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    Domenico Lini

    Milano - Facoltà di architettura, 25/10/1995
    Il museo scientifico nell'era dell'alta tecnologia e di Internet
  • Le grandi scoperte del nostro secolo rendono difficili la rappresentazione museale della scienza e della tecnica (1) .
  • Nel museo di Milano vengono messe a confronto le realizzazioni del passato con le innovazioni più recenti (2) .
  • I nuovi mezzi di rappresentazione virtuale ed interattiva cominciano ad essere utilizzati come strumenti espositivi nel museo (3) .
  • Esiste anche un progetto di collegamento in rete di una serie di musei del bacino mediterraneo (4) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Domenico Lini è il direttore del Museo della Scienza e della Tecnica "Leonardo da Vinci", a Milano. Ci può spiegare come può oggi un Museo della Scienza e della Tecnica rappresentare la trasformazione che è in atto, e quindi rispecchiare la realtà scientifica e tecnologica del nostro tempo?

    Risposta
    E' una delle domande che io stesso mi pongo e che sono oggetto di perplessità, di difficoltà, perché bisogna anche avere presente, che il nostro Museo è una grande area, sono quattro ettari di esposizione, dotato di grandi macchine, che nasce in un certo ambito culturale. Il Museo della Scienza e della Tecnica è in qualche modo un oggetto dell'Illuminismo. A partire dall'inizio del Settecento, l'uomo è arrivato al convincimento, che attraverso la ragione, attraverso la costruzione di un sistema complessivo, è capace di spiegare tutti gli eventi. Si dipana così un percorso, un'indagine scientifica, mai avvenuta prima nella storia, perché c'è una convergenza di forze, perché si parte dalla filosofia, si arriva alle scienze, anche applicative, con il suo punto culminante nella meccanica newtoniana. La scienza ha fatto un percorso che comprende tutta la realtà, che la rintraccia tutta. Da un lato sono andate avanti le tecnologie, hanno realizzato anch'esse dei grandissimi risultati. Arriviamo alla soglia del Novecento, in cui questo stesso messaggio onnicomprensivo viene raccolto dalla tecnologia con le grandi esposizioni universali, con i musei, come il nostro, i grandi musei tecnico scientifici europei, come quello di Londra, o quello di Monaco, nei quali tutta la realtà può essere rappresentata come in una grande enciclopedia. Contemporaneamente avviene però un fenomeno inverso, la scienza torna in qualche modo in crisi e la tecnologia continua a crescere, continua a diventare sempre più forte. E arriviamo poi alla divaricazione. In qualche modo vorrei contrassegnargliela con l’avvenimento più esplicito, che ha vissuto l'umanità, per rendersi conto che la meccanica tradizionale non era vera: il fungo di Hiroshima. Di fronte a questo evento la gente, le persone comuni, come me, come Lei, capiscono che quella spiegazione della realtà non è vera, e l'infinitamente piccolo, l'infinitamente grande, con la crisi che hanno prodotto nella scienza, intervengono nella vita quotidiana e la contrassegnano.

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    Domanda 2
    Nel Suo museo sono esposte grandi macchine a ricordo e rappresentanza del passato della civiltà industriale, ma recentemente è stato esposto anche il microprocessore, un chip Pentium. Cosa significa?

    Risposta
    Quando Lei entra nel museo, quando i visitatori entrano, incontrano questa enorme macchina. Sono ottanta metri quadri, occupa due piani, è un generatore di elettricità, costruito dalla forza della tecnologia lombarda, a metà del nostro secolo. Io lo considero come l'ultimo esempio di un certo modo di realizzare l'industrializzazione, che ora s'è concluso, che è arrivato ai suoi estremi e che ora viene sostituito da altre modalità. Noi cerchiamo di rispondere a questa innovazione che avanza, che è molto più difficile da rappresentare, attraverso una mostra che è permanente, ma che si rinnova ogni sei mesi, il Salone delle Innovazioni. Lì facciamo pervenire ciò che è già sul mercato, quindi non studi, ricerche di varia natura, ma che sono ancora in fase prototipale, ma oggetti che sono già all'interno del mercato. Il Pentium, che abbiamo presentato in anteprima in Italia aveva esattamente questo significato. Io vedo proprio la polarità di questi due oggetti: della regina Margherita, che è la macchina di cui parlavo prima, e del Pentium, una cosa enorme, pesantissima e una cosa leggerissima, un grande apparato metallico e un oggetto, che nasce dalla sabbia, una sorta di Fenice, che ripropone la tecnologia in termini attuali. Il museo deve essere capace, con la sua grande dimensione, di arrivare anche a comunicare anche questi aspetti.

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    Domanda 3
    Il museo deve vivere nel suo tempo. Questo è il tempo dell'interattività. In che modo si trasformerà anche il museo con l'interattività?

    Risposta
    Qui ci sono molti progetti, ed alcune realizzazioni. Sostanzialmente stiamo diffondendo sulle nostre quasi trenta sezioni, che vanno a tutti gli aspetti della conoscenza tecnico- scientifica, quei totem, che si chiamano punti informativi, che raccontano, dietro l'oggetto, la sua genesi, le sue funzioni, e arricchiscono la comunicazione che nasce dall'oggetto. I primi due sono pronti, sono introdotti da una presentazione generale del museo. Uno è legato a uno dei punti focali del nostro museo: le macchine di Leonardo, quei modelli che sono stati ricostruiti dagli anni Trenta agli anni Sessanta a partire dai codici leonardeschi. L'altro invece è legato al momento attuale, al centenario della trasmissione marconiana. Man mano, oltre a rappresentare questo evento con una collezione di radio, di apparati di trasmissione e di ricezione, si allargherà alle telecomunicazioni, intese nel senso del nostro tempo. Altro ancora, e molto c'è attorno: c'è un progetto di creazione di un sito sul Web, che riguarda tutti i musei milanesi, per cui noi dovremmo essere i capifila. Proprio in questi giorni c'incontreremo con i vari direttori, con l'Associazione Provinciale per il Turismo, per vedere come realizzare questo progetto. C’è ancora il grande patrimonio di immagini, che un museo, come il nostro, è in grado di generare. Tutto sarà fotografato e rifotografato secondo le tecnologie che permettono anche stampe in quadricromia, e verrà reso anche disponibile sul mercato. Si tratta di un insieme, che poi viene connesso, e le diverse parti che vanno a comporre questo mosaico multimediale, diventano una rappresentazione alternativo-virtuale del Museo della Scienza e della Tecnica, rispetto all'oggetto concreto.

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    Domanda 4
    Lei crede alla possibilità di una rete europea dei Musei, quindi della cultura, del patrimonio scientifico, ma anche artistico, della memoria storica dell'Europa, attraverso una rete attiva di musei.

    Risposta
    Noi stiamo provandoci, provandoci perché abbiamo presentato alla Comunità Economica Europea un progetto di questo genere su uno specifico tema: "Il Mediterraneo, l'uomo e il mare". C'è questa numerosissima rete di piccoli e grandi musei, che stanno sulle coste del Mediterraneo, che vorremmo che fossero connessi, in modo che da ogni punto di ciascun museo, fosse visibile ad Atene, ciò che c'è a Barcellona, ad Haifa ciò che c'è a Cannes e a Milano. Questa è sicuramente una strada da percorrere. Il rischio è il fraintendimento. Comunque il museo virtuale non sostituisce il luogo reale. E qui credo che sia anche un problema che deve essere affrontato in termini colti e non burocratici. Cioè bisogna avere la capacità di valutare fino in fondo il significato di questi nuovi fenomeni, che sono di grande interesse, e di connotarli in modo tale che diventino un modo per girare, per agire, e non semplicemente per stare con questo enorme telecomando in mano tutto il tempo a guardare.

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