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    Pierre Laffitte

    Sophia Antipolis, 12-02-1997
    Il polo di Sophia Antipolis
  • Il fine legato alla creazione di parchi tecnologici è quello di potenziare la comunicazione "incrociata" (1) .
  • In questo senso il parco di Sophia Antipolis intende diventare la Firenze del XXI secolo (2) ,
  • visto anche il numero delle società internazionali che collaborano ai progetti del centro (3) .
  • Per alcune sue caratteristiche il centro di Sophia Antipolis si può paragonare alla Silicon Valley (4) .
  • L'Europa è in ritardo rispetto agli Stati Uniti nell'ambito delle nuove tecnologie della comunicazione e di tutto quello che ruota intorno a questo mondo. Sarà necessario stimolare iniziative europee che rappresentino una risposta al pericolo di un dominio culturale nordamericano (5) .
  • Sophia Antipolis rappresenta un importante centro di comunicazione internazionale in ambito europeo (6) .
  • Lo sforzo del centro è rivolto alla creazione di contenuti, considerati molto più importanti dei supporti e della nazionalità del prodotto finale; è proprio la creazione di contenuti che rappresenta una ottima opportunità di nuovi posti di lavoro (7) .
  • L'intervistato spiega cosa è il progetto Medsat (8) .
  • e quali opportunità di collegamento offre per i paesi del bacino del mediterraneo (9) .
  • L'intervistato parla della Telecom Valley e degli altri club e associazioni che lavorano all'interno della comunità di Sophia Antipolis (10) .
  • Sophia Antipolis ha firmato una convenzione con la Cinquième per avere un server capace di mettere in comunicazione Sophia con gli altri centri accademici e con quelli che si occupano di didattica a distanza. Ci sono anche progetti di collaborazione con la RAI (11) .
  • La nuova società dell'informazione pone dei problemi, tra i quali il primo è quello di una discriminazione tecnologica; esiste poi quello del dominio culturale esercitato dalla cultura americana e quello, connesso, della sparizione delle culture minori (12) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Lei è il creatore di Sophia Antipolis. Qual è lo spirito, la filosofia di questo parco tecnologico?

    Risposta
    Il suo scopo è essenzialmente quello di stabilire dei contatti per incentivare una creatività come quella che esisteva nel Quartiere Latino o nelle grandi città antiche: favorire quell'incontro di culture - di uomini e di donne - di profilo diverso, che io ho chiamato la "partecipazione incrociata". La fonte della creatività è il contatto. Per me è importante che ci siano occasioni di contatto sia sul piano locale che sul piano internazionale.

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    Domanda 2
    Che cosa si fa nel parco? Ci sono iniziative, centri di ricerca? Qual è la fisionomia del parco?

    Risposta
    La finalità del parco è essenzialmente quella di mettere a contatto competenze diverse: i centri di ricerca con i corsi di formazione delle università, delle scuole di ingegneria, delle scuole di commercio, e rendere possibile l'impiego di queste competenze. Nel nostro mondo c'è una trasformazione delle strutture industriali classiche, dell'area industrializzata, in direzione di una civiltà in cui l'intelligenza e l'impiego delle competenze diventa sempre più importante. Sul piano locale, ho detto che vorremmo fare di Sophia Antipolis niente meno che la Firenze del XXI secolo.

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    Domanda 3
    E' vero che è la più grande tecnopoli d'Europa?

    Risposta
    Attualmente è la più antica e la più grande. Forse è la maggiore tecnopoli internazionale del mondo. Vi si sta sviluppando veramente uno spirito internazionale. Abbiamo società francesi e, insieme, varie società europee: italiane, tedesche, inglesi, svedesi; ma anche società americane e qualche società giapponese. Realizza dunque quella mescolanza di culture e di civiltà, che è un po' il ruolo che ha sempre avuto il Mediterraneo: rendere possibile l'incontro delle culture, indispensabile all'innovazione e alla creatività.

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    Domanda 4
    Si può paragonare questo luogo a Silicon Valley?

    Risposta
    In un certo senso sì. Beninteso, è meno grande, meno importante, non è a misura del continente americano. Ma la dinamica del suo sviluppo, la condizione di spirito che vi regna è paragonabile a quella di Silicon Valley. Molte imprese americane si sono stabilite qui e sviluppano una dinamica e una complementarietà interessanti. Molte imprese californiane si sono stabilite qui e anche imprese di molte altre regioni, dove si ritrovano le stesse dinamiche. E' la nozione di smart community: una comunità molto aperta, molto reattiva, che permette la creatività.

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    Domanda 5
    Nell'ultimo rapporto all'Ufficio parlamentare per le scelte scientifiche e tecnologiche, Lei ha sostenuto che la Francia è in ritardo nella costruzione della società dell'informazione, ma che, per colmare questo ritardo, non è tanto necessaria la centralizzazione, quanto piuttosto che delle smart communities, a iniziativa locale, si facciano carico di introdurre i nuovi sistemi tecnologici nella regione. Quali reazioni vi sono state allo sviluppo di Sophia Antipolis?

    Risposta
    Indiscutibilmente, l'inserimento nella regione, nel dipartimento, è molto forte, molto molto netto. La regione ha compreso che c'è una modificazione strutturale in corso. E quando dico che la Francia è in ritardo, penso che, in realtà, tutta l'Europa sia in ritardo, perché non ha colto l'ampiezza della rivoluzione che la società dell'informazione rappresenta. E' una rivoluzione culturale perché permette a tutti e ad ognuno di avere accesso al sapere universale e, al tempo stesso, una rivoluzione di natura economica e sociale, perché molti posti di lavoro saranno distrutti o trasferiti e molti posti di lavoro nuovi saranno creati. A mio avviso, l'aspetto essenziale, tenuto conto del patrimonio europeo, tenuto conto delle nostre radici culturali profonde, è non cadere in una condizione di vassallaggio rispetto alla cultura dominante, che evidentemente, nel nostro caso è la cultura americana, e direi, anzi, quella forma degradata della cultura americana, che è il basic american english. Dunque, bisogna assolutamente lottare perché sia sulle reti, sia nei prodotti della multimedialità si trovino dei contenuti importanti e di qualità, corrispondenti alle caratteristiche della cultura francese, della cultura italiana, della cultura tedesca, della cultura greca, della cultura islamica, o di qualsiasi altra, in modo che quella ricchezza dell'umanità che è la varietà delle culture possa essere, in avvenire, preservata. Credo che questo problema meriti lo sforzo di un maggiore impegno sia da parte degli Stati, sia da parte delle collettività locali. So che in Italia alcune collettività locali hanno cominciato già a muoversi: la città di Bologna o la città di Siena, per esempio, hanno preso molte iniziative in questo senso. Credo che anche la RAI abbia coscienza che si tratta di un aspetto molto importante. Abbiamo dei progetti multinazionali ai quali riteniamo che si debbano associare diversi partner.

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    Domanda 6
    E allora qual è il ruolo di Sophia Antipolis nella produzione di contenuti europei?

    Risposta
    Noi vorremmo avere una funzione di collegamento, di aggregazione, di coesione tra alcune migliaia di imprese, e circa diciassettemila specialisti che gravitano intorno alla nostra iniziativa, che è di natura, appunto, internazionale. Ci sono società che comprendono fino a quaranta diverse nazionalità. Nei caffé di Sophia si sente parlare italiano, tedesco, inglese, spagnolo, arabo. E' veramente un crogiuolo internazionale. Può avere questa funzione di crogiuolo perché è uno snodo essenziale nello sviluppo della società dell'informazione, in particolare del suo sviluppo in Europa e nel Mediterraneo. La vedo quasi come un punto di incontro tra il Mediterraneo e l'Europa.

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    Domanda 7
    Sul piano della creazione di posti di lavoro, qual è la lezione di Sophia Antipolis?

    Risposta
    La lezione di Sophia Antipolis è che larga parte della creazione di posti di lavoro è legata all'apparato tecnico e al software che vi è connesso. Ma un maggior numero di posti di lavoro può provenire dalla produzione di contenuti. I contenuti, i prodotti e i servizi che saranno veicolati dalle autostrade informatiche, sono, a mio avviso, più importanti della nazionalità degli organismi che li realizzeranno. Che sia France Télécom, che sia la STET, che sia AT&T o altri, non è essenziale: essenziali non sono gli apparati per la diffusione, ma i contenuti che veicolano il senso, che mettono in contatto gli uomini e le donne, che permettono di sviluppare nuovi modi di pensare e di insegnare, o nuovi modi di curarsi. Qui si presenta veramente la necessità di un'azione dinamica e continua. A questo scopo, credo che Sophia possa essere utile. Abbiamo stabilito già contatti con la "Cinquième", con la "Cité des Sciences", con la "Open University" britannica e con la rete "Nettuno", in Italia, di cui fa parte la RAI, e, di conseguenza, abbiamo la possibilità di assumere il ruolo di catalizzatore affinché questo sviluppo si attui in Europa in funzione di una volontà europea comune, che comprenda anche le rive meridionali e orientali del Mediterraneo, perché non bisogna trascurare tutto il Medio Oriente e il Mediterraneo del Sud.

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    Domanda 8
    Che cos'è il progetto Medsat?

    Risposta
    Il progetto Medsat è un progetto che rende possibile la partecipazione di coloro che saranno, in futuro, i fruitori, come, per esempio, i fellah egiziani o i contadini dell'Anatolia o gli artigiani della Tunisia. Per ora, c'è un'offerta di servizi che proviene prevalentemente dalla Francia, dall'Italia, dalla Spagna e dalla Germania, ma è possibile contenere anche un'offerta di servizi turca, egiziana, tunisina o greca, specialmente sul piano culturale. Gli interessi multiculturali di ogni uomo colto, possono essere soddisfatti con il turismo culturale nei paesi del Sud; ma i servizi possono essere intesi anche come sussidi didattici, come servizi medici. Su questo piano disponiamo anche di servizi in materia di gestione dell'ambiente, sul modo di gestire correttamente l'ambiente, di risolvere il problema dell'inquinamento nelle grandi città; per il Mediterraneo, ciò rappresenta un fatto capitale. Essi sono una serie di servizi attraverso i quali si possono rendere comuni le esperienze fatte da ognuno, e, di conseguenza, per facilitare gli incontri. Credo che qui siamo di fronte ad una dinamica almeno altrettanto importante di quella televisiva. Anche la domanda di televisione è importante, ma in questo caso è insita una funzione, una missione: la facilitazione dell'accesso al sapere. Io credo che l'accesso al sapere attraverso i mezzi moderni debba essere facilitato in modo da evitare le fratture tra paesi ricchi e paesi poveri, e, all'interno dei paesi ricchi, tra quelli che sanno e gli sprovveduti. Le nuove tecnologie ci possono aiutare, ma perché ci aiutino dobbiamo indirizzarle nel modo giusto.

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    Domanda 9
    Ma per veicolare contenuti e servizi esistono già delle reti molto importanti. Ce le può descrivere?

    Risposta
    Il progetto Medsat copre la parte tecnica: l'attivazione di nuove reti o l'utilizzo di quelle che esistono già. Abbiamo anche dei satelliti, quindi sarà possibile l'uso di un certo numero di reti tanto via satellite quanto via terra. Dal momento che si offriranno servizi veramente utili, l'attuale rete delle telecomunicazioni sarà rafforzata. Per esempio, il Ministero dell'Agricoltura di Tunisi può chiedere dei servizi sul modo di gestire le risorse idriche. Esiste un Ufficio Internazionale delle Acque che svolge anche attività formative; queste attività formative potrebbero prendere uno sviluppo molto maggiore grazie alle moderne reti di telecomunicazione. Questo è solo un esempio tra molti. Ma ci sono anche gli ospedali: sono state fatte esperienze di collegamento tra ospedali italiani e ospedali da campo in Bosnia, che mostrano come si possa portare aiuto a distanza e sovvenire ai bisogni sanitari di una popolazione. Questo sistema dovrebbe essere sviluppato, e per svilupparlo bisogna fare delle esperienze, comunicarle, valutarle. Si vedrebbe allora che c'è una grande domanda in tutti i Paesi interessati, a cui si potrebbe andare incontro con un finanziamento della Banca Mondiale, risultato di accordi bilaterali; o con finanziamenti da parte degli industriali o dei dipartimenti competenti, presso i ministeri dei Paesi interessati.

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    Domanda 10
    Che cos'è la Telecom Valley?

    Risposta
    A Sophia Antipolis sono presenti una serie di associazioni, e la Telecom Valley è un gruppo industriale, un'associazione tra grandi imprese, imprese minori e partner associati. Per esempio, anche la Fondazione Sophia Antipolis fa parte della Telecom Valley. Si svolge attività di informazione tecnologica per i loro aderenti e, al tempo stesso, attività di formazione e di informazione sull'esistenza della stessa Telecom Valley. E poi abbiamo altri club, come il "club Mitsa", che riunisce diverse piccole società da una a dieci persone, e che le mette in contatto con eventuali utenti. E poi abbiamo un'altra associazione che ha come scopo la messa in opera e l'uso di nuove tecnologie nelle piccole e medie imprese e nelle collettività. Abbiamo un associazione che è nata per studiare i problemi che pone l'uso dei contenuti sulla piattaforma ATM a 155 megabits al secondo che abbiamo su Sophia e sulle città confinanti. Tutte queste associazioni costituiscono la base della reattività che contraddistingue la nostra comunità. Sophia Antipolis è una smart community , una comunità reattiva, come dicevo prima. Questa caratteristica mi sembra molto importante. I membri delle associazioni che vi partecipano, hanno, del resto, le più diverse provenienze: nel Club Mitsa c'è gente che viene da Berlino, gente che viene da Bordeaux, o gente che viene dalla Tunisia. Dunque, attraverso queste associazioni, è possibile una grande apertura.

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    Domanda 11
    Che cosa fa la Cinquième con Sophia Antipolis?

    Risposta
    La Cinquième ha appena firmato, con la Fondazione Sophia Antipolis, una convenzione per farci avere un server capace di diffondere tutti i prodotti digitalizzati a partire da una banca-dati, da un data base che la Cinquième ha costituito a Parigi e di cui qui c'è una copia (mirror). Noi abbiamo firmato delle convenzioni anche con altri partner in modo da implementare questo data base che comporterà, tra l'altro, la diffusione della nostra cultura scientifica e tecnica, in collegamento con La Villette. Stiamo stipulando, inoltre, convenzioni con diversi centri di insegnamento a distanza, come il Centre National d'Enseignement à Distance di Poitiers e l'Open University di Londra. Abbiamo delle convenzioni in corso con la rete "Nettuno" di Maria Garito in Italia di cui ho già parlato. Dunque, abbiamo la volontà di costituire una grande banca-dati, il programma Medsat, che potrà usare, appunto, sia le reti satellitari, sia le reti del tipo ATM che abbiamo in corso di sperimentazione. Siamo già in contatto con gli studi Badelsberg di Berlino e saremmo veramente molto felici di avere una partnership con la Rai. Io penso che bisognerà procedere a una digitalizzazione di tutti i prodotti Rai, e qui noi disponiamo di strutture per la digitalizzazione, disponiamo di apparecchi di un'estrema potenza.

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    Domanda 12
    Ma di tutti i cambiamenti sociali e culturali che saranno provocati dalla società dell'informazione che state costruendo, che cos'è veramente che vi preoccupa e che cosa vi dà più speranza?

    Risposta
    La società dell'informazione, come il linguaggio umano, è veramente ciò che abbiamo di meglio e di peggio. Se i poteri politici non se ne occuperanno, si svilupperà una dinamica di tipo essenzialmente commerciale e industriale, e ciò è allarmante. Questo da una parte è bene, ma dall'altra rischia di lasciare molta gente, che non capirà, emarginata rispetto al nuovo percorso; e perciò, si rischierà di allargare la frattura sociale nei paesi industrializzati e di aumentare la distanza tra paesi sviluppati e paesi sottosviluppati. Questa è una prima osservazione. Il secondo timore è che questo modello di società dell'informazione continui ad essere ancora fortemente dominato dai nostri amici americani. I nostri amici americani sono estremamente dinamici, ma per loro c'è una sola lingua, una lingua unica, che tendono ad imporre da per tutto: l'inglese. L'inglese è una lingua meravigliosa, l'inglese di Shakespeare è una lingua ricca e varia, ma non è questa la lingua che stanno imponendo dappertutto; quando un thailandese parla con un portoghese, o quando un indonesiano parla con un giapponese, in realtà, parlano un basic english privo di sfumature. Di conseguenza, rischiamo di trovarci in una società che nel giro di poche generazioni sarà ricondotta ad un linguaggio elementare, incapace di cogliere le differenze, completamente infeudato all'uso più strettamente pragmatico: un gergo essenzialmente finanziario e commerciale. Tutti gli aspetti culturali particolari, tutte le acquisizioni, tutte le diversità culturali dell'umanità rischierebbero di scomparire. Gli ecologisti sono spesso molto preoccupati di vedere che una certa specie vegetale o una certa famiglia di animali rischia l'estinzione, ed hanno ragione. Ma se si guarda l'evoluzione - io, che sono geologo, sono portato a considerare l'evoluzione nel suo insieme- ci si rende conto che la sua parte più ricca è proprio quella che avviene attraverso il canale dello spirito umano, attraverso la diversità delle culture. Questa diversità è un patrimonio essenziale dell'umanità, che bisogna difendere. E bisogna cominciare con il difendere le culture più grandi, che sono minacciate tanto quanto le piccole. Sarebbe, per me, una catastrofe se la lingua di Dante o la lingua di Goethe o la lingua di Molière o quella dei nostri amici spagnoli, di Camoens o degli altri grandi poeti iberici, sparisse. Cervantes fa parte integrante del patrimonio dell'umanità. Bisogna dunque fare in modo che sia conservata la diversità delle culture. L'Europa si deve muovere verso questo obiettivo.

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