi fisicamente in uno spazio cibernetico. Già se ne vedono esempi, come nel caso della cosiddetta tecnologia palm pilot, ossia delle micro agende elettroniche. Con questa tecnologia, che è attualmente disponibile, basta un clic per trasferire dati a un'altra persona, la quale può rispondere nella stessa maniera. In questo modo si scambiano nomi e indirizzi, si comunicano orari e programmi. L'uso della tecnologia di informatica personale, come il palm pilot, già consente di prolungare la persona nell'informazione e nello spazio. L'esperimento di rivestirsi di computer non è che un ulteriore passo in avanti nel quadro di una estetica di questo genere. Ovviamente i vantaggi sono numerosi, ma al contempo si prova un senso di repulsione quando si introducono innovazioni come queste. Molte persone rifiutano queste tecnologie, vogliono conservare il proprio corpo com'è, senza accrescerlo, senza cyborg, costituito soltanto dalla sua fisicità. Ci sono molte cose nuove che avvengono oggi nel mondo dei computer e la gente le accetta e le rifiuta allo stesso tempo. Ad esempio la posta elettronica all'inizio venne salutata come uno strumento fantastico che permette di comunicare istantaneamente con tutto il mondo. Oggi, però, ci si trova a tal punto invischiati nel flusso di messaggi elettronici che viene istintivo spegnere il PC. Si può diventare schiavi dell'e-mail e desiderare di non usarla più perché c'è troppa comunicazione. E vedo sempre più diffondersi, nelle persone che mi circondano, questo tipo di repulsione. La gente non vuole più passare 5, 6 o 7 ore al giorno rispondendo ai messaggi di posta elettronica. E si tratta per lo più di esperti in media digitali, una specie di "élite digitale", che in numero sempre maggiore spengono l'e-mail, non rispondono ai messaggi, non ne scrivono di nuovi. A mio avviso, molte delle cose che, come l'e-mail, consideriamo elementi di progresso, e alle quali tendiamo nell'uso del computer, finiranno per non funzionare più. In tanti aspetti del mondo del computer, proprio perché è ancora soltanto agli inizi, si comincia col dire: "Ma è magnifico! Datemi l'e-mail, datemi Internet, voglio navigare, voglio essere in contatto con tutti." Poi, alla fine, ci si rende conto che tutto questo sistema di comunicazione non funziona: "Oggi è una magnifica giornata, e io non sto combinando nulla, non sto realmente parlando con nessuno, me ne sto seduto a scrivere posta elettronica per 5 ore." E ci si ferma. P

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    Domanda 3
    Quale sarà l'impatto delle nuove forme di comunicazione sulla vita quotidiana, ad esempio quella religiosa, specialmente per quel che concerne Internet? Cosa è cambiato e cosa è rimasto immutato?

    Risposta
    Penso che la tecnologia dell'informazione nella civiltà del computer abbia ricondotto molti di noi a domandarsi cos'è che rende speciale un essere umano. E si è scoperto che la risposta è molto semplice: si tratta delle emozioni, della sensualità e della spiritualità. È questo che ci rende fondamentalmente diversi dalle macchine. Per quanto le macchine diventino sempre più intelligenti, è la vita emotiva, sensuale e spirituale a essere inscindibilmente legata alla natura umana che è fatta di fisicità, di mortalità e di emozioni. In vari modi la tecnologia dell'informazione ha alimentato nelle persone il senso dell'elemento spirituale e l'interesse per la spiritualità. La religione in quanto connessa alla spiritualità viene coinvolta in questo nuovo interesse. Nel suo aspetto organizzato, la religione può trovare in Internet lo strumento per lo scambio di idee fra gruppi religiosi, per la propaganda e per il contatto con la gente. La religione organizzata può sfruttare Internet per comunicare il suo messaggio e raccogliere seguaci; ma è la religione nel suo complesso, proprio perché partecipa della vita spirituale della gente, a registrare una sorta di rinascita in quanto parte della civiltà del computer. Io lo definisco un "effetto paradossale": più si dispone di informazione, più si privilegia il lato spirituale. L'uomo è un essere complicato. Proprio mentre lo si investe massicciamente di cultura dell'informazione, lui tende sempre più a ritrovare la propria peculiarità nella cultura della spiritualità. Per quanto riguarda invece le singole credenze religiose mi è più difficile rispondere. Quello che so è che la gente è più interessata alla spiritualità. E so che membri di gruppi religiosi si incontrano su Internet e qui possono apprendere molte cose nuove, ad esempio sul Cattolicesimo nel mondo, o sull'Ebraismo. "Cosa significa essere ebrei in Islanda? O in Africa?" Sono informazioni cui in precedenza era difficile accedere in prima persona; adesso è perfettamente possibile. Credo perciò che la vita religiosa, la vita sociale delle comunità, sia in espansione; c'è più informazione, più comprensione.

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    Domanda 4
    La religione cattolica ha deciso di sperimentare nuove vie di comunicazione, come i CD-ROM di Padre Pio o del Papa e i siti ufficiali Internet. Il Giubileo che significato ha in questo contesto?

    Risposta
    Credo che la religione cattolica, come tutte le religioni, abbia interesse a presentare il proprio messaggio soprattutto ai giovani, e perciò a disporre di un sito Web ricco di informazioni, e con la possibilità per tutti di scambiare idee, sensazioni ed esperienze; questo è certamente un buon sistema per arrivare ai giovani. Immagino che si tratti di un esperimento, che si voglia vedere se e come funziona. Ci sono due cose che Internet può fare per la religione. Può distribuire informazione, ma anche far comunicare fra loro i cattolici di tutto il mondo che vogliono condividere esperienze e riflessioni. Perciò, quel che ritengo importante per Internet e per altre tecnologie dell'informazione è che non si limitano a trasmettere notizie, ma consentono alla gente di partecipare a un dialogo comunitario. Internet non si basa su un messaggio irradiato dal centro, ma su persone di tutto il mondo che si incontrano e rendono pubblici i propri pensieri e sentimenti. Per esempio, uno dei fenomeni più rilevanti in questo momento, forse il più importante a proposito del rapporto fra tecnologia e identità, è la creazione di pagine Web personali da parte degli utenti, che si collegano, aprono un proprio sito, vi inseriscono fotografie scannerizzate, e cominciano a pubblicare le loro poesie, la loro musica, la loro arte. Tutto è offerto in visione a milioni e milioni di altri utenti. Non c'è soltanto la ricezione di un messaggio da un'emittente centrale, ma la possibilità per tanta gente in tutto il mondo di fungere da editori di se stessi. Questo naturalmente può assumere dimensioni pericolose, come nel recente caso di certi giovani, o addirittura bambini statunitensi, decisamente squilibrati, le cui pagine Web non parlavano che di odio e distruzione. Non tutto quello che viene pubblicato sulla Rete è buono, ma bisogna sperare che, prendendo il fenomeno nel suo complesso, la gente vorrà esprimere ciò che ha di buono e di creativo. Comunque che si sia o no cattolici, che si celebri o no il Giubileo a Roma, credo che ci sia comunque qualcosa nell'anno 2000 che attira l'attenzione. Pochi giorni fa ero a Parigi: sulla Torre Eiffel hanno installato un conto alla rovescia fino al capodanno del 2000. C'è qualcosa di sorprendente, di elettrizzante nel vedere quello schermo, e così credo che l'anno 2000 sia forse venuto a significare per tutti noi che è tempo di accettare in pieno le tecnologie che caratterizzeranno il XXI secolo, fra le quali quelle della comunicazione avranno un ruolo da protagonista.

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    Domanda 5
    Crede che l'uso di nuove tecnologie si tradurrà in discriminazioni significative tra gli utenti?

    Risposta
    A mio parere la religione è solo uno di quei casi in cui coloro che non hanno accesso alla tecnologia dell'informazione restano tagliati fuori dagli spazi in cui viene offerta ormai la maggior parte delle informazioni. Quanti non hanno accesso alla Rete, o non hanno dimestichezza nel reperire dati su Internet, avranno meno informazioni di quanti si muovono invece con grande facilità in questo medium. La religione è un esempio di questo genere. Un altro è la ricerca di impiego, un altro ancora l'informazione medica. In tutti questi campi, se non si è sul Web o non si ha qualcuno disposto a navigare per proprio conto, è chiaro che si disporrà di una quantità minore di informazioni rispetto agli altri. E dato che l'informazione è in un certo senso potere, si subisce una discriminazione. La salute è in particolare un argomento che spinge sempre più persone a collegarsi a Internet per informarsi sulle loro malattie, sulle loro condizioni fisiche e su problemi di cui persino il loro dottore potrebbe non saperne abbastanza. Un numero crescente di medici affermano che i pazienti si presentano con in mano pagine Web che parlano dei malanni di cui soffrono, ricche di informazioni sulle varie terapie che sono state tentate, sulle operazioni chirurgiche effettuate, e sui protocolli sperimentali attualmente allo studio. I malati sono sempre più consapevoli quando vanno dal dottore per una visita e, anche in questo caso, chi non accede a Internet sarà vittima di discriminazione. D'altro canto è vero che su Internet c'è una gran quantità di informazioni errate, e qui sta un altro problema. Solo perché una notizia è presente su Internet, non significa che sia vera. Credo che la formazione inerente l'informatica e l'uso dei computer si occuperà sempre più di come arrivare a valutare correttamente il valore delle informazioni disponibili, appunto perché non tutte sono uguali ed alcune sono false.

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    Domanda 6
    La Rete ucciderà Dio?

    Risposta
    Non vedo alcuna ragione per cui Dio dovrebbe risentire in un modo o nell'altro dell'esistenza del World Wide Web. Se c'è un Dio, probabilmente sta osservando questi sviluppi con sorpresa e buonumore. Se invece un Dio non c'è?non si pone il problema. Ma io credo che Dio, se esiste - e io spero di sì, - stia seguendo questi nuovi esperimenti nel campo dell'informazione e sia curioso di vedere cosa ne faremo.

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    Domanda 7
    È possibile inventare una nuova morale che sia consona alla struttura della vita sulla Rete?

    Risposta
    Credo che la vita sulla Rete o sullo schermo sollevi molte gravi questioni morali. Ad esempio, quando si è in Rete si può fingere di essere un'altra persona. Gli uomini possono presentarsi come donne, e le donne come uomini. Ho studiato questo fenomeno e lo trovo interessante. Ma pone anche dei problemi, in quanto così si ingannano gli altri. Una volta ho studiato il caso di un uomo che pensava di avere una relazione on-line con una donna il cui nome era "Fabulous Hot Babe", o qualcosa del genere, e credeva fosse una splendida ragazza. Venne fuori che si trattava di un vecchio ottantenne ricoverato in un ospedale di Miami. Quell'uomo era stato ingannato. Era immorale tutto questo? O era solo un gioco? A mio avviso, visto che la gente si sente ferita a causa di storie che contengono una forte componente di inganno, saremo forse portati a considerarle sempre più storie di trasgressione, e non solo fatti divertenti. Ecco dunque un esempio che mostra come ci sia un'etica che riguarda il nostro comportamento in Rete, e ritengo che tenderemo a sviluppare un codice morale che regoli la nostra vita di cittadini online. Al momento non c'è un senso condiviso di come ci si debba comportare, né un accordo generale su ciò che sia lecito aspettarsi. Ma credo che la situazione cambierà.

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    Domanda 8
    Lei sta lavorando a un nuovo libro. Ce ne può parlare?

    Risposta
    Mi sto occupando dell'aspetto emotivo dell'intelligenza artificiale. Per molti anni, a proposito di intelligenza artificiale e computer intelligenti, ci si è posta la domanda se in fondo fossero davvero intelligenti?" Ora stiamo creando oggetti computerizzati come il pupazzo Furby, giocattoli in grado di dialogare e giocare con gli esseri umani. Che siano davvero intelligenti o no, i bambini ci giocano ed entrano in rapporto con loro. A loro non interessa se sono veramente intelligenti, li abbracciano e si aspettano affetto da loro. Quel che sto cercando di analizzare è il modo in cui una persona si trasforma quando, per così dire, si innamora del proprio computer, quando gli oggetti non influenzano soltanto il pensiero, ma anche i sentimenti. Al MIT, per esempio, c'è un gruppo di studio che si chiama "Computeristica affettiva, Computeristica emotiva", che produce computer in grado di simulare un sentimento nei confronti dell'utente, e un interesse per i suoi sentimenti. Il legame che si instaura fra una persona e una macchina quando quest'ultima si mostra sensibile alla vita emotiva della persona, è molto forte. Mi sembra estremamente interessante comprendere l'impatto che questo fenomeno avrà sulla società. In questo momento scrivo, faccio ricerca e preparo i capitoli che riguardano i bambini e gli oggetti computerizzati da cui credono di ricevere affetto. Dieci anni fa, quando intervistai alcuni ragazzini a proposito dei computer giocattolo e dei giochi al computer, domandai loro se quei giocattoli erano vivi. Mi risposero all'incirca così: "No, il giocattolo non è vivo perché non lo sa." Si trattava dunque di un problema cognitivo. Oppure dicevano: "È vivo perché 'imbroglia' ". Qualunque cosa pensassero, riguardava la sfera cognitiva. Oggi, invece, i bambini dicono: "Il Furby? Non ha le braccia e invece dovrebbe avercele perché magari mi vuole abbracciare." In altre parole, vedono il computer come una fonte potenziale di cure e di affetto. Oppure dicono: "Il Furby è vivo perché gli voglio bene." È una risposta molto diversa da quelle che ricevevo in passato quando si parlava di oggetti computerizzati. E così oggi i bambini giocano con questi oggetti, sono indotti a credere che i computer siano cose da cui potrebbero ricevere affetto e a cui potrebbero darlo, che hanno bisogno delle loro cure e che potrebbero prendersi cura di loro. È un mondo interamente nuovo, ed estremamente interessante. Si stanno inventando macchine che, se la poltrona su cui si è seduti è dotata di sensori, sono in grado di capire se si è calmi o nervosi. E potremo comunicare con i nostri simili in base a queste informazioni. Come reagiremo quando ci renderemo conto che il nostro computer ci conosce così bene? Come ci sentiremo quando, dopo esserci seduti a scrivere, a lavorare al nostro libro, il computer ci apostrofa dicendo: "Cara, lo so che vuoi scrivere questo capitolo, ma adesso sei troppo tesa, non riuscirai a fare un buon lavoro. Siccome in passato, ogni volta che eri nervosa non riuscivi a scrivere bene, fa' qualcos'altro di più semplice, per esempio scrivi un po' di posta elettronica". Come reagiremo quando i nostri computer si rapporteranno a noi a questo livello? Lo vogliamo? In che modo questo cambierà le nostre idee su noi stessi e sul nostro rapporto col mondo circostante? Ecco ciò di cui mi interesso al momento.

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    Domanda 9
    A chi bisogna credere: al computer o a se stessi?

    Risposta
    Esatto, questo è il problema. Inoltre, oggi ci sono tante cose nel mondo che inducono le persone a considerarsi come macchine. E non solo i computer. Anche l'assunzione di stupefacenti, o di psicofarmaci. Per esempio, prendere il Prozac sapendo che quella pillola ti fa sentire te stesso più che se non la prendessi, vuol dire ricorrere a una medicina che ti rende consapevole di essere una macchina biochimica. Ci sono sempre più individui che concepiscono se stessi come macchine. Credo che questo sia un fenomeno importante e interessante, che merita di essere studiato. È vero che, in un certo senso, gli uomini hanno sempre pensato di essere macchine. Ogni generazione ha elaborato un suo modello per pensare alla persona umana come a una sorta di macchina. Ma mai in passato la gente ha avuto esperienze così concrete ed evidenti di quanto noi siamo effettivamente macchine. Questo cambierà il nostro modo di rapportarci al resto del mondo delle macchine create dall'uomo.

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    Domanda 10
    Lei ha studiato Foucault, secondo il quale l'uomo è prigioniero del potere. Crede che Internet possa liberare l'umanità?

    Risposta
    Molti studiosi di Foucault sono entusiasti delle possibilità offerte da Internet, per il modo in cui la Rete distribuisce il potere. Una volta che il potere non è centralizzato bensì controllato da ciascuno di noi, le prospettive di libertà sembrano, in un certo senso, più ampie. D'altro canto però Internet è anche un meccanismo di diffusione della sorveglianza, tanto quanto lo è di liberazione dal potere. Sicché credo che ancora sia da pronunciare il verdetto sul rapporto tra libertà e sorveglianza proprio di questa tecnologia. C'è infatti un bellissimo brano di Foucault, in cui il filosofo parla dello psichiatra e del suo paziente, e dice che il momento in cui il potere dello sguardo psichiatrico diventa più efficace è quando ciascun individuo lo interiorizza e guarda a se stesso in quel modo. Lo stesso succede con Internet; se cominciamo a sentirci sempre esposti al rischio di essere spiati, visto che è facilissimo essere spiati quando si è on-line, non penso che guarderemo ancora per molto a Internet come a una tecnologia di liberazione. Di Internet si è parlato appunto in questi termini ma oggi si comincia a comprendere che costituisce al contempo una potente tecnologia di sorveglianza.

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    Domanda 11
    Nel suo libro La vita sullo schermo lei parla di una nuova identità molteplice e decentralizzata. La gente che si incontra on-line porta una maschera. Come sta cambiando il concetto di identità nell'era dei computer?

    Risposta
    Noi utilizziamo la tecnologia del nostro tempo per dare forma a un'immagine di noi stessi. Ad esempio, il fatto che sul computer ci sono tante finestre e che ci si è abituati all'idea di spostarsi fra le diverse finestre sullo schermo, può essere interpretato come una metafora della visione del sé in quanto molteplice, senza un centro, e della possibilità di fare clic e visionare a rotazione i differenti aspetti della propria personalità. Quando si va online, quando si accede a un servizio in Rete, spesso si assumono vari titoli o nomi con cui ci si identifica. Così in una conversazione in Rete, una chat, ci si chiama "Il Ragazzo Armani", in un altra "Il Motociclista", in un altra ancora si usa il proprio nome. Quando scegliamo un determinato nome, compiamo il primo passo verso la creazione di un'identità grazie alla quale potremo esplorare diversi aspetti di noi stessi. Non è vero, dunque, che in Rete si sviluppino identità molteplici o disturbi della personalità; piuttosto ci si accorge di poter attraversare le varie componenti della propria natura e credo che in questo modo si arrivi ad apprezzare meglio il fatto che dentro a ognuno di noi c'è una molteplicità di componenti. Siamo stati abituati a concepire l'identità come una specie di unità: io sono "uno". Oggi si guarda all'identità come a una realtà molto più fluida, che risulta dall'insieme dei tanti sé che coesistono all'interno dell'"uno". Perciò credo che il nostro concetto di identità stia davvero cambiando man mano che approfondiamo la conoscenza di noi stessi mediante questo nuovo mezzo di comunicazione.

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    Domanda 12
    Potrebbe tracciare a grandi linee la storia dell'impatto del computer sulla nostra vita?

    Risposta
    Ciò di cui mi occupo in particolare non è la strumentazione computeristica. Il computer che lavora per noi, il word-processor, il foglio elettronico, tutto questo è importante ma si tratta di strumentazione. L'oggetto dei miei studi è invece il computer nella dimensione soggettiva, non quello che agisce per noi, bensì quello che agisce su di noi, sul nostro modo di concepire noi stessi, sul nostro rapporto con gli altri. In questo senso credo che il computer abbia notevolmente influenzato il modo in cui oggi si cresce e si matura. Ad esempio quando i bambini guardano il computer, vi trovano una natura in certo modo vivente. Oggi giocano con questi piccoli Furby, giocattolini e giochi elettronici, e cominciano a pensare alla vita in termini in cui esiste la vita biologica e poi esiste la vita dei Furby, cioè un tipo di vita proprio dei computer. Così iniziano ad animare il mondo delle macchine e a concepire se stessi non più come gli unici esseri intelligenti del pianeta. In altre parole il computer sta in qualche modo mutando radicalmente il nostro senso dell'unicità, della peculiarità, di ciò che vuol dire essere un individuo. Tradizionalmente i bambini, negli anni della crescita, concepivano ciò che rende speciale l'essere umano in contrapposizione a ciò che pensavano dei loro immediati vicini, vale a dire gli animali domestici, i cagnolini e i gatti. Ciò che distingueva gli uomini era la ragione e perciò anche i bambini possedevano una sorta di nozione aristotelica dell'unicità dell'uomo in quanto animale razionale. Oggi i vicini più prossimi dei bambini sono i computer e gli uomini appaiono speciali perché provano emozioni. Si passa dalla particolarità di essere animali razionali a quella di essere macchine con una sfera emotiva. Mi pare che attualmente ci troviamo a questo punto e la nuova importanza assunta dai sentimenti e dalla spiritualità dell'uomo dimostra che stiamo cercando di capire cos'è che ci rende speciali in un mondo di macchine intelligenti. Questo è, a mio avviso, un profondo effetto del computer sul modo in cui concepiamo noi stessi.

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    Domanda 13
    Può descrivere il ruolo dei MUD nelle relazioni on-line?

    Risposta
    I MUD rappresentano un fenomeno davvero straordinario. La sigla MUD sta per "Multi-User Dungeon" . È un mondo in cui migliaia di persone sparse per il mondo, negli Stati Uniti, in Italia, in Francia o in Inghilterra, chiedono di accedere a un computer che a sua volta potrebbe trovarsi in qualunque zona del mondo (molti sono in Svezia), e quando ci sono arrivate creano un personaggio o diversi personaggi, e si incaricano di recitarne la parte. Ne possono scegliere il sesso, l'aspetto fisico e la personalità, e lo animano nell'interazione con tutti gli altri personaggi. Per molti, calarsi nei panni di questi personaggi, significa sperimentare un aspetto della propria personalità rimasto fino ad allora inesplorato o che si aveva paura di esplorare. Se poi riflettono sulle esperienze fatte nei MUD, possono davvero imparare molte cose su se stessi. A questo proposito vorrei fare un esempio: c'è un uomo, il cui caso ho studiato per parecchi anni, che gioca nei MUD. Nella vita "reale" è molto timido, schivo e ha una gran paura di imporsi in quanto ha sempre considerato gli uomini che vogliono imporsi dei prepotenti. Le donne che si impongono, invece, le giudica forti, determinate e per così dire progredite. Sul MUD ha inventato una serie di personaggi che chiama "tipi alla Katharine Hepburn", perché pur non chiamandosi "Katharine Hepburn" possiedono tutte la sua spavalderia, la sua sicurezza e la sua concretezza. Per anni l'uomo ha praticato l'affermazione di sé online recitando la parte di questi personaggi femminili. Quando lo intervistai, mi spiegò che quella pratica lo aveva messo in condizioni di infondere un certo grado di positività al resto della sua vita. È un perfetto esempio di come sia possibile praticare o sperimentare modi di essere all'interno dei MUD, i quali vengono poi trasferiti nell'altra parte della vita. Molto spesso penso all'impatto delle esperienze online attraverso gli occhi dello psicologo Ericsson, il quale ha parlato dell'adolescenza come di un periodo di sospensione. Secondo Ericsson, tra i 10 e i 20 anni gli individui hanno bisogno di una specie di momento di pausa, una sospensione che dia loro la libertà di fare esperimenti. Questa pausa, questa sospensione, non concerne pertanto l'azione, ma le conseguenze dell'azione. È una sorta di spazio libero, di gioco, dove fare prove, innamorarsi e disamorarsi, abbracciare idee e ripudiarle. Io credo che la vita in Rete oggi stia diventando uno dei luoghi dove si può esperire questa sospensione, dove si è liberi di tentare esperimenti sostanzialmente senza conseguenze. Anche questo, a mio avviso, è un importante effetto soggettivo dell'esperienza online.

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    Domanda 14
    Nel suo libro c'è un capitolo intitolato "Depression 2.0". Cosa pensa della psicanalisi online?

    Risposta
    Sono 20 anni che studio la psicoterapia computerizzata. Si tratta di una terapia in cui un programma di computer cerca di dialogare con il paziente, ascoltare i suoi problemi, dargli consigli. Non sono programmi realmente validi. "Depression 2.0" non offre una comprensione profonda della personalità del paziente, è solo un programma. Ho scoperto, d'altro canto, che c'è stata una notevole trasformazione nell'atteggiamento delle persone di fronte all'idea di parlare a una macchina. Venti o quindici anni fa, o anche solo dieci anni fa, si diceva, e giustamente: "Perché mai dovrei parlare dei miei problemi a un computer? Come posso parlare della competizione infantile tra fratelli a una macchina che non ha mai avuto una madre? Come potrebbe mai capirmi una macchina?" Ora, studiando la reazione dei pazienti a "Depression 2.0", ho notato che essi hanno un atteggiamento diverso. Essi dicono: "Proviamo. Se mi è utile, perché non tentare." In altre parole gli individui sono disposti a giudicare le macchine dall'interfaccia, come sono solita dire, ossia sono pronti a sedersi di fronte a una macchina che sanno perfettamente non essere in grado di capire il senso profondo delle cose e a conversare con essa. Sicché questi programmi sono per me interessanti non in quanto terapeuticamente validi, ma perché indicano fino a che punto siamo disposti a dialogare, a interagire con la tecnologia. È come se questi programmi ci preparassero ai programmi che verranno, i quali saranno realmente in grado di parlarci con intelligenza. C'è stato dunque un cambiamento straordinario. Non credo comunque che questi programmi abbiano valore terapeutico. Per molti essi rappresentano un mezzo per dar voce ai propri sentimenti all'interno di uno spazio in cui non si viene giudicati, appunto perché questi programmi non danno giudizi sull'utente e anzi non sanno neanche chi egli sia. Per questo vedo i benefìci di questi prodotti nel fatto di costituire una sorta di diario interattivo, piuttosto che un vero e proprio elemento terapeutico. C'è poi un'altra realtà a cui si allude a volte quando si parla di psicoterapia online, ossia quella dello psicoterapeuta che si allaccia a Internet; uno psicoterapeuta in carne e ossa che tiene sedute psichiatriche in Rete. L'utente digita i suoi problemi, e il terapeuta risponde. Qui siamo di fronte a qualcosa di molto diverso dai programmi che dialogano con l'utente, perché c'è un essere umano, e questo cambia completamente la situazione. A mio avviso, perché il potere di trasferimento insito in un rapporto reale fra due persone funzioni, è senza dubbio preferibile che i due si trovino nel medesimo luogo, faccia a faccia. Naturalmente è possibile servirsi di una specie di rapido consulto, condividere con altre persone informazioni relative ai loro problemi, spiegare loro la natura della depressione e le possibili cause. Ma credo che per far funzionare davvero la terapia, ci sia bisogno del profondo legame fra due persone che si instaura pienamente nel rapporto faccia a faccia. Il problema che si presenta con tutte le possibilità che il computer ci offre è che siamo tentati di utilizzarle tutte prima di aver realmente stabilito quali di esse offrano un vantaggio rispetto ai sistemi tradizionali. Solo perché una cosa viene fatta al computer non significa che rappresenti un progresso. Direi perciò che personalmente sono abbastanza conservatrice quando si parla di psicoterapia e insisto che è necessario il rapporto diretto.

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    Domanda 15
    Passiamo ora ad analizzare i problemi di fondo inerenti l'identità sessuale. È possibile che la tecnologia e la macchina fungano da protesi centralizzata per l'essere umano?

    Risposta
    Alcune persone quando si collegano alla Rete e assumono una nuova identità spesso scelgono un personaggio di sesso opposto alla loro realtà biologica. Molti uomini si presentano online come donne e molte donne si presentano come uomini. In questo caso credo che si tratti in sostanza del desiderio di scoprire come ci si sente a essere dell'altro sesso, di esplorare aspetti della propria sessualità che hanno a che fare con l'appartenenza all'altro sesso o soltanto di vivere un flirt dalla sponda opposta. Penso che per molti questo atteggiamento può essere interessante e può persino diventare una forma di presa di coscienza. Per esempio, molte delle mie studentesse si collegano alla Rete con un nome maschile, e scoprono di non trovare nessuno pronto ad aiutarle come quando compaiono come donne. Se invece compaiono come donne viene offerto loro molto più aiuto, anche in ambienti tecnici come il MIT, dove ci si aspetta da loro una certa competenza. Tanti uomini si presentano online come donne, trovano persone che flirtano con loro e si ripropongono continuamente. Sperimentando questa identità acquisiscono una coscienza diversa e allora dicono: "Beh, ho sempre preso in giro la mia fidanzata quando si lamentava degli sguardi insistenti, dei fischi degli uomini, perché pensavo potesse prenderli semplicemente come complimenti, ma adesso che sono io l'oggetto degli approcci comprendo quanto siano fastidiosi e persino umilianti e per nulla divertenti." Anche in questo caso può esserci una sorta di presa di coscienza di un problema. A questo livello, perciò, credo che cambiare sesso online possa essere molto interessante e anche molto istruttivo. Poi ci sono persone che si presentano in Rete con la propria identità sessuale o con quella opposta, e fanno vere e proprie esperienze sessuali online, nel senso che inviano a un'altra persona descrizioni di sensazioni e gesti di natura sessuale e a volte si masturbano mentre scambiano questi testi con un'altra persona. Abbiamo così due esseri umani che simulano un'attività sessuale scrivendo e inviando messaggi. È quindi una specie di corrispondenza erotica in tempo reale. Ciò che appare davvero straordinario è la profondità del coinvolgimento emotivo che si raggiunge nel fruire di uno scambio che sotto un certo punto di vista ha la struttura semplice di una corrispondenza erotica e sensuale. Credo che le esperienze di sessualità online stiano a indicare quanto siamo emotivamente vulnerabili nei confronti di un'altra persona. Ai primi tempi di Internet molti di quanti si lanciarono in questo tipo di relazioni facevano continuamente sesso online, e poi scoprirono che le persone con cui erano in contatto si innamoravano di loro, provavano per loro sentimenti profondi, erano davvero confuse ed eccitate per via di quel rapporto. Oggi credo che il sesso e le relazioni online vengano presi molto più seriamente, perché ci si è resi conto che non si ha a che fare con un computer ma con un altro indifeso essere umano.

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    Domanda 16
    Perciò la tecnologia e la macchina diventano una protesi sessuale?

    Risposta
    Molti parlano della realtà virtuale del futuro, quando si vestiranno apparecchi corporei e si sentirà effettivamente che qualcuno da grande distanza ci sta toccando grazie a sensori disposti in modo tale da far percepire realmente la pressione della mano di un'altra persona, anche se questa si trova a 5,000 chilometri di distanza. Per il momento si tratta ancora di fantascienza e non sappiamo se ci arriveremo e se vorremo arrivarci. Quel che è sicuro è che stiamo scoprendo l'energia erotica insita nel digitare messaggi per una persona che sappiamo essere presente in tempo reale, che esprime sensazioni di natura sessuale e sta avendo un'esperienza sessuale con noi. La cosa davvero straordinaria del ciber-sesso, così com'è oggi, è che la macchina o Internet diventano una specie di prolungamento del corpo nell'atto di accostarsi ad altre persone e di comunicare eroticamente con loro. Credo che questa esperienza del computer come estensione della nostra vita erotica sia veramente sorprendente, se pensiamo che per tanti anni si è considerato il computer un'estensione della sfera cognitiva. Era la macchina "pensante" o che aiutava a pensare. Oggi è diventata la macchina che aiuta a sentire, a provare emozioni e ad accrescere la consapevolezza sessuale.

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    Domanda 17
    Che significato ha lo stupro nel MUD?

    Risposta
    Il senso di uno stupro all'interno del MUD è molto complesso, a cominciare dall'opportunità o meno di chiamare stupro qualcosa che accade nella realtà virtuale. Nell'esempio più famoso di stupro in un MUD, un giocatore, cioè una persona che si era connessa al sistema, riuscì a controllare gli altri giocatori del MUD, ridusse in suo potere i relativi personaggi e li trasformò in bambole vudu. Li costrinse a fare cose oscene gli uni con gli altri, nonostante il fatto che le persone che stavano dietro ai personaggi di solito non facessero nulla e restassero a guardare orripilati. È come se io avessi un personaggio, lei un altro, e questi due personaggi si comportassero oscenamente l'uno con l'altro, completamente slegati dal nostro controllo, mentre c'è una terza persona a manipolarli. Ciascuno di noi si sentirebbe profondamente violato e umiliato, come se fossimo noi a fare e dire quelle oscenità al cospetto di tutti gli altri giocatori del MUD. Ora, cos'è che rende così insopportabile quello stupro? Perché in fondo, si potrebbe dire: "Guardate che sono soltanto parole. Perché allora non vi disconnettete? Perché non fate cadere la linea? Perché vi preoccupate tanto?" La risposta è che probabilmente io e lei abbiamo passato anni a sviluppare questi personaggi, a costruirli, a farli entrare in una complessa rete di relazioni con gli altri personaggi e gli altri giocatori del MUD, perciò in un certo senso i nostri personaggi sono stati uccisi, non possiamo più usarli se sono diventati stupratori osceni e pervertiti. Il fatto che i giocatori dei MUD percepiscono simili oltraggi come qualcosa di simile a uno stupro la dice lunga sull'intensità dei loro sentimenti nei confronti dei personaggi che hanno creato. Questo è lo stupro nel MUD. In fin dei conti non è che un testo digitato, ma per le persone significa molto di più.

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    Domanda 18
    È possibile che il mondo virtuale finisca per far perdere all'individuo il contatto con la realtà?

    Risposta
    Non c'è dubbio che per certe persone la vita sullo schermo è molto più soddisfacente del resto della vita. Queste persone sono sempre più coinvolte, travolte, irretite dalle vite da loro create sullo schermo. Non si tratta della maggioranza ma di alcuni individui che, in effetti, nel resto della loro vita sono infelici. Credo tuttavia che se ci si accosta alla propria vita sullo schermo in uno spirito di auto-esame, quel che può avvenire è che quanti si ritrovano sempre più attratti dagli eventi della realtà virtuale dovrebbero chiedersi: "Cosa mi dice la vita sullo schermo a proposito di ciò che manca nel resto della mia esistenza? Di che cosa sento la mancanza? Cosa vorrei avere nella mia vita, quali persone, quali esperienze? E perché sono così coinvolto in ciò che accade online?" Sono convinta che se ci si rapporta alla propria vita cibernetica con questo spirito, si può davvero imparare molto sulla propria natura e, si spera, applicare il senso di alcune di queste lezioni al resto della propria esistenza. Perciò direi che quando ci si smarrisce all'interno dello spazio virtuale, ciò è dovuto a qualcosa di cui si ha una terribile paura, o che provoca una profonda insoddisfazione nella vita reale. Bisognerebbe usare quel che si fa sullo schermo come una specie di test di Rohrschach, ossia come un esame rivelatore che aiuti a capire che cosa realmente si vuole essere nella propria vita.

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    Domanda 19
    Lei ha anche parlato di algoritmi genetici. In che modo queste creature artificiali che vivono sullo schermo del computer possono influenzare il nostro concetto di vita naturale?

    Risposta
    Proprio nel modo in cui i bambini guardano ai Furby. Non so se in Italia esistono i Furby. Si tratta di piccoli animali digitali. Questi animaletti domestici e tutti gli altri tipi di bambolotti interattivi si stanno diffondendo in tutto il mondo. I bambini guardano questi animaletti e deducono che esiste un modo umano di essere vivi e poi esiste un modo Furby. Alla stessa maniera esistono oggi programmi che vivono nei computer, si riproducono e creano la loro stessa intelligenza interagendo con il mondo reale. Si è formata così una specie digitale di vita che ci induce a percepire la nostra vita in tutti quegli aspetti in cui differisce da quella virtuale. Penso perciò che quel che accadrà in relazione alla vita sullo schermo, alla vita su computer e a forme digitali di vita, è che la gente comincerà a rivalutare la dimensione biologica, sensuale e tutte le forme di vita che sono propriamente nostre. Probabilmente cominceremo a distinguere la vita digitale da quella non digitale, e daremo grande valore al nostro tipo di vita per quel che ha di assolutamente speciale e unico. Una volta intervistai una donna, che mi disse: "Il pensiero simulato può essere ancora pensiero ma l'amore simulato non è mai amore. E così le idee simulate possono restare idee ma i sentimenti simulati non sono affatto sentimenti". In altre parole, si possono simulare molte cose ma, in vario modo, le persone hanno una reazione romantica quando le vedono sullo schermo del computer e pensano più profondamente all'unicità dell'essere umano.

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    Domanda 20
    Cosa pensa di scrittrici come Donna Haraway e Susan Stone?

    Risposta
    Sono donne che esplorano, in maniera diversa ma in entrambi i casi assai rilevante, il mondo dell'estetica tecnologica. Probabilmente Donna Haraway ha approfondito più di ogni altro la nozione del ciber-organo. Lei sa di che si tratta? Sa cos'è questa nuova mostruosa categoria che fa piazza pulita di tutti i punti fermi nel momento in cui diventiamo tutt'uno con le nostre macchine? Quando i confini tra uomini e cose si dissolvono completamente? Donna Haraway ha aumentato la nostra capacità di pensare a questa realtà e di concettualizzarla probabilmente più di chiunque altro. Ha anche fatto qualcosa di molto importante per il femminismo, che in passato ha sempre rifiutato l'idea di macchina e ha identificato la donna con una specie di Madre Terra, di modo che le donne e il femminismo si sono poste in antitesi a tutto quanto fosse tecnologico. Donna Haraway ha davvero dato inizio a una nuova forma di coscienza femminista, che accoglie la tecnologia e mostra un modo di essere femminista senza per questo dover rifiutare la tecnologia. Penso che il suo sia un contributo estremamente valido e importante perché non c'è alcun motivo per cui il femminismo non debba accettare la tecnologia. Susan Stone è un'altra scrittrice interessantissima che ha personalmente e fisicamente sperimentato il passaggio da un sesso all'altro. È infatti una transessuale, prima era un uomo e adesso è una donna. Scrivendo in base a questa fortissima esperienza è in grado di scandagliare in profondità la dimensione del cambio di identità sessuale online con un taglio del tutto personale. Credo perciò che il suo contributo più importante riguardi l'analisi dell'identità sessuale in Rete e di ciò che questa significhi. Un'analisi fondata appunto sull'intensa esperienza da lei vissuta con il cambiamento di sesso a livello fisico. A volte penso che quando si parla del cambio di sesso online e dell'esperienza di un'identità, maschile o femminile, che non è la propria, in effetti si dimenticano tutti quegli aspetti dell'essere donna, ad esempio, legati a caratteristiche fisiche ben precise. A mio parere, c'è bisogno di voci come quella di Sandy Stone, per ricordarci quanta parte della nostra identità sessuale sia collegata al corpo e non sia soltanto un fatto virtuale.

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