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    Francesco Siliato

    Milano, 28-11-1996
    Dieci anni di Auditel
    head> MediaMente: "Dieci anni di Auditel" Francesco Siliato

    Milano, 28-11-1996

    "Dieci anni di Auditel"

    SOMMARIO

  • In dieci anni di attività dell'Auditel i programmi più visti sono sempre risultati le partite di calcio e il Festival di Sanremo (1) (2) .
  • Per ogni tipo di programma, che sia un film o uno sceneggiato o uno spettacolo di varietà o di sport, esiste una classifica dei più visti (3) .
  • I risultati delle indagini Auditel sono relativi a ciò che gli Italiani realmente guardano; in altre indagini condotte per intervista i risultati possono essere diversi perché relativi a quello che gli Italiani vorrebbero guardare (4) .
  • Il consumo televisivo sta diminuendo ed è destinato a diminuire ancora nel corso degli anni (5) .
  • La TV a pagamento assorbirà parte dell'utenza della TV generalista affermando l'esistenza di élite culturali che hanno anche maggiori possibilità economiche (6) .
  • La Tv tradizionale dovrà essere capace di reinventare i suoi programmi senza cercare di fare concorrenza alla Pay Tv: offrirà comunque programmi diversi (7) .
  • La TV digitale non deve essere necessariamente a pagamento; se, al contrario, fosse gratuita potrebbe essere un mezzo di diffusione non solo della tecnologia digitale in sé ma anche della sua conoscenza da parte degli utenti (8) .
  • La TV sul Web sarà una TV diversa da quella tradizionale e dovrà offrire servizi che non si possono trovare sulla Tv tradizionale (9) .
  • L'apertura della rete al grande pubblico non la renderà necessariamente simile al mezzo televisivo: essa ospiterà contemporaneamente gli utenti interessati solo all'intrattenimento e quelli dediti alla ricerca di notizie di vario genere (10) .
  • L'intrattenimento, comunque, è sempre stato presente sulla rete, sin dalla sua nascita (11) .
  • I nuovi media comportano il rischio di un controllo sugli utenti; questo è evidente nel caso del telelavoro o di servizi interattivi offerti dalla rete (12) .
  • Anche l'Auditel esercita una sorta di controllo sul pubblico in quanto registra i suoi gusti e sceglie a quali programmi "vendere" l'ascolto dei telespettatori (13) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Quali sono i programmi televisivi che hanno avuto maggior successo negli ultimi dieci anni?

    Risposta
    Auditel esiste da dieci anni, e quindi si può fare una classifica del decennale; la classifica del decennale vede il calcio dominare, in assoluto, su tutti gli altri programmi televisivi. Poi, nel calcio, le partite della nazionale, e fra le partite della nazionale quelle, ovviamente, legate ai mondiali o alle qualificazioni per i mondiali. In testa, il programma più visto in assoluto in questi dieci anni trasmesso dalla televisione è stata Italia-Argentina, la partita del 3 luglio del '90. Il calcio fa da padrone; in realtà non è un programma televisivo, tuttavia fa parte di quei media-event, di quegli eventi che i media riportano che hanno la capacità di aggregare il grande pubblico. Nei primi trenta programmi abbiamo una stragrande maggioranza di partite di calcio; poi, alcune puntate del Festival di Sanremo ed una puntata di uno sceneggiato famosissimo che tutti ricorderete: "La piovra".

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    Domanda 2
    Per quanto riguarda le percentuali?

    Risposta
    Ripartendo tutti i programmi che anno per anno, in questi dieci anni, sono stati nella classifica dei primi quindici, abbiamo il calcio che continua a dominare: di questi 150 programmi che sono stati nella top 15 dal 1987 al 1996 (altre le vediamo nascere il 7 dicembre dell'86) il 43% sono sport (il calcio, appunto: le partite sia della nazionale sia delle finali di coppa del Napoli, del Milan, della Juventus). Poi, il 20%, più che una tipologia è un singolo programma, un singolo evento che è rappresentato dal Festival di Sanremo, l'unico programma ad essere presente tutti gli anni nella top 15. Un 13% è di varietà ed è soprattutto "Fantastico" e "Scommettiamo che"; più recentemente, negli ultimi due anni, "Carramba". I film sono al 13% e gli sceneggiati al 7%, tra cui ricordiamo "La piovra", "Mino" e "Il maresciallo Rocca" che è il più recente.

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    Domanda 3
    Si può fare un discorso per tipologie?

    Risposta
    Precisiamo meglio il discorso dei programmi sui singoli generi di programma: per quanto riguarda il calcio, abbiamo visto, c'è la partita Italia-Argentina del campionato mondiale del '90; per i programmi musicali in genere c'è, ovviamente, il festival di Sanremo: per lo sceneggiato, spicca "La piovra", e, più esattamente, la sesta puntata de "La piovra 4" che andava in onda nell'89; per il varietà c'è "Fantastico 7", esattamente quello del 6 gennaio dell'87 che di solito è una delle puntate più viste del varietà del sabato sera, perché è quella in cui si distribuiscono i milioni della lotteria di capodanno. Il film più visto è "Il nome della rosa", tratto dal romanzo di Umberto Eco, con Sean Connery. Il programma di intrattenimento più visto è un indimenticabile "Portobello" condotto da Enzo Tortora, del 20 febbraio 1987. Il programma giornalistico più visto, esclusi i telegiornali, è una puntata de "Il fatto" di Enzo Biagi del '95. Il telefilm più visto, (c'è un solo telefilm, un solo titolo con 2-3 puntate) ed è "I segreti di Twin Peaks", un telefilm trasmesso da Canale 5 nel '91 che ha avuto un grande successo ed è l'unico fra i telefilm entrato in classifica. Come rubrica sportiva c'è "90° Minuto", e come programma di satira c'è uno show di Beppe Grillo. Poi, invece, come programma di satira breve c'è "Striscia la notizia" in classifica. Fra i telegiornali ci sono due curiosità: per quanto riguarda l'edizione regolare abbiamo il TG1 della sera del 7 febbraio '87, cioè quella legata al Festival di Sanremo, ovvero, l'attesa per la serata del Festival di Sanremo; considerando, invece, tutte le edizioni, abbiamo sempre un TG1, ma delle 23.00, ed è un TG collocato fra il primo ed il secondo tempo della partita di calcio Italia-Bulgaria. Molte di queste trasmissioni giornalistiche, come, per esempio, "Il fatto" di Enzo Biagi, hanno le loro punte maggiori di ascolto proprio quando sono collegate, pur non andando in onda tutti i giorni, al Festival di Sanremo o ad una partita della nazionale; quindi, vengono trainati da questi grandi eventi pur avendo, poi, normalmente un'audience maggiore. Questa è una caratteristica dell'evento media: somma al pubblico tradizionale e normale della televisione un pubblico speciale che è quello che si collega, quello che accende il televisore apposta per seguire un evento particolare.

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    Domanda 4
    Da questi dati abbiamo visto che i programmi più visti sono soprattutto il calcio, i varietà ed alcuni sceneggiati. Eppure, da una recente indagine Demoskopea risulta che gli italiani vorrebbero vedere per il 50% programmi culturali. Come mai? C'è una discrepanza?

    Risposta
    C'è una discrepanza dovuta alla metodologia di indagine. Auditel non è un questionario, ma misura il tempo veramente speso dalle persone davanti alla televisione, non misura che cosa che cosa vorrebbero guardare. Invece, da queste indagini come quelle della Demoskopea in cui chiedono alla gente che cosa vorrebbero guardare, i risultati sono spesso contraddittori rispetto a quello che poi la gente fa sul serio. In realtà il pubblico tende, o tendiamo, di fare bella figura con l'intervistatore, per cui dire che si vuole guardare un programma culturale anziché un programma di spogliarello fa più "chic", e ci toglie da un imbarazzo nei confronti di chi ci sta intervistando. E' ovvio che si dice che si vogliono vedere i programmi culturali, ma è assolutamente falso. Se la televisione mandasse in onda programmi culturali il suo ascolto crollerebbe inevitabilmente, ed è abbastanza grave che sia stato diffuso così acriticamente questo tipo di dato senza capire e senza comunicare come mai c'era un risultato diverso; in queste ricerche, il risultato si è fatto passare come parola di veritas, senza spiegare quali sono le metodiche del pubblico e gli atteggiamenti che poi il pubblico mette in atto automaticamente.

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    Domanda 5
    Sempre secondo questa indagine pare che negli ultimi 2-3 anni ci sia una diminuzione delle ore spese davanti alla televisione.

    Risposta
    Sì, si guarda meno televisione, ma solo da parte di alcuni target, di alcune tipologie di persone. I laureati o i bambini stanno guardando meno televisione adesso di quanto non facessero 5-6 anni fa; quindi, si sta assistendo ad una diminuzione del tempo televisivo da parte di alcuni target più evoluti, le classi socioeconomiche più ricche e coloro che possiedono un livello di istruzione più elevato. E' un processo che probabilmente continuerà su queste classi di reddito e su questi livelli di istruzione, e continuerà proprio per l'introduzione anche dei nuovi media, delle nuove tecnologie di cui con MediaMente si occupa.

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    Domanda 6
    Adesso si parla molto del lancio del satellite Hotbird 2, del fatto che ci sarà una nuova offerta di canali che aumenteranno. Una gran parte del calcio verrà offerta tramite Pay TV. Come cambierà il panorama della televisione?

    Risposta
    In generale, l'idea dell'offerta di calcio e, comunque, l'esistenza delle televisioni a pagamento diminuirà l'audience delle televisioni generaliste; quindi, si verificherà una diversa distribuzione del pubblico all'interno dei diversi mezzi. La televisione generalista, apparentemente gratuita, pagata dalla pubblicità, sarà seguita da classi sociali di livello più basso che non da coloro che potranno permettersi la televisione a pagamento. E', forse, la fine della democrazia televisiva. Il pubblico si comincia a separare per élite, per target o anche per nicchie socio-professionali o di interessi culturali. Bisogna aggiungere che questo processo non è automatico, ma occorre che ci sia una maturità economica ed una disponibilità di risorse tali da rendere possibile questo fenomeno, questa migrazione di target devoluti dalla televisione generalista alla televisione a pagamento. In qualche modo, la televisione a pagamento se la deve meritare questa migrazione! Le partite della nazionale di calcio, certo, servono, ma se i ceti bassi non possiedono le risorse economiche per pagarle, è inutile che vengano offerte a pagamento! La gran parte del pubblico resterà comunque sulla televisione generalista dove guarderà un altro programma che non sia la partita di calcio; mentre, chi se lo potrà permettere passerà alla partita a pagamento.

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    Domanda 7
    Ma cosa dovrà fare la televisione generalista per non perdere il pubblico più ricco? Che cosa potrà offrire per competere con l'offerta delle Pay TV?

    Risposta
    Credo che la televisione generalista non debba competere, ma debba lasciare andar via questo pubblico come missione. Questo pubblico può essere trattenuto reinventando i format dei programmi televisivi, ovvero, cercando di renderli più qualitativamente evoluti; non facendo più cultura, perché questa scelta avrebbe, comunque, come risultato, la fuga del pubblico. Questa innovazione a cui la televisione potrebbe essere costretta dall'esistenza dei nuovi media o dalla televisione a pagamento, è la scommessa che la televisione deve giocare in questi anni, senza rinchiudersi, né inseguendo l'inseguibile.

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    Domanda 8
    Quando, invece, si parla di televisione digitale, di canali digitali, si finisce sempre per parlare di Pay TV. Ma non è sempre così?

    Risposta
    Non è sempre così, né è giusto che sia così; c'è una rete televisiva sperimentale negli Stati Uniti che ha avuto la licenza proprio quest'estate, dove la televisione è digitale ed è gratuita ed è ad alta definizione. Questa è una posizione ideologica: legare il digitale al pagamento è un tentativo di convincere il pubblico a pagare per seguire dei programmi televisivi; non c'è nessuna connessione logico-economica che spinge il digitale ad essere necessariamente a pagamento; anzi, probabilmente gli enti pubblici come la RAI dovrebbero essere stimolati a fare il digitale gratuito, a trasformare la loro TV generalista in televisione digitale anche attraverso la trasmissione degli stessi programmi. Poi, va da sé che l'applicazione di una tecnologia come quella digitale probabilmente comporterà ed introdurrà delle variabili nell'interazione fra pubblico e programma, che si svilupperanno autonomamente; tanto più è interessante la televisione digitale, quanto più è gratuita, accessibile a tutti. Consentirà un'alfabetizzazione di massa verso i nuovi media che altrimenti resterà parte convenuta solo fra quel pubblico di colti e di ricchi che potranno permetterselo, e si verificherebbe, in tal caso, una separazione forte all'interno della popolazione fra alfabetizzati ed analfabeti del digitale. A mio avviso ciò sarebbe grave non tanto per la televisione, ma per il sistema del paese; il paese deve andare avanti il più possibile, e il digitale deve essere anche gratuito e l'alfabetizzazione di massa.

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    Domanda 9
    Passiamo alla Web TV. Che cosa pensa della Web TV? E più genericamente, dei tentativi di riportare schemi e aspetti del linguaggio televisivo su Web?

    Risposta
    La Web Television è una cosa sensata e sostanzialmente quasi inevitabile, nel senso che gli accordi tra Microsoft, Digital Television e l'esistenza stessa e lo sviluppo della televisione digitale faranno sì che quest'ultima sarà veicolata anche attraverso il computer su segnali che possono essere satellitari o di cavo a fibre ottiche. Quindi, è inevitabile: ci sarà la televisione su Web. All'inizio sarà una televisione uguale a quella che si vede oggi sugli schermi dei televisori e non sui monitor dei computer; in seguito cambierà, perché non c'è motivo di guardare la televisione pagando una telefonata se quella stessa televisione si vede gratuitamente accendendo il televisore. Quindi, dovrà essere per forza una cosa diversa oppure dovrà offrire la possibilità di guardare quei canali televisivi a cui non posso arrivare neanche con le parabole via satellite; dovrà essere un'offerta di televisione per cui l'utente da Milano potrà guardare la televisione locale di Siracusa.

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    Domanda 10
    Pensa che l'apertura della rete al grande pubblico comporterà lo sviluppo di un tipo di approccio che è quello di rendere la rete sempre più simile allo schermo televisivo ed il browser ad un telecomando?

    Risposta
    Direi, assolutamente, di no. La rete resta la rete, anche se ci sarà dentro la televisione. Diventa solo sempre più grande; quindi, alla fine, si verificherà una separazione per cui ci sarà con Intranet, piuttosto che con altre procedure, una migrazione verso una zona, verso una nicchia della rete di alcuni soggetti e migrazioni verso altre nicchie di altri soggetti. La rete, quindi, sarà più grande, ci saranno quelli che si accontenteranno dell'intrattenimento perché è la motivazione che li spinge al collegamento, e ci saranno quelli che continueranno a cercare di collegarsi con siti per motivi di studio, per cercare l'ultimo libro, per costruirsi una bibliografia per la tesi di laurea. Esiste, nella rete, la contemporaneità di presenza e sarà la sua caratteristica essenziale, o dovrà esserlo.

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    Domanda 11
    Pensa che i fruitori -mi riferisco alle grandi masse, non agli studiosi ed ai professionisti-, siano destinati a diventare pubblico da intrattenere?

    Risposta
    Una parte di questi fruitori della rete sarà da attirare attraverso l'intrattenimento sulla rete; ma questo lo è già dall'inizio. Tutti i siti di natura pornografica, sessuale o erotica che ci sono sulla rete costituiscono, sicuramente, intrattenimento, e non credo che siano documentari da studiosi. La rete è nata anche sull'intrattenimento così come la televisione a pagamento sui programmi più o meno pornografici o erotici; quindi, comunque, la componente di intrattenimento è presente sulle rete quasi sin dalle origini, subito dopo quella militare.

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    Domanda 12
    Come si può evitare che la rete diventi solo uno strumento di controllo del cittadino?

    Risposta
    Tutti i nuovi media rischiano di diventare strumento di controllo, e di questo se ne rendono conto pochi studiosi perché fingono che i controlli siano soltanto i controlli industriali; ma il controllo è anche controllo delle persone! Penso ad un libro di Beninger sulla società dell'informazione che è basato proprio su questo concetto del controllo. Il telelavoro viene presentato come la possibilità di non doversi spostare per andare a lavorare e di avere più tempo; in realtà, è una forma attraverso la quale l'impresa, cioè il datore di lavoro, controlla il lavoratore o chiunque esso sia, dal professionista alla centralinista, anche nella sua vita domestica. Quindi, dal punto di vista del controllo i nuovi media possono provocare condizioni di controllo ben maggiori dei media precedenti; si tratterà, poi, di vedere dove si troverà il punto di equilibrio all'interno di questo sistema di controllo. Il collegamento interattivo significa che tu stai partecipando a qualcosa di collettivo oppure di improntato o di preparato da qualcun altro centralmente. Questo qualcun altro, se non si è all'interno di una chat, è comunque più forte, più preparato, più alfabetizzato e più potente, per cui può arrivare ad intervenire sul tuo computer di casa; egli potrebbe, appunto, spegnerlo o scaricarvi dei file che tu non vuoi. Quindi, esiste una forma di controllo reciproca da parte del potere; come dire: sì, c'è la democrazia, per cui il voto dovrebbe rappresentare una forma di controllo del Parlamento da parte del cittadino; in realtà, come ben sappiamo, è quasi sempre il contrario! E' il Parlamento che controlla il cittadino, non viceversa.

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    Domanda 13
    Ma anche determinate analisi operate dall'Auditel, che stabiliscono in modo molto preciso i gusti dello spettatore, in fondo, anche queste, non conducono ad un rischio di questo tipo?

    Risposta
    Il controllo, in questo caso, nel mercato di Auditel, è quello di vedere quali programmi il telespettatore vede rispetto all'offerta. L'errore è quello di considerare ciò legato ai gusti del pubblico; e non si tratta dei gusti del pubblico, ma delle scelte del pubblico rispetto ad un'offerta predeterminata, precostituita, preconfezionata; non si può scegliere un programma che non è in onda. Quindi, non si tratta di selezionare i gusti del pubblico, ma di vedere, all'interno dell'offerta limitata da parte delle reti, quale programma, quale genere, quale tipologia il pubblico sta scegliendo in quel momento. Si tratta di una forma di controllo perché nasce dall'esigenza di vedere che cosa il pubblico segue per potere, poi, entrare nel mercato pubblicitario, e quindi di poter vendere questo pubblico a seconda del programma, della rete, della fascia oraria nella quale si colloca.

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