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    Arno A. Penzias

    Milano, 21 ottobre 1998
    Per l'armonia in un mondo digitale
  • Più lavori si cambiano più c’è lavoro, ma fine del posto a vita. Questo in sintesi quello che Arno Penzias vede come il più lampante effetto del nuovo modo di intendere l’occupazione. Il calo della disoccupazione negli Stati Uniti sembra dimostrare la validità di questo modello. La pressione della concorrenza costringe a una sempre maggior efficienza, e questa genera posti di lavoro (1) .
  • Le squadre di lavoro di oggi sono piccole e non durano per lo spazio di una vita umana ma per lo spazio di una produzione. Ogni piccola componente di un prodotto richiede un’incredibile precisione, richiede il lavoro specializzato di pochi. L’intervistato spiega come la tecnologia abbia cambiato radicalmente la struttura economica del lavoro (2) .
  • Nel mercato globale ci sono differenze culturali ma non ci sono più differenze economiche. Penzias spiega perché oggi si può parlare di industria globale (3) .
  • I monopoli durano il tempo di una scoperta tecnologica ma la tecnologia stimolata dalla concorrenza avanza con una tale rapidità che il monopolio ha di solito una breve durata. L’intervistato spiega la sua visione dei monopoli nel ciberspazio citando in particolare il caso di Microsoft e Netscape (4) .
  • Perdita del senso della realtà e timore che il computer possa intrappolarci dentro a un modello di intelligenza umana sbagliato, questi i due timori che Penzias esprime riguardo a Internet. D’altro canto Internet consente un tipo di comunicazione che mai, prima, è stata possibile (5) (6) .
  • Internet e TV: due mondi complementari più che concorrenti in quanto offrono due esperienze diverse. La televisione, secondo l’intervistato, consente alla gente di partecipare a un evento. Internet invece offre uno spazio di approfondimento (7) (8) .
  • Ogni novità, secondo l’intervistato, spaventa sempre e induce ipotizzare scenari apocalittici. Questo è accaduto con l’avvento del computer e sta avvenendo ora con Internet (9) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Nel suo libro più recente, Harmony , lei esplora gli effetti dell’alba dell’era dell’informazione sull’occupazione. Come pensa che cambieranno le industrie? Come pensa che cambierà il mondo del lavoro? Pensa che le persone si rapporteranno in maniera diversa al mondo del lavoro?

    Risposta
    La prima cosa che abbiamo constatato è una maggior mobilità. Gli Stati Uniti in questo momento stanno distruggendo più posti di lavoro di qualsiasi altro paese al mondo ma allo stesso tempo la disoccupazione è calata a livelli incredibilmente bassi. Il motivo è che, da un lato, per la pressione della concorrenza, all’interno delle aziende stanno scomparendo delle funzioni, ma dall’altro la maggiore efficienza crea nuovi affari. Quindi c’è una gran mobilità di risorse. L’efficienza a sua volta genera un’economia molto sana che crea posti di lavoro. L’altro lato della medaglia è che sarà raro per una persona mantenere lo stesso lavoro per tutta la vita.

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    Domanda 2
    Questo riguarda solo l’economia americana o riguarderà in futuro anche altre parti del mondo?

    Risposta
    Penso che nel corso del tempo sia improbabile che questo riguardi solo gli Stati Uniti.
    Oggi succede così: qualcuno fa una scoperta, a mano a mano che altri paesi entrano in concorrenza, faranno la stessa scoperta.
    In passato esisteva l’integrazione verticale. Pensiamo a una società come quella di Henry Ford agli inizi: una fabbrica di automobili nel Michigan, l’impianto di River Rouge. L’impianto veniva rifornito con le proprie navi che trasportavano il metallo. Andavano e portavano il minerale di ferro dal Lake Superior con il numero esatto di scavatrici a vapore per estrarre il minerale di ferro, il numero esatto di navi per riempire di ferro le fonderie, le fonderie riempivano gli altiforni, si passava alle varie fasi della lavorazione, all’assemblaggio, e costruivano la macchina, facevano tutto dall’inizio alla fine. L’integrazione verticale è un modello che oggi non funziona più.

    Le nuove fabbriche di automobili, come quelle che ci sono in Brasile ad esempio, sono molto piccole. La maggior parte dei pezzi della nuova auto che sta producendo la Mercedes vengono costruite dai fornitori; in questo modo si è sicuri che ogni singolo pezzo nella fabbricazione è perfetto. L’universo dei fornitori cambia continuamente. Alcuni crescono, altri recedono. L’unica costante in tutto questo è la flessibilità e il cambiamento.

    Non conosco paese al mondo che fabbrichi automobili al vecchio modo. E questo sistema di "outsourcing" non può sostenere l’impiego fisso. La concorrenza spingerà tutti, in genere, ad abituarsi all’idea di continuare così. Diventa un modo di lavorare molto più opportunistico. Questo non significa però che le persone non debbano investire nelle loro capacità. Non basta riunire delle persone un giorno in un team e presumere che possano costruire un aeroplano. Le persone devono conoscersi, ci dev’essere fiducia reciproca. Anni fa gli operai potevano essere assunti alla giornata. Li si pagava alla fine della giornata, e si prendevano altre persone. Non si può fare lo stesso con la tecnologia moderna. Le persone hanno bisogno di lavorare insieme; devono avere una profonda conoscenza delle loro capacità. Quindi non si tratta di una azienda virtuale, ma di un’impresa estesa. Non si tratta di avere ogni individuo come singolo fornitore, ma di squadre più piccole. Le squadre non durano per lo spazio di una vita umana ma per lo spazio di una produzione, magari cinque, dieci anni, ma non quanto un’intera vita umana. Quindi la dimensione temporale si è ridotta, le persone cambiano mestiere ogni dieci anni o anche più spesso. Allo stesso modo, la tipologia delle aziende cambia nello stesso arco di tempo.

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    Domanda 3
    Ora, questo modello di flessibilità deriva da un nuovo modo di studiare, immagino. Bisogna avere una formazione prima di entrare nel mondo del lavoro. Questo riguarda anche gli altri continenti, come la Cina o il Sudamerica o anche l’Africa, o soltanto la civiltà occidentale come la conosciamo noi?

    Risposta
    Credo che se ci sono ancora differenze culturali, non ci sono d’altronde più differenze economiche. In Sudamerica gli impianti sono costruiti dalla Toyota o da quella che si chiamava Daimler-Benz e ora si chiama DaimlerChrysler. I supermercati vengono dalla Francia o dagli Stati Uniti. Stiamo davvero parlando di industrie globali. Stabilito che siamo in un’era di industrie globali non ne conosco nessuna che protegga delle nicchie di mercato. La Jaguar ad esempio è della Ford. La Jaguar che è notoriamente una buona macchina è stata resa migliore dal tipo di processo di produzione. Se si escludono le macchine di grande lusso come le Ferrari, l'industria automobilistica è costituita da aziende come Toyota, Hyundai, Ford o Fiat: in tutte queste aziende si segue un processo di produzione molto simile.

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    Domanda 4
    Quindi lei parla di società globali. Parliamo per un momento dei monopoli che si stanno realizzando in questi giorni nel campo del software. C’è una lotta in corso tra il governo degli Stati Uniti e la Microsoft riguardo al fatto che la Microsoft ha il monopolio totale sull’industria del software. Ora, cosa pensa riguardo al fatto che alcune società possano dominare quasi esclusivamente un intero settore di mercato del calibro dell’industria del software?

    Risposta
    A questo proposito citerò Peter Drucker. Peter Drucker nel 1982 scrisse un articolo sul monopolio, e, a proposito dei monopoli in America, disse che l’ufficio antitrust del Dipartimento di Giustizia americano era il miglior amico che il mondo degli affari avesse mai avuto. Disse che le uniche misure antitrust che il Dipartimento di Giustizia avesse mai varato erano quelle in cui c’era concorrenza; i monopoli sani non hanno concorrenti.

    L’unica grande azione antitrust negli Stati Uniti è stata quella contro Standard Oil. La Standard Oil aveva il monopolio sul cherosene e non sulla benzina. Per uscire da un giro di affari antiquato la compagnia iniziò a trattare la benzina. Un altro caso: la IBM fallì negli anni Quaranta, quando dovette abbandonare i processori di dati meccanici e occuparsi di processori di dati elettronici. La Bell System fu costretta a lasciare un settore unico per mettersi in parecchi settori concorrenti, ognuno dei quali ora va molto meglio. Prima che fallisse, erano già stati attaccati dall’MCI. I guadagni di questa azienda erano in calo anche a causa dell’arrivo sul mercato dei telefoni intercontinentali e delle centraline. La MCI invece si occupava dei servizi.

    La guerra contro la Microsoft è cominciata per via di Netscape che punta a prendere il controllo della prima immagine che appare sul computer. Intanto le vendite dei PC stanno calando. Fra cinque anni saranno in vendita più applicazioni in rete da usare su Internet che PC.

    Stiamo parlando della fine di un’epoca, non dell’inizio di un’epoca. I monopoli di solito si formano quando le tecnologie diventano vecchie. Adesso la Microsoft controlla il sistema operativo per i personal computer ma vi sono altri settori in cui la Microsoft opera, e l’unico che viene messo in discussione è sempre quello dei computer. In questo momento hanno molto più potere con Microsoft Office con cui Microsoft controlla una fascia di mercato dei PC molto maggiore degli altri.

    Ma, come accennavo prima, con Office la Microsoft ha un monopolio sano. In questo settore non hanno concorrenti. Nel campo dei sistemi operativi, invece, hanno concorrenti.

    Oggi è in corso un’azione legale contro Intel e come conseguenza questa azienda sta perdendo una fascia di mercato a vantaggio di tutti i cloni. La maggior parte dei PC da 1000 dollari o da 500 dollari viene infatti prodotta dai loro concorrenti. Quindi non mi preoccupo dei monopoli nel campo dei software. Questo non significa che il nostro governo non debba fermare comportamenti scorretti nel mondo degli affari. Penso che per avere un’economia sana questi comportamenti vadano eliminati. Nei paesi in cui ci sono fenomeni di corruzione nel mondo degli affari si perdono fasce di mercato, la gente perde il lavoro, l’economia ci rimette. Quindi ci vuole un governo all’erta. Penso che nella sua domanda ci fosse l’idea che in qualche modo nel monopolio del ciberspazio il potere costituisce un pericolo. Io penso il contrario.

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    Domanda 5
    Per concludere sul ciberspazio lei ha qualche timore più profondo o più serio riguardo a Internet?

    Risposta
    Ho paura di due cose. La prima è che per molta gente l’astrazione sta prendendo il posto della realtà. Penso che nel campo dell’educazione si potrebbe verificare una tendenza a sostituire gli insegnanti con delle macchine. È una buona soluzione per eliminare il lavoro in classe. Negli Stati Uniti la maggior parte del personale che si occupa dell’educazione o che amministra questo settore o lavora in enti a sostegno dell’educazione lavora al di fuori delle aule. Gli insegnanti sono una minoranza, il che mi sembra ridicolo. È possibile che i computer non costituiscano che un ulteriore modo di aumentare la burocrazia invece di dare ai ragazzi ciò di cui hanno bisogno, ossia classi meno numerose e esseri umani che li aiutino.

    Quindi penso che la tendenza alla meccanizzazione, la tendenza a dire: "quello che avete visto, che avete imparato in rete, quello che è stato confezionato per voi diventa più reale di quello che avete digerito da soli" sia un pericolo. Si guarda solo a ciò che è "preconfezionato" dimenticando la meraviglia dell’esplorazione del mondo. Recentemente qualcuno mi ha chiesto che regalo di Natale consigliavo ai genitori che vorrebbero che i loro figli avessero successo nel nuovo mondo. Ho risposto degli attrezzi. Perché con degli attrezzi ci si guarda intorno, si cominciano a prendere degli scarti e si comincia a pensare a quello che ci potrebbe essere e non a quello che c’è. Posso prendere questi pezzettini di vetro e farci una collana. Lavorare alla riorganizzazione di forme sulla rete è una

    forma di creatività molto più debole. Tutto quello che si fa è risolvere problemi combinatori. Vogliamo assicurarci che le persone stiano in un mondo reale e non se ne distolgano.

    Un altro timore è che la passione per il computer possa intrappolarci dentro a un modello di intelligenza umana sbagliato. L’idea che il computer è un cervello elettronico, o che il nostro cervello biologico sia solo un operatore imperfetto di sequenze logiche, tende a relegare tutte le cose meravigliose della mente umana in una zona sterile. Queste sono le cose che mi spaventano.

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    Domanda 6
    Qual è il contributo di Internet alla conoscenza umana, all’esplorazione dei confini umani?

    Risposta
    Per quanto riguarda la ricerca, certamente Internet consente alle persone di comunicare meglio; ci sono molte più possibilità di collaborazione di quante ce ne fossero prima. Oltre che come mezzo di comunicazione fra le persone, Internet è molto potente per diffondere l’informazione o per fare operazioni economiche nel mondo degli affari. Comunque credo che le sue potenzialità maggiori siano come mezzo di comunicazione.

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    Domanda 7
    Lei pensa che Internet si fonderà con la televisione?

    Risposta
    Ci sono ancora dei tipi di informazione che si veicolano meglio attraverso le trasmissioni televisive. Non c’è nessuno che sia famoso su Internet. La gente che vuole i risultati dei mondiali o vuole vedere i funerali di Lady Diana si rivolge alla televisione le cui immagini realizzano il desiderio della gente di essere presente a un evento. Accanto a questo desiderio ci può essere la necessità di avere il documento per sé, come nel caso Clinton-Starr: allora si cerca il documento su Internet. Sono due cose diverse.

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    Domanda 8
    Quindi lei pensa che in futuro Internet e televisione manterranno due status diversi, non si fonderanno?

    Risposta
    Viviamo in un mondo in cui non ci sono solo due reti: io ne ho contate forse una dozzina. Alcune di queste utilizzano Internet.
    Quello che chiamiamo Internet è infatti un insieme di reti, ognuna delle quali usa una serie di protocolli Internet: i protocolli IP. C’è Internet dei consumatori che consente di comunicare a costi bassissimi o nulli; ci sono le reti di dati utilizzate dalle piccole aziende per comunicare con i clienti e i fornitori; ci sono le cosiddette intranet e extranet , le reti rispettivamente usate all’interno e all’esterno delle grandi società, e moltissime altre reti specializzate.

    Ci sono reti familiari. Si avranno reti che usano le stesse banche dati delle famiglie ma con un formato e una struttura fisica completamente diversi. Quindi si va sempre avanti, si avranno moltissime reti diverse, oltre a quelle per le trasmissioni che comunque continueranno ad esistere, perché le trasmissioni hanno a che vedere con la personalità.

    Qualche anno fa Andy Warhol disse che sarebbe venuto un giorno in cui chiunque sarebbe diventato famoso per 15 minuti. Era una battuta, ma quello che voleva dire, penso, era molto importante. Viviamo in un mondo che diventa sempre più omogeneo, e così nella città in cui si vive non rimangono più le vecchie tracce, il campanile della chiesa, i volti familiari. Si cerca qualcos’altro. Qualcuno dice che gli Egiziani costruivano piramidi perché ogni anno il Nilo straripava e volevano avere qualcosa da vedere quando guardavano in alto. È per questo che le costruivano. Noi guardiamo in alto in un altro modo idolatrando le persone famose. Da qui il desiderio di identificazione con Lady Diana o John Lennon. Questo genere di attenzione per il mondo dello spettacolo di solito si realizza meglio con le trasmissioni televisive. Ora, questo non significa che le trasmissioni classiche rimarranno isolate. I mezzi di comunicazione di oggi sono interscambiabili. Quando la Disney esce con un film, può decidere di produrre un programma televisivo, cartelle per i bambini, un gioco, un libro, un disco, magliette, un sito Web. Molti film hanno un sito Web prima ancora che il film sia stato prodotto. Internet e la televisione sono complementari più che concorrenti. Ma, come per la storia del cieco e dell’elefante, a un certo punto si guarda in una certa direzione e si vede una cosa più di altre. Certo, per rispondere alla sua domanda, per me ci sarà sempre una forte necessità della dimensione televisiva.

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    Domanda 9
    Lei si è occupato di ricerca spaziale. Qualche anno fa, circa 30 anni fa, lo spazio era un luogo che la gente voleva conquistare e attirava molto, tutti guardavano nello spazio. Anche molti film si basavano su quest’idea. Ora sembra che la gente sia tornata sulla Terra, e si pensa di più a soluzioni tecnologiche per il nostro pianeta e per noi stessi. Come mai?

    Risposta
    Credo che ci sia stata una reazione eccessiva. La prima volta che è stato lanciato un razzo con un satellite, l’immaginazione della gente è stata enormemente stimolata. C’è anche un motivo economico dietro questo interesse. Basti pensare al denaro che la NASA investe in film come Deep Impact . Questi film danno un sostegno alla NASA e li aiuta a fare una nuova missione. È un insieme di cose. Ma quello che è determinante in questi casi è la natura umana. Quando c’è una novità, tutt’a un tratto tutti si appassionano e poi le cose tornano un po’ più tranquille. Qualche anno fa, prima che ci fossero i computer potenti, tutti avevano paura che il computer avrebbe sostituito l’uomo e che ci avrebbe governato tutti. A mano a mano che i computer sono diventati più potenti e ci sono stati più familiari, la gente ha avuto idee molto più realistiche. All’inizio, si pensava che avremmo avuto un computer in grado di fare di tutto, il robot di 30 o 40 ani fa, che avrebbe governato le nostre case e sarebbe stato il nostro insegnante. Ora, se si guarda alle novità, il ruolo del computer si è ridimensionato molto. Quindi penso che a mano a mano che la tecnologia fa progressi, prima esageriamo con l’immaginazione e poi passiamo a livelli più ragionevoli.

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