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    Alberto Quadrio Curzio

    Milano 30/09/1999
    Dall'impresa multinazionale all'impresa globale
  • Il cambiamento dovuto allo sviluppo dell'information and communication tecnology è pari alla rivoluzione geomercantile del '500 e alla rivoluzione industriale del '700-'800 (1) .

  • Gli Stati Uniti, nel campo della information and communication tecnology, sono nettamente dominanti sia come produttori che come utilizzatori. L'Europa segue e l'Italia non si colloca certamente tra i primi paesi europei (2) .
  • Ci vogliono delle regole e delle istituzioni sovranazionali che governino il mercato finanziario globale (3) .
  • E' necessario un adeguamento dei sistemi fiscali dei diversi paesi, anche se ciò è molto complesso perché gli stati nazionali riservano a sé medesimi la sovranità fiscale (4) .
  • Ci troviamo in un periodo storico nel quale sta avvenendo la transizione dall'impresa multinazionale all'impresa globale (5) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Quali sono le trasformazioni effettive che lo sviluppo dell'information and communication technology e la possibilità di effettuare transazioni finanziarie e commerciali sulla Rete sta portando nel mondo economico?

    Risposta
    Credo che si debba collocare questo cambiamento così come la storia colloca in questi ultimi 500 anni altri due grandi cambiamenti che sono stati denominati "rivoluzioni economiche". Siamo infatti ai livelli dimensionali della rivoluzione geomercantile del 1500 e della rivoluzione industriale del 1700 e 1800. Il cambiamento radicale introdotto dall'information and communication technology, dalla "web technology" o quale altra denominazione si voglia usare, è che essa premia il fattore conoscenza rispetto a ogni altro fattore. La scoperta dell'America nel 500 portò a premiare le risorse naturali, la rivoluzione industriale del 1700 l'energia prodotta artificialmente e adesso, con questa rivoluzione economica, viene premiata l'informazione e la conoscenza, cioè, dei fattori di produzione e di consumo di tipo eminentemente immateriale. Quindi siamo a dei livelli di cambiamento certamente epocali che produrranno i loro effetti nel corso del XXI secolo così come le precedenti rivoluzioni economiche dispiegarono gli effetti nel corso di vari secoli successivi. Il punto principale di cambiamento è che la formazione e l'istruzione diventano gli elementi cruciali dello sviluppo economico. Un altro punto di cambiamento è che le istituzioni espresse soprattutto dalla sovranità degli stati, che in passato si esercitava nelle forme del controllo su un determinato territorio, devono adesso modificarsi attraverso gli accordi tra stati proprio perché, di fronte a un mercato reso mondiale da queste innovazioni teleinformatiche, ci vuole una supervisione istituzionale di tipo mondiale. Questo è un vasto scenario di cambiamento entro il quale vanno collocate le specifiche innovazioni, quella finanziaria, quella produttiva ed anche altre minori.

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    Domanda 2
    Come sono differenziati questi cambiamenti rispetto alle diverse aree del mondo?

    Risposta
    Innanzitutto bisogna notare che vi è una differenziazione sia per settori che per paesi. Sotto il profilo dei settori, certamente quello che ha avuto la più rapida innovazione, informatica e telematica, è quello finanziario e quello bancario. Per dare alcuni elementi quantitativi, negli ultimi 15 anni l'incremento delle transazioni transfrontaliere, cioè da paese a paese, nel settore finanziario e bancario è stato dal 20 al 25% medio annuo, che è una cifra considerevole se si pensa che il reddito mondiale totale cresce solamente del 2,5% medio annuo. Quindi il settore finanziario e bancario è quello che ha introdotto nel modo più ampio la rivoluzione informatica e telematica. Nel settore reale, cioè il cosiddetto settore produttivo, l'effetto principale è stato quello di localizzare le stesse imprese in punti diversi del globo. Si è così passati dalle cosiddette imprese multinazionali alle cosiddette imprese globali, che sono sostanzialmente dislocate in vari punti del globo e che operano su mercati di tipo globale. Questo è il grande scenario nei due comparti finanziario e bancario da un lato e reale e produttivo dall'altro. Per quanto riguarda i diversi paesi, vi è certamente una differente intensità delle applicazioni di queste tecnologie. Ovviamente, come è noto, gli Stati Uniti d'America sono quelli che le hanno introdotte con la massima diffusione e sono anche quelli che hanno le imprese più dinamiche nella produzione di hardware e di software. È da notare che vi sono delle società di Internet nate pochi anni fa che capitalizzano in borsa più di storiche società come quelle nel settore aeronautico o nel settore delle automobili. Anche nel settore delle imprese ci troviamo di fronte a un cambiamento che premia le società di informatica e di Internet rispetto alle imprese tradizionali che hanno uno o due secoli di vita. Gli Stati Uniti, tra l'altro, sono anche il paese dove il commercio elettronico è più diffuso. Il continente nordamericano accentra circa l'80% di tutto il commercio elettronico del mondo. Il restante 20-25% è in Europa e l'ultimo 5% è sparpagliato per tutto il resto del pianeta. Quindi vi è un motore, chiamiamolo così, dominante sia per ciò che riguarda la produzione di queste strumentazioni hardware e software sia per ciò che riguarda la loro utilizzazione. Molti dati mettono in evidenza che su questo fronte in Italia vi è una significativa accelerazione ma siamo ancora molto indietro. Recenti elementi dicono che ci sono circa due milioni di utenti Internet in Italia ma in altri grandi paesi europei si sono già superati i 7 milioni e quindi chiaramente noi non siamo ancora entrati in un'epoca di information and communication technology. L'Italia però può riprendersi rapidamente. In altri settori in cui in passato siamo stati arretrati, come quello della telefonia cellulare, oggi siamo all'avanguardia. Può darsi che qualche effetto positivo si abbia anche con le misure di incentivazione che sono già previste nel documento di programmazione economico-finanziaria per il prossimo triennio. In ogni caso, allo stato attuale delle cose, gli Stati Uniti sono nettamente dominanti sia come produttori che come utilizzatori, l'Europa viene dietro e l'Italia non si colloca certamente tra i primi paesi europei.

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    Domanda 3
    In questo senso è sufficiente una autoregolamentazione del mercato o è comunque necessario un forte intervento istituzionale?

    Risposta
    In generale questo è un grosso problema delle istituzioni. Nel senso che i mercati stanno diventando globali e i mercati finanziari globalizzati offrono grandi opportunità di investimento del risparmio che può spostarsi da un luogo all'altro con estrema rapidità, ma nello stesso tempo si possono creare dei fenomeni di instabilità proprio per la rapidità e la dimensione dei movimenti. Per fornire un esempio, in un giorno le transazioni valutarie dei mercati mondiali sono uguali a tutte le riserve ufficiali di tutte le banche centrali del mondo. Questo dà una dimensione di scala dei mercati rispetto alle riserve ufficiali. È chiaro che a fronte di tali ingenti volumi finanziari che possono essere ben destinati a dare vantaggi ai risparmiatori, ci vogliono anche dei principi e dei soggetti che attuano una supervisione onde evitare che si determinino delle gravi crisi. Negli ultimi dieci anni ci sono state numerose crisi. Abbiamo assistito alla crisi finanziaria del Messico, alla crisi della Russia, alla crisi asiatica e alla crisi del sud est asiatico. Debbo dire, tuttavia, che queste crisi, in parte per la capacità di autocorrezione dei mercati, in parte per la supervisione coordinata delle banche centrali dei paesi del G7 e del fondo monetario, sono state assorbite in modo relativamente soddisfacente dal mercato. Ciò nondimeno sono necessarie delle regole sopranazionali e ci vogliono delle istituzioni sovranazionali che governino l'applicazione delle regole stesse. È impossibile pensare che gli stati singoli e la vecchia concezione di sovranità degli stati nazione sia utilizzabile nel contesto di mercati mondiali di tipo finanziario resi velocissimi e sconfinati dal commercio elettronico e da tutta l'innovazione teleinformatica a cui stiamo assistendo.

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    Domanda 4
    Quindi è necessario anche un adeguamento dei sistemi fiscali dei diversi paesi?

    Risposta
    Certamente. Il discorso sui sistemi fiscali è uno dei più importanti e complessi perché gli stati nazionali tradizionalmente riservano a sé medesimi la sovranità fiscale. Abbiamo visto, per esempio, in Europa che è stato possibile conferire la sovranità monetaria all'Europa stessa e ai singoli stati. Gli 11 partecipanti hanno rinunciato alla sovranità monetaria ma non intendono rinunciare alla sovranità fiscale. Si tratta di un passo successivo che si spera possa svilupparsi in termini di coordinamento o di armonizzazione. Personalmente vedo come molto più difficile la delega della sovranità fiscale a soggetti sovranazionali quand'anche si tratti dell'Unione Europea che è un soggetto misto tra uno stato e un organismo sovranazionale.

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    Domanda 5
    Si è parlato di un passaggio da imprese multinazionali a imprese globali. Questo modifica completamente lo scenario della competitività delle imprese.

    Risposta
    Lo modifica senz'altro perché mentre le imprese multinazionali sono caratterizzate dall'avere un paese di origine storica dominante, le imprese globali non hanno più un paese di origine storica di rilevanza prevalente. Vi sono ormai delle imprese globali che hanno al di fuori del loro paese di origine storica più del 70% delle vendite, del patrimonio, degli occupati. Ora, se un'impresa avesse fuori dal paese d'origine storica solo il 70% delle vendite, ma avesse ancora la maggior parte del patrimonio degli occupati nel paese di origine storica, potremmo parlare di un'impresa internazionalizzata o anche di un'impresa multinazionale. Ma quando l' impresa ha sia patrimonio che occupati in misura superiore al 70% al di fuori del paese d'origine, questa non è più un'impresa multinazionale ma è ormai un'impresa di tipo globale. Quindi queste imprese dislocate in vari punti del globo, si spostano e si localizzano nei mercati a seconda delle convenienze che il mercato stesso offre. Naturalmente questo è un passaggio lento. Secondo alcune stime attualmente non più del 15% del reddito annuo mondiale è generato da imprese di tipo globale, mentre il restante 85% è ancora generato da imprese che sono in misura maggiore o minore di tipo internazionale o nazionale. Quindi, dobbiamo pensare che è una transizione alla quale stiamo assistendo ma non siamo ancora arrivati alla sua attuazione conclusiva.

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