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    Gillo Pontecorvo

    Intervista

    Cinema e digitale Milano, 08-11-1996

    Biografia

    Nasce a Pisa nel 1919. Dopo la laurea in chimica si dedica all'attività giornalistica. Corrispondente a Parigi, entra subito negli ambienti cinematografici francesi ed è assistente di Yves Allégret e di Joris Ivens.

    In Italia realizza dapprima alcuni documentari (tra cui Pane e zolfo) quindi un episodio, Giovanna, del film a più mani La rosa dei venti (1956). Il suo primo lungometraggio è La grande strada azzurra (1957) che gli vale un premio al Festival di Karlovy Vary e dove si delinea il suo stile vigoroso e romanzesco. E' del 1959 Kapò, un dramma neoresistenziale ambientato nei campi di sterminio nazisti.

    Il suo capolavoro (Leone d'Oro 1966 a Venezia e Nastro d'Argento 1967) è La battaglia di Algeri, film "politico" caratterizzato dalla partecipazione emotiva, da una grande tecnica e da un robusto senso della coralità. Segue nel 1969 Queimada con Marlon Brando, dove vengono descritti gli orrori del colonialismo e la rivolta dei popoli oppressi. Affronta in seguito con Ogro (1979) il tema del terrorismo nel quadro della declinante dittatura franchista. Nel 1992 riprende uno dei temi più cari con Ritorno ad Algeri, documentario girato per la RAI, con una rivisitazione di quella città in un momento politico decisamente mutato.


    Nel 1992 viene chiamato dal Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia per dirigere la 49ª edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Nel 1993 dirige la 50ª edizione, caratterizzata, tra l'altro, dalla Assise Internazionale degli Autori e dalla nascita, nel corso della stessa, dell'Unione Mondiale degli Autori e dal Segretariato Permanente degli Autori, come primo momento di una politica che tende a fare di Venezia la capitale mondiale degli autori cinematografici. Ha diretto nel 1994 la 51ª edizione della Mostra Internazionale Cinematografica e nel 1995 la 52ª edizione.