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    Aldo Mastropasqua

    Biografia

    Aldo Mastropasqua è nato a Bari il 3 aprile 1948. Si è laureato all'Università di Roma "La Sapienza" con una tesi su La progettazione letteraria in Elio Vittorini. Nel corso del lavoro di preparazione della tesi, ebbe modo di leggere e rileggere i "francofortesi" e soprattutto il Walter Benjamin di Angelus Novus, dell'Opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, e dell'Autore come produttore.

    Proprio da Walter Benjamin e dalla sua idea radicalmente antistoricistica e materialistica di critica letteraria muove il suo primo saggio, Metodologia benjaminiana nella critica di Edoardo Sanguineti, pubblicato nel numero d'esordio della rivista "Quaderni di critica" (1973) dedicato alla Neoavanguardia.

    Le nozioni di "perdita d'aureola", di "distruzione dell'aura", di "ottica micrologica" e di "allegoria" come procedimento di scrittura dell'avanguardia sembravano particolarmente funzionali a comprendere la portata delle ancora insuperate indagini critiche di Sanguineti su Guido Gozzano che segnavano a suo parere e degli altri fondatori dei "Quaderni" (Filippo Bettini, Marcello Carlino, Francesco Muzzioli e Giorgio Patrizi), una vera e propria svolta nella storiografia letteraria del Novecento.

    In un intervento successivo (nel numero di "Quaderni di critica" del 1976, dedicato alle Teorie letterarie della Scuola di Francoforte), intitolato Alcune note su Benjamin, Adorno e la Scuola di Francoforte, cerca di mettere a fuoco la distanza intellettuale misurabile tra Benjamin e il gruppo dei francofortesi (se Adorno e Horkheimer, anche per lo shock dell'esperienza statunitense, apparivano fortemente intimoriti dal confronto con la tecnica, Benjamin, al contrario, si era proiettato senza inibizioni verso una elaborazione teorica del tutto innovativa).

    Anche nel più recente saggio Palazzeschi o dell'emancipazione crepuscolare (in "Altri Termini", 4, 1991), Mastropasqua si riferisce alla teoria e al metodo di ricerca di Benjamin, dove, utilizzando alcune osservazioni nell'incompiuto Passagenwerk ha tentato di dar conto dell'irriducibilità della linea crepuscolare-liberty di Palazzeschi alla battaglia antiornamentalista e funzionalista del Futurismo italiano.

    O come nel saggio Dall'elegia all'inno: frustrazione stilistica e sublime da Thovez al primo Montale (in Poesia italiana del Novecento, Editori Riuniti, Roma, 1993) dove ha delineato la crisi del crepuscolarismo-liberty negli Ossi di seppia, costellati da una quantità rilevante di materiali metapoetici. Ha tentato di dimostrare come il versante della narrativa denunci una netta crisi dei vecchi modelli letterari di fronte all'avanzare della tecnica, e ciò in vari saggi su Vittorini, su Gadda e su Paolo Volponi, da quelli raccolti in Volponi e la scrittura materialistica (volume collettivo di "Quaderni di critica", Lithos, Roma, 1995) a Una poetica in chiave di utopia (nel volume curato dal "Gruppo Laboratorio, Volponi Letteratura come contraddizione", Angeli, Milano, 1995).

    Volponi è lo scrittore che ha esperito, secondo le sue linee di pensiero, con maggiore lucidità, negli ultimi anni, quella crisi della narrazione preconizzata da Benjamin nel famoso saggio del 1936, Il narratore. Nel mondo novecentesco, l'assedio della tecnica si manifesta innanzitutto con la pressione dei mezzi di comunicazione di massa. Secondo Mastropasqua l'atrofia dell'esperienza subita dallo scrittore, dall'artista e dal musicista ha come contraccolpo più vistoso l'impossibilità di poterla raccontare.

    L'inautenticità insidia costantemente ogni forma di comunicazione. Di tutto questo c'è più di una traccia nell'opera letteraria di Volponi da Corporale alle poesie di Con testo a fronte e Nel silenzio campale, fino all'ultimo romanzo Le mosche del capitale dove la crisi della società industriale avanzata viene a saldarsi alla crisi del modello romanzesco tradizionale esperita dal narratore. Il confronto con questo tipo di problematica viene oggi favorito dalla rivista "Avanguardia", che ha fondato e dirige insieme a Francesca Bernardini e che è arrivata già al terzo anno di vita.


    E anche "l'Archivio del Novecento", centro di documentazione su letteratura, arte e musica del nostro secolo, fondato da Giuliano Manacorda presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Roma "La Sapienza" e al quale collabora con altri docenti di Letteratura Italiana Contemporanea, ha l'ambizione di stabilire un confronto continuo tra gli strumenti più avanzati della comunicazione, a partire da Internet, e le forme espressive più avanzate del secolo breve.