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    Giovanni Giovannini

    Roma, 12/01/1996
    La multimedialità nel futuro dell'editoria classica
  • La carta stampata, dopo aver resistito all'assalto di radio e televisione, ora sta subendo, in tutto il mondo, la minaccia del multimediale. Una risposta viene dagli USA, dove, facendo forza su "US Today", si è formata la New Century Network, che ha investito circa due miliardi di dollari nell'acquisto di multimedialità, invertendo l'andamento tradizionale che vede la TV acquirente della carta stampata  (1) .
  • New Century Network sfrutta il punto di forza del quotidiano, in quanto fonte primaria di informazione per la sua comunità di riferimento, in modo da farne la porta di accesso primario ai servizi online per tale comunità (2) .
  • La stessa Federazione Americana ha il proprio sito Internet, grazie al quale è possibile accedere a quattro sezioni che riguardano i dati sull'industria, i bollettini, l'informazione su eventi culturali e dello spettacolo e l'accesso a cinquantacinque quotidiani nord-americani online (3) .
  • In Italia esiste l'impresa, ammirata da più parti, di Grauso e della sua "Unione Sarda", quotidianamente su Internet alle otto del mattino. Accanto al suo, altri nomi di editori si stanno muovendo nel mondo della multimedialità: un caso è costituito dalla produzione di CD-ROM, il cui limite alla diffusione è rappresentato dalla disponibilità di computer dotati di lettore. L'Italia dell'editoria, quindi, sta recuperando il distacco dal resto d'Europa, come indica anche la nascita di un'Associazione Nazionale dell'Editoria Elettronica, aderente alla FIE e forte di una trentina di testate. Tuttavia, se da un lato gli editori italiani stanno cercando di far fronte ai nuovi sviluppi connessi alle tecnologie digitali nel campo dell'informazione, dall'altro ancora non si hanno segnali reali di una effettiva presa di coscienza da parte del mondo politico (4) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    E' possibile, a suo avviso, una convivenza felice tra la tradizione della carta stampata e la novità della multimedialità?

    Risposta
    Vorrei citare un episodio fantasmagoricamente significativo, un po' come una di quelle scene che, in molti film alla James Bond, vengono messi prima dei titoli di testa. C'è un personaggio che, una diecina di anni fa, meritò la copertina delle maggiori riviste internazionali ed era il personal-computer. La stessa sorte è toccata ad Internet per il 1995, con una scelta altrettanto felice. Ma per l'anno scorso, e almeno per l'Italia, io avrei dedicato e citato grande onore ad un mezzo molto più modesto che sta conoscendo un successo travolgente. In un solo giorno del dicembre scorso, il venerdì 22 per essere esatti, 23.633 Italiani si sono abbonati ai nuovi telefonini cellulari e a quello G.S.M. europeo, perché a questi ce ne sarebbero da aggiungere circa altri 15.000. Quasi duemila all'ora, in realtà quattro-cinquemila, tenendo presente che gli uffici più di otto ore non stanno aperti. Chiedo perdono di questo esempio, forse fuori tema, ma forse utile a entrare nel vivo del nostro tema. Dalla comunicazione scritta di massa ci si sta muovendo verso il nuovo mondo Multimediale. La carta stampata, al termine del suo quinto secolo di storia, aveva perso il monopolio dei mass media dell'informazione, per l'avvento e la diffusione della radio prima, della televisione poi; ma nonostante i consueti profeti di sciagure, aveva retto bene in Italia, come nel resto del mondo. Nel campo dei giornali di vera e propria crisi si è andato parlando solo negli ultimi anni, fino a quel 1995 che il Washington Post ha definito il più deprimente della storia recente dei giornali, con la chiusura dell'ottimo "News Day", settimo quotidiano degli U.S.A. e secondo di New York, con i licenziamenti a migliaia al prestigioso "Los Angeles Times", alle maggiori o minori difficoltà di tutti o quasi, grandi e piccoli. Complessivamente, infatti, la tiratura scende, anche negli Stati Uniti, dal 62,5 milioni di copie del 1989 a 58 milioni nel '95. Potrei, e dovrei anzi, citare altri Paesi di cui a torto non si parla mai, per dire che perfino in Svezia o in Finlandia, che sono notoriamente in testa alle classifiche mondiali per lettura per abitanti, si registra una diminuzione superiore al 10%. E, incredibile dictu, per la prima volta anche il fantasmagorico Giappone, segna un sia pur minimo regresso - un 1% -, ma comunque è un segno negativo. Io continuo, per semplicità, in questa mia esposizione che va, non per idee ma per fatti, invece, a seguire il filo americano ricordando come, proprio in tempi così avversi, uno dei maggiori gruppi che pubblica il grande nazionale "US Today" e molte decine di altri quotidiani, abbia investito 1.700.000.000 di dollari, qualcosa come 2.700.000.000.000 di lire. Per comprare che cosa? Per comprare una Multimedia, un conglomerato di televisioni e di imprese multimediali. Questo "US Today" merita di esser citato, a mio avviso, non solo come il bambino che morde il cane, tipico dei trattati di giornalismo, carta stampata in questo caso, che compra televisione e non il contrario; ma è abbastanza indicativo dello stato d'animo col quale l'industria americana dei giornali affronta una situazione non certo critica come altrove, ma sicuramente non brillante. Ed è interessante notare, almeno dal mio punto di vista, anche come Presidente della Federazione Italiana degli Editori, come essa ritenga la mutazione così netta e profonda e pericolosa, da doverla affrontare anche collettivamente, al di là della consueta, fiera concorrenza all'ultimo sangue tra le varie testate. Così, l'anno appena trascorso sarà ricordato anche per la nascita del New Century Network, un Consorzio per sviluppare servizi d'editoria online, da nove grandi gruppi: per un totale di 225 testate, venticinquemila giornalisti, venticinque milioni di copie, diffuse ogni domenica, giorno di massima diffusione negli Stati Uniti.

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    Domanda 2
    Quali sono i traguardi prefissati dal New Century Network?

    Risposta
    La filosofia di questo raggruppamento, di questo New Century Network, è quella di sfruttare il punto di forza del quotidiano, che è la fonte primaria di informazione per la sua comunità di riferimento e che pertanto deve tendere naturaliter a diventare la porta di accesso primario ai servizi online per tale comunità. New Century Network, dunque, non si propone come un servizio centralizzato o come una serie di punti di accesso dislocati sul territorio e con l'unico obiettivo di tenere bassi i costi telefonici di accesso al servizio, ma piuttosto come una alleanza tra siti Web, ciascuno dei quali trae la sua forza dall'essere locale, con una audience locale, che hanno interessi locali e generano profitti locali. Su questo aspetto sarebbe importante che i nostri editori, medi o piccoli che siano, riflettessero. A questo approccio locale, New Century Network dovrebbe conferire il valore aggiunto nella possibilità di accedere a servizi più ampi, quali la consultazione di altri giornali e servizi online tra quelli che aderiscono a questo gruppo, facilitata dal fatto che l'interfaccia, utente di tutti i quotidiani del Network, di questo Network sarà standardizzata al massimo. Comunque il 1995 non ha visto solo questo tipo di novità.

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    Domanda 3
    In America sono state avviate altre iniziative di questo tipo?

    Risposta
    La stessa Federazione Americana, l'American Newspapers Associaton, ha lanciato il proprio suo sito Internet. Da questa home page dell'industria dei giornali, come recitano le informazioni pubblicitarie, è possibile accedere a quattro sezioni: info, informazione dati sugli aspetti più importanti dell'industria dei quotidiani; news con bollettini ed altre pubblicazioni specializzate; events, per informare su mostre, convegni e seminari del settore; hot lines che consentono l'accesso già a 55 quotidiani americani, canadesi online, quotidiani. L'Associazione degli Editori Americani che ha lanciato l'iniziativa proprio in occasione dell'Expo 95, ha un obiettivo oltremodo ambizioso: quello di diventare il luogo dove si indirizzano gli editori per scambiarsi idee, osservazioni su ciò che stanno facendo per prepararsi alla pubblicazione di supplementi elettronici. Cito il direttore del New Media Group, associazione costituitasi appunto in seno all'American Newspapers Association: "Tra le ragioni che hanno condotto alla costituzione dell'N.C.N. le più importanti sono da ricercare nell'evoluzione del mercato dei media e dell'elettronica di consumo." Alla fine del 1994, per la prima volta nella storia, le vendite di personal computer negli Stati Uniti hanno superato, per valore, la vendita di apparecchi televisivi; oggi, il 10% delle famiglie americane sono abbonate ad un servizio online: e i grandi movimenti attualmente in corso nell'industria americana dei media - un esempio per tutti: l'acquisto per una quota del 49% da parte di Bill Gates della rete televisiva N.B.C. - vanno tutti nella direzione di fornire, attraverso il cavo o l'etere, una serie di servizi integrati, di informazione e intrattenimento, che permettano di unire in un unico portante le tradizionali trasmissioni televisive in broadcast o su richiesta, e il collegamento alle reti telematiche, con tutti i servizi ad essi collegati: posta elettronica, tele-shopping, e così via. Né va trascurato il fatto - è sempre l'americano che parla - che le generazioni più giovani cresciute nell'era della televisione e dei video-game, sembrano meno permeabili al medium scritto rispetto ai loro padri ed ai loro nonni. Negli U.S.A. solo il 52% dei giovani tra i diciotto e venticinque anni leggono regolarmente il giornale, contro il 68% degli adulti, di età compresa fra i 45 e i 54 anni. Non vorrei, attraverso queste cifre, aver dato l'impressione che nel nuovo mondo si stiano celebrando i funerali del vecchio Gutenberg. L'industria dei giornali americani, una potente industria, sta invece impegnando tutta la sua immensa forza in tutti i suoi antichi, tradizionali, classici settori. E se, nel 1995, il fatturato globale non si è mosso dai quaranta miliardi di dollari dell'anno precedente, il livello degli investimenti, cioè l'occhio al futuro, è passato da 883 milioni del '94, alla cifra record nella storia di 1 miliardo e 200 milioni nell'anno appena trascorso. E all'A.N.A. negano dunque, con solide citazioni di fatti concreti e di cifre di questo tipo, che l'interesse per i nuovi servizi multimediali sia un sintomo inequivocabile di crisi irreversibile del prodotto stampato. L'associazione si dice infastidita dall'eterno astrologare di sociologi sulle future sorti dello scritto e del libro, del parlato e del visto. Essa rimane un'impresa di comunicazione ed è compito delle varie aziende continuare a produrre comunicazione, proprio all'inizio di un'era che sempre più unanimemente viene definita della comunicazione. Nel sistema informatico che si va ridisegnando, la stampa potrà mantenere il suo primato a patto di riprendere anch'essa, come qualsiasi altro strumento di comunicazione, il suo modo di essere e di operare.

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    Domanda 4
    Come si sta muovendo l'editoria in Italia?

    Risposta
    Rinnovo le mie consuete diagnosi sulle difficili condizioni della stampa scritta, o le mie tanto disperate, quanto inutili, critiche per la mancanza di una benché minima attenzione dei pubblici poteri per mettere questo settore in condizioni di sopravvivenza analoghe a quelle di altri Paesi europei. Mi riferisco al problema I.V.A., per esempio, o di tariffe, o, vergognosa vicenda, del sempre mancato esperimento di liberalizzazione delle vendite. Parlare di editoria elettronica come andavamo facendo da una decina d'anni, attirava sguardi di benevola incomprensione. Sistemi che già in altri Paesi avevano avuto grande successo, come l'Audiotex negli Stati Uniti, o il Videotex in Francia, da noi, per vari motivi, non avevano attecchito. C'era solo, la Documentazione Elettronica dell'ANSA, e poi sono venuti Il Sole-24 Ore, La Stampa, e successivamente in maniera sperimentale molti altri, non solo grandi e medi ma anche piccoli. E questa è la vera notazione importante e positiva di questo settore. Io non posso citarli tutti, ma sembra che si stia quasi delineando una vera e propria corsa ad essere presenti su Internet. Spicca, non solo nel panorama italiano, ma in una prospettiva mondiale, la dinamica figura di un editore italiano, che è l'editore dell'Unione Sarda: Nicola Grauso, che con il suo giornale, la sua radio, la sua televisione, ed ora il suo Video On Line appare come la nostra prima figura di editore multimediale. A me preme ricordare, ai fini di questo mio quadro, di un mondo della comunicazione in profonda mutazione che Video On Line e il suo sistema offre, e ancora di più offrirà in futuro, insieme ad una serie di servizi che vanno molto al di là dell'editoria e che noi stessi riusciamo appena ad intravedere, dal teleshopping alle operazioni bancarie, alle prestazioni di qualsiasi tipo di viaggio, di biglietto, di viaggio, sport, teatro e così via. Quando le reti telematiche avranno incrementato le loro capacità di trasporto, potremo disporre di altre notevoli elementi di novità come ad esempio il sonoro ad alta fedeltà, immagini di movimento ad alta risoluzione. Ma non v'è dubbio che proprio il quotidiano costituisca uno dei media che maggiormente ed in tempi rapidi può giovarsi della possibilità dei nuovi sistemi telematici. E l'esempio migliore è ancora l'Unione Sarda di Grauso che, alle otto di ogni mattina - ora italiana, si intende -, è disponibile in tutto il mondo, su Video On Line e Internet, e che il lettore può sfogliare come farebbe con la normale edizione cartacea, ma che può anche usare in modo diverso, sfruttando, per esempio, i legami ipertestuali tra il testo e le immagini del giornale ed altri testi e le immagini provenienti da altri Data Base, oppure costruendosi un proprio notiziario personalizzato. L'ultimo dato positivo del '95, anzi della fine del '95, è la comparsa in forza della mia industria, del mio settore, dell'Industria Editoriale Italiana sul mercato dei CD-ROM. Avevamo cominciato qui all'A.N.S.A.. tutto il notiziario, dal 1981 al 1994, in quindici dischi, con duecentomila notizie per disco. Poi ancora "La stampa" con quattro dischi per le quattro annate e anche il supplemento scientifico "Tutto Scienze", "24 ore", De Agostini, Zanichelli e tantissimi altri nomi, più o meno noti nella storia dell'editoria classica, che tutti attaccano in forza il mercato nuovo. E il Natale del '95 è stato il primo che ha visto l'offerta di decine dei più svariati e spesso eccellenti CD ROM. Il limite della diffusione è ovviamente quello della disponibilità di computer dotati di lettore di CD ROM, incorporato o no. Allo stato attuale più di due milioni di famiglie italiane secondo i dati ISTAT, il 10,6% di circa venti milioni, hanno già un personal computer in casa. E, anche se per ora in misura non allarmante, si sta ricreando il consueto squilibrio del Paese: 11,8% al Nord, 11,6% al Centro, 8,3% al Sud. E la diffusione è in rapidissimo aumento: il 30% in più nel '95 con 420000 personal computer venduti, che saliranno, si prevede, a 550000 quest'anno, a 720000 l'anno p quale naturalmente concordo.

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