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    Luciano Gallino

    Torino, 10-04-1997
    Studiare con Internet
  • Il ruolo dell'insegnante nell'era telematica dovrà cambiare ed evolversi adeguandosi al fatto che le nuove tecnologie mettono a disposizione dello studente numerose possibilità di fare dell'autodidattica (1) .
  • La didattica a distanza offre grandi opportunità sia per gli studenti che per gli insegnanti e garantisce che si possano seguire lezioni da qualunque luogo, rispetto a quello in cui si trova l'insegnante, e in qualunque momento (2) .
  • Queste opportunità sono particolarmente significative per studenti con difficoltà di apprendimento o con handicap fisici (3) .
  • La diffusione di questi nuovi strumenti rischia di discriminare chi non ha la possibilità di utilizzarli e può creare, quindi, delle differenze significative tra studenti che possono approfondire e ampliare il loro studio attraverso mezzi telematici e studenti che, al contrario, non possono farlo (4) .
  • La comunicazione attraverso Internet potenzia molto il fattore socializzante legato allo studio (5) .
  • Il pericolo che le nuove tecnologie della comunicazione possano sommergerci di informazioni facendoci perdere capacità critica di scelta è un pericolo effettivo; i nuovi motori di ricerca, comunque, si stanno già sviluppando in modo da evitare questo rischio (6) .
  • Demonizzare Internet per i contenuti che vi si possono trovare è assolutamente ingiusto rispetto a questo nuovo mezzo così libero nel veicolare prodotti di natura diversa (7) .
  • Censurare Internet, quindi, è assolutamente contrario alla natura stessa di questo nuovo strumento di conoscenza (8) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Le scuole italiane o straniere saranno, presto o tardi, cablate con accessi a Internet e le loro aule saranno dotate di computer. Dovremo formare una nuova classe di insegnanti? Come va affrontato questo problema?

    Risposta
    In una certa misura sì, anche se la figura dell'insegnante, seppure modificata, rimarrà centrale nel processo formativo. Il fatto da cui bisogna partire è che le nuove tecnologie permettono molte forme di auto-apprendimento: non solo gli studenti universitari ma anche i ragazzi delle medie, perfino gli scolari del primo ciclo avranno sempre più la possibilità di accedere a sistemi che permettono loro di scegliere i tempi dell'apprendimento, la rapidità dell'apprendimento, in modo molto flessibile, molto agile e anche piacevole e divertente. Dinanzi a questi strumenti che permetteranno l'accesso ai giovani e anche ai giovanissimi a quantità sterminate di informazioni, l'insegnante avrà molto meno il compito di dire che cosa studiare, avrà molto meno il compito di insegnare nel senso tradizionale del termine, ma assumerà sempre più il compito di guida, di consigliere, di facilitatore, di organizzatore per aiutare scolari e studenti ad orizzontarsi, a muoversi con efficacia, con rapidità, con intelligenza in qu esto pelago sterminato di informazioni di ogni tipo: grafiche, naturalmente testuali, musicali, che i nuovi media mettono a loro disposizione. Questo richiederà lo sviluppo di nuove abilità da parte degli insegnanti e anche una cognizione un poco diversa del proprio ruolo, perché si tratta di un salto molto importante che solleva anche delle incognite e pone delle sfide, ma che dovrà essere compiuto.

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    Domanda 2
    La tele-educazione avrà un futuro nella scuola e nelle università?

    Risposta
    Io penso che la tele-educazione ha un futuro se noi lo vogliamo. Con la tele-educazione si rischia quello che è avvenuto con il telelavoro: sembrava che milioni di persone dovessero incamminarsi per questa strada, in realtà i telelavoratori sono poche decine di migliaia. Il futuro occorre volerlo, occorre costruirlo. Io credo che vi siano possibilità di grande interesse nel campo della tele-educazione, dell'insegnamento a distanza. E anche qui il ruolo dell'insegnante può venire assai modificato perché l'insegnante si può trovare, per così dire, fuori linea. Gli studenti, nel caso di sistemi avanzati di insegnamento a distanza, hanno a disposizione delle classi elettroniche, degli ambienti di apprendimento nei quali possono muoversi a loro piacimento. Però, quando sono in difficoltà, quando hanno dei problemi, e anche durante il giorno o durante la settimana, devono avere la possibilità di colloquiare dal vivo con un insegnante. Questo tipo di rapporto con il docente, con le nuove tecnologie, si rivela molto agevole, perché si può avere uno schermo relativamente grande suddiviso in molti comparti in uno dei quali compare, su richiesta, l'insegnante. Gli insegnanti dovranno anche sempre più usare strumenti di comunicazione elettronica, perché lo studente che sta in un posto disagevole, che si trova lontano, può porre delle domande per via elettronica all'insegnante che non risponderà con quel mezzo molto scomodo, in questo caso, che è il telefono, ma gli risponderà per posta elettronica, nelle ore e nel momento che possono andar bene per lui o per lei e per lo scolaro. Una caratteristica importante dell'insegnamento a distanza sarà la asincronicità: non è più necessario che tutti gli allievi, tutti gli scolari siano presenti nello stesso luogo in cui c'è contemporaneamente anche il docente. Gli studenti possono essere distribuiti in spazi anche molto vasti e l'insegnante sta da qualche parte dove è raggiungibile, in certi momenti, dal vivo, attraverso sistemi di tele conferenza. E in qualunque momento può essere il destinatario di messaggi elettronici.

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    Domanda 3
    Queste nuove tecnologie possono aiutare in maniera determinante le fasce che attualmente hanno più difficoltà ad inserirsi nella scuola?

    Risposta
    Certamente sì. La questione degli studenti disabili sicuramente è una questione importante. Le nuove tecnologie mettono tutti sullo stesso piano anche perché esistono tecnologie apposite per accedere ai multimedia, alle reti, studiate per i disabili. Ma un altro vantaggio è insito nei sistemi di auto apprendimento ben costruiti e ben studiati: anche lo studente che impara lentamente può farsi ripetere, per così dire, tre, cinque o dieci volte la lezione che dal vivo avrebbe visto una volta soltanto. Un altro vantaggio dell'insegnamento a distanza va sottolineato: anche supponendo che tutti i docenti siano bravissimi, sta di fatto che fare lezione presenta degli alti e dei bassi. Inoltre, gli studenti che sono svantaggiati dalla distanza, da viaggi più o meno lunghi e faticosi, solo raramente possono sentirsi delle buone lezioni. Viceversa, un ambiente di apprendimento può essere un concentrato di quanto di meglio un gruppo di docenti possa fornire. Si riproduce in questo campo quello che si riproduce, per es empio, nella musica digitale dove si crea il suono perfetto intervenendo quasi su ogni nota. Docenti anche stanchi, anche demotivati o non particolarmente brillanti, ma se hanno tempo e modo di lavorare, di costruire sistemi di apprendimento relativamente standardizzati però molto flessibili, infaticabili, possono creare dei cicli di lezione, dei cicli di auto apprendimento di livello assolutamente eccezionale. E questo livello eccezionale può essere prodotto uno, dieci, cento o mille volte. Mentre, ahimè! nessuna lezione può essere dal vivo prodotta cento o mille volte, anche se può essere, una volta, straordinaria.

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    Domanda 4
    A Suo avviso aumenterà il divario sociale tra chi sarà competente delle nuove tecnologie e chi invece non avrà la possibilità di imparare ad usarle? Oppure, in qualche maniera, i nuovi media contribuiranno a minimizzare automaticamente queste differenze?

    Risposta
    Se pensiamo che le disuguaglianze - questo è il termine sociologico e sociale da usare -, si dissolveranno automaticamente in presenza delle nuove tecnologie a causa delle loro potenzialità, commetteremmo un errore che non esiterei a definire tragico. Perché in questo campo il processo di differenziazione, che poi diventa disuguaglianza sociale radicata, è inesorabile. Quindi, bisogna contrastare in ogni modo e fin dall'inizio le disuguaglianze che nascono. Nascono sui terreni più ovvi, perché lo scolaro, lo studente che arriva in una scuola che è finalmente dotata di computer moderni, di capacità di rete e così via, provenendo da una famiglia dove fin dalla nascita ha visto e ha giocato con dei computer, è molto avvantaggiato rispetto allo studente che vede per la prima volta il computer a scuola. Inoltre, lo studente che ha il computer a casa, quando esce dalla lezione in una classe elettronica o da una lezione assistita da strumenti multimediali (come si fa ormai in molte scuole che si stanno generalizzan do nelle università), ha la possibilità di rinforzare quelle conoscenze, quell'apprendimento, di fare esercizio; chi non ha l'abbonamento ad Internet, chi non ha la macchina non può farlo. Quindi, è essenziale che lo sviluppo dell'informatica nella didattica sia seguito e sia anche corredato da interventi compensativi per quei soggetti che per qualche motivo non possono utilizzare come gli altri queste tecnologie. Altrimenti, saremo dinanzi ad una divisione radicale tra alfabeti tecnologici e analfabeti tecnologici, che può essere una delle più aspre e dure che la storia abbia conosciuto. Questo vale anche per le differenze tra paesi ricchi e paesi poveri. Le nuove tecnologie offrono possibilità impensate ai paesi poveri: di avere, ad esempio, degli strumenti didattici di primo ordine. Anche in paesi poverissimi dove vi sia una linea telefonica, almeno qualcuno ha la possibilità di accedere ai grandi laboratori del mondo, alle grandi biblioteche del mondo, ai grandi calcolatori del mondo per fare calcoli che sarebbe inimmaginabile fare sul posto. E questo a costi bassissimi, ai costi di una telefonata urbana e poco più. Ma ancora una volta non si può contare sugli automatismi, perché gli automatismi vorrebbero dire gruppi più o meno grandi di privilegiati con l'accesso a Internet nei paesi più poveri del continente nero.

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    Domanda 5
    Il villaggio globale profetizzato da McLhuan sembrerebbe quello creato da Internet. In realtà, alcune correnti della sociologia dicono che è un termine riduttivo e che non è questo il villaggio globale. Lei come la pensa in proposito?

    Risposta
    I mezzi di comunicazione telematici, Internet e altri, contrariamente a quanto si crede, contrariamente ai lamenti sulla solitudine del giovane dinanzi al computer, sono strumenti di comunicazione, di socializzazione, di partecipazione molto efficaci. Permettono, soprattutto se c'è una spinta formativa ed educativa dietro, anche a scolari e a studenti di tutte le età di mettersi, ad esempio, in comunicazione con compagni che sono più o meno nella loro posizione in altri paesi europei o in altri paesi posti in ogni parte del mondo. E attraverso quei mezzi nascono progetti, nascono gruppi di lavoro, nascono comunità, nascono amicizie, nascono affetti e così via. Anche questo è un processo che non deve essere oggetto di euforie smodate ma che sicuramente può essere molto utile per dare ai giovanissimi un senso di partecipazione a collettività o comunità, come vogliamo chiamarle, che sono molto più grandi del quartiere della città, della regione o del loro stesso paese. Un ragazzo di dieci, dodici o quattordici anni che si abitua giorno per giorno, stando in una scuola di Roma, di Treviso o di Torino a parlare con suoi coetanei francesi, tedeschi, americani, australiani, africani, penso che ne trarrà un senso di relazione e di rapporto con altri esseri umani nel mondo. Significa avere una mente più aperta rispetto alla tradizione.

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    Domanda 6
    Molti sostengono che le nuove tecnologie, in realtà, ci impongono un volume troppo alto di informazione con le quali noi rischiamo il rigetto. Si parla tanto di analfabetismo di ritorno. Lei condivide questa tesi, oppure, comunque, ci sarà un adattamento naturale dell'uomo a questo flusso di input?

    Risposta
    Dinanzi all'eccesso di informazioni, che sicuramente è un dato reale già presente, già in essere oggi, e anche un rischio da molti punti di vista, ci sarà un adattamento non tanto naturale, ma tecnologico. Oggi le informazioni che si possono ricevere attraverso Internet, per esempio, anche soltanto nel campo bibliografico, nel campo della consultazione di cataloghi di biblioteche, di riviste, è enorme, e se non si è veramente molto abili si rischia di avere cento o mille volte il volume di informazioni che sarebbero utili. Però le tecnologie, le scienze cognitive, stanno predisponendo dei mezzi che prendono forma di programmi intelligenti ai quali io potrò dire esattamente che cosa mi serve e anche la misura di quello che mi interessa. Esempio concreto: con l'Internet di oggi se io chiedo, per prepararmi ad un intervento in un convegno, di indicarmi dei titoli che parlino dei rapporti tra educazione e tecnologia dell'informazione, quel motore di ricerca mi propone centomila titoli. Io ne posso consultare tre , quattro o cinque ma poi lascio perdere gli altri. Domani potrò dire ad un agente intelligente, sia con la tastiera, sia quasi certamente in voce: "cercami, per favore, non più di una decina di libri usciti dopo l'estate del '96 che trattano dei rapporti tra educazione e tecnologia e che non siano soltanto libri americani ma che ce ne siano anche due o tre europei". Nel giro di qualche decina di secondi quell'agente intelligente (già se ne stanno sperimentando molti di questo tipo), mi porterà sul video un sommario di quegli otto o dieci libri che io ho chiesto e non l'esplosione informativa che invece rischia di travolgerci.

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    Domanda 7
    Ogni volta che qualche episodio di cronaca - suicidi, rapimenti o episodi di pedofilia -, ogni volta che questi episodi coinvolgono persone che hanno a che fare con la rete si demonizza Internet. Insomma: Internet è buona o cattiva? Oppure sono gli altri mass media che la dipingono in una maniera o nell'altra a seconda delle occasioni?

    Risposta
    Rispetto all'enorme massa di materiale che gira su Internet, che equivale ad alcune centinaia se non migliaia di volte il contenuto di tutti i quotidiani, di tutti i mass media trasmessi ogni giorno, Internet è una sorta di convento puritano del secolo scorso. Che ci siano dei rischi, che ci siano dei problemi non si può negare, perché non ci sono solamente gli abusi in campo, che so, di letterature licenziose o altre cose del genere. C'è anche una criminalità informatica che passa attraverso Internet, per questo occorre predisporre delle misure di contrasto, di contropotere. Ma demonizzare Internet per questo a me sembra come prendersela con qualcuno che in una riunione religiosa di gente calmissima, improvvisamente tossisce o si lascia scappare una imprecazione. Io vorrei che tutti i media disponibili al di fuori di Internet avessero, tutto sommato, il rapporto tra contenuti positivi dell'informazione e contenuti sgradevoli o patologici che c'è in Internet. Questo è un aspetto culturalmente e politicamente molto importante, perché attraverso i rimbrotti puritani o i richiami all'ordine e alla legalità che è necessario portare in Internet, si nascondono spesso desideri confessati o più spesso non confessati di assoggettare questo strumento di straordinaria libertà per il mondo intero in qualche tipo di strumento di controllo, strumento di normazione legislativa o politica. Quindi, quando si inveisce contro Internet, attenzione: è possibile che si miri a qualche bersaglio molto più serio. E allora io debbo dire: "Viva Internet e la sua anarchia", perché questo è il modo in cui è cresciuta in tutto il mondo, in modo autonomo, libero, disincantato, nel giro di pochi anni.

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    Domanda 8
    In sintesi, dobbiamo censurare o no Internet?

    Risposta
    Direi proprio di no. Questo non significa che non si debba, in qualche modo, prendere atto delle eventuali involuzioni negative di certi aspetti di Internet, non solo per ciò che attiene alla morale, ma anche per ciò che attiene a quella che si può chiamare criminalità su Internet. Quindi occorre sorvegliare, occorre reagire. Ma la censura sarebbe il peggiore dei rimedi. A parte il fatto che sarebbe molto facile aggirarla, perché le tecnologie contemporanee permettono di trasmettere migliaia di parole in frazioni di secondo, e tra due o tre anni interi film nel giro di dieci o quindici secondi; la censura, dunque, avrà dei problemi veramente molto ardui da affrontare. Ma l'aspetto a cui dobbiamo porre molta attenzione è che le richieste di censura che in un dato momento, in presenza di certe forze politiche, in presenza di un certo governo appaiono legittime, moderate, pienamente accettabili, sei mesi, un anno, cinque anni dopo, in presenza di diverse forze politiche, di un clima cambiato e di un governo di i mpasto differente, possono diventare degli strumenti letali per la democrazia e la libertà.

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