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    Alberto Oliverio

    Roma, 05/12/1995
    Media e strutture mentali
  • Ogni nuova tecnologia è stata fonte di ansia, timori e dubbi; nel caso delle nuove tecnologie, queste interagiscono con la nostra sfera cognitiva, modificando la struttura della nostra memoria, portando l'uomo a pensare per immagini piuttosto che in altri modi (1) .
  • Questo può avere delle ricadute sulla capacità di concentrazione, soprattutto per i bambini, sempre più esposti a questi media (2) .
  • La memoria è sempre più legata alle immagini, anziché ad altri tipi di codici; bisogna rielaborare un tipo di informazione inserendolo in una mappa concettuale. Se la mappa concettuale resta limitata all'immagine, si avrà un apprendimento povero: se non si coglie il significato di alcune di queste esperienze, si presenta un effettivo rischio per la nostra comprensione del mondo reale (3) .
  • la memoria per immagini e la memoria linguistica sono, in parte, separate, anche perché le immagini hanno un potere di contaminazione forte. L'immaginario televisivo e cinematografico, finisce per assottigliare i confini fra le nostre esperienze e quelle a cui abbiamo assistito: nel caso dei bambini, bisogna cercare di fare capire che alcune testimonianze sono esplorazioni, altrimenti si rischia di non discernere il vero dal falso (4) .
  • Il continuo intersecarsi di reale e virtuale che si verifica, per esempio, su Internet può produrre effetti positivi derivati da un notevole scambio di informazioni. Un errore frequente è cercare di opporre l'intelligenza umana a quella artificiale; in realtà l'intelligenza singola si sta trasformando in collettiva. .generando un patrimonio collettivo di intelligenze. Tuttavia Internet significa anche isolamento di fronte ad un mondo virtuale (5) ,
  • con il rischio che le nostre risposte pulsionali potrebbero prendere il sopravvento sulla nostra capacità cognitiva, per cui la simulazione diventa la realtà (6) .
  • lo sviluppo delle intelligenze artificiali può in qualche modo ristrutturare il significato della persona umana, portandoci ad assimilare l'uomo alla macchina. E' un pericolo lontano, ma da tener presente (7) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Si parla di multimediale, si parla di Internet. Come reagisce l'uomo, dal punto di vista comportamentale e mentale, a questo bombardamento di stimoli sempre più veloci?

    Risposta
    Da un lato va tenuto conto della reazione usuale alla novità delle tecnologie: dalla rivoluzione industriale in poi, ogni nuova tecnologia ha suscitato ansia, timori e delle posizioni interrogative sulla novità introdotta; dall'altro, invece queste sono tecnologie che, in qualche misura, interagiscono interamente con i nostri sensi e con la nostra sfera cognitiva, modificandoci. Ci modificano in quanto i messaggi che ci arrivano sono diversi da quelli naturali, in quanto sono spesso allusivi, sono rapidi, sono dotati quasi sempre di una carica emotiva; sono messaggi visivi, ma anche musicali, ed alcune di queste immagini stanno cambiando la struttura della nostra memoria, nel senso che tendiamo più a pensare per immagini che in altri modi.

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    Domanda 2
    Questo può avere delle ricadute, ad esempio, sulla nostra capacità di concentrarci o di seguire ragionamenti astratti?

    Risposta
    Sì, soprattutto per i più giovani, per i bambini che oggi iniziano ad essere esposti a questi media e che ne fanno un uso massiccio, soprattutto negli Stati Uniti. Ma penso che l'uso di Internet stia per entrare anche nel nostro Paese. Questo senza dubbio ci ha abituato a dei modi di pensare più rapidi e per allusioni. D'altronde un po' è successo anche con il cinema: oggi vedere un film degli anni Cinquanta o Sessanta, al di là dell'interesse dello spettatore, può diventare una sorta di impegno, dal momento che ormai siamo abituati a volare su alcuni passaggi, a comprendere le cose per allusioni, per citazioni, e così via. Questo aspetto a tempi rapidi, con costanti e rapide allusioni a qualcosa che già sappiamo rappresenta un po' la drammatica del video-messaggio.

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    Domanda 3
    Questo può portare a un vero e proprio cambiamento negli sviluppi cognitivi, nei modi di ragionare, di elaborare pensiero, di interagire fra di noi?

    Risposta
    Senza dubbio è uno dei modi per pensare, per ricordare. Il punto di base è la memoria legata alle immagini, anziché ad altri tipi di codici. E' uno dei modi perché, naturalmente, pensare ed agire soltanto per immagini è insufficiente; bisogna rielaborare un tipo di informazione e in qualche modo inserirlo in una mappa concettuale. Se la mappa concettuale resta limitata all'immagine, naturalmente si tratta di un apprendimento e di un'esperienza abbastanza povera; se invece viene introitata in rapporto ad altri significati, allora può essere un modo anche per trasmettere dei messaggi in modi rapidi. Quindi, alcuni aspetti di questo tipo di comunicazione vanno valutati in termini positivi. Anche l'alludere immediatamente, il mandare dei messaggi brevi, che i bambini percepiscono con tempi rapidissimi, può avere dei lati positivi. Ma se non c'è rielaborazione, soprattutto se non si coglie il significato di alcune di queste esperienze, allora ci muoviamo in un'area più superficiale e forse anche più a rischio per la nostra comprensione del mondo reale.

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    Domanda 4
    Che tipo di interazione ci può essere fra queste capacità mnemoniche, soprattutto in termini allusivi, e la nostra capacità linguistica?

    Risposta
    In realtà sono forme di esperienze diverse: la memoria per immagine e la memoria linguistica sono, in parte, due cose separate, anche perché le immagini hanno un potere di contaminazione forte, nel senso che possono più facilmente inquinare delle memorie e le rielaborazioni personali. Questo è uno degli elementi che viene spesso sottolineato oggi. La massiccia esposizione ad un immaginario così forte, come quello televisivo e cinematografico, finisce per assottigliare i confini che esistono fra le nostre esperienze e quelle a cui abbiamo assistito. E soprattutto nell'infanzia, ma anche man mano che uno procede con gli anni, la linea di separazione tra ciò che ci è veramente successo e ciò che invece abbiamo introitato attraverso questo fiume di immagini, può diventare più scarsa. Quando invece pensiamo ad un vero e proprio apprendimento strutturato, come quello che si verifica negli anni della prima e della seconda infanzia, bisogna cercare di dare una sorta di chiave di lettura di queste immagini, ossia di fare capire che molto spesso alcune testimonianze, alcune realtà storiche, alcune verità sono esplorazioni sulla verità storica o sulle testimonianze, altrimenti il rischio è quello di creare una mescolanza di vero e falso. Per l'adulto questo ha un fascino: per esempio per il regista che gira "J.F.K." mescolando la presunta verità storica con la sua interpretazione, il fascino dell'opera d'arte, della creazione, è notevole. Invece, l'inesperto esposto a un messaggio di questo tipo, senza una guida, senza un aiuto, avrà maggiore difficoltà nel trovare un significato nella storia, nel mondo. Citavo "J.F.K." perché è indicativo del tipo di problemi che potremmo incontrare in futuro, ossia come fare a orientarci da soli in un mondo pieno di immagini, testimonianze, ipotesi, falsificazioni volute o scherzose.

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    Domanda 5
    Su Internet esistono ormai una serie di comunità e di interazioni, di scambi fra le persone: che tipo di effetti potrebbe avere sui nostri modi di comprendere la realtà questo continuo intersecarsi di reale e virtuale?

    Risposta
    Effetti positivi, indubbiamente, perché si verifica un notevole scambio di informazioni. Spesso noi cerchiamo o pensiamo di opporre l'intelligenza umana a quella artificiale; invece il modo più giusto di considerare questi fenomeni è che l'intelligenza singola man mano si sta trasformando in una sorta di intelligenza collettiva. Non voglio essere futuribile, ma come in passato la realtà è stata affrontata dalle persone nel loro insieme, generando un patrimonio collettivo di intelligenze, così anche l'aggiunta di nuove "quote" di intelligenza, quelle artificiali, non fa altro che aumentare una sorta di monte, cui attingere. Questo è l'aspetto positivo. L'aspetto forse più problematico è quello che ci troviamo isolati di fronte ad un mondo virtuale. Abbiamo una comunità di partecipanti a questa rete, in cui spesso è difficile quasi l'essenza reale dell'altro partecipante. Chi ci risponde è una persona vera oppure un computer che finge di essere una persona perché i computer sanno cogliere ormai il contesto di una discussione, anche se forniscono delle risposte vaghe, nel senso che alla fine chi pone le domande rimane nel dubbio di aver interloquito realmente con una persona. Questi aspetti in futuro potrebbero accentuarsi, soprattutto nel momento in cui chi risponde non usa soltanto la tastiera del computer, ma potrebbe anche creare un viso virtuale anche se artificioso. Ormai i bambini si sono abituati a queste realtà virtuali: sanno che esistono dei super-eroi che fanno parte dei fumetti, che non sono delle persone in carne ed ossa; sono delle personoidi, delle persone che in qualche misura ci rassomigliano e con cui si può dialogare. Quindi lo stupore che può colpire gli adulti, derivante dal rapporto con questo tipo di realtà falsificata, ma simile alla realtà esistente, forse colpisce di meno il bambino che man mano viene esposto a questo tipo di situazione. Questo rappresenta un'innovazione in termini di sviluppo dei rapporti tra le persone.

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    Domanda 6
    La possibilità di interagire con esseri reali o virtuali, potrebbe portare a delle condizioni di stress psicologico, per cui non si sa come comportarsi nei confronti di una entità che non si sa identificare?

    Risposta
    La fantascienza ha prefigurato mondi popolati da creature diverse, per esempio "2001. Odissea nello spazio", dove c'erano gli uomini-scimmia, gli automi, e così via. Già oggi dobbiamo adeguarci ad alcuni dei problemi che ci pongono le macchine e spesso le trattiamo come persone. Penso che qui le macchine rassomiglieranno a noi, nel senso che potranno parlare, in quanto avranno dei sintetizzatori locali, potranno rispondere in modo intelligente ad alcune delle nostre domande, potranno addirittura manifestare delle emozioni, perché un viso simulato, ricostruito attraverso una serie di "ghettizzazioni", come si dice, può avere anche delle espressioni facciali: sorriderci, guardarci in cagnesco, manifestare odio, e così via. A quel punto saremo trascinati in una sorta di gioco, in cui però, a volte, il tipo di messaggio potrebbe prendere il sopravvento sulla nostra reale comprensione della realtà. Possiamo iniziare rendendoci conto che si tratta di una simulazione e poi, alla fine, se veniamo coinvolti, la simulazione potrebbe cessare di essere tale. In altre parole la nostra emozione, le nostre risposte pulsionali, potrebbero prendere il sopravvento sulla nostra capacità cognitiva con il rischio che alla fine la simulazione diventa la realtà.

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    Domanda 7
    Un'ultima domanda sulla bilancia tra aspetto emotivo ed aspetto cognitivo. Ci sarà sempre possibile guidare cognitivamente le emozioni o, in effetti, tutta questa rapidità, questa velocità, che le nuove tecnologie ci stanno imponendo, potrebbe accantonare la cognizione per sviluppare esclusivamente il piano emotivo?

    Risposta
    Questo non lo credo: eventualmente il problema sarà leggere dentro di noi. In futuro dovremo avere il tempo per renderci conto di cosa ci sta succedendo, forse addirittura di alcune nostre risposte che non appartengono ad una realtà più stereotipata, lineare, logica. L'uomo avrà sempre le sue emozioni, che sono frutto di una lunga storia evolutiva, e sono mescolate con la nostra interpretazione del mondo. Ciò nonostante vivere in una realtà in cui viene soprattutto sottolineata questa dimensione logico-cognitiva potrebbe minimizzare il ruolo e il significato delle nostre emozioni e spingerci a dover compiere degli sforzi per comprenderci in quegli aspetti che fanno meno parte di un mondo il cui significato è soprattutto la logica, l'analisi. In questa misura lo sviluppo delle intelligenze artificiali può in qualche modo ristrutturare il significato della persona umana, portandoci ad assimilare l'uomo alla macchina. E' un pericolo lontano, ma da tener presente. Va sempre sottolineata la distinzione che esiste tra l'uomo, con la sua cognizione le sue emozioni, i suoi istinti, i suoi limiti anche, e la macchina che, pur simile all'uomo, pur simulatrice di alcuni aspetti emotivi, in realtà agisce soltanto attraverso delle vie che sono logico-computazionali e razionali.

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