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    Giampaolo Sodano

    Milano - SMAU, 21/09/1995
    La RAI e le nuove frontiere del multimediale
  • Sul Web di Internet c'è un sito della Sacis e della RAI International chiamato Planet Italy (1) ,
  • contenete informazioni culturali e commerciali sul made in Italy (2) ,
  • una forma di servizio aggiuntivo agli utenti italiani all'estero (3) .
  • Planet Italy permetterà di connettere i vari settori produttivi della RAI (4) .
  • Mentre il divario tra l'industria italiana e le grandi multinazionali nel campo del software è incolmabile, nel software abbiamo buone probabilità di competere grazie alla creatività (5) .
  • Per imporsi nel mercato multimediale sarà necessario per la Rai trovare dei partner internazionali in Europa (6)
  • e di non limitarsi esclusivamente alla produzione di talk show e varietà destinati all'utente italiano (7) (8) .
  • Per riempire le bande di trasmissione sempre più larghe che ci offrono le nuove tecnologie sarà necessario creare accentramenti produttivi in ambito europeo (9) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Da alcuni giorni su Internet è apparsa una nuova pagina, un nuovo sito della Sacis e della Rai International che si chiama Planet Italy. Ha il sapore di qualcosa di strategico e non di occasionale. Di che cosa si tratta?

    Risposta
    Si tratta di utilizzare una rete di comunicazione, e cioè Internet, collocandovi un sito dove inserire tutte le informazioni che sono disponibili sul made in Italy: dai beni culturali ai prodotti di largo consumo, passando per l'editoria, la televisione, lo sport, le vicende religiose, i riti, le feste...

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    Domanda 2
    Quindi c'è un aspetto di servizio, legato naturalmente alla natura di servizio pubblico della Rai. Ci sarà anche un aspetto commerciale?

    Risposta
    Ci sarà un aspetto commerciale. Su questa piazza virtuale si affacceranno, come in tutte le piazze delle città italiane, istituzioni e shopping; sarà un luogo di incontro e quindi di commercio. Ed i negozi saranno affittati, dati in gestione alle aziende italiane - grandi, medie e piccole - che fabbricano un prodotto che abbia la marca della creatività italiana.

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    Domanda 3
    Gli apparati televisivi, anche se di natura pubblica, per sopravvivere ed autofinanziarsi, devono entrare sul mercato. C'è la prospettiva che qualcosa del genere possa accadere anche per la Rai? A livello mondiale, ma anche in Italia, si stanno sviluppando delle reti telematiche come Video On Line: c'è una prospettiva di questo genere anche per quanto riguarda la Rai?

    Risposta
    Io penso di sì. La vocazione di questa iniziativa Rai è innanzitutto di servizio - un servizio aggiuntivo non per i suoi tradizionali utenti, che sono i cittadini italiani, ma per i cittadini italiani all'estero, per esempio, per le comunità italiane nei vari paesi del mondo, e per tutti quegli utenti stranieri che hanno desiderio e interesse di conoscere l'Italia. Ma ciò non toglie che essa possa e debba costituire una occasione di business.

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    Domanda 4
    La Rai è un apparato multimediale, produce televisione, radio, dischi, prodotti a stampa e videocassette. Eppure la sua struttura appare monomediale, come se ci fossero tanti compartimenti stagni, senza sinergie fra i diversi media. Questa iniziativa, in fondo, prefigura già, una sinergia fra mezzi diversi. Che cosa ne pensa a questo proposito?

    Risposta
    Io penso che Planet Italy vada nella direzione da lei indicata, che sia cioè un'occasione, sfruttando appunto le nuove reti di comunicazione, per connettere i vari settori dell'azienda e i prodotti da loro curati. Per la cultura manageriale della Rai è un qualcosa di nuovo, che cerchiamo di affrontare con l'umiltà necessaria, sapendo che abbiamo accumulato un certo ritardo proprio per i difetti della nostra formazione, cioè della formazione di chi si è occupato prevalentemente, se non esclusivamente, di prodotto audiovisivo.

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    Domanda 5
    Se guardiamo agli avvenimenti di questi ultimi tempi ci accorgiamo con una certa tristezza che l'Italia, e forse addirittura l'Europa, è fuori del mercato dell'hardware dei computer, ed è fuori dal mercato del software. Che prospettive ci sono oggi, a fronte di queste cocenti delusioni, nel campo della multimedialità e dell'informatica?

    Risposta
    Io sono convinto che la competizione sull'hardware delle nuove tecnologie sia una partita persa. Siamo rimasti indietro, e il distacco che si è creato fra noi e le grandi aziende multinazionali che hanno intrapreso questo tipo di business è tale che sarebbe fatica sprecata mettersi a fare la rincorsa. Non credo che le aziende italiane di questo settore siano in grado di offrire un prodotto competitivo. Altro ragionamento è quello del software. Il software punta sulla creatività. E da questo punto di vista, credo che noi siamo in grado di costruire un prodotto fortemente competitivo. L'unica cosa che dobbiamo comprendere è che bisogna concentrare le risorse sulla fabbricazione di questo tipo di prodotto. Credo che per gli italiani il problema non sia quello di costruire autostrade elettroniche, ma quello di fabbricare cattedrali elettroniche.

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    Domanda 6
    Nel passaggio da una produzione monomediale ad una produzione multimediale, al di là degli aspetti legati alla creatività e alla progettazione, esistono problemi di modelli produttivi, di organizzazione del lavoro, di profili professionali, di uso delle tecnologie. E' tutto questo che deve cambiare all'interno di un apparato, non basta semplicemente la volontà di investire su nuovi mercati. Ma come si fa con una azienda che intanto tutti i giorni deve marciare per la sua strada tradizionale?

    Risposta
    V'è intanto la necessità di ristrutturare l'azienda in funzione di nuove missioni. La Rai ha al suo interno tutte le risorse manageriali e professionali per farlo. Si tratta solo di assicurargli un governo di lungo periodo che possa elaborare un progetto forte per questi nuovi orizzonti. Credo che un passaggio essenziale per poter cogliere gli obbiettivi di una presenza sui mercati internazionali sia quello di fare delle alleanze: quello che è accaduto qualche mese fa negli Stati Uniti con l'ultima concentrazione Time Warner-Turner dimostra anche ai più sordi, a quelli che non vogliono capire o che fanno finta di non capire, che oggi il livello della competizione in questo settore strategico che è la comunicazione non può essere affrontato da piccole aziende, da aziende che hanno una dimensione nazionale. Insomma, bisogna fare uno sforzo per realizzare un impegno che porti ad alleanze fra aziende dello stesso settore. Per noi l'ambito territoriale e politico in cui questo è possibile è l'Europa, perché solo in Europa vi è una forte tradizione di aziende pubbliche televisive.

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    Domanda 7
    Sulla scorta di quanto lei dice, non le sembra allora un po' velleitaria l'idea che si possa costituire un nuovo polo televisivo a partire, dai talk show, dalle notizie, dal varietà, cioè da quella televisione che non ha una utilità ripetuta, che si consuma e basta. In fondo un apparato televisivo è fatto di un grande magazzino, è fatto di film, di fiction, è fatto di cultura. Non è un po' misero e un po' arretrato questo discorso sulle prospettive della televisione italiana se relazionato allo sviluppo mondiale?

    Risposta
    Io penso proprio di sì. Penso che se la Rai scegliesse come unica politica quella del broadcaster nazionale rapidamente sarebbe messa fuori dal mercato. Mi auguro che il vertice dell'azienda, ma soprattutto il legislatore italiano comprenda che, essendosi spostata in modo così evidente la competizione nel mondo, per quanto riguarda il prodotto televisivo e il prodotto audiovisivo continuare a ragionare in termini nazionali, o addirittura federali o locali o localistici, sarebbe un errore gravissimo, perché metterebbe, non la Rai, ma l'Italia fuori e ai margini di un processo di sviluppo che ha investito tutto il mondo. Il fatto che una grande azienda concessionaria di pubblico servizio quale è la Rai si occupi dell'utente italiano e della sua funzione di industria nazionale è assolutamente giusto e legittimo e deve essere fatto. Ma credo che, si debba preoccupare nello stesso tempo di proiettare sul mercato internazionale qualcosa di diverso, ovviamente, dal varietà o dal talk show, che non sono sufficienti a rappresentare tutte le capacità imprenditoriali dell'audiovisivo italiano.

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    Domanda 8
    Insomma, il rischio è che il "Tele-sogno" diventi un tele incubo?

    Risposta
    Il "Tele-sogno" può essere una iniziativa di due professionisti, come sembra sia, intelligenti, capaci, creativi. Ma il prodotto che questi uomini della televisione fanno è un prodotto destinato all'utente italiano, e soltanto ad essi. Se tutta la televisione italiana fosse solo questa sarebbe povera cosa. Io penso che le capacità e le potenzialità siano ben maggiori di queste; il che non vuol dire negare le ragioni di chi ritiene che vi sia la necessità di una pluralità di soggetti, anche dal punto di vista politico, culturale, ideologico, perché non vi è dubbio che molti sono i valori, molti sono i soggetti e gli aspetti della realtà italiana da rappresentare. Ma fare solo questo sarebbe assolutamente negativo.

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    Domanda 9
    Un'ultima domanda. Se paragoniamo le potenzialità di sviluppo di quella che tecnicamente si chiama ampiezza di banda per l'uso di canali televisivi e telematici con le potenzialità di sviluppo delle aziende produttrici di programmi televisivi, italiane ed europee, ci accorgiamo di avere dei grandi buchi neri: migliaia e migliaia di ore di televisione da coprire. Chi le coprirà e che cosa bisognerebbe fare per avere ancora un ruolo in questo mondo?

    Risposta
    Come dicevo prima, c'è già qualcuno che già si preoccupa di coprire i buchi. Le concentrazioni delle grandi aziende americane rispondono, innanzitutto a questo bisogno. Qualsiasi analista, qualsiasi operatore di marketing, sa bene che il moltiplicarsi delle reti di comunicazione, l'estendersi dei segnali, il diffondersi delle reti satellitari, ha aumentato enormemente la domanda di prodotto. Cosa risponde il capitalismo americano ad un mercato che gli chiede più prodotto? Risponde concentrando le risorse, per fabbricare un prodotto che non necessariamente deve avere le caratteristiche di un prodotto costruito per se stessi da vendere poi agli altri, ma di un prodotto progettato direttamente per gli altri. Cosa possiamo fare noi? Io considero assolutamente fuorviante tutto il dibattito culturale e politico che c'è in Italia sull'antitrust, nei modi e nelle forme con cui si sta conducendo. Il problema non è quello di preoccuparsi esclusivamente della concentrazione delle imprese sul territorio nazionale. Perché, al tempo stesso, ci si deve preoccupare anche di favorire le concentrazioni in ambito europeo, per creare appunto delle realtà industriali in grado di fornire un prodotto competitivo. Il prodotto americano è spesso un prodotto di alta qualità. Ma è un prodotto che contiene, comunque e sempre, valori che sono espressioni di quella cultura e di quella storia. Valori che rappresentano più il "come" della condizione umana che il suo "perché". Credo quindi che la cultura europea possa e debba fabbricare un prodotto che abbia lo stesso standard di qualità, ma valori diversi. E questa è cosa che riguarda non solo chi la televisione la fa, ma anche e soprattutto gli utenti.

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