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    Giuseppe Richeri

    Firenze, 01/06/1996
    La storia dei media
  • La storia della TV via cavo inizia negli Stati Uniti alla fine degli anni '40. Da servizio nato per coprire anche le "zone d'ombra", il cavo diventa strumento per la diffusione di numerose TV locali e comunitarie, prima in Canada e poi in tutta Europa (1) .
  • Anche la storia del satellite é assai lunga: usato all'inizio solo per trasmissioni militari, diventa, poi, strumento di diffusione televisiva da un continente all'altro. Questa globalizzazione delle telecomunicazioni pose i primi problemi di "prorezionismo culturale" (2) .
  • Dalla fine del 1700 si diffonde, in Francia, una rete di telegrafi ottici, a carattere centralizzato, utilizzata per trasmissioni militari. Si diffonderà, poi, in tutta Europa anche per trasmissioni di gruppi privati (3) .
  • Il telegrafo elettrico, invece, si sviluppa inizialmente lungo le linee ferroviarie come collegamento di tutte le stazioni (4) .
  • Gli Stati adottano diversi standard: chi quello americano, chi quello inglese. La grande svolta sarà il cavo sottomarino, prima, e la trasmissione via etere poi (5) .
  • La lenta penetrazione sociale del telefono é segnata da interessanti e curiosi fatti di costume che hanno accompagnato la diffusione di questo mezzo (6) .
  • Anche il termine "telecomunicazione" ha una sua storia e una serie di questioni ad esso connesse, quali, per esempio, quella del dominio nord-americano sui mezzi di comunicazione di massa (7) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Ci può parlare di come è nata la TV via cavo?

    Risposta
    La televisione via cavo è uno strumento di trasmissione delle immagini televisive, che nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni Quaranta, quando, in alcuni paesi che per ragioni geografiche non ricevevano bene i segnali televisivi, i commercianti di elettrodomestici si accorsero che potevano far arrivare le immagini televisive delle città vicine collocando una potente antenna sulla collina o la montagna vicina a questo paese, e far discendere da quest'antenna un cavo elettrico o un cavo telefonico, che congiungeva questa antenna centrale alle case, alle abitazioni. In questo modo la televisione poteva arrivare anche nelle cosiddette zone d'ombra. Questa iniziativa cominciò a portare la televisione in molti piccoli villaggi degli Stati Uniti che prima non potevano aver televisione. E questo significò per i commercianti di elttrodomestici la possibilità di vendere televisori. Per buona parte degli anni Cinquanta, però, la televisione via cavo fu un fatto marginale, poco interessante, ed era impiegata solo nelle piccole concentrazioni urbane. Il grande boom della televisione via cavo si ha a partire dal 1957, quando negli Stati Uniti si incomincia a diffondere la televisione a colori. E la coesione cavo-televisione a colori diventa molto importante perché quest'ultima riusciva ad arrivare nelle case con una maggior qualità se si usava il cavo. Soprattutto nelle grandi città, dove c'erano alti grattacieli che facevano da schermo a molte abitazioni e quindi impedivano che le trasmissioni della televisione a colori arrivassero in modo qualitativamente accettabile. Il cavo diventa dunque uno strumento molto adatto per portare la qualità televisiva del colore nelle grandi città. Questa è anche la fase in cui il cavo entra in modo molto più diffuso nei grandi mercati televisivi americani. Una terza fase del cavo, importante, è quella in cui esso diventa un potente strumento di comunicazione sociale, al livello di quartiere, al livello di città. Questa terza fase si sviluppa in Canada, dove nella regione del Quebec, che ha una tradizione culturale e una lingua diversa dal resto del Canada - perché nel Quebec si parla il francese - nasce il desiderio di utilizzare la televisione come strumento di rivitalizzazione culturale, di riaggregazione sociale nei quartieri periferici delle grandi città, dove i rapporti sociali e la vita culturale del quartiere si stavano disgregando. In quegli anni, la televisione via etere non permetteva di avere molti canali, e la disponibilità delle frequenze via etere erano utilizzate soprattutto per i tre, quattro canali a livello nazionale; era impensabile avere delle frequenze sufficienti per far televisione locale. Il cavo diventa, quindi, l'unico strumento adatto a creare dei canali televisivi di dimensioni locali, che nel Canada incominciano ad essere dati in gestione a delle comunità di base. Nasce in Canada, con la televisione via cavo, la prima idea di televisioni comunitarie: televisioni dove le comunità locali, i gruppi culturali, i gruppi sociali di base trovano l'occasione di informare gli altri delle proprie attività, di riflettere insieme sui problemi del quartiere, sui problemi della città, e anche di produrre alcune cose di tipo culturale sulla storia locale, sulla geografia, sugli aspetti più interessanti anche dal punto di vista espressivo e artistico, legati alla capacità produttiva locale. In questa prospettiva, le comunità locali delle grandi città mettono a disposizione dei cittadini e dei gruppi di base anche le strutture per produrre. E questo avviene grazie al fatto che il processo di miniaturizzazione elettronica e di riduzione dei costi porta sul mercato dei mezzi di produzione televisiva che oggi sono largamente diffusi, ma che iniziano a essere presenti sul mercato nella seconda metà degli anni Sessanta. Questi sono i videotape, i video-registratori portatili, che permettono di decentrare la produzione televisiva, e quindi di alimentare la televisione via cavo anche a livello locale. La televisione via cavo è, insomma, utilizzata come una sorta di specchio, dove i grupp

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    Domanda 2
    Come è nato il satellite?

    Risposta
    Il primo che ebbe l'idea di poter creare una rete di comunicazione globale intorno alla terra fu Arthur Clarke, che è ancora oggi un noto scrittore di fantascienza, il quale, nel 1943 scrisse un saggio su una rivista scientifica americana, presentando l'ipotesi di utilizzare le tecnologie di guerra a disposizione in quegli anni, i V2, che erano i razzi inventati da von Braun per permettere ai Tedeschi di bombardare Londra, e la tecnica di utilizzazione delle radio frequenze per i radar. Clarke presentò, dunque, la possibilità di unire i radar e i V2 per mettere in orbita degli apparati, che sarebbero stati poi i satelliti. Questa ipotesi di Clarke, per trovare una realizzazione concreta, dovette aspettare però almeno quindici anni, perché la prima realizzazione concreta di un satellite artificiale intorno alla terra arriva solo nel 1957, quando l'Unione Sovietica riesce, con grande stupore del mondo occidentale, a mettere in orbita lo Sputnik, il primo satellite artificiale che consisteva in una sfera d'acciaio del diametro di qualche decina di centimetri; questo satellite lanciava verso la terra soltanto un segnale, simile ad un bip. I primi usi commerciali dei satelliti sono invece dovuti agli Americani, che, presi di sorpresa dall'avanzamento tecnologico dell'Unione Sovietica, investirono grandi cifre nei progetti spaziali e arrivarono, nel 1962, a mettere in orbita il primo satellite commerciale, e che permise, tra l'altro, la prima trasmissione televisiva in diretta tra Stati Uniti ed Europa. Prima non era possibile trasmettere in diretta, perché le frequenze delle trasmissioni televisive anziane non attraversavano l'Atlantico. Nel 1963 viene messo in orbita il primo satellite geostazionario, che è il tipo di satelliti più adatti per comunicare con la terra, perché ruotano intorno alla terra alla stessa velocità con cui la terra ruota intorno al proprio asse, e quindi sono virtualmente fissi su una porzione di terra. E, sulla base di questo satellite viene ipotizzato il primo grande consorzio di trasmissione via satellite mondiale: Intelsat. Intelsat è un consorzio che nasce su iniziativa degli Stati Uniti a cui partecipano, all'inizio, altri dodici paesi. Questo consorzio costruirà la prima grande rete mondiale di telecomunicazione via satellite. Con la nascita di Intelsat si incomincia a porre il problema di come usare i satelliti anche per le trasmissioni televisive. E a questo punto nascono i primi problemi, perché in ambito dell' O.N.U. ci si pone il problema di come garantire la sovranità nazionale delle trasmissioni televisive: nel momento in cui un paese può utilizzare un satellite per trasmettere segnali televisivi, questi ultimi possono invadere grandi porzioni di territori e quindi possono entrare anche nei territori di altri paesi, che sono invece gelosi della propria sovranità culturale e televisiva. Si apre, in questo senso, un grande dibattito in sede O.N.U., che porterà poi a garantire, attraverso delle regole precise, questa sovranità nazionale. Nel frattempo si apre anche un grande dibattito in un'Agenzia delle Nazioni Unite, l'U.N.E.S.C.O., sul modo in cui si possa utilizzare il satellite dal punto di vista della cultura e dell'istruzione. L'U.N.E.S.C.O. mette in forma, alla fine degli anni Sessanta, il primo grande progetto educativo che utilizza i satelliti e che troverà una prima grande sperimentazione in India, dove in duemila villaggi sarà creata una struttura educativa, alimentata da trasmissione via satellite, che permetterà di far avanzare un progetto di alfabetizzazione, forse il più importante nella storia dell'uomo.

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    Domanda 3
    Ci può parlare del telegrafo ottico.

    Risposta
    La prima grande infrastruttura di comunicazione fissa della storia dell'uomo, nell'epoca moderna, nasce nella Francia rivoluzionaria del 1793 con il telegrafo ottico. Si trattava sostanzialmente di una serie di torri, su cui erano piazzate delle antenne dotate di bracci snodati, che potevano assumere diverse posizioni e ognuna di queste posizioni assunte dalle antenne corrispondeva a dei gruppi di lettere o a delle parole intere. Su ogni torretta era piazzata una persona, che con un binocolo osservava la torretta precedente e la torretta successiva, per riuscire a captare segnali e ritrasmettere e vedere se erano stati ricevuti in modo corretto. La prima rete del telegrafo ottico fu creata tra Parigi e la frontiera fra il Belgio e la Germania, perché costituiva il luogo da cui stavano arrivando le maggiori minacce di guerra per il governo rivoluzionario. E quindi da Parigi si voleva poter comunicare rapidamente con l'esercito francese, che era situato al confine con la Germania, al fine di ricevere rapidamente le informazioni. Quindi tra Parigi e Lille e la frontiera tedesca fu creata questa serie di torrette a distanza media di undici, dodici chilometri, che consentivano di comunicare un messaggio tra Parigi e Lille nel giro di poche ore. Usufruendo di un messaggero a cavallo lo stesso messaggio avrebbe richiesto, per poter essere trasportato, circa due giorni. In seguito al successo di questo uso del telegrafo ottico, il governo di Parigi decise di collegare tutte le frontiere francesi, dalla frontiera spagnola a quella italiana, e di collegare anche i porti più importanti, per permettere all'amministrazione pubblica dello stato di comunicare rapidamente con i prefetti di ogni città. Nel momento in cui Napoleone vinse le battaglie e la guerra in Italia, creando quindi la Repubblica Cispadana, il telegrafo ottico fu adottato anche in Italia giungendo verso il 1809 a Torino e, successivamente, da Torino venne esteso fino a Mantova da una parte e Venezia dall'altra. Ciò vuol dire che anche in Italia, nella Pianura Padana, si costruiscono queste torri e si dota il sistema, diciamo, di infrastrutture adatte a trasmettere anche in Italia questi servizi rapidi. Si tratta però di servizi che nella prima fase di sviluppo del telegrafo ottico furono solo dei servizi pubblici. Soltanto negli anni Venti e Trenta del secolo scorso anche i privati iniziarono ad usare questo strumento per trasmettere notizie economico-finanziarie da una città all'altra. Ovviamente questa rete possiede una struttura centralizzata, perché tutte le reti arrivano e partono da Parigi, non ci sono collegamenti tra indipendenti, tra una città e l'altra. La cosa interessante da osservare è che questa infrastruttura diventerà la base organizzativa per il successivo telegrafo elettrico. Non solo, ma l'esistenza di questa infrastruttura pesante ritarderà lo sviluppo del telegrafo elettrico in Francia, perché il telegrafo elettrico incominciò a svilupparsi in Inghilterra e negli Stati Uniti nel 1840, mentre solo nel 1850 saranno realizzate le prime reti di telegrafo elettrico in Francia, poiché in Francia si riteneva che la propria rete ottica fosse efficiente per soddisfare le esigenze di comunicazione rapide fra una città e l'altra.

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    Domanda 4
    A questo punto dell'evoluzione tecnologica si giunge al telegrafo elettrico.

    Risposta
    Il telegrafo elettrico inizia la sua storia, abbastanza rapida, in Inghilterra, perché l'inventore del telegrafo, riesce ad abbinare lo sviluppo delle reti del telegrafo elettrico a quello delle ferrovie e quindi il telegrafo marcia rapidamente, seguendo il percorso ferroviario e collegando tutte le stazioni, perché le imprese ferroviarie hanno interesse a avere un sistema rapido, di comunicazione tra una stazione e l'altra. Due anni prima, negli Stati Uniti, Morse aveva progettato un sistema telegrafico, che risulterà in seguito il più efficace ed efficiente, ma che all'inizio non trovava un grande interesse nell'amministrazione pubblica americana. A tal punto che Morse, dopo aver bussato alla porta di alcune grandi città americane, e avendo ricevuto delle risposte negative, si trasferì in Europa, dove fece un grande viaggio attraverso l'Inghilterra, la Francia, l'Italia, la Germania, addirittura la Russia, per convincere gli amministratori, i principi, gli imperatori dell'epoca a dotarsi della propria invenzione.

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    Domanda 5
    E allora, cosa avvenne?

    Risposta
    In particolare in Italia la situazione era complessa, perché si era ancora in un'epoca precedente all'Unificazione e quindi i diversi stati adottavano sistemi in alcuni casi incompatibili. Per esempio lo Stato di Sardegna adottava lo standard inglese, mentre invece il Granducato di Toscana e successivamente gli Stati Pontifici prediligevano il telegrafo Morse. Il telegrafo quindi incominciò ad estendersi in Europa tra gli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso. La seconda tappa importante del telegrafo fu quella dell'utilizzo dei cavi per via marina, poiché nessuno aveva imparato a creare, diciamo, degli isolanti sufficienti a proteggere il cavo sottomarino mentre la questione si dimostrava relativamente più facile quando si trattava di stendere un cavo sulla superficie terrestre. Il primo cavo sottomarino venne steso nella metà degli anni Cinquanta tra l'Inghilterra e la Francia. Ma la grande scommessa fu quella di stendere un cavo telegrafico sottomarino attraverso l'Oceano. Vennero fatti numerosi tentativi e soltanto negli anni Sessanta si riuscirà, dopo, ripeto, tentativi, fallimenti, grandi cifre investite perse, solo negli anni Sessanta si riuscirà a stendere sul fondo dell'Oceano un cavo che colleghi l'Inghilterra con gli Stati Uniti. E, per la prima volta quindi, si riuscì a trasmettere alla velocità dell'elettricità informazioni tra i due grandi continenti. E da questo momento si incomincia a costruire una grande rete transoceanica e transcontinentale, che nel giro di qualche anno collegherà tutto il mondo, da una parte all'altra, e permetterà quindi alle grandi potenze di coordinare i propri possedimenti extraterritoriali. Questo è il grande momento dell'impero inglese, dei suoi possedimenti, soprattutto in Asia. Ed è grazie al telefono che la Regina Vittoria potè governare il suo grande impero e coordinare tutte le attività da Londra. La grande scoperta di Marconi determinerà per il telegrafo una decisiva tappa nel suo sviluppo tecnologico. Lo scienziato italiano riuscirà a mettere a punto un sistema di trasmissione dei segnali telegrafici via etere, liberando il telegrafo dal vincolo dei cavi rendendo quindi, diciamo, molto più facile la sua applicazione e consentendo un utilizzo molto più economico perché si tratterà soltanto di inviare dei segnali telegrafici via etere senza dover collegare ogni punto attraverso il cavo. E quindi dagli ultimi anni del secolo scorso, il telegrafo diventerà un sistema a rapidissima diffusione in tutti i paesi, anche in quelli in via di sviluppo.

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    Domanda 6
    Invece il telefono come nasce?

    Risposta
    Il telefono è un'invenzione che si attribuisce a Graham Bell, che nel 1876 mise a punto un primo apparecchio che permetteva di trasmettere a distanza, attraverso il collegamento di un cavo, la voce. In realtà questa invenzione è contestata perché alcuni sostengono che Bell abbia copiato un brevetto inventato da un toscano, da Meucci, che poi per ragioni varie, che qui non ci interessano, venne praticamente privato di questa invenzione da Bell. La cosa interessante per noi è che all'inizio della sua presentazione -Bell presenta il telefono ad una fiera internazionale a Filadelfia- nessuno del pubblico si incuriosisce a questa invenzione. Non solo, ma anche le grandi imprese telegrafiche, che ormai avevano creato un servizio che copriva tutta l'America, rifiutarono la proposta di Bell di vendere a loro il telefono perché non credevano in questo servizio. Quindi all'inizio ancora del 1876-77-78 il telefono è visto come una cosa curiosa, un giocattolo, ma nessuno riteneva potesse avere un grande sviluppo. E' soltanto a partire dal 1880, che la Western Electric, che diventerà poi Bell Company, incominciò a investire massicciamente sullo sviluppo del telefono, pensando che potesse diventare uno strumento molto utile, soprattutto per gli uffici, per le imprese; ma non immaginandosi che lo diventerà presto anche per le famiglie. Il telefono arrivò in Europa intorno al 1880. Le prime cronache sono quelle dello sviluppo del telefono a Parigi e in queste cronache ci sono dei fatti, degli aspetti di tipo sociale abbastanza interessanti. Le cose curiose riguardo il telefono si riscontrano ad esempio nella definizione di una nuova etichetta sociale riguardante l'uso dell'apparecchio che prevedeva il divieto alle signore di rispondere direttamente perché questo le avrebbe messe in contatto con sconosciuti. E quindi, nelle case dotate di telefono, che all'epoca erano ancora poche centinaia, soltanto il maggiordomo era tenuto a rispondere ed a filtrare le telefonate. Altra cosa curiosa all'inizio della sua diffusione, quando si telefonava e si chiedeva un interlocutore telefonico, alla centralinista o al centralinista era sufficiente fornire il nome dell'interlocutore, perché gli abbonati al telefono erano un numero talmente scarso, che potevano identificarsi con il nome. Nel momento in cui il numero di abbonati aumenta, da rendere necessario l'identificazione con un numero, la società telefonica deve sviluppare un intervento di pubbliche relazioni molto delicato, perché gli abbonati si rifiutano di essere associati ad un numero. Fin dall'inizio del Novecento il telefono comunque rimane una curiosità: è molto poco diffuso sia negli uffici che nelle famiglie e, diciamo, gli stati non si interessano particolarmente allo sviluppo di questo servizio. E' solo a cavallo del secolo che si pone il problema di rendere pubblico questo servizio, perché si ritiene che sia un servizio abbastanza importante per lo sviluppo economico e che quindi debba essere garantito in modo diffuso nel territorio. E quindi, in particolare in Francia e in Italia, c'è un dibattito parlamentare molto interessante, che è concentrato sulle ragioni e le modalità per permettere allo Stato di riacquistare dalle società telefoniche private le infrastrutture per poter fare del telefono un servizio pubblico. Da questo momento ogni paese seguirà poi una strada diversa nello sviluppo del telefono. In Italia la strada sarà quella, a partire dal 1921, di privatizzare il telefono, riprivatizzarlo e darlo in concessione a cinque società, che si spartiranno il servizio e alcune di queste società ritorneranno in mano pubblica, dopo la crisi del '29, con la creazione dell'I.R.I., che acquisterà le azioni di tre di queste società. Questo nuovo mezzo di comunicazione diventerà pian piano uno strumento sempre più diffuso, ma in Italia solo a partire dagli anni Sessanta, diventerà uno strumento accessibile anche a centri sociali meno privilegiati per poi diffondersi in maniera quasi capillare negli anni Settanta. Quindi possiamo dire che il telefono per diventare un mezzo di comunicazione

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    Domanda 7
    Parliamo della telematica? Come nasce la telematica?

    Risposta
    Dunque, il termine telematica nasce molto recentemente nel 1976 e viene coniato in occasione della redazione di un rapporto sulla informatizzazione della società, realizzato in Francia da due esperti, che si chiamano Norat e Menk, che era Valery Giscard d'Estaing. Il termine telematica è la combinazione dei due termini: telecomunicazione e informatica e sta a indicare la convergenza tra questi due settori delle tecnologie e della comunicazione. In quell'epoca l'informatica ha fatto grandi passi avanti ed è diventata sempre più miniaturizzata, sempre meno costosa e sempre più pervasiva, e quindi si ipotizza la possibilità che l'informatica diventi uno strumento di cui la maggior parte dei luoghi di lavoro e, in prospettiva, anche le case possano dotarsi e le telecomunicazioni hanno avuto un progresso molto rapido, grazie alla miniaturizzazione e a tutto il settore della microinformatica e sono in grado di mettere in collegamento i vari computer. Quindi le telecomunicazioni, combinandosi con l'informatica, creano delle reti di collegamento tra i diversi computer. Quest'ipotesi apre nuove prospettive dal punto di vista della cultura, dal punto di vista economico. Dal punto di vista della cultura questa prospettiva consiste nel fatto di poter offrire alle università, alle scuole, ma anche agli uffici, l'accesso a grandi giacimenti di dati, di informazioni, di notizie, anche a lunga distanza. Il fatto è che sulle reti di telecomunicazione, le informazioni viaggiano quasi alla velocità della luce e quindi l'ipotesi di collegarsi dall'Italia a una Banca Dati negli Stati Uniti e di chiedere informazioni e dati a questa Banca Dati è un'ipotesi praticabile, perché la trasmissione di questi dati avviene in pochi secondi. Questo tipo di prospettiva, aperto appunto dalla telematica, pone però dei problemi di tipo politico, che sono messi in evidenza soprattutto in Francia. I problemi di tipo politico e di politica economica sul terreno della telematica, nascono in quanto la Francia, ma più in generale l'Europa, si trova molto arretrata rispetto al Giappone e agli Stati Uniti. Quindi la telematica diventa un terreno di formazione di politiche nazionali in Europa, tese a recuperare il gap tecnologico dell'Europa rispetto appunto agli Stati Uniti e al Giappone. Dall'altra pone il problema della concentrazione della conoscenza e del sapere negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono già molto avanzati nella costituzione di Banche Dati e il timore di alcuni paesi europei è che, grazie alla telematica, si formi l'abitudine ad accedere alle Banche Dati americane, senza investire le risorse necessarie per creare Banche Dati in Europa. E quindi si crei la condizione per cui il sapere progressivamente si concentri sempre di più negli Stati Uniti. Anche per gli Stati Uniti c'è una maggiore disponibilità di grande potenzialità di calcolo e quindi c'è il timore che la telematica, diciamo, crei le condizioni per delocalizzare tutto il lavoro di produzione del sapere della conoscenza dall'Europa agli Stati Uniti. Da questo tipo di preoccupazione negli anni Ottanta nasceranno molti progetti volti a dotare l'Europa sia di grandi infrastrutture, capaci di sviluppare l'uso di queste tecnologie di comunicazione anche in Europa, di creare delle industrie delle tecnologie di comunicazioni e volte anche alla formazione di grandi giacimenti di informazione, di dati, in Europa, in modo tale da garantire l'autonomia europea rispetto agli Stati Uniti. E da questo tipo di progetti nascerà, poi, tutta una serie di iniziative, anche a livello della Comunità Europea, volte appunto a sviluppare la tecnologia della comunicazione e la telematica. Il risultato più importante nella diffusione dei mezzi e dei servizi telematici comunque si ottiene nel corso degli anni Ottanta in Francia, quando il governo sollecita il monopolista, la Società che gestisce il monopolio, le telecomunicazioni, che si chiama France Telecom, a distribuire nelle case degli abbonati telefonici un apparato che si chiama Minitel, che permette di accedere a Banche Dati, nazionali e estere, e permette

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