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    Roberto Maragliano

    Torino, 17/05/1996
    Adattamenti delle facoltà intellettive al progresso digitale
  • Il presente può già definirsi "digitale" (1) .
  • Uno degli aspetti più interessanti di questo nuovo scenario é la multimedialità, in cui anche il libro ha un suo ruolo (2) .
  • I nuovi mezzi di comunicazione non determinano ancora una epistemologia specifica (3)
  • E' necessario mirare alla costituzione di una nuova intelligenza senso-motoria (4)
  • utilizzando al meglio i nuovi media (5) .
  • La nuova tecnologia offre, ancora, più di quello che l'uomo sa utilizzare. Gli sforzi dovranno indirizzarsi soprattutto a saper "interrogare bene" il computer (6) .
  • Il sistema dei media aiuterà l'uomo a riformulare la propria teoria della realtà (7) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Il futuro sarà digitale: porterà a un'evoluzione dei modelli ricreativi e culturali?

    Risposta
    Io credo che sia necessario parlare del presente per poter proiettare verso il futuro. Il presente è già digitale. Molte delle nostre abitudini, molte delle nostre attività, soprattutto quelle dei ragazzi e dei bambini, sono collegate ad un ambiente di esperienza già digitale per molti aspetti. Stiamo vivendo una fase di trapasso. Si tratta di vedere che cosa c'è già di nuovo nel nostro presente e come, questo "nuovo", potrà diventare paradigma per il futuro.

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    Domanda 2
    In che termini il multimedia può creare nuove modalità di apprendimento rispetto alla lettura di un libro?

    Risposta
    Credo che sia importante distinguere, intanto, tra la multimedialità come fenomeno digitale e multimedialità come fenomeno semiotico. Penso che questo secondo aspetto sia, in una prima fase, più interessante: come si va configurando l'esperienza e l'intelligenza dell'individuo, rimbalzando continuamente da un medium all'altro, da un codice all'altro, da un sistema di conoscenza ad un altro. Poi, sulla base di questa considerazione, si può passare a considerare la multimedialità digitale. Però il primo aspetto è il più importante, perché è anche quello che consente di recuperare l'identità del libro. Il libro ha oggi un suo spazio all'interno del sistema dei media; si tratta di rinforzare questo spazio attraverso la creazione delle "alleanze". Io non credo che la multimedialità uccida la lettura, metta in crisi il libro. Credo invece che sia il libro a diventare un fantasma della multimedialità. Il libro, in questa fase, è ancora una struttura forte, può ancora negoziare dei rapporti, deve negoziare dei rapporti. In caso contrario verrà travolto; ma la colpa sarà del libro.

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    Domanda 3
    Fino a che punto, secondo Lei, le tecnologie digitali riusciranno ad essere funzionali alla sensibilità dell'uomo che cambia, che sta cambiando?

    Risposta
    Credo non ci sia niente di più costrittivo del libro, che, come qualcuno diceva, è una struttura di fortissimo condizionamento, che mobilita un solo senso, ma contemporaneamente tutto il corpo. Questo è un vero e proprio condizionamento, naturalmente lo è a fin di bene. Per ciò che riguarda invece le altre forme di condizionamento, quelle plurime forme della multimedialità, credo che sia inadeguato parlare di adattamento e di condizionamento; viceversa credo che siano, appunto, delle forme molto più naturali per l'individuo. Il problema è che a questo individuo manca un'epistemologia, manca una filosofia, manca una teoria della conoscenza. E' necessario mettere sullo stesso piano, sullo stesso livello di dignità epistemologica, i vari linguaggi, non soltanto la lingua scritta, ma anche la lingua dell'audiovisivo, del suono, dell'immagine, e così via.

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    Domanda 4
    C'è un modo per arginare il forte avanzamento dell'offerta tecnologica, oppure crede che si possa elevare il grado della domanda culturale, per interrogare l'offerta tecnologica?

    Risposta
    Io credo che la seconda indicazione sia quella da tener presente: avere, cioè, di fronte una prospettiva, all'interno della quale stare intelligentemente nel nuovo scenario, anche utilizzando forme di intelligenza diversa da quelle tradizionali. Per esempio, la multimedialità promuove, in modo accelerato, quasi esasperato, ma estremamente interessante, le forme di intelligenza intuitiva, di cui parlava Piaget a proposito della operatorietà concreta; la quale, lungi dall'essere un'intelligenza del bambino, è anche l'intelligenza di chi fa dei progetti, di chi fa dei lavori con le mani, di chi usa il corpo, di chi, per esempio, utilizza la matematica empirica per preparare un piatto. La multimedialità sviluppa notevolmente questo tipo di cognizione, la quale, però, manca ancora di una sua teorizzazione, al di là di quello che si dice a proposito del bambino. Trasferita nell'universo adulto, questa intelligenza trova uno spazio enorme dentro alla multimedialità, assieme anche all'ingegno in senso motorio. Ogni persona che si accosta al computer sa che il primo problema è quello di superare l'ostacolo dell'uso del mouse. Si tratta di sottoporsi a problemi, appunto, di intelligenza senso-motoria, che sono messi contemporaneamente in gioco, assieme a problemi dell'intelligenza astratta e di quella concreta. E' necessario, perciò, non solo accettare il gioco delle intelligenze, ma anche lavorare per acquisire delle teorie molto più ampie di quelle di cui disponiamo.

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    Domanda 5
    Si tratta, dunque, di ampliare la disponibilità percettiva, coniugata, combinata con quella cognitiva?

    Risposta
    Così è sempre stato nella storia. Ogni medium, entrando in un rapporto con l'uomo e con i gruppi, ha ampliato e trasformato le vie dell'intelligenza, dell'esperienza e della conoscenza. In una fase di trapasso, però, nei primi momenti di questa fase, per usare questo medium, l'uomo utilizzava forme di intelligenza precedenti, cioè corrispondenti al sistema dei media precedenti. Così è stato per Platone, che rivendicava all'oralità una forza superiore rispetto alla scrittura e considerava la scrittura un elemento di impoverimento dell'uomo; così è avvenuto quando si è introdotto nella circolazione della conoscenza il libro stampato. Oggi ci troviamo in una fase simile. Non a caso gli argomenti che vengono usati contro il computer e, in un certo senso, anche contro la televisione, sono simili agli argomenti che Platone usava a proposito della scrittura. Si tratta non solo di avere pazienza che passi la buriana, ma, soprattutto di impegnarsi a far sì che questa fase di trapasso sia la più veloce e la più razionale possibile.

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    Domanda 6
    E' rilevante la sproporzione tra le tecnologie a disposizione e la capacità di produrre nuovi contenuti attraverso queste?

    Risposta
    E' inevitabile che ci sia una sproporzione tra quello che la tecnologia offre e quello che l'utente o l'autore vi introduce, perché la macchina va certamente al di là della possibilità, oggi, di alimentarla; e anche perché il più delle volte, quando ci accostiamo alla macchina nuova, la leggiamo come se fosse vecchia e quindi pretendiamo da essa un ritorno alle prestazioni che erano tipiche di quella antecedente. E' anche vero però, che l'esperienza che si conduce in rapporto con tali macchine, soprattutto quelle digitali, quindi soprattutto con un computer che si configura come un secondo "io", quindi come un interlocutore, un ambito di proiezione, come uno specchio, come un soggetto di dialogo, crea inevitabilmente e rapidamente un arricchimento. Si tratta, perciò, di interagire con questa macchina e di mettere in gioco la propria conoscenza, la propria esperienza. Chi sa interrogare meglio il computer, dal computer ottiene di più. E chi è capace di interrogare bene il computer? In genere il bambino; subito dopo il bambino, il ragazzo e all'ultimo posto, ma proprio lontanissimo dai primi due livelli, collocherei l'adulto alfabetizzato e colto, cioè quello che è proprio inquadrato dentro le tecnologie classiche e la tecnologia del libro. Allora si tratta, per l'adulto, di mettersi nella condizione di poter coltivare la sua parte bambina, cioè di essere bambino di fronte al computer mantenendo la sua identità di adulto e quindi di negoziare nuove forme di esperienza, di conoscenza, di cultura, all'interno delle quali la sensualità dell'audiovisivo, direi quasi la sessualità dell'audiovisivo, l'analiticità, la complessità della lingua scritta e l'interattività giochino contemporaneamente a ridefinire una mappa nuova della conoscenza e dell'esperienza. Insomma, si tratta di una sfida epistemologica che riguarda non solo l'utenza, ma anche chi produce cultura. In particolare in questa fase, almeno in Italia, io vedo messe in gioco le identità degli editori che producono libri, i quali si sentono soffocati dalla prospettiva e dal fantasma che identificano nella multimedialità. Io credo invece che ci sia molto spazio per fare dell'editoria un punto fondamentale di riferimento, un luogo, un veicolo di diffusione di multimedialità leggera, accattivante, coinvolgente e contemporaneamente elevata e colta, recuperando una tradizione, diciamo così, di redazione, di produzione di libri, che ha il dovere di essere riversata nell'ambito della multimedialità. In altri termini io sostengo due cose: la prima, che il libro si deve alleare con la multimedialità e deve essere uno strumento, un veicolo di multimedialità leggera; c'è ancora da scoprire le enormi potenzialità di un supporto, diciamo così, semplice e così economico come il floppy disk. In seconda istanza: il libro deve diventare un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono contemporaneamente conoscere, esperire in varie forme, attraverso varie modalità, con diversi linguaggi. In caso contrario lo spazio del libro tenderà molto a ridursi e questo sarà certamente grave.

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    Domanda 7
    E' opportuno oggi, sulla base della differenza esistente tra reale e virtuale, riconsiderare il rapporto che c'è tra il naturale e l'artificiale?

    Risposta
    Reale, immaginario, virtuale: sono problemi che l'uomo si è sempre posto. Se li è posti la filosofia, se li è posti la scienza, se li pone anche l'uomo della strada, oggi, in modo molto più lacerante e con molti dubbi. Però non è facile dare risposta, bisogna starci dentro a queste cose, bisogna superare l'idea che la realtà sia qualche cosa di tangibile, che corrisponde perfettamente a quel che vediamo e a quel che tocchiamo. Il sistema dei media ci aiuta in quest'esperienza filosofica. Io credo che oggi, proprio stando dentro l'universo dei media, ognuno di noi sia costretto ad avere una visione filosofica del mondo e quindi a mettere in dubbio la realtà, mettere in dubbio il rapporto tra realtà e rappresentazione, a porre degli interrogativi sul capovolgimento proposto dalla virtualità. Si tratta di concetti mobili, che noi dobbiamo giocare a tutto campo. Per riprendere una espressione di Eco: non c'è niente di più irreale del matrimonio di Renzo e Lucia. Posso avere dei dubbi sul fatto che sia esistito un personaggio storico, come Napoleone, perché ho dei documenti, ma non l'ho potuto toccare e alcuni documenti mi inducono, mi sollecitano a degli interrogativi. Ma su Renzo e Lucia no: è impossibile che non si sposino. Quindi è reale il matrimonio di Renzo e Lucia, eppure è dentro una rappresentazione, è dentro un sistema virtuale di realtà. Insomma, dovremmo imparare a contestualizzare i nostri discorsi, dovremmo imparare a non aver paura dei rapporti tra noi e il mondo, perché in mezzo c'è la cultura che ci aiuta, non tanto a dare delle risposte, ma a porre dei giusti interrogativi.

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