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    Herbert Dordick

    California, 13/12/1997
    La rivoluzione digitale secondo uno scienziato del sociale
  • Le tecnologie digitali pur determinando una maggiore disponibilità rispetto alla comunicazione dell’informazione, tuttavia non hanno capacità di incidere sulla qualità dei contenuti; Internet stessa è un mezzo dispersivo dai contenuti spesso mediocri (1) .
  • Se negli Stati Uniti il primo emendamento tutela la libertà d’informazione, chi ne è preposto al controllo? Il v-chip, per quanto riguarda i bambini, è uno strumento di controllo che ha comunque bisogno di una “supervisione” da parte dei genitori. Quando non ci sono i genitori a tutelare i bambini sono sempre questi ultimi, in libertà di fronte al televisore, a scegliere (2) .
  • L’intervistato spiega il funzionamento dei segnali digitali per arrivare ad analizzare il valore sociale del processo di “connessione” offerto dalle reti (3) (4) .
  • La rete del futuro sarà d’aiuto nella costituzione di comunità e di attività produttive in genere (5) .
  • L’intervistato espone la sua teoria riguardante il rapporto tra mezzo e messaggio ricordando criticamente quella "mcluhaniana" (6) .
  • Dordick dichiara il suo scetticismo sul presunto concetto di democrazia elettronica che i teorici delle tecnologie digitali auspicano. In realtà, secondo l’opinione dell’intervistato, l’effetto dei media sulla società in senso positivo è alquanto trascurabile (7) .
  • Così pure per quanto riguarda la scuola: non sono le tecnologie a migliorare la società (quindi le strutture scolastiche), ma l’intelligenza degli individui (8) .
  • La professione dell’insegnante negli Stati Uniti è dequalificata economicamente e, di conseguenza, socialmente (9) .
  • La scuola del futuro non sarà molto diversa da quella attuale: dovrebbe fornire, oggi e nel futuro, un adeguato inserimento sociale (10) ;
  • in questa prospettiva, i ragazzi nelle scuole dovrebbero avere accesso ai computer per imparare ad usarli (11) .
  • L’e-mail può essere utile come strumento di comunicazione che evita, per sua natura, le difficoltà che si incontrano invece con il telefono (12) ;
  • inoltre, offre la possibilità di scrivere a persone che hanno smesso di farlo! Tuttavia, non potrà mai sostituire l’importanza socio-culturale che ha sempre caratterizzato la corrispondenza epistolare, come dimostrano tanti epistolari di umanisti e scienziati (13) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Parliamo dei nuovi mezzi di comunicazione e della fusione di questi mezzi: la TV, la radio ed Internet si fondono insieme. Proviamo ad immaginare il futuro dei mass media ed i problemi a loro collegati, per quel che riguarda l’aspetto sociale della vita della gente comune. Non avremo più bisogno della CNN, dal momento che ognuno potrà pubblicare le proprie notizie?

    Risposta
    Per rispondere a questa domanda, dobbiamo capire meglio la natura delle comunicazioni al giorno d’oggi. Ritengo che il contributo maggiore che le reti digitali e del digitale in generale, dei byte nella tecnologia informatica, è stato quello di migliorare qualitativamente e quantitativamente le comunicazioni, al punto di poter dire che oggi non esistono praticamente limiti alla quantità di comunicazioni che una persona può determinare. Da tecnico potrei dire che abbiamo a disposizione un’ampiezza di banda illimitata che permette un aumento incredibile delle possibilità di comunicazione. Se la TV venisse digitalizzata avremmo centinaia di canali a disposizione e analogamente potremmo avere anche centinaia di canali audio se venissero digitalizzate le reti audio. Certamente avremmo una molteplicità di canali per comunicazioni di dati, dal momento che queste reti saranno prima o poi digitalizzate e tutto questo significa che esistono molte più opportunità di comunicare ammettendo che si verifichi la condizione per la quale ognuno possa disporre del proprio mezzo di divulgazione. Ma questo non è molto verosimile. Infatti, uno degli aspetti negativi di questa grande disponibilità, ad esempio dei canali televisivi, è che invece di usarli per una programmazione di qualità, in realtà avviene il contrario. Oggi la TV via cavo di una casa ha moltiplicato i tradizionali cinque canali in quaranta, cinquanta, sessanta o cento canali televisivi. Ma se si guarda alla qualità dei contenuti di questi canali, ci si accorge che c’è un’orribile ripetitività, un numero incredibile di programmi sciocchi, perché la produzione di programmi televisivi è costosa e da ciò ne deduco che non sarà facile avere la possibilità di programmare dei canali in maniera sufficientemente creativa ed in ultima analisi credo che non ci sarà un gran cambiamento per quel che riguarda la qualità dei programmi televisivi. La CNN esisterà sempre, perché la maggior parte delle persone non è in grado di confezionare la propria rete di notizie ed anche perché garantisce una certa qualità. Da questo punto di vista credo che Internet possa essere considerata come una problematica secondaria considerando ad esempio che a tutt’oggi meno del 40% delle persone possiede un computer a casa e di questa percentuale penso che meno del 20% di utenti siano connessi in rete e per accedere ad Internet in modo corretto è necessario conoscere l’oggetto della propria ricerca riproponendo così la questione della scarsa educazione di base delle persone; un problema che rende difficile capire di che genere d’informazione hanno bisogno. Ritengo, di conseguenza, che i mass media continueranno ad essere esattamente come ora. Pur ammettendo infatti, la disponibilità di centinaia di canali, ci saranno solo quattro, cinque o sei network economicamente capaci di produrre informazioni e notizie di buona qualità e ciò non determinerà grandi sconvolgimenti. Del resto anche i quotidiani sono stati in crisi per anni e non a causa della qualità, ma per la scarsa disponibilità alla lettura del pubblico. Le persone fanno affidamento sulla TV per ricevere le notizie, quindi presumibilmente, il fatto di disporre di un numero maggiore di canali che trasmettono notiziari, potrebbe essere un aspetto di notevole valore. Ma la questione che si presenta sempre, a questo riguardo, è la frammentazione dei notiziari televisivi in segmenti di cinque o tre minuti che non permettono un reale approfondimento della notizia. È la stessa cosa che avviene per quel che riguarda il quotidiano statunitense US Today. Questo giornale è la versione stampata dei notiziari televisivi ciò che viene divulgato sono solo i titoli di testa. Questo significa che libri e giornali esisteranno sempre. C’è una sorta di meravigliosa sensazione mentre si ha un libro tra le mani, e niente di simile si avverte guardando un programma televisivo. I nuovi mezzi di comunicazione si sono affermati nella nostra società da dieci o quindici anni e questa brevità dei tempi non permette un’analisi sociologica

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    Domanda 2
    Vorrei avere la sua opinione a proposito del v-chip, della censura su Internet e dei software che bloccherebbero alcune programmazioni in TV e su Internet. Cosa dobbiamo fare a proposito della censura e del controllo, e chi sorveglia coloro che controllano?

    Risposta
    Questa è una domanda difficile, soprattutto in America dove il primo emendamento proibisce l’interferenza del governo con i vari tipi d’informazione. Il primo emendamento, come si sa, tutela la libertà d’informazione, la libertà di religione. Ma chi è preposto al controllo? Devono essere i genitori, nel caso si tratti di bambini, che devono assumersi la responsabilità di limitare la visione della televisione o per lo meno di controllare quello che guardano i loro figli. Sfortunatamente, diventiamo dipendenti da congegni elettronici che spesso non funzionano a dovere. Pur possedendo, ad esempio, il v-chip, ci saranno sempre moltissime decisioni che i genitori dovranno prendere tutte le volte che il v-chip informerà la presenza di sesso, violenza o altro all’interno dei programmi. Sfortunatamente la società e la situazione economica d’oggi richiedono spesso che entrambi i genitori lavorino. Così i bambini, tornati da scuola, accendono la TV, questa meravigliosa baby-sitter, e guardano praticamente quello che vogliono. È certo che a questo punto dovrebbe intervenire la responsabilità dei programmatori TV, affinché si evitino le ore in cui, presumibilmente, i bambini sono più spesso davanti al televisore oppure quelle fasce orarie in cui i bambini sono ancora svegli, o almeno cercare di limitare il contenuto potenzialmente offensivo di ciò che va in onda in queste fasce orarie. Ma questa è una responsabilità che i programmatori non vogliono assumere, poiché nelle suddette fasce orarie anche i genitori sono davanti alla TV. Poiché la platea economicamente interessante sono proprio gli adulti, i programmi sono mirati a fare audience tra questi. Non sono molto ottimista sul futuro utilizzo del v-chip, della censura e del controllo, anche se probabilmente saremo in grado di sviluppare una varietà di meccanismi per eliminare o gestire questo sistema: quello che la gente vede o quello che la gente vuole vedere. Intendo dire che da adulto, se non voglio vedere qualcosa, ho la possibilità di spegnere la TV cosa che non può avvenire per i minori ed è per questo, credo, che la responsabilità debba ricadere sui genitori dei bambini, come anche sui singoli individui e sui programmatori affinché sia compreso da tutti che non è possibile trasmettere un certo tipo di programmi tra le ore 18.00 e le 20.00. Ma anche così il meccanismo non funziona. Quando abbiamo fatto degli studi sui bambini e le fasce orarie, stabilimmo che i programmi potevano diventare più liberali solo dopo le 20.00 o le 21.00, ma scoprimmo che c’erano milioni di bambini ancora svegli fino alle 22.00, 23.00 o anche fino a mezza notte. Evidentemente non poteva funzionare. Sicuramente è una questione difficile da risolvere, soprattutto in una società come la nostra dove, a causa del Primo Emendamento, il governo non può diventare l’organo di controllo. È soprattutto una questione di senso di responsabilità che nella nostra società sembra essere scomparso. Sono troppo pessimista?

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    Domanda 3
    Vorrei parlare del suo campo di attività, la teoria digitale dagli atomi ai bit, per vedere in che modo la tecnologia si sta sviluppando e che tipo di futuro ci si prospetterà.

    Risposta
    Molti dimenticano che il telegrafo era in pratica uno strumento digitale. Esiste un punto ed una linea: due segnali separati da uno spazio e prescindendo dallo spazio, si finisce per avere un segnale digitale. La domanda interessante che si pone è questa: se eravamo così vicini dall’avere una trasmissione digitale, perché non si è proseguiti in questa direzione? Per prima cosa la tecnologia non era stata messa a punto per inviare segnali abbastanza velocemente da poter avere qualsiasi tipo di informazione nella sua interezza, viceversa questa è proprio la virtù della digitalizzazione. Come funzionano i segnali digitali? Si prenda ad esempio un segnale analogico, come potrebbe essere la voce. Se si volesse trasportare la voce, come qualsiasi altro segnale audio, su schermo, vedremmo delle onde in costante movimento, su e giù. Per poter riprodurre il segnale si deve riprodurre ogni pezzo di onda separatamente. Ed è quello che potevamo fare per le trasmissioni radio e TV. Era però difficile, perché richiedeva un equipaggiamento di apparecchi molto grande e degli ingegneri molto, molto bravi in grado di riconoscere, di capire e di accertarsi che il segnale che si stava trasmettendo fosse esattamente quello che si voleva trasmettere. Se si digitalizza tutto questo, si deve campionare il segnale; si prendono delle piccole fotografie, per così dire, di quasi tutti i punti del segnale. Ogni piccolo bit, ogni piccolo campione ha assegnato un certo voltaggio; togliendo il segnale analogico ci rimane un enorme numero di punti digitali, ognuno con un diverso codice, e non ci rimane che decodificarli. Il codice di un sistema binario è: 01010110. In questo modo, il risultato più importante che abbiamo è che l’intera tecnologia è molto semplificata poiché non si ha più a che fare con delle onde continue, ma con due impulsi, un ‘si’ ed un ‘no’, un ‘uno’ ed uno ‘zero’. Questo semplifica molto la vita e la rende molto interessante, poiché quello zero e quell’uno possono rappresentare segnali audio, la voce, informazioni di stampa, un segnale video. Qui è dove si vede in atto la vera fusione, poiché il segnale digitale può essere trasportato e trasformato su qualsiasi mezzo di comunicazione possa servire per la trasmissione, dando, inoltre, un’enorme flessibilità al sistema delle trasmissioni. Posso, infatti, anche moltiplicare l’informazione mandando un messaggio per un certo periodo di tempo, e nel frattempo, mandandone un altro ed un altro ancora, essere comunque in grado di distinguere ed identificare i vari segnali all’altro capo della linea. In un singolo canale posso inviare 1000 diverse porzioni d’informazione, cosa apprezzabile dato che abbatte molto i costi di trasmissione. La trasmissione è già un prodotto dal costo molto basso, e potrebbe in questo modo essere ancora più basso. Alcuni anni fa un gruppo formato da alcuni di noi ha compiuto un’analisi che ha mostrato che il costo della trasmissione è praticamente nullo. Gli economisti non hanno mai amato questa conclusione perché non sanno come gestirla. L’aspetto importante è la trasformazione dell’informazione che avviene immessa in rete. Che cos’è la rete? Noi viviamo sempre all’interno di reti: ci sono reti sociali; se siete membri di una parrocchia siete in una rete di collegamenti interpersonali tra i vari membri. Per quale motivo le persone usano il telefono cellulare per strada? Penso, a volte, che sia piuttosto stupido vedere queste persone che camminano parlando al telefono. Mi domando a volte di cosa stiano parlando, e spesso mi accorgo che parlano di cose molto poco importanti. Ma stanno realizzando una rete con le persone che contattano, proprio come lo scrittore inglese Edward M. Forster che dice che tutta la sua filosofia è una “connessione”. La gente si contatta al fine di risolvere dei problemi; per questa ragione, nei suoi romanzi, la nozione di base stabilisce che l’individuo che si isola, che rimane scollegato degli altri, è quello che si trova i

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    Domanda 4
    Quindi una rete è un collegamento.

    Risposta
    E’ un collegamento. Noi viviamo con le reti. Quando parla con qualcuno, soprattutto con dei giovani, quando dicono che, per esempio, la scorsa notte si sono ‘collegati’ con degli amici. ‘Collegati’. Vuol dire che si sono incontrati fra amici e, una volta a casa hanno continuato a chiacchierare per telefono.

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    Domanda 5
    Come sarà la rete del futuro?

    Risposta
    Allo stesso modo. Sarà più grande e ci saranno sempre più reti a disposizione. È probabile che saranno di grande aiuto nel costituire le comunità. Credo che una comunità sia il riflesso del bisogno di una persona di comunicare; la rete riveste anche un’importanza fondamentale quando parliamo di attività produttive. Una delle situazioni che il mondo digitale ha creato, specialmente grazie a questi nuovi e moderni mezzi di comunicazione, è la crescita consistente delle compagnie. All’interno di una compagnia i costi di organizzazione e della gestione dell’organizzazione sono incredibilmente alti. C’è un certo stadio della crescita in cui, se si perde il controllo della situazione, si compromette tutta l’attività. Se non fosse per le reti come sarebbe possibile realizzare una compagnia con gli uffici a New York, l’impianto di produzione in Indiana, un altro ufficio a Chicago? Abbiamo così delle compagnie veramente globali, che esistono solo grazie al fatto che sono collegate in rete in modo da aumentare così l’efficienza delle loro comunicazioni. E quando si migliora l’efficienza delle comunicazioni, migliora anche la capacità organizzativa e di transazione. Il costo delle transazioni è calato moltissimo. Per un’economia globale, è assolutamente necessaria la comunicazione in rete.

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    Domanda 6
    Vorrei avere la sua opinione sulla rete di McLuhan, riferita specialmente al ‘mezzo’. Il mezzo è costituito dal messaggio, oppure il messaggio è il mezzo?

    Risposta
    McLuhan era un venditore favoloso, ed era per eccellenza un “PR” assolutamente eccezionale. “ Il mezzo è il messaggio”. Ci sarebbe una cosa da precisare: se guardiamo come scrivono le persone, ci accorgiamo che il mezzo condiziona la maniera di esprimere i concetti. Il linguaggio usato per la posta elettronica è molto diverso da quello usato per redigere una lettera indirizzata a qualcuno. Anche se quelli che hanno usato l’e-mail molto spesso diventano, come dire, più letterati, volenti o nolenti. La tecnologia esercita un grande controllo sul messaggio, e il mezzo influenza senza alcun dubbio il messaggio. Mi spiego: i programmi televisivi, le soap opera, sono assolutamente standardizzati. Il mezzo condiziona la struttura dei programmi, il mezzo controlla la struttura degli show televisivi della sera. La rettifica da fare è che, se il mezzo non costituisce il messaggio, è indubbio che abbia una grande influenza sulla natura del messaggio. Certamente ne condizionerà il formato e la struttura. Ho letto, effettivamente, McLuhan un paio di volte, rimanendo in una posizione ambigua. Non sono sicuro di essere completamente dalla sua parte. Ma, per certo, era un grande promotore di idee.

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    Domanda 7
    Parliamo di tecnologia e politica e dei rischi della democrazia elettronica.

    Risposta
    Le nuove tecnologie hanno avuto un impatto incredibile sull’economia. L’efficienza delle compagnie è assolutamente cresciuta permettendo il consolidarsi di un monopolio delle grandi compagnie globali. Alcuni di noi pensano che da qui a vent’anni ci saranno venti grandi compagnie che ci forniranno tutto quello vorremo. Tutti comprano tutti, ed è a causa delle nuove tecnologie come le tecnologie informatiche. Possiamo anche avere delle reti televisive private, dove le persone si possono vedere sullo schermo, si possono parlare e tenere delle riunioni. Tutto questo permette di coordinare meglio le attività e di farle crescere sempre più. Non sono sicuro del significato di “democrazia elettronica”; può averne diversi. Frequentemente questi termini vengono utilizzati quando si parla della possibilità di votare tramite il computer, nel senso che se una questione viene posta alla popolazione, per esempio se comprare o meno un altro velivolo da 20 miliardi, la gente, senza entrare più approfonditamente nel merito della questione, dovrebbe dire si o no servendosi del computer. C’è stato un esperimento condotto da noi, molti anni fa, a Palo Alto, con il quale volevamo verificare se le persone sarebbero state disposte a votare per telefono. Pur non possedendo un telefono a tasti, avrebbero comunque potuto votare. E così scegliemmo una questione molto sentita, il consiglio didattico ed i problemi dell’insegnamento; il consiglio avrebbe redatto un programma di interventi e si doveva votare sulle varie questioni sollevate. Avrebbero comunicato le questioni alla gente ed avrebbero richiesto il loro voto. Le persone risposero, effettivamente, che il programma non era stato redatto da quelli che poi lo dovevano votare e che quindi le questioni sollevate non erano quelle che la gente sentiva come più urgenti ed importanti. La gente voleva prendere parte alla discussione sul programma, per individuare le questioni importanti ed organizzare le possibili soluzioni da votare. Rifiutarono, quindi, di votare a quelle condizioni, mentre era chiaro che volevano strutturare la questione nella maniera che sembrava loro più pregnante. Quindi credo che nessun politico voglia attuare un tale sistema nella realtà. Sarebbe troppo sciocco. Può già prevedere che, se l’unica alternativa che viene data alle persone si riduce alla scelta tra sì e no, il risultato del voto sarà superficiale. Quando parlo di nuove tecnologie sto effettivamente parlando di questa vasta capacità di comunicare. Colui che vota dovrebbe essere messo nella posizione di interagire di più con il potere, di essere più intelligente e di esplorare la questione a fondo prima di votarla. Ma nel caso di questa nazione si ha abitualmente il 35% degli aventi diritto che votano, percentuale che sale raramente al 50% anche nel caso delle elezioni presidenziali. Non vedo proprio che tipo di effetto potrebbe avere questa democrazia elettronica o qualsiasi altro tipo di mezzo di comunicazione. La nostra coscienza politica si è persa. In un articolo del New York Times di qualche tempo fa, un professore di scienze politiche in un università raccontava di aver chiesto agli studenti di una classe dell’ultimo anno la data di inizio della seconda guerra mondiale e nessuno aveva saputo rispondere. Stesso risultato quando ha domandato la data della fine della grande guerra. Alla domanda che cos’è l’Olocausto in pochissimi hanno saputo rispondere. A questo punto il professore ha chiesto alla sua classe se la storia fosse un argomento a loro avviso poco interessante. Gli studenti hanno risposto che non sembrava loro una materia interessante poiché non credevano che la storia li avrebbe aiutati a trovare un lavoro. Insomma, alla fine della lettera il professore considerava che il destino della democrazia nel nostro paese era nelle mani di persone che non sapevano dirne il significato. E tutto questo avviene nonostante tutti i mezzi di comunicazione, tutta la TV di cui disponiamo, nonostante Internet. Mi ricordo che chiesi ai miei studenti quanti di loro

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    Domanda 8
    Quali sono, dunque, i problemi che coinvolgono l’educazione, le nuove tecnologie e la comunicazione?

    Risposta
    Credo che i problemi della scuola non abbiano molto a che vedere con le nuove tecnologie; i problemi che riguardano la scuola sono quelli di sempre. Quando introducemmo la televisione nelle classi fu un vero disastro, un insuccesso, anche se la televisione può rappresentare una risorsa in più. Una delle ragioni dell’insuccesso fu che uno dei commentatori disse che la televisione può essere altrettanto valida di un insegnante; ciò ha spaventato molto gli insegnanti, che si sono opposti all’introduzione della televisione nella didattica sin dall’inizio. Se vogliamo introdurre dei cambiamenti nel sistema scolastico che dipendano dalla tecnologia è necessario innanzi tutto addestrare gli insegnanti. Costoro devono capire al meglio il funzionamento del processo di apprendimento e come la tecnologia vi si può inserire. Inizialmente il computer in classe veniva utilizzato solamente per fare delle esercitazioni. Mi ricordo di aver visitato una persona nella cittadina di La Jolla e ad una studentessa che era seduta al computer ho chiesto cosa stesse facendo; mi ha risposto che stava facendo una ricerca sugli elefanti. Le ho chiesto, allora, dove avesse reperito le informazioni necessarie e mi ha risposto che aveva trovato tutto il necessario su Internet. Le ho detto se per caso avesse svolto delle ricerche in biblioteca e mi ha risposto che non ne aveva bisogno perché aveva già tutte le informazioni necessarie. Gli studenti non sanno neanche più come servirsi della biblioteca. In questo caso la ragazza stava facendo uso di un’informazione già elaborata da qualcuno. Non esiste più l’iniziativa di apprendere più approfonditamente o di interpretare in maniera autonoma le nozioni. Una delle cose che mi infastidiva maggiormente con gli studenti era quando mi mostravano i risultati di un tipo di analisi ed io replicavo loro che i risultati non sembravano avere molto senso. A quel punto mi rispondevano semplicemente: “beh, è quello che ha detto il computer!”. Ed io replicavo: “volete dire che questo è quello per cui avete programmato il computer”. Non so se conosce il vecchio detto: “se acquisisci spazzatura, produci spazzatura”. Insomma, voglio dire che bisogna usare il cervello. Che cosa si sta cercando e che cosa si vuole ottenere? È questa la prima domanda che dobbiamo porre a noi stessi. Solo allora si inizia a fare dei tentativi. Se il risultato non risponde alle nostre aspettative, allora dobbiamo renderci conto che ci mancano determinate nozioni. La questione risolutiva e più importante sarà affrontare l’educazione degli insegnanti ed ancor prima di questo sarà determinante capire il funzionamento del processo di apprendimento. Non sappiamo molto sui processi di apprendimento e, quindi, sull’insegnamento. Se fossimo più ferrati al riguardo, saremmo capaci di gestire molto meglio l’introduzione di strumenti innovativi nel sistema didattico; ma rimangono pur sempre degli strumenti. Non possiamo sbarazzarci degli insegnanti. A questo punto quali opportunità ci si presentano? Posso dire che chiunque abbia la soluzione al problema dell’insegnamento e possa programmare un software che sappia insegnare ha trovato una fortuna. Io non ne ho la capacità. Credo, infine, che ci si debba rivolgere alla premessa originaria dell’educazione: insegnare agli studenti come essere buoni cittadini, come capire il mondo, la filosofia e quello che sta succedendo, o, almeno, insegnare loro a non temere la scienza. In un mondo come quello attuale, dove ormai tutto si rapporta alla scienza, le persone non sanno distinguere tra l’astronomia e l’astrologia. E’ un mondo che fa paura!

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    Domanda 9
    È più difficile insegnare agli insegnanti?

    Risposta
    A volte, soprattutto se gli insegnanti fanno parte di un sindacato: questo può rappresentare un impedimento. La professione dell’insegnante, almeno negli Stati Uniti, non viene retribuita molto bene e non si trovano tutte queste persone ‘ansiose’ di collocarsi come insegnanti. Per contro ce ne sono molte altre che lavorano duramente per realizzare un buon risultato. Bisogna trovare queste persone e lavorare su di loro. Penso proprio che sia necessario, in questo momento, avere un maggiore rispetto per la classe insegnante. In questo paese, invece, il vecchio detto è: “se non sei capace, insegna”. Ci ritroviamo così a non avere nessun rispetto per i nostri insegnanti. Ero abituato a sentire questa frase quando ero in accademia: “se sei così brillante, perché non sei ricco”? Se parliamo di come conferire autostima agli allievi, bisogna prima pensare a come dare il rispetto dovuto agli insegnanti. Molte di queste persone possono essere sradicate da questa mentalità e addestrate per realizzare grandi cose. Ci vuole solo molto tempo per individuarle.

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    Domanda 10
    In che modo vede la scuola del futuro?

    Risposta
    Una delle cose che abbiamo imparato già da molto tempo è che l’apprendimento è un cambio comportamentale; bisogna essere in grado di interagire con gli studenti. Mia moglie lavora per una compagnia che vende didattica ad alta tecnologia per ingegneri e manager. Per un po’ di tempo hanno pensato di confezionare un filmato per fornire lezioni in video. Il mio giudizio su questo loro programma fu negativo perché sostenevo che avevano bisogno di interazione. Infine hanno potuto verificare la verità di quest’affermazione, e adesso svolgono le lezioni in una classe vera e propria: lezioni cosiddette “basate sul computer”, dove gli studenti lavorano personalmente sui computer e dove si mantiene, comunque, un certo livello di interazione. Penso che le scuole non subiranno grandi cambiamenti. La scuola dovrebbe provvedere a dare di più che fornire solamente un travaso d’informazioni da insegnante a studente; dovrebbe fornire un adeguato inserimento sociale. Per quanto riguarda l’addestramento tecnologico di persone che sono all’interno del mondo del lavoro, le lezioni possono essere svolte tramite computer. Per quel che riguarda i ragazzi a scuola deve essere presente un insegnante che possa motivarli ed interagire con loro, perché l’apprendimento è uno sviluppo del comportamento. E’ il processo di modifica del comportamento e per operare questo cambiamento, c’è bisogno di persone. Ripeto, non vedo nel futuro, la scuola cambiare drasticamente. Penso che ci saranno più scuole cosiddette “online”, fino a quando la gente non capirà che non è un buon metodo di insegnamento. Mi dispiace doverlo dire, ma penso che i corsi basati sui computer servano solo a far risparmiare alla compagnia pochi dollari. Se sei motivato, impari qualsiasi cosa; se i corsi basati sui computer fossero realmente validi, io non riceverei lettere dalle università, annunci di programmi di studio per ingegneri da svolgere all’università durante il pomeriggio o di sera. Inoltre, la frequenza a questi corsi è altissima. Non penso che la scuola cambierà molto. So che molta gente avrebbe da ridire su questa mia affermazione. Questa gente prevede grossi cambiamenti per la scuola, pensano che i campus non esisteranno più!

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    Domanda 11
    Quindi le scuole non dotate di computer non saranno peggiori di quelle equipaggiate di terminali…

    Risposta
    No, in effetti non lo penso. Anche se c’è un discorso da fare per quanto riguarda la familiarità che lo studente deve acquisire con i computer: moltissime persone hanno paura dell’approccio al computer. Penso che i ragazzi dovrebbero avere la possibilità di accedere ai computer ed imparare ad usarli; è noto che i ragazzi imparano ad usare il computer più in fretta degli adulti e la ragione di questo è molto semplice: un bambino si siede al computer e inizia a giocarci per giorni, imparandone il funzionamento. Noi adulti non abbiamo tutto questo tempo a disposizione. Ed è un peccato! Perché se avessimo a disposizione un intero fine settimana per giocare con il computer, scopriremmo che si tratta di una tecnologia idiota che dobbiamo piegare al fine di servircene per le nostre necessità ed a modo nostro.

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    Domanda 12
    L’e-mail è un nuovo tipo di comunicazione sociale o è solo un gadget?

    Risposta
    L’e-mail è uno sviluppo prezioso, ci permette di ovviare ai tipici problemi del telefono. E’ buffo come la gente abbia dimenticato come scrivere, mentre la scrittura sembra sia stato riscoperta proprio grazie all’e-mail; invece di lettere, la gente scrive e-mail. È un linguaggio diverso. L’e-mail ha una funzione molto importante e l’importanza non risiede nell’e-mail stesso, bensì nella possibilità di trasmettere dei documenti, per i quali infatti, non si usa l’e-mail, perché per inviare file molto grossi si usano altri sistemi di trasmissione. Ma non saprei dire se l’e-mail abbia cambiato il mondo o meno. Io sono stato in contatto per anni con una persona e quando infine l’ho incontrata, ho scoperto che era una persona così sgradevole che non ho più voluto parlarci. Tramite e-mail sembrava un tipo a posto. Personalmente ho anche delle conversazioni tramite e-mail, ho un rapporto molto intimo con un amico a Boston. Ma uso l’e-mail anche per una miriade di brevi messaggi. Ricevo una lettera da un italiano che mi vuole per un meeting a Montreal. Non ci posso andare e, così, gli raccomando qualcun altro. È ancora più facile che usare il telefono o scrivere una lettera. Personalmente, comunque, continuo a scrivere lettere.

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    Domanda 13
    Le capita di usare un linguaggio diverso scrivendo via e-mail?

    Risposta
    Si tratta di uno stile diverso. Grazie all’epistolario tra gli scienziati abbiamo appreso cose molto interessanti. Freud, ad esempio, scrisse una gran quantità di lettere e tramite il suo epistolario abbiamo potuto interpretare il suo pensiero. Faraday scrisse anche lui molte lettere ed attraverso esse sappiamo che cosa stesse facendo e le motivazioni del suo operato. Se, al giorno d’oggi, queste persone si scambiassero delle e-mail subiremmo una grave perdita poiché non avremmo la possibilità di conoscere le informazioni in esse contenute. La posta elettronica rimane, tuttavia, uno strumento molto utile, anche se non produrrà un grande effetto nella società. Darà, tuttavia, alle persone la possibilità di scrivere come non hanno fatto da tempo. Sono felice di questa possibilità che ci viene offerta, questo è certo…Se non controllo le mie e-mail di solito ricevo, due giorni dopo, una telefonata di qualcuno che mi chiede perché non ho scaricato i miei messaggi. Forse perché non ero a casa. Ammetto che il telefono è ancora uno strumento importante.

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