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    Gabriele Frasca

    Roma, 23/11/97
    Pynchon e tecniche mediali
  • L'intervistato illustra brevemente i tratti salienti del suo libro La scimmia di Dio (1) .
  • Frasca inizia ad introdurre Pynchon, soffermandosi sulla questione della sua sostanziale sottrazione ai media, nonostante egli sia un profondo indagatore della cultura mediale (2) .
  • Ciò avviene, forse, a causa di una eccessiva informazione che provocherebbe, secondo Neil Postman, una sorta di sindrome da mancanza di difese dall'informazione. I nuovi media aiutano lo svilupparsi dell'emisfero destro, provocando un cambiamento di percezione dell'essere umano, il quale dovrà abituarsi a questa nuova realtà percettiva (3) .
  • Dunque si avverte la necessità, non tanto di difendersi da un eccesso di informazione, quanto di attrezzarsi per poter conoscere questo nuovo mondo: allora gli scrittori scriveranno per un CD ROM e non più per un libro, inventando una nuova forma d'arte (4) ,
  • in questo senso le nuove generazioni sapranno anche, probabilmente, attraverso le nuove tecnologie, ritornare ad una forma d'arte che tenga conto dell'oralità (5) .
  • Pynchon sembra possedere questa particolare attenzione alla cultura orale, se intendiamo, per cultura orale, le grandi tradizioni orali della cultura metropolitana (6) .
  • L'identità in rete non sussiste, mancando il contatto fisico con gli individui con cui si comunica (7) .
  • Il concetto di identità nasce con la stampa e si diffonde in modo drammatico con l'Illuminismo. Il crollo del concetto di identità è la conseguenza della diffusione del proprio sé altrove: ciò accade con i processi comunicativi in rete (8) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Può parlarci brevemente del suo libro La scimmia di Dio ?

    Risposta
    Il libro racchiude l'emozione della guerra mediale, e parte da una teoria agnostica che piaceva molto a Philip Dick, uno degli autori che, in qualche modo, attraversa particolarmente questo libro congiuntamente a Pynchon stesso. Vale a dire che la realtà nella quale noi viviamo è - in realtà - una grossa contraffazione. Dio ha creato pochi elementi, tutto il resto è stato creato da una specie di demiurgo inferiore, satanico che si è comportato come una scimmia di Dio. E' chiaro che questo discorso in Dick si sposa immediatamente con il periodo di diffusione massima dei media e fa parte di questa visione dispotica, non utopica del mondo che ha questo scrittore di fantascienza.

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    Domanda 2
    In un momento di massima esposizione, di massimo accentuarsi dei media e del potere della comunicazione, la decisione di un autore di sottrarsi, se non con la propria opera, a tutti gli altri mezzi di comunicazione, da cosa può nascere?

    Risposta
    Questo aspetto è molto interessante in Pynchon dal momento che egli mostra chiaramente di avere conoscenza precisa delle tecniche mediali. In Vineland c'è addirittura una squadra della polizia che si chiama 'Never' che dovrebbe arrestare, impedire la diffusione di un germe televisivo; coloro che sono affetti da una sorta di tossicodipendenza televisiva, dovrebbero essere fermati da questo gruppo. E' strano che proprio in relazione al reale problema mediale, e alla diffusione di Pynchon in rete, per esempio, egli abbia scelto di sottrarsi, di sparire; ma è una scelta condivisa in America da molti operatori, alcuni molto più versati sui media dello stesso Pynchon. Un esempio classico è quello del quartetto dei 'Residence', quartetto californiano che dal 1972 incide dischi e le cui identità sono tuttora ignote, presentandosi costantemente anche nei loro concerti con la loro brava divisa, un frac sormontato da un enorme bulbo oculare, quasi a dire: "guardate che siamo noi che vi stiamo guardando, non siete voi che guardate noi".

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    Domanda 3
    Questo è un problema molto interessante che conduce a riflettere sulla questione di un eccesso di informazione, un eccesso di comunicazione...

    Risposta
    Neil Postman parla addirittura di una sorta di sindrome da mancanza di difese dall'informazione. Io direi che il discorso sia più complicato ed ha a che fare con la mutazione percettiva dell'essere umano in relazione alla diffusione dei media elettrici. Si sta verificando una mutazione reale, concreta che secondo alcuni studiosi sta investendo quello che era l'emisfero silente del cervello, l'emisfero destro. Con l'introduzione delle nuove tecnologie digitali questo emisfero è chiamato maggiormente in causa rispetto all'emisfero sinistro, quello in cui ha sede il linguaggio, l'alfabeto, la stampa, insomma. Si tratta di una riflessione che fece per primo Marshall McLuhan, poi successivamente ripresa da molti dei suoi discepoli, come De Kerckhove. C'è un romanzo di Dick molto interessante in cui il personaggio principale, utilizzando una droga che non esiste in natura ma che in questo mondo immaginario esiste, perde progressivamente l'uso dell'emisfero sinistro ed in qualche modo sviluppa, bilancia il lavoro dell'emisfero sinistro con l'emisfero destro. E' chiaro che, in questa traccia allegorica che Dick segnala, probabilmente si riflette quello che sta avvenendo effettivamente con la diffusione dei media. Si tratta semplicemente di un cambio di percezione che non deve spaventare, stupire più di tanto; sicuramente, però, in una fase intermedia, quando ancora abbiamo a disposizione la normale diffusione della cultura per l'emisfero sinistro, e cioè la stampa, la lettura, l'alfabeto e, nel frattempo, si sta sviluppando questo nuovo tipo di comunicazione. Per un periodo forse anche relativamente lungo ci sarà un bilanciamento, forse, addirittura pericoloso, ci saranno dei problemi per l'essere umano, per la sua percezione. Credo che questo sia successo già quando si è diffusa la stampa: anche allora c'è stato un reale problema per l'essere umano per riuscire a trasformarsi da quella creatura orale che era prima in una creatura, invece, tutta emisfero sinistro, tutta razionalità, tutta geometria euclidea, e non è un caso che adesso tutto va nella direzione opposta; le geometrie diventano non euclidee e la lettura del mondo è cambiata.

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    Domanda 4
    Quindi, si avverte la necessità di difendersi da questo eccesso di informazione?

    Risposta
    Io non credo che ci sia necessità di difendersi; c'è necessità, semmai, di capire quello che sta avvenendo per attrezzarsi in qualche modo. Si sottoutilizza, per esempio, un supporto che diverrà probabilmente essenziale, come quello del CD ROM. Attualmente il CD ROM, tranne per pochi giochi interattivi ben riusciti o per poche opere (non a caso si citano ancora i Residence, e c'è un CD ROM, quello del Freak show, che ha una interattività molto interessante), si utilizza per contenere le informazioni della cultura alfabetica. Il CD ROM viene utilizzato come supporto ma solo parziale, visto che la sua utilizzazione può consentire l'uso di immagini, di suoni. Quando si comincerà a "scrivere" per il CD ROM, quando gli intellettuali e gli autori, i romanzieri non scriveranno più romanzi ma scriveranno per il CD ROM, andremo incontro ad una forma d'arte completamente nuova. Questo è avvenuto anche con la diffusione della stampa, perché è la stampa che ha fatto nascere la prosa così come la immaginiamo noi. Prima la prosa era molto diversa, addirittura andava letta ad alta voce e quindi doveva risuonare; il romanzo, così come noi lo leggiamo, è figlio della stampa. Il CD ROM sarà praticamente il figlio di questa nuova innovazione, quindi cambierà l'arte.

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    Domanda 5
    C'è un nesso molto forte tra letteratura e tecnologia, dunque?

    Risposta
    Sicuramente. Credo che, forse, la giovane generazione e sicuramente la successiva, si farà carico di queste nuove produzioni. Ci sarà un cambiamento epocale da questo punto di vista e sicuramente aveva ragione McLuhan: si ritornerà, in qualche modo, ad una percezione di tipo orale. Non è un caso che mentre il romanzo appare leggermente in crisi, in qualche modo, la poesia continua a vivere tranquilla perché la poesia è soprattutto oralità acustica, quindi suono.

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    Domanda 6
    Ritiene che anche per Pynchon il tema della comunicazione orale sia considerata fondamentale?

    Risposta
    Pynchon ha molto orecchio, la sua attenzione per la cultura orale, e per cultura orale intendiamo la cultura metropolitana, diventa un motivo narrativo; Pynchon sembrerebbe avere molta attenzione per questa sorta di seconda oralità. Non ci riferiamo alla cultura orale di tipo contadino o di tipo folkloristico, ma alle grandi tradizioni orali della città, basti pensare al grande mito degli alligatori nelle fogne di New York. Da qui a dire che Pynchon scriva per le orecchie piuttosto che per gli occhi, forse ce ne corre; però, ciò potrebbe anche avvenire. Io ho avuto modo di leggere solo la prima pagina, purtroppo, di questo ultimo straordinario romanzo, e i giochi linguistici presenti sembrerebbero maggiori; c'è una sorta di attraversamento della storia della lingua inglese che, oggettivamente, va in questa direzione.

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    Domanda 7
    Il problema dell'identità investe i processi comunicativi in rete. Ce ne vuol parlare?

    Risposta
    La rete è chiaramente non identitaria. La possibilità di apparire in spirito fragile, con un messaggio che è soltanto luminosità e non è percezione del corpo, cancella completamente l'identità. Cancella l'identità a tal punto che si sono anche studiati casi di identità che cambiavano addirittura sesso pur non avendo nessuna deriva di tipo omosessuale; questi soggetti cambiavano sesso proprio nell'assumere una identità da rete. Sicuramente la rete cancella l'identità e questo ancora una volta va nella direzione anti-stampa, perché il concetto di individuo nasce con la stampa; l'individuo è colui che legge il libro, ed è allora che nasce l'idea di un individuo staccato dal sociale. In un'epoca orale come il Medio Evo l'individuo si riconosceva soltanto in quanto appartenente ad un gruppo, ad una religione, ad uno stato, ad una realtà; successivamente, con la diffusione della stampa, l'individuo è isolato nella sua stanza. Adesso si sta verificando una sorta di isolamento chiassoso, un isolamento che, però, sfonda il concetto stesso di individuo.

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    Domanda 8
    Come mai, a suo avviso, emerge questa esigenza di rompere con il concetto di identità?

    Risposta
    Il concetto di identità è legato ad una fase della cultura, nasce e si diffonde moltissimo con la stampa; chiaramente, si diffonde in maniera ancora più drammatica, possiamo dire, con l'Illuminismo. L'identità, avrebbero detto Horkheimer e Adorno ne La dialettica dell'Illuminismo , un testo che, stranamente, sta tornando utile in questi anni, è semplicemente la fungibilità universale, l'essere 'X' valore di variabile: io sono qui ad accettare quello che, in qualche modo, mi è destinato, ma potrei anche non esserci, potrei essere anche sostituito da qualcun'altro. Il crollo dell'identità probabilmente va nella direzione di una diffusione del proprio sé altrove. La grande trasformazione è avvenuta quando si è diffusa la telefonia, quando c'era la possibilità per un individuo di occupare uno spazio fisico e contemporaneamente un altro. Dalla telefonia in poi la disseminazione dello spazio dell'individuo ha cancellato l'idea dell'individuo come unico.

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