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    Renato Parascandolo

    Roma, novembre 1995
    Il paradosso multimediale e l'inganno interattivo
  • Il termine "multimedia" è stato per molti anni niente di più che uno slogan pubblicitario. Vi sono oggi almeno due diverse accezioni di questo termine: una è quella dell'informatica di consumo, della editoria elettronica e dei produttori di personal computer; l'altra è quella delle multinazionali delle telecomunicazioni. Tuttavia, è possibile individuare una terza via nella multimedialità, non ancora chiaramente concettualizzata e tanto meno operante, definibile come "multimedialità allargata", una multimedialità in senso forte che assimila e supera le altre due (1) .
  • L'informatica di consumo ha inteso suggerire con la multimedialità l'idea di un computer che gestisce contestualmente testi, immagini video, suoni, fotografie e grafica correlati tra loro e immagazzinati in un unico dischetto sotto forma di "bit" quale che sia il loro supporto originario e il medium di provenienza. Questa multimedialità, paradossalmente coincidente con un solo medium (CD ROM), può essere definita "ristretta" Un solo fattore, decisamente innovativo, distingue un CD ROM dagli altri media: la non sequenzialità della consultazione abbinata ad una pluralità di accessi e di percorsi. Ma quest'opera, che presenta la originale caratteristica di utilizzare contestualmente molti media consentendo una navigazione personalizzata, non sequenziale, deve qualificarsi piuttosto come "ipermediale", un termine più puntuale (2) .
  • Un prodotto ipermediale è, in genere, anche "interattivo", flessibile, poiché consente all'utente di definire, a suo piacimento la sequenza dei brani e l'articolazione del racconto. E nonostante la consultazione sia accidentale, lo svolgimento, quale che sia, ha sempre una sua logica, un significato preciso. Tuttavia, l'interattività, presentata come possibilità di inedita partecipazione attiva, spesso altro non è che un imbroglio: tutto è difatti già preordinato da uno sceneggiatore multimediale che ragiona come un animatore di agenzie di viaggio. E dunque meglio sarebbe definirla come "interpassività" (3) .
  • Se si parte dal principio che l'interattività che ha maggior valore è quella che ciascuno di noi intrattiene con se stesso, ciò che chiamiamo riflessione, allora l'offerta di interattività dei nuovi media rappresenta forse il surrogato di una intersoggettività evidentemente in crisi. Quindi la cesura tra passività e interattività, piuttosto che all'interno dei mezzi di comunicazione, risiede nella qualità dei contenuti, nell'attitudine speculativa che i contenuti sono capaci di indurre nella nostra mente (4) .
  • E' un fatto che la profondità dei contenuti, il rigore nella esposizione e l'armonia della forma, prerogative di un libro o di un film d'autore non sono, per il momento, riscontrabili in opere aperte di tipo interattivo (5) .
  • Tornando al concetto di "multimedialità", più calzante appare l'uso che di esso se ne fa nell'ambito delle telecomunicazioni: se le comunicazioni interpersonali a distanza sono state, almeno fino alla televisione, sostanzialmente monomediali, oggi, con Internet siamo di fronte ad una radicale trasformazione: Internet è il primo vero mezzo di comunicazione - e non solo di informazione - di massa in quanto, almeno in potenza, tutti possono dialogare con tutti (6) .
  • E tuttavia, la multimedialità è ancora intesa come fatto puramente tecnico. Bisogna andare oltre. La multimedialità deve essere intesa come progettazione di un'opera realizzata contemporaneamente in più versioni ciascuna delle quali rispondenti alle caratteristiche formali ed espressive dei singoli media. Si ha così una multimedialità come produzione di un'opera per molti media, una multimedialità centrifuga: da una sola materia prima si irradiano tanti differenti prodotti ciascuno destinato ad un medium diverso e complementari l'uno all'altro, in cui l'interattività è innanzi tutto quella che si stabilisce fra le differenti versioni dell'opera che interagiscono tra loro grazie alla struttura modulare dell'opera stessa (7) .
  • La multimedialità centrifuga si distingue dunque per due aspetti fondamentali. Essa pone al centro i contenuti piuttosto che le tecnologie (CD ROM etc.) e inoltre considera l'intero sistema planetario dei mezzi di comunicazione come un'unica grande rete integrata, una rete globale in cui saperi, conoscenze e comunicazioni si dispiegano come in una sinfonia: ogni medium di questa grande rete è simile a uno strumento dell'orchestra. L'opera multimediale deve essere quindi concepita come un componimento musicale in cui l'autore assegna a ciascuno strumento una partitura in base ai suoi requisiti specifici (8) .
  • Al contrario, un'opera progettata per essere soltanto un CD ROM rinuncia in partenza alla formidabile sinergia che si verrebbe a stabilire tra media diversi i quali, integrandosi in modo complementare, le consentirebbero di dispiegarsi ad un tempo sia nella sua totalità che in una pluralità di moduli in sé compiuti. In tal modo non solo si offrirebbe un orizzonte sconfinato ai contenuti ma si realizzerebbe anche una economia di scala con relativo abbattimento dei costi di produzione. Quindi anche da un punto di vista merceologico risulta paradossale il big crunch di una multimedialità che si dispiega su un unico medium (9) .
  • L'"Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche", è il risultato tangibile di quest'idea di multimedialità  "allargata". La materia prima di questa Enciclopedia, è costituito da interviste-lezioni, di filosofi e scienziati di tutto il mondo. Da questo patrimonio di contenuti, ordinato in un archivio multimediale, si attinge per realizzare programmi televisivi e radiofonici, videocassette e audiocassette, libri e videolibri, dispense e pagine di giornale, programmi multilingue per la TV satellite e via cavo, home page su Internet e, naturalmente, anche software multimediale (floppy disk, CD ROM etc). Programmi online e prodotti off-line si integrano, rinviano l'uno all'altro, si promuovono a vicenda, e infine si incastrano come i tasselli di un mosaico (10) .
  • Progettare un'opera multimediale del genere significa non determinare a priori tutte le modalità del suo svolgimento e le forme della sua realizzazione (11) .
  • Il tradizionale concetto di "piano dell'opera" non è adeguato ad un'opera multimediale nel suo complesso ma soltanto a ciascuna delle sue versioni monomediali. Dell'opera in generale, è possibile solo tracciare una "mappa dei temi", cioè l'universo degli argomenti che verranno trattati. Prerogativa di questa materia prima multimediale è, dunque, la fungibilità indefinita (12) .
  • La "Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche" è un laboratorio di sperimentazione di nuovi linguaggi, nuove tecnologie e modelli organizzativi. Questa ricerca non è fine a se stessa ma è finalizzata ad uno scopo preciso: diffondere la filosofia nel mondo costituendo un'alleanza, che ha pochi precedenti, fra alta cultura e universo dei mass media (13) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Le parole, al pari delle merci e delle monete, tendono a perdere di valore e di significato, se un uso indiscriminato le inflaziona. E' il caso del termine "multimediale". Ce ne può parlare?

    Risposta
    "Ciò che è noto, proprio in quanto noto, non è conosciuto". Il celebre aforisma di Hegel può esserci di aiuto nell'impresa di smontare un termine tanto abusato quanto approssimativo. Il termine "multimedia" è stato per molti anni niente di più che uno slogan pubblicitario. Parola dai contorni vaghi, che significa troppo e troppo poco, la multimedialità deve il suo successo più alle suggestioni che evoca che al suo significato. Vi sono almeno due diverse accezioni di questo termine: una è quella dell'informatica di consumo, della editoria elettronica e dei produttori di personal computer; l'altra è quella delle multinazionali delle telecomunicazioni. Io ritengo, tuttavia, che vi sia una terza via nella multimedialità, non ancora chiaramente concettualizzata e tanto meno operante, che chiamerei multimedialità allargata, una multimedialità in senso forte che assimila e supera le altre due e di cui potremo parlare in seguito.

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    Domanda 2
    Proviamo dunque a riassumere i significati che assume la multimedialità nell'uso comune.

    Risposta
    L'informatica di consumo ha inteso suggerire con la multimedialità l'idea di un computer che gestisce contestualmente testi, immagini video, suoni, fotografie e grafica correlati tra loro e immagazzinati in un unico dischetto sotto forma di "bit" quale che sia il loro supporto originario e il medium di provenienza (televisore, videoregistratore, macchina da scrivere, proiettore di diapositive, giradischi eccetera). In realtà motivi di ordine tecnico, primo tra i quali la difficoltà a comprimere in modo adeguato le immagini video, e soprattutto di ordine semantico - un libro illustrato, in quanto mescolanza di testi e immagini, è già multimediale, e ancora più multimediale è una videocassetta - hanno reso finora questo termine generico e di non immediata comprensione. Questa multimedialità, paradossalmente coincidente con un solo medium (CD ROM), potremmo definirla ristretta. E' una multimedialità centripeta in quanto fondata sull'idea di convergenza su un unico supporto, di prodotti provenienti da molti-media. Scherzosamente si può dire che questo modo di intendere la multimedialità è da "Guinness dei primati", paragonabile a quei bizzarri tentativi di far entrare quaranta persone in una Mini Minor. Un solo fattore, decisamente innovativo, distingue un CD ROM dagli altri media: la non sequenzialità della consultazione abbinata ad una pluralità di accessi e di percorsi. L'opera (composizione, racconto, archivio, catalogo, o altro) che presenta la originale caratteristica di utilizzare contestualmente molti-media consentendo una navigazione personalizzata, non sequenziale, deve qualificarsi piuttosto come "ipermediale", un termine più puntuale, rispondente ad una precisa prerogativa, e in ogni caso meno inflazionato da ridondanze di significati.

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    Domanda 3
    Un altro termine, sufficientemente inflazionato, è quello di "interattività". Qui l'abuso è ancora più clamoroso. Tutto è interattivo. Tra non molto anche le scatolette per i cani saranno reclamizzate come interattive.

    Risposta
    L'interattività è un termine di pertinenza della fisica e indica, tra l'altro, l'azione reciproca fra particelle elementari di materia. Per analogia, nell'universo informatico, l'interattività è divenuta sinonimo di scambio, di dialogo tra uomo e macchina. Un libro, una videocassetta o un film sono opere sequenziali, esse hanno un significato solo se consultate dalla prima pagina fino all'ultima, dal primo all'ultimo fotogramma. Se si leggessero a casaccio le pagine di un romanzo, oppure secondo un ordine diverso da quello stabilito dall'autore, ci troveremmo di fronte a qualcosa di insensato. Al contrario, un prodotto ipermediale è, in genere, anche "interattivo", flessibile, poiché consente all'utente di definire, a suo piacimento la sequenza dei brani e l'articolazione del racconto. E nonostante la consultazione sia accidentale, lo svolgimento, quale che sia, ha sempre una sua logica, un significato preciso. L'opera interattiva è apparentemente sottratta alla tirannia dell'autore che le imponeva un unico senso, essa ha le stesse caratteristiche del nostro universo: è finita ma indefinita. Il fruitore ha il potere di definirla, in un certo senso partecipa al suo compimento. L'interattività, nella sua versione pubblicitaria, è sinonimo di partecipazione attiva, di dialogo, di scambio e ciò viene presentato come una novità assoluta anche se purtroppo dietro questa enfasi si nasconde spesso una turlupinatura, una partecipazione solo apparentemente spontanea, una libertà di movimento non più grande di quella che può darci un viaggio organizzato. Questa interattività povera, con opzioni già tutte preordinate da uno sceneggiatore multimediale che ragiona come un animatore di agenzie di viaggio, è quella che io amo definire "interpassività".

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    Domanda 4
    Lei sottopone a una critica radicale ciò che comunemente si definisce "interattività", e la considera una falsificazione, una specie di raggiro che sfrutta il bisogno, sempre più diffuso, di partecipazione. Possiamo tentare invece di definirla nei suoi aspetti positivi?

    Risposta
    In via preliminare vale la pena di precisare che il dialogo con un'opera è innanzi tutto un atto mentale che prescinde da pulsanti e menù di opzioni. Le riflessioni e gli stati d'animo che suscita in noi la lettura di una poesia o di un testo di filosofia sono già l'espressione di un incontro, di un dialogo intenso che si è stabilito tra l'autore e il lettore. Solo apparentemente i libri sono muti, in realtà i loro autori, se i libri sono di valore, dialogano con i lettori anche dopo la loro morte attraverso le loro opere. Il processo di interpretazione del testo è perennemente rinnovato e, in questo senso, l'ermeneutica è interattività per eccellenza. In secondo luogo è bene ricordare che la forma più pregnante di interattività è quella che si stabilisce fra esseri umani, una interattività, in linea di principio, più interessante, ricca e imprevedibile di quella che si stabilisce tra l'uomo e una macchina, magari anche solo per il fatto che gli uomini hanno una capacità di mentire superiore a quella di un calcolatore. In questo senso l'offerta di interattività dei nuovi media rappresenta forse il surrogato di una intersoggettività evidentemente in crisi. Ma l'interattività che ha maggior valore è quella che ciascuno di noi intrattiene con se stesso, ciò che chiamiamo riflessione. Il dialogo, la lettura, la visione di un film o un programma di computer sono pertanto davvero interattivi se ci inducono a riflettere, a ripensare i nostri convincimenti, i nostri luoghi comuni, in altre parole a dialogare con noi stessi. Quindi la cesura tra passività e interattività, piuttosto che all'interno dei mezzi di comunicazione, risiede nella qualità dei contenuti, nell'attitudine speculativa che i contenuti sono capaci di indurre nella nostra mente.

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    Domanda 5
    In definitiva che giudizio dobbiamo dare di quei prodotti che comunemente vengono considerati "interattivi" come, ad esempio, i CD ROM?

    Risposta
    Per quanto un'opera venga concepita in termini multimediali-interattivi, tra tutte le configurazioni possibili del suo svolgimento, nessuna sarà mai così pregnante di senso, così organica, come quella sequenziale, creata dall'autore tradizionale (scrittore, regista e via di seguito). L'utente interattivo è un dilettante, non ha riflettuto sui contenuti, sulle correlazioni concettuali, narrative e logiche dell'opera quanto farebbe, con cognizione di causa, un autore tradizionale. Il gioco delle combinazioni ipertestuali e ipermediali, le continue opzioni previste nei menù, la perdita della sequenzialità, l'accesso casuale (quando veramente è tale, e non piuttosto predeterminato dagli autori) favoriscono quindi l'approssimazione e la frammentazione delle conoscenze anche perché, avendo in mano uno strumento (mouse) che consente di stabilire lo svolgimento del percorso narrativo, l'utente cade vittima della stessa sindrome da telecomando che colpisce i telespettatori. E' un fatto che la profondità dei contenuti, il rigore nella esposizione e l'armonia della forma, prerogative di un libro o di un film d'autore non sono, per il momento, riscontrabili in opere aperte di tipo interattivo. Gli intrecci narrativi sono generalmente banali, la brevità delle sequenze non consente approfondimenti, per non parlare dell'estetica di questi prodotti, ancora, per molti aspetti, legata alla tradizione editoriale che si limita a giustapporre testi a immagini, e al gusto, generalmente scadente, degli ingegneri informatici che ne progettano la struttura.

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    Domanda 6
    Ritorniamo al tema della multimedialità. Un altro modo di intenderla è quello delle aziende che operano nel campo delle telecomunicazioni. Con il termine multimediale esse designano l'intreccio sinergico di più mezzi di comunicazione disposti su un'autostrada dell'informazione o su un'unica, immensa rete simile ad una "ragnatela che avvolge tutto il mondo".

    Risposta
    In questo contesto il termine multimediale appare più calzante. Infatti le comunicazioni interpersonali a distanza sono state, almeno fino alla televisione, sostanzialmente monomediali : la voce con il telefono e la radio, la scrittura con il telegramma, la posta e il telefax. Invece questo intreccio di tecnologie digitali consente all'utente non solo di ricevere su un medesimo schermo programmi radiofonici e televisivi, posta elettronica, videotelefonate, agenzie di stampa e quotidiani aggiornati in tempo reale, conti bancari e lezioni universitarie, ma anche di interagire in maniera più spinta con i propri interlocutori secondo modalità più volte immaginate nei libri di fantascienza. Da questo punto di vista il futuro, e l'inevitabile successo di questa multimedialità è abbastanza delineato, come pure delineati sono i risvolti sociologici e comportamentali già da tempo auspicati e temuti. Qui siamo di fronte ad una radicale trasformazione. Tutti i media finora conosciuti, dal giornale alla radio alla televisione, per il modo in cui si sono strutturati, sono stati, e sono, unidirezionali e accentrati: poche persone che parlano o scrivono, e centinaia di milioni che ascoltano e leggono. L'unico vero mezzo di comunicazione è il telefono che tuttavia consente solo una comunicazione uno-a-uno e non uno-a-molti. Da questo punto di vista Internet è il primo vero mezzo di comunicazione - e non solo di informazione - di massa in quanto, almeno in potenza, tutti possono dialogare con tutti (salvo accorgersi di non avere nulla di interessante da dirsi).

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    Domanda 7
    Abbiamo analizzato sinora la multimedialità da un punto di vista sostanzialmente tecnico: il CD ROM, le macchine e gli strumenti della comunicazione multimediale. Ma è possibile intendere la multimedialità anche da un'altra prospettiva?

    Risposta
    Certamente! Anzi lo ritengo indispensabile. La mia idea, corroborata da un risultato tangibile, l'"Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche", iniziata nel 1987, è che la multimedialità debba essere intesa come progettazione di un'opera realizzata contemporaneamente in più versioni ciascuna delle quali rispondenti alle caratteristiche formali ed espressive dei singoli media. Questa multimedialità è, per così dire, letterale, vuol dire, cioè, produrre un'opera per molti-media. Mentre l'informatica di consumo intende la multimedialità in modo centripeto (tanti media tradizionali che confluiscono su un unico supporto digitale), la produzione multimediale, come la intendo io, è invece centrifuga: da una sola materia prima si irradiano tanti differenti prodotti ciascuno destinato ad un medium diverso e complementari l'uno all'altro. Secondo questa definizione l'interattività è innanzi tutto quella che si stabilisce fra le differenti versioni dell'opera che interagiscono tra loro grazie alla struttura modulare dell'opera stessa.

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    Domanda 8
    Ma quello che lei sta dicendo non appartiene affatto al modo comune di intendere la multimedialità, addirittura sembra un rovesciamento di quella che è considerata la sua caratteristica peculiare .

    Risposta
    In effetti questo modo di intendere la multimedialità è criticato in vario modo. Alcuni lo respingono in quanto rovescia il luogo comune della convergenza di tanti media su un dischetto; mentre altri lo giudicano una ovvietà senza peraltro rendersi conto che quasi mai finora erano state concepite e realizzate opere per molti-media. In realtà i prodotti culturali sono sempre stati monomediali. Accadeva talvolta che da un libro si ricavasse un film, che di un'opera teatrale si facesse una riduzione radiofonica o televisiva, che un'opera lirica diventasse un disco, ma tutto ciò non nasceva dall'intenzionalità dell'autore. Da alcuni anni, soprattutto per esigenze di economicità e di mercato, si è andata affermando una produzione che potremmo definire oligomediale, che sfrutta le sinergie fra i diversi media sia in termini di prodotto che di mercato. Un film viene realizzato contemporaneamente nella versione per il cinema e per la televisione, la sceneggiatura viene pubblicata come libro, una versione di quest'opera potrebbe diventare un videogioco. Ma fino ad ora nessuno ha concepito una multimedialità allargata che operi a 360 gradi su tutto l'universo dei media e produca opere a carattere modulare in cui ciascuna versione interagisca con le altre. Questa multimedialità è una modalità organica di progettazione ancor prima che di produzione, una sorta di motore in cui ciascun medium fa da volano per gli altri accumulando e restituendo energia. La multimedialità centrifuga si distingue dunque per due aspetti fondamentali. Essa pone al centro i contenuti piuttosto che le tecnologie (CD ROM eccetera.) e inoltre considera l'intero sistema planetario dei mezzi di comunicazione come un'unica grande rete integrata, una rete globale in cui saperi, conoscenze e comunicazioni si dispiegano come in una sinfonia: ogni medium di questa grande rete è simile a uno strumento dell'orchestra. L'opera multimediale deve essere quindi concepita come un componimento musicale in cui l'autore assegna a ciascuno strumento una partitura in base ai suoi requisiti specifici.

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    Domanda 9
    Per evitare che tutto si risolva in un fatto meramente nominalistico, quali sono, secondo lei, le conseguenze, sul piano pratico, di questa distinzione tra multimedialità centripeta e multimedialità allargata?

    Risposta
    Tutti i media hanno una connaturata tendenza alla totalità, che li induce a voler inglobare i media precedenti. Così è stato per la televisione nei confronti della radio, del cinema e del teatro; così sta avvenendo per Internet e i media informatici off-line. La multimedialità ristretta è figlia di questa inclinazione totalitaria che tuttavia è destinata alla disfatta come spesso accade a coloro che ambiscono concentrare tutto il potere nelle loro mani. Oltre tutto questa inclinazione totalitaria è autocontraddittoria in quanto la pretesa multimediale si annulla in una monomedialità di fatto. Qual è infatti la differenza fra un libro, una videocassetta, un programma televisivo e un CD ROM, se si esclude la non sequenzialità dei contenuti? Chi più chi meno, ciascuno di questi media è un'articolazione di mezzi espressivi diversi (testi, fotografie, suoni, parole, immagini in movimento) racchiusi su un unico supporto monomediale. Chi progetta un CD ROM, ragiona esattamente con gli stessi criteri di fondo di un autore televisivo, di uno scrittore o di un regista cinematografico, adattando cioè alla peculiarità espressiva del mezzo contenuti e forme della sua opera. E poiché ogni medium ha le sue leggi riguardo alle modalità di produzione e di distribuzione, riguardo ai costi e ai ricavi, riguardo alla fascia di pubblico, l'opera monomediale è sottoposta ad un ulteriore vincolo, determinato dalla "natura" stessa del mezzo, un vincolo così forte da aver indotto Mc Luhan ad affermare che "il medium è il messaggio". Quindi, un'opera progettata per essere soltanto un CD ROM rinuncia in partenza alla formidabile sinergia che si verrebbe a stabilire tra media diversi i quali, integrandosi in modo complementare, le consentirebbero di dispiegarsi ad un tempo sia nella sua totalità che in una pluralità di moduli in sé compiuti. In tal modo non solo si offrirebbe un orizzonte sconfinato ai contenuti ma si realizzerebbe anche una economia di scala con relativo abbattimento dei costi di produzione. Quindi anche da un punto di vista merceologico risulta paradossale il big crunch di una multimedialità che si dispiega su un unico medium. Da queste considerazioni mi auguro che si possa finalmente comprendere quanto sia solo in apparenza peregrina e ovvia l'idea di una multimedialità intesa in senso letterale, anche perché, vale la pena di ripeterlo, la progettazione sistematica di un'opera per molti-media è tuttora estranea al panorama ideativo-produttivo dell'industria culturale. Talvolta appaiono sul mercato "cofanetti" multimediali nei quali vengono abbinati videocassette e dispense, floppy disk e riviste, enciclopedia su carta e integrazioni su CD ROM. Ma questi timidi tentativi, che spesso sono il frutto di operazioni di marketing piuttosto che di un progetto organico, fanno venire alla mente le svendite dei coordinati di biancheria o, peggio ancora, le vendite a blocchi nelle fiere di paese.

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    Domanda10
    Lei prima ha fatto cenno alla realizzazione della "Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche" come banco di prova della sua idea di multimedialità. Ci può dire come si è articolato questo progetto?

    Risposta
    L'"Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche" è stata progettata con l'intento di creare un'osmosi permanente fra media diversi. Si tratta di una esperienza di frontiera, senza precedenti e tuttora in corso, che ha dato alla RAI, con la speranza che sappia sfruttarlo, un vantaggio, in termini di know how, di almeno cinque anni nei confronti di altre aziende editoriali o televisive. La materia prima di questa Enciclopedia, il mattone dell'intero edificio multimediale è costituito da interviste-lezioni, di filosofi e scienziati di tutto il mondo. Ciascuna intervista, della durata media di un'ora, è realizzata nella lingua di origine del filosofo intervistato e ciò conferisce a questa impresa un carattere internazionale. Da questo patrimonio di contenuti, ordinato in un archivio multimediale, si attinge per realizzare programmi televisivi e radiofonici, videocassette e audiocassette, libri e videolibri, dispense e pagine di giornale, programmi multilingue per la TV satellite e via cavo, home page su Internet e, naturalmente, anche software multimediale (floppy disk, CD ROM). Quindi la versione per computer è solo una delle tante versioni e non la "versione delle versioni". Programmi online e prodotti off-line si integrano, rinviano l'uno all'altro, si promuovono a vicenda, e infine si incastrano come i tasselli di un mosaico.

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    Domanda 11
    Lei ha fatto cenno ad una diversa modalità di progettazione in conseguenza di un diverso modo di intendere la multimedialità. Ce ne può parlare?

    Risposta
    Ragionare in maniera multimediale in un mondo che fino a ieri è stato monomediale è come imparare a sciare a cinquant'anni. Lo sceneggiatore, il regista tradizionale immaginano una storia, ne prefigurano lo svolgimento e la conclusione, infine la realizzano inquadratura dopo inquadratura, capitolo dopo capitolo, scena dopo scena, a seconda che si tratti di un film, di un romanzo o di una pièce teatrale. L'opera monomediale è predeterminata nel suo svolgimento e nella sua conclusione; è un'opera "chiusa". Anzi quanto più stringente è la trama delle sequenze, degli argomenti, degli eventi, quanto più l'opera si realizza in maniera conforme all'idea originaria, tanto più essa è compiuta. In altre parole l'opera monomediale è simile ad un teorema di matematica, ogni sua parte è concatenata alle altre in modo univoco ed esclusivo. E questo anche nel caso di un'opera su CD ROM la quale, pur presentando la variante della non sequenzialità, è concepita comunque secondo rigidi criteri logici e narrativi. Al contrario, l'opera per molti-media è "aperta", non è possibile pensare a priori tutte le modalità del suo svolgimento e le forme della sua realizzazione. E' poliedrica, modulare; l'interconnessione tra le versioni è stellare, come sinapsi nelle reti neuronali. Ciascuna versione dell'opera multimediale ha una sua determinazione convenzionale ma l'opera nella sua globalità, è indeterminata. Ma questa indeterminatezza, insostenibile nell'opera monomediale (possono un regista o uno scrittore non sapere come andrà a finire la loro storia?), è invece la peculiarità e la forza della multimedialità allargata, in quanto si possono prevedere solo gli svolgimenti di alcune versioni dell'opera ma di altre non si può neanche immaginarne, a priori, l'esistenza per il semplice fatto che il medium che le ospiterà non è stato ancora inventato.

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    Domanda 12
    Qual è la differenza, nella fase di progettazione, tra un'opera monomediale e la materia prima multimediale di cui lei parla?

    Risposta
    La differenza consiste nel fatto che i contenuti di un'opera pensata per un solo medium, devono essere rigorosamente selezionati e finalizzati ad uno scopo preciso e unico, mentre la materia prima di un'opera da cui nasceranno, non una, ma svariate versioni dell'opera stessa, deve avere la caratteristica dell'adattabilità a scopi diversi, deve potersi combinare con altri ingredienti. Per farmi capire, può essere d'aiuto, per quanto prosaico, un esempio culinario: l'impasto di acqua e farina dal quale, con l'aggiunta di ingredienti diversi, si ricavano, indistintamente, pane, biscotti, grissini, pizze, pasta sfoglia, fettuccine e così via. Non è possibile pensare a priori tutte le modalità del suo svolgimento e le forme della sua realizzazione. Questo impasto è sostanzialmente "indefinito", non ha una fisionomia delineata, è malleabile. Al contrario la materia prima di un'opera monomediale - che sia la scaletta di un programma televisivo, la sceneggiatura di un film, il piano dell'opera di un trattato o di un'enciclopedia - deve essere ben definita, strutturata, coerente. Il tradizionale concetto di "piano dell'opera" non è adeguato ad 'un'opera multimediale nel suo complesso ma soltanto a ciascuna delle sue versioni monomediali. Dell'opera in generale, è possibile solo tracciare una "mappa dei temi", cioè l'universo degli argomenti che verranno trattati. Prerogativa di questa materia prima multimediale è, dunque, la fungibilità. Ma a differenza dell'impasto di acqua e farina, che si esaurisce se suddiviso per tanti prodotti, l'impasto di immagini e suoni, registrato su un nastro magnetico, può essere clonato all'infinito. Si potrà attingere da questa singolare "materia prima" per produrre innumerevoli prodotti senza che la sua composizione originaria ne sia mai scalfita. Nel caso della "Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche", la materia prima è costituita da più di mille interviste-lezioni di filosofi e scienziati di oltre trenta paesi dei cinque continenti. Queste interviste - doppiate in più lingue e corredate di volta in volta da brani di film d'autore, brevi sceneggiati con attori, antologie di testi, immagini di opere d'arte, film documentari, computer grafica, musiche - costituiscono la "mappa dei temi" e vengono, di volta in volta, adattate alle caratteristiche di ciascun medium. Ne nascono programmi televisivi e radiofonici diversi nella durata e nell'impianto, varie collane di videocassette, programmi per la TV satellite e per il video on demand, libri e dispense, CD ROM, floppy disk, home page e così via. Per meglio comprendere la sostanziale, e non meramente nominalistica, differenza tra il piano dell'opera e la materia prima, si pensi al fatto che nel 1987, anno in cui è iniziata la produzione della "Enciclopedia della Filosofia", non esistevano ancora, perlomeno di fatto, né i CD ROM né Internet. Se questa Enciclopedia fosse stata progettata in modo convenzionale, a partire da un rigoroso piano dell'opera, non sarebbe stato possibile realizzare, successivamente, le versioni per i nuovi media digitali per il semplice fatto che non erano state pensate affatto. Invece, grazie alla "fungibilità" della materia prima multimediale, le versioni su Internet, su floppy disk e su CD ROM, sono state ideate e realizzate senza problemi, in quanto non si è dovuto "decostruire" un impianto predeterminato ma semplicemente scegliere dal mucchio le tessere del mosaico (le interviste-lezioni) adatte ai nuovi disegni.

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    Domanda 13
    Il professor. Remo Bodei, ha voluto elogiare il lavoro svolto con questa "Enciclopedia Multimediale", con una frase presa a prestito da Cicerone: "Gli autori di questa Enciclopedia Multimediale hanno fatto scendere la filosofia dal cielo e l'hanno fatta entrare nelle case degli uomini". Perché questa esperienza, che ha ottenuto finora riconoscimenti straordinari e successi commerciali, non è stata ancora copiata, come avviene generalmente con tutti i format televisivi e i generi cinematografici?

    Risposta
    Se cinquant'anni fa, sfruttando le potenzialità, peraltro già tecnicamente mature, del cinema, si fossero consegnate alle generazioni future interviste-lezioni filmate, di Einstein e Freud, di Husserl e Heidegger, di Croce e Wittgenstein, si sarebbe reso un grande servizio all'umanità. C'è da chiedersi perché nessuno, pur potendolo fare, abbia pensato di raccogliere in modo sistematico queste preziose testimonianze della nostra civiltà. Tra le tante ipotesi c'è anche quella che nessuno credeva che si potesse diffondere il sapere, quello vero, al di fuori dei libri, dimenticando che duemilacinquecento anni fa, una polemica analoga, e inversa, era scoppiata nell'antica Grecia quando Platone e Aristotele, soppiantarono la comunicazione orale, dominante da Omero fino a Socrate, e imposero la scrittura, strumento considerato a quei tempi, autoritario, sordo e negazione del dialogo maieutico. La "Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche" è un laboratorio di sperimentazione di nuovi linguaggi, nuove tecnologie e modelli organizzativi. Questa ricerca non è fine a se stessa ma è finalizzata ad uno scopo preciso: diffondere la filosofia nel mondo costituendo un'alleanza, che ha pochi precedenti, fra alta cultura e universo dei mass media. Un'impresa ardua ma confortata da un paradosso: la cultura infatti è l'unico bene dell'umanità che se diviso fra tutti, piuttosto che diminuire, poiché ciascuno ne riceverebbe solo una parte, diventa più grande se molti partecipano ad essa. Questa peculiarità della cultura, che spiazza le rigide leggi del mercato, può forse spiegare perché quest'opera sia nata all'interno della RAI piuttosto che in una televisione commerciale. La RAI, in modo accorto, senza trascurare gli esiti commerciali peraltro già tangibili e prima ancora di qualunque altro ente televisivo europeo, americano o giapponese, ha dimostrato ancora una volta di saper svolgere una insostituibile funzione etico-civile legata alla sua vocazione di pubblico servizio. Noi abbiamo avuto il tempo di sperimentare, di commettere errori e di porvi rimedio. Soprattutto abbiamo avuto il tempo di riflettere criticamente su ciò che stavamo facendo fino a delineare un nuovo paradigma ideativo-produttivo che coniugasse la natura della RAI-Azienda che opera sul mercato, con quella della RAI-Servizio-pubblico che deve promuovere la crescita culturale dei cittadini.

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