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    Luigi Mansani

    Pavia, 04-10-1996
    Come e quando controllare la rete?
  • Il problema della sicurezza dei dati sulla rete può ridursi ad un falso problema se si considera che, forse, é solo il tentativo di controllare qualcosa che é nato, invece, in modo assolutamente libero (1) .
  • Per rendere sicure le transazioni in rete si deve incentivare l'uso di sistemi di crittografia e abbandonare l'illusione di poter controllare l'intera rete (2) .
  • Il controllo sulla rete si deve considerare e regolare con modalità differenti nel caso in cui ci si occupi di opere coperte da copyright o di banche dati (3) .
  • La bidirezionalità di comunicazione é l'aspetto più interessante della rete. Perché questa dialogicità e interattività si mantengano, il cablaggio a larga banda si deve realizzare in entrambe le direzioni della comunicazione (4) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Grazie di essere venuto. Vorrei affrontare con Lei il problema dell'accesso alle Banche Dati. Si tratta di un fenomeno che spaventa, poiché ci sono milioni di dati a cui è possibile accedere, per esempio, da parte dei poteri centrali dello Stato.

    Risposta
    Credo che, in realtà, i dati esistano in Internet come esistono anche nel mondo fuori dalla rete. E' anche abbastanza singolare che ci si preoccupi molto delle informazioni e dei dati che circolano all'interno della rete, quando, poi, in realtà, ci rendiamo conto che, per buona parte, questi dati sono gli stessi che circolano anche al di fuori della rete. La facilità di accesso è importante, ma non deve far dimenticare che molto spesso ci troviamo ad affrontare dei falsi problemi. Il problema della pornografia su Internet, ad esempio: si vuole istituire un controllo sulla rete affinché non vengano diffuse immagini pornografiche, perché non vengano diffuse immagini di violenza, perché non vengano diffuse istigazioni al compimento di atti teroristici, e via dicendo. Ma dobbiamo anche renderci conto che, se una persona, oggi, vuole trasmettere con lettera delle immagini pornografiche, o vuole acquistarle in un'edicola, o vuole trasmettere informazioni di carattere riservato a chiunque, può farlo. Credo, dunque, che sia necessario verificare se davvero il problema stia nel contenuto delle informazioni, o se invece si voglia istituire un controllo generale sul funzionamento di qualcosa che è nato spontaneamente, e che non ha regole, che non ha padroni e che funziona. Ed è bello proprio perché non ha regole e non ha padroni.

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    Domanda 2
    Sta avendo luogo un esteso dibattito sul problema della natura confidenziale o privilegiata dell'informazione. Nella giurisprudenza americana, la Corte Suprema non ha ancora, esattamente, definito che cos'è il confidenziale. A Suo avviso, la facilità di accesso ad Internet, può costituire un'implicita rinuncia allo status privilegiato di informazione?

    Risposta
    Credo che esistano due questioni in merito a questo problema. La prima questione riguarda le comunicazioni che possono avvenire da privato a privato, attraverso la rete. L'esempio tipico è l' E-Mail, uno strumento che ormai viene utilizzato da tutti, perché consente, a costo zero ed in tempo reale, di trasmettere informazioni anche molto complesse ad un numero pressoché illimitato di persone. Queste informazioni non posseggono carattere riservato nel momento in cui vengono diffuse in rete, perché non vi è ancora la possibilità di utilizzare degli strumenti che garantiscano sufficiente sicurezza riguardo alla riservatezza di queste informazioni. Allora, da una parte, si chiede la possibilità di utilizzare degli strumenti di decrittazione o di crittografia che consentano di mascherare il contenuto dei dati e di rendere sicure le trasmissioni di questi dati da un utente ad un altro utente. La possibilità di trasmettere queste informazioni avrebbe dei risvolti straordinari anche dal punto di vista commerciale, perché uno degli ostacoli allo sviluppo di attività commerciali su Internet deriva proprio dall'insicurezza delle transazioni. Chi vuole effettuare un pagamento con moneta elettronica e digita il numero della sua carta di credito, è esposto al rischio che questo numero possa essere intercettato da qualcuno, e, di conseguenza vi è una certa riluttanza ad eseguire il pagamento in questo modo. I sistemi di pagamento avvengono attraverso l'attribuzione di un codice; occorre prima effettuare dei pagamenti o comunque delle modalità in forma normale, scritta. Questo procedimento genera, ovviamente, un rallentamento ed un ostacolo allo svilupparsi di comunicazioni più ampie, e anche allo sviluppo del mercato che la rete offre. La ragione per la quale non si vuole che vi sia possibilità di trasmettere informazioni criptate, nasce, appunto, dalla preoccupazione che attraverso i codici crittografici possano essere trasmesse delle informazioni che siano contrarie alla legge. Come se trasmetterle attraverso la lettera non fosse consentito. Alla prima parte della Sua domanda credo si possa rispondere che è soltanto attraverso la concezione delle comunicazioni tra un soggetto ed un altro come comunicazioni private, con tutti i diritti di tutela della privacy esistenti per la corrispondenza, che si può affrontare correttamente il problema. Quindi: sì all'uso di strumenti di crittografia, e no all'illusione di poter controllare l'intera rete. Per quanto riguarda l'accesso ai Data Base su Internet, si tratta di un problema più complesso e che riguarda anche il modo attraverso il quale le informazioni sono diffuse. Se ho ben inteso la Sua domanda, Lei mi diceva: una volta che sono state diffuse gratuitamente delle informazioni, può lamentare qualcosa chi ha diffuso queste informazioni su Internet? Ecco: la legge gli consente di farlo. Soprattutto la direttiva che è stata introdotta in sede comunitaria che riguarda la tutela dei Data Base, dà la protezione assoluta a tutte le informazioni, indipendentemente dal fatto che vengano diffuse gratuitamente o dietro corrispettivo. Nella prassi, però, non è così. In fondo, se si applicassero rigorosamente le regole della direttiva, chiunque utilizzasse Internet commetterebbe una violazione della legge. E questo è un paradosso!

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    Domanda 3
    Come è elaborato, nella normativa vigente, il problema dell'autorizzazione?

    Risposta
    Su questo argomento, ci sono due mondi a confronto, uno dei quali è il mondo americano, il sistema statunitense. Le Banche Dati sono protette, nel sistema statunitense, soltanto quando il contenuto delle informazioni è diffuso e protetto dal diritto d'autore. Se si diffondono delle immagini che son coperte da copyright, è evidente che quest'ultimo protegge la diffusione di queste immagini. Il problema è che le Banche di Dati raccolgono, normalmente, degli elementi solamente fattuali: degli elenchi, delle cifre; ma non sono opere che siano proteggibili in quanto opere dell'ingegno; non vi è uno sforzo creativo nell'elenco dei nomi degli abbonati al telefono o nelle prestazioni dei giocatori di baseball o in qualunque altro dato di questo genere. Sono dati che riguardano fatti. Questi dati non sono protetti di per sé. La tutela del copyright riguarda la selezione, l'assemblaggio e il modo in cui vengono diffuse queste informazioni. Nel sistema comunitario, invece, si è voluta attribuire una tutela più ampia: non si protegge soltanto l'assemblaggio, la selezione che presenta dei caratteri di creatività, ma si protegge la Banca Dati in sé, in quanto frutto del lavoro, della fatica, "del sudore della fronte" - una teoria che negli Stati Uniti è stata espressamente superata e negata dalla Corte Suprema -, perché si vuole tutelare il lavoro di chi ha compilato la Banca di Dati. Se partiamo da questo presupposto, qualunque utilizzazione di una Banca di Dati viene considerata una violazione di questo diritto "sui generis", che è in capo al compilatore della Banca Dati, indipendentemente dal fatto che vi sia un'autorizzazione. Nel sistema, invece, statunitense l'autorizzazione tacita da parte di chi diffonde gratuitamente delle informazioni in rete, viene considerata come esimente per qualsiasi uso. Poi, vi sono delle eccezioni al divieto, che riguardano l'uso per finalità, "educational" o "no profit", che sono, anche queste, più ampie nel sistema statunitense che nel sistema europeo. Ci si potrebbe porre una domanda: la direttiva sulla Banca Dati è stata emanata pochi mesi fa ed è un modello molto restrittivo. Il sistema statunitense è un sistema più liberista. Negli Stati Uniti l'industria dell'informazione ha avuto un boom straordinario, probabilmente anche perché queste regole non impedivano, non costringevano, il mercato. Gli operatori che si affacciano sul mercato europeo, si trovano a dover lottare con un sistema nel quale ogni utilizzazione potrebbe essere in contrasto con la legge. L'esperienza ci dirà se la scelta della Commissione sia stata una scelta intelligente.

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    Domanda 4
    L' "Electronic Communication Privacy Act", che, in seguito alla sentenza della Corte Suprema da Lei citata, regola la materia dell'autorizzazione, è del 1986. Dieci anni di sperimentazione del metodo liberista sul mercato americano ha prodotto effetti indubbiamente espansivi del mercato stesso. Staremo a vedere se l'interpretazione maggiormente restrittiva della Comunità Europea faciliterà o meno lo sviluppo della comunicazione. L'utente delle reti informatiche diventa anche un trasmettitore di messaggio, non solo un fruitore.

    Risposta
    Questa è la grande rivoluzione, non soltanto giuridica o tecnologica, ma anche filosofica, della rete. Qualcuno ha parlato, a questo riguardo, di "prosumer", che è una crasi tra il "producer" e il "consumer". In effetti, questo è veramente ciò che consente la rete. Se noi cerchiamo delle informazioni sulla rete, ci rendiamo conto che queste informazioni non provengono da organi ufficiali. La bellezza della rete è che qualunque appassionato di Quentin Tarantino metterà in rete delle informazioni sul suo regista preferito. Saranno informazioni ricercate con la pignoleria, con la capacità di andare a fondo, di trovare le cose anche più indiscrete, più singolari, più marginali, che soltanto un vero appassionato possiede e che mette in comunicazione con tutto il mondo, che diffonde da per tutto, soddisfacendo quel desiderio di essere autore e di venir pubblicato che qualunque autore possiede. In fondo, se noi pensiamo a quanti autori esistono al mondo e quante barriere hanno incontrato per diffondere le loro opere perché l'industria editoriale non consentiva loro di pubblicarle, oggi, la rete, consente a chiunque sia autore, di pubblicare le proprie opere, di raggiungere immediatamente milioni di consumatori. Una preoccupazione sorge in questo momento: che chi gestisce l'informazione, le società che introducono informazione, non finiscano col trasformare la rete da strumento bidirezionale in strumento unidirezionale. Quando si sente parlare di cablaggio a larga banda che avviene in una sola direzione, con cavi in fibra ottica a larga banda, i quali consentono la trasmissione di grande massa di informazioni, quindi anche di filmati, nel vero multimediale - non di quel multimediale un po' tendente allo straordinario ma che provoca qualche delusione -, presuppone che ci siano delle reti a larga banda. Quando, invece, si legge che viene operato un cablaggio con reti a larga banda in una direzione e con il solito doppino di rame della comunicazione telefonica nell'altra direzione, allora, vediamo che la concezione che si ha dell'informazione è quella di un consumatore stupido: d'un utente che non può diffondere informazione, ma al quale è offerta soltanto la possibilità di scegliere tra il pacchetto che gli è stato preparato, l'informazione che gli è stata propinata. E' come dargli un telecomando elettronico, niente di più. Aumenta la scelta, aumenta la varietà, ma si può solo recepire l'informazione. Perché la rete funzioni e perché la rete mantenga la sua forza rivoluzionaria, anche dal punto di vista filosofico, è necessario che sia assicurata la possibilità che questa diffusione di informazioni in ambedue le direzioni continui ad esserci e si sviluppi.

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