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    Umberto De Julio

    Torino, 17/05/96
    Valore d'uso delle nuove tecnologie della comunicazione
  • Il futuro digitale sarà caratterizzato da nuovi modelli educativi e culturali (1) .
  • Lo squilibrio che c'è ancora tra offerta tecnologica e domanda culturale dovrà essere superato mediante lo sforzo comune delle industrie, dei centri in cui si fa cultura, delle amministrazioni pubbliche (2) .
  • Particolare attenzione si dovrà rivolgere alla didattica, al telelavoro e al miglioramento dei servizi di pubblica amministrazione per il cittadino (3) .
  • Nel mercato delle telecomunicazioni saranno presto abbattuti tutti i monopoli e sarà la libera concorrenza a dettare le sue leggi (4) .




  • INTERVISTA:

    Domanda 1
    Il futuro sarà digitale. Ci sarà una evoluzione dei modelli educativi e culturali?

    Risposta
    Se pensiamo ai modelli educativi e vediamo, già oggi, quanti mezzi sono a disposizione dei giovani per studiare, e quanti altri sono a disposizione degli insegnanti, dei professori, per poter arricchire il modo di insegnare, dobbiamo dire che certamente ci sarà un'evoluzione ed un'influenza grande anche sui modelli culturali. Io credo che le influenze saranno sicuramente positive, ma come saranno questi modelli diversi, dovremo vederlo col tempo.

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    Domanda 2
    Fino a che punto la società potrà esprimere una domanda culturale e sociale in grado di riequilibrare il rapporto con l'offerta, esponenziale, di tecnologia.

    Risposta
    In questo momento, le possibilità che sono offerte dalla tecnologia sono enormi rispetto alla capacità di sfruttamento effettivo e quindi rispetto alla domanda. C'è un'offerta grandissima, per esempio, di tecnologie per canali di tipo diffusivo. Basti pensare a quello che sta succedendo negli Stati Uniti con la televisione via cavo, con la diffusione diretta via satellite che rende disponibili centinaia di canali; oppure alle possibilità che si sono già aperte con Internet di accedere a una quantità enorme di dati, di informazioni. La tecnologia, sicuramente, ci metterà a disposizione molte possibilità nei prossimi anni, tanto che, alle volte, viene quasi il dubbio se non convenga frenarla. Qualcuno parla a proposito del ritmo della tecnologia, troppo veloce rispetto alla domanda. Io, però, credo che mai vada frenata la tecnologia, ma assecondata. Bisogna che creiamo le condizioni affinché, inanzi tutto, la domanda si sviluppi anche nel nostro paese, come si sta sviluppando in altri paesi; e, in secondo luogo, affinché ci sia una produzione adeguata di servizi che a loro volta supportino la domanda e mostrino come la tecnologia sia effettivamente al servizio di ognuno di noi. Una delle condizioni perché ciò si realizzi va cercata nel rapporto forte, nel circolo virtuoso tra le industrie che producono tecnologie e rendono disponibili delle applicazioni e le università, i centri di ricerca, le quali producono, in un certo senso, idee per il futuro; e poi i comuni, gli Enti Locali, le istituzioni, le amministrazioni centrali: tutte quelle realtà che vivono il mondo della cultura e che sviluppano la cultura. Se si crea questo circolo virtuoso io credo che si creeranno le condizioni di base perché si sviluppi una domanda, non solo consumistica, non solo per consumo di "entertainment", ma una domanda di servizi, che migliori globalmente il modo di vivere di ciascuno di noi.

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    Domanda 3
    In che termini, a suo avviso, le istituzioni e i soggetti attivi del mercato, come la Stet, che Lei qui rappresenta, possono riuscire a incentivare la società nel promuovere domanda culturale e domanda sociale in rapporto alla nuova tecnologia?

    Risposta
    Io credo che sia interesse delle grandi imprese, ma anche, in un certo senso, dovere di queste imprese, di agire in questa direzione, non solo per sviluppare un mercato di servizi, che poi, a sua volta, va ad alimentare il nostro business, ma anche per agire in maniera tale che il nostro business sia utile al paese. In questa direzione abbiamo già preso una serie di iniziative. Il settore in cui questo progetto si può realizzare è quello della formazione, della didattica. Noi abbiamo siglato un accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione per introdurre la multimedialità nelle scuole di ogni ordine e grado e quindi è partita una sperimentazione che interesserà 140 scuole. Sicuramente quello della didattica è un settore nel quale il valore d'uso delle nuove tecnologie è fondamentale e può cambiare in termini positivi il nostro modo di vivere. Un altro campo è il telelavoro. Sappiamo tutti quanto il telelavoro possa aiutare da un lato le aziende a migliorare in termini di efficienza, e, dall'altro ciascuno di noi a migliorare il rapporto con il lavoro e con la vita quotidiana. Telelavoro può significare opportunità di occupazione nuove, diverse per il Mezzogiorno, per la mano d'opera del Mezzogiorno, per le donne, che hanno più problemi oggettivamente di quanti non ne abbiano gli uomini a partecipare con continuità al mondo del lavoro. Questi sono due esempi importanti. Un terzo esempio importante è il rapporto con i Comuni, con gli Enti Locali. Noi abbiamo realizzato una serie di accordi con i più grandi comuni italiani: Torino, Milano, Bologna, Napoli, e l'obiettivo di questi accordi è proprio quello di sviluppare e sperimentare assieme servizi per i cittadini, per vedere come le nuove tecnologie dell'informatica e delle telecomunicazioni possono servire a migliorare il rapporto tra gli Enti Locali, i Comuni e il cittadino con reciproco beneficio.

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    Domanda 4
    Lei considera legittimo che una grande azienda come la Stet possa avere un monopolio rispetto al principio di distribuzione sul territorio della messa in rete, oppure trova ragionevole che si possano trovare delle forme intermedie? Sto pensando al progetto Optubi, lanciato dal Comune di Bologna.

    Risposta
    Innanzi tutto il monopolio non esiste già più per la grandissima parte dei servizi. Tutti i servizi di trasmissione dati sono già aperti alla concorrenza. La telefonia mobile è un servizio aperto alla concorrenza. Esiste, ancora oggi, esclusivamente il monopolio della telefonia vocale e delle reti, ma anche questo è destinato a finire con il 1° gennaio del 1998. Quindi noi ragioniamo con una logica in cui il monopolio è una scadenza e quindi ci saranno tanti competitori nelle offerte dei servizi, e poi man mano che si aprirà la concorrenza anche sulle reti, anche nell'offerta delle reti. Quindi noi non puntiamo e non crediamo che il monopolio sia la soluzione del futuro. Siamo convinti che la concorrenza nei servizi, e anche nelle reti, sia quella a cui bisogna puntare. Per quello che riguarda Optubi, io non credo che si tratti di una scelta tra una soluzione Telecom e una soluzione di un concorrente. Si tratta di una proposta fatta nell'ambito dei lavori svolti con il Comune di Bologna, per una tecnologia: utilizzare le fogne per posare i cavi. Noi siamo interessati al progetto e infatti siamo in un Consorzio per sperimentare questa tecnologia. Abbiamo una serie di perplessità di tipo tecnico, sulla capacità di questa tecnologia di mantenere effettivamente le promesse, come costi più bassi e funzionalità. Io penso, per esempio, al modo in cui si risolveranno i problemi di manutenzione di un cavo ottico in una fognatura. Si parla di utilizzare dei robot, ma sarà sicuramente difficile farlo. L'esperienza di tanti anni di gestione di reti di telecomunicazione mi fa vedere con una certa perplessità il fatto che questa tecnologia possa avere effettivamente successo e mantenere certe promesse. Ma non è certamente una posizione di principio o antitetica rispetto ad una proposta.

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