"Nei prossimi vent'anni si lavorerà per creare miliardi di dispositivi operanti a livello atomico"



Secondo John Gage Direttore Ricerche Sun Microsystems la metafora per il futuro della tecnologia informatica sarà quella che ci permetterà di "zoomare" e risolvere problemi concreti

Dal suo punto di vista qual è la definizione di innovazione?

Ci sono due tipi di innovazione. Il primo è quello di assemblare elementi esistenti in modo nuovo e imprevedibile. Il secondo consiste nell'inventare un modo di pensare sul quale impostare lo sviluppo di nuova tecnologia.

Qual è l'esempio più significativo del primo tipo?

La creazione del web. Tutti conoscevamo le pagine a stampa; tutti conoscevamo i database; tutti conoscevamo le immagini. Assemblare questi elementi in una rete e permettere a centinaia di milioni di persone di diventare editori, questa è stata un'innovazione nata da cose che già esistevano e che sono state riorganizzate in modo nuovo e interessante.

E il secondo tipo?

Vedere qualcosa in modo nuovo e fare un passo in avanti, creare un nuovo farmaco, un nuovo linguaggio di programmazione, partire dalle idee altrui e fare un passo avanti. Questo lo osserviamo tutti i giorni nel campo della ricerca biologica, un campo in cui l'attuale conoscenza del funzionamento delle cellule è molto diversa rispetto a cinque o dieci anni fa. Le attuali conoscenze stanno producendo nuove proteine, nuove possibilità di inserire il composto nel ciclo della cellula provocando nuove interazioni. Ancora non siamo in grado di comprendere appieno la portata di queste innovazioni che è sicuramente grande e porterà risultati inattesi.

Cosa intende per "nuove metafore", creare nuovi industrie, oggetti e strategie?


Uno studente di informatica del MIT usò una metafora molto interessante: "Il computer non è una calcolatrice che serve a sapere quanto devi dare ai tuoi dipendenti. Non è un sistema per il calcolo delle buste paga. Il computer è un sistema intelligente per disegnare". Quello studente si chiamava Ivan Sutherland e presentò come tesi di laurea "Sketchpad". Il concetto era il seguente: quando disegni e il computer segue il movimento della mano, la mano si muove in modo irregolare mentre il computer traccerà una linea retta perfetta. In tal modo l'uomo poteva disegnare una scheda o un chip con un circuito stampato. Prima che Ivan Sutherland avesse quella intuizione, nessuno aveva pensato di usare il computer come uno strumento grafico. Si disegnava su fogli di carta con righello e matita, si fotografava il disegno se ne ricavava una mascherina che, applicata al silicio, serviva a realizzare il chip. Sutherland aveva capito che, come lavagna grafica, il computer poteva essere usato per disegnare non solo chip ma anche ponti, qualunque cosa che l'uomo volesse progettare. Perciò quella sua frase da sola ha potuto trasformare il mondo dell'informatica.

Da quanto sta dicendo pare di capire che, se si vuole creare, se si vuole fare ricerca pura, bisogna abbandonare l'ambito del preesistente, bisogna fare qualche digressione, fare uno scarto rispetto al passaggio logico successivo. È giusto?

Spesso l'innovazione più rivoluzionaria giunge come un'immagine visiva. La prima intuizione nella chimica organica che i composti formavano un anello venne ad un chimico su un autobus a Londra che pensò ad un serpente che si mordeva la coda. Un'immagine visiva è un servizio di base; un'immagine visiva è una componente fondamentale della capacità umana di sintetizzare altri pensieri, altri fatti, in una nuova formulazione. Noi ci troviamo in questo ciclo perché il computer è un ausilio per il disegno, per la visualizzazione; siamo in grado di vedere cose che qualche anno fa non avremmo mai immaginato di disegnare. Questo ciclo che permette di conoscere le cose in modo nuovo, di creare un nuovo modo di vedere, è una spirale progressiva. Il linguaggio umano si basa sulla metafora fisica. Ogni lingua del mondo si basa sull'esperienza che abbiamo rispetto al nostro corpo fisico - qualcosa che è distante dal nostro corpo, che si avvicina, che è dentro, fuori, sopra, sotto. Il principio di questa metafora fisica è incorporato nella comprensione che abbiamo del mondo. Usiamo le parole della nostra lingua derivate dal nostro corpo fisico e le riferiamo allo spazio simbolico, al mondo della programmazione. È un sistema di estrema efficacia.

In base a quanto lei dice, qual è la possibile nuova metafora per il futuro della tecnologia informatica?

Una delle metafore - perché ce ne saranno di diverse - è l'idea che possiamo sorvolare la superficie terrestre e scendere a terra. All'interno di complessi sistemi simbolici, piccoli programmi che svolgono un compito specifico mediante un disco, sono incorporati in sistemi sempre più grandi, ovvero sistemi operativi al di sopra dei quali ci sono sistemi che si occupano di problemi reali quotidiani - problemi di contabilità o di realizzazione di mappe. Ad un livello superiore ci sono gli ambienti per lo sviluppo della programmazione, dove gli elementi di un programma vengono assemblati come i componenti di una macchina. L'idea di zoom, di avvicinarsi sempre più: un telescopio che osserva un oggetto distante o un microscopio che analizza un oggetto molto piccolo; questa immagine dell'avvicinarsi, vedere qualcosa in un nuovo contesto di relazioni, sono metafore molto potenti.
Di solito i programmatori che discutono di software non parlano di simboli, parlano di un programma come se fosse vivente. Il software "vuole" fare questo, "cerca" di fare quello, "non riesce a fare" quest'altro ancora. Usiamo sempre forme familiari per esprimere qualcosa di non familiare. Nel mondo della manipolazione dei simboli e della progettazione di software usiamo metafore fisiche, esperienze quotidiane, per esprimere il comportamento di queste stringhe di simboli. È così che ne parliamo.

Secondo lei quali sono attualmente gli ambiti di ricerca più interessanti?


Nell'informatica gli ambiti più interessanti si trovano alle opposte estremità dello spettro. Ad una estremità c'è la capacità di manipolare singoli elettroni, singoli atomi, per immagazzinare informazioni, per avere una memoria centinaia di migliaia di volte più "densa". L'ambito della manipolazione atomica che si spinge nel dominio quantistico è decisamente interessante. All'estremità opposta c'è la costruzione di sistemi simbolici, i linguaggi di programmazione, Java, la virtualizzazione della memoria e della comunicazione informatica, la nuova integrazione e gestione del software che ci consente di interconnettere miliardi di dispositivi indipendenti. Questo è l'altro ambito di ricerca. Nei prossimi vent'anni si lavorerà all'unione di questi due campi - miliardi di dispositivi operanti a livello atomico.

Lei ha detto che gli studenti sono i più indicati per introdurre delle innovazioni perché non vanno ai convegni, ci spieghi?


Credo che questo valga per tutti i settori, nella musica, nell'arte. Colui che crea è qualcuno al quale nessuno ha detto che una certa cosa non si può fare. Se nessuno ti ha detto che una cosa è impossibile, provi a farla. È questo spirito nel tentativo di fare qualcosa, di avere un'idea, di dare ascolto a una voce, e in ultimo muoversi in una direzione inaspettata che produce risultati inattesi.


L'intuizione di Bill Joy nel '98, secondo cui qualunque cosa sia elettrica prima o poi finirà in rete, può essere in qualche modo il futuro della rete?

Sì, credo che tutti i dispositivi creati, progettati dall'essere umano, non potranno che trarre vantaggi dal loro inserimento in rete. Pensiamo ai grattacieli, la cui struttura può essere modificata dai terremoti: inserendo un cavo a fibre ottiche negli elementi strutturali sarà possibile osservare le oscillazioni provocate dal vento o gli effetti degli spostamenti del suolo. Possiamo conoscere gli edifici in cui abitiamo, le strade in cui ci muoviamo, tutti gli elementi architettonici che fanno parte della nostra vita incorporando al loro interno sistemi intelligenti.

Secondo Lei l'Internet attuale è sufficiente a reggere tutto questo o abbiamo bisogno di qualcos'altro?

Per come l'abbiamo costruita, Internet non è sufficiente a reggere la quantità di comunicazione che sta esplodendo intorno a noi. Oggi usiamo Internet per far comunicare gli esseri umani tra loro. Alcune persone inviano immagini, che contengono molti dati. Ma la vera svolta nell'uso di Internet riguarderà la comunicazione macchina-macchina; minuscoli dispositivi che comunicano i dati rilevati dai loro sensori: il vento è forte? Il ponte è solido? C'è traffico per strada? La temperatura è tale da mettere in funzione il condizionatore? Con l'energia elettrica a questo prezzo vale la pena far entrare in funzione il motore del frigorifero? Questo tipo di comunicazione sta cominciando solo ora a fare la sua comparsa, ma in futuro il suo volume sommergerà la comunicazione umana.

Che bisogna fare, allora? Facciamo un'Internet più grande? Diversa? Più capiente?

Costruiremo un'Internet più ubiqua grazie al wireless; la banda incredibile che abbiamo a disposizione oggi ci permette di superare i collegamenti - i cavi di rame che attraversano le nostre città - per i quali abbiamo speso centinaia di miliardi di dollari; il wireless è un'autostrada con una capienza quasi illimitata. E grazie all'intervento della fisica, possiamo veicolare con la luce una quantità enorme di informazioni. Non solo possiamo immettere la luce in un cavo a fibre ottiche preesistente, ma possiamo anche inviare la luce come luce. Ottica nello spazio libero, inondare di luce il lato di un edificio, modulare questa luce con terabytes di informazioni al secondo, e ricevere attraverso la finestra le informazioni a noi destinate.

Quindi cosa dovremmo immaginarci? Come la chiameremo tra cinque, dieci anni? Continueremmo a chiamarla Internet o avrà un altro nome?

Qualunque cosa ci sarà tra cinque o dieci anni probabilmente si chiamerà ancora Internet. I protocolli resteranno. Le regole che determinano l'invio di informazioni restano le stesse; quello che cambia è il metodo utilizzato per far muovere le informazioni. Può essere un segnale elettrico o un segnale ottico. Nella cellula il segnale è di tipo chimico; la forma di una molecola che interagisce con la forma di un'altra molecola è un meccanismo di segnalazione. È una cosa che sta avvenendo all'interno di ognuno di noi anche in questo momento. Nel momento in cui cominciamo a comprendere queste comunicazioni di forme molecolari su scala infinitesimale, e poi accediamo in Internet forti di queste conoscenze, modificheremo la nostra capacità di verificare, comprendere e magari plasmare quello che avviene nel nostro corpo. È solo una questione di tempi. A livello cellulare le interazioni avvengono in femtosecondi, un intervallo incredibilmente breve. Attualmente un chip lavora in nanosecondi, molto più lentamente. Nel mondo reale, per strada, siamo nell'ordine del millesimo o forse del milionesimo di secondo - un tempo molto più lungo rispetto alle interazioni a livello atomico. Perciò esiste un'intera serie di frontiere della comunicazione da esplorare. Penso però che continueremo a parlare di Internet anche quando le avremo unite tutte.

Il mondo di Internet ha attraversato un periodo molto strano per quanto riguarda la bolla speculativa della new economy; adesso pare esserci una ripresa di questa economia. Cosa prevede dal suo punto di vista? Come valuta gli ultimi cinque anni?

Il fenomeno di questi ultimi anni ha riguardato individui abbienti, collegati a Internet; c'era l'entusiasmo dato dalla possibilità di guadagnare un mucchio di soldi senza fare grossi sforzi. Chiunque si ecciterebbe. E quando i mezzi di comunicazione sono così veloci da poter comunicare all'istante un cambiamento, vero o falso che sia, si avvia un ciclo di grandi aspettative seguito da un flusso di miliardi, di decine di miliardi di dollari; quando però poi scopriamo che questi investimenti vanno in organizzazioni umane dall'aspetto affascinante ma per nulla attrezzate a fare alcunché, ecco che tutto il sistema si sbriciola. Il risultato è lo stesso che si è sempre osservato in tutti i cicli di boom e di crisi. Oggi i piani aziendali, le proposte commerciali, i meccanismi per creare organizzazioni che non funzionano benissimo vengono analizzati con molta più attenzione. Quindi, di fronte all'evidenza dei fatti, la convinzione che sia possibile fare un mucchio di soldi senza tanta fatica è svanita. È difficile creare un grosso valore partendo da un input minimo.
L'innovazione è una possibilità e abbiamo assistito a tanti esempi. Penso che siamo alla vigilia di una nuova ondata di sviluppi molto più sostanziosi. I cambiamenti a lungo termine innescati con la comunicazione umana sono cambiamenti in direzione di una maggiore efficienza. Oggi le imprese sono molto poco efficienti. La capacità di verificare l'uso dei propri soldi, se questi vanno sprecati, come sia possibile risparmiarli, non è ancora molto ben sviluppata. Le faccio un semplice esempio. In California c'è stata una crisi energetica. Adesso scopriamo che si trattava di una crisi fittizia, ma sul momento sembrava reale - così reale che abbiamo speso dai 10 ai 20 miliardi di "veri" dollari per l'acquisto di elettricità in un mercato a pronti. Il denaro se n'è andato, abbiamo avuto abbastanza elettricità per superare il caldo periodo estivo... E se invece avessimo messo un piccolo collegamento in rete in ogni motore di ogni frigorifero, di ogni condizionatore, in tutti quegli apparecchi che, azionandosi, provocano il carico massimo pomeridiano oltre il quale la nazione non può avere più energia elettrica? Ad ognuno di questi motori comunichiamo: "In questo momento l'energia elettrica costa 5 dollari a kilowatt/ora; al mattino invece costa 5 centesimi. Vuoi spendere tutti questi soldi per evitare che il gelato ti si squagli?" La capacità di inserire tutti questi motori in uno scambio di mercato ridurrebbe i picchi di assorbimento e farebbe risparmiare alla collettività una quantità enorme di denaro. Singolarmente ognuno di noi risparmia poco, ma messi tutti insieme risparmiamo molto. L'applicazione dell'organizzazione in rete e della comunicazione a problemi reali che incidono sulla nostra vita potrebbe essere attuata in modo molto più efficiente.

Non c'è il rischio di avere una parte del pianeta che opera con reti, chip ed efficienza, e un'altra parte che ha a che fare con fame, mancanza di elettricità, di acqua e quant'altro? Quali sono le sue previsioni in merito a questa barriera digitale in cui ci troviamo?

La tecnologia informatica e delle comunicazioni può aiutare in modo decisivo le popolazioni più povere. Immagini di vivere in un villaggio: niente strade, solo sentieri fangosi, e lei deve portare i suoi prodotti - della frutta - al mercato. Il viaggio richiede tre giorni. E quando arriva al mercato, trova dei prezzi tanto bassi che deve buttare via tutto. Immagini di essere un pescatore: può scegliere quanto guadagnare dal pesce che ha pescato scegliendo il porto più conveniente in cui attraccare. Conoscendo i prezzi praticati sui vari mercati, si agisce di conseguenza. E non avrebbe intrapreso quel lungo viaggio lungo sentieri fangosi se avesse saputo che i prezzi erano pessimi. Quindi, se cominciamo ad applicare la tecnologia informatica e delle comunicazioni ai problemi che assillano chi vive nei villaggi più sperduti, avremmo un cambiamento fondamentale.
Permettere a una madre di curare il proprio bambino che ha la febbre, insegnarle e reidratare un bambino che ha la diarrea, salverebbe la vita di 20 milioni di bambini all'anno; questo solo attraverso la trasmissione di conoscenze. Quindi, l'attuale mondo diviso in due miliardi di ricchi e quattro miliardi di poveri, tra dieci anni sarà un mondo con nove miliardi di persone. Il mondo cambierà. Avremo una trentina di città con più di 20 milioni di abitanti ciascuna. Le difficoltà maggiori si avranno proprio in queste città. L'acqua non basterà; l'acqua sarà il problema principale dell'umanità nei prossimi vent'anni. L'acqua è trasformabile attraverso la conoscenza - l'acqua sporca può essere depurata. Se non sappiamo come tenere separate l'acqua sporca e l'acqua pulita, siamo condannati, noi e i nostri figli, ad una vita senza garanzie igieniche. Perciò, se dobbiamo trasmettere conoscenza a coloro che possono trarne immediato beneficio, possiamo farlo approfittando della tecnologia informatica e delle comunicazioni, di Internet, delle tecnologie wireless, e del minor costo delle apparecchiature che ci collegano al resto della comunità.

Torniamo a Internet. Secondo lei il modello "pay-per-use" ha qualche chance o incontrerà grosse difficoltà? La rete ha cominciato praticamente gratis, non bisognava pagare nulla. Immagino che sia per questo che la maggior parte dei servizi in abbonamento hanno avuto grosse difficoltà ad imporsi sul mercato. Cosa prevede nei prossimi anni per Internet? Pagheremo solo per alcune cose? Funzionerà? O le imprese dovranno arrendersi, visti gli alti costi e i guadagni esigui?

Certe cose cambieranno perché i prezzi scenderanno. Costa sempre meno creare contenuti. Bambini che fanno film, gente che crea musica: chi è creativo ha sempre più opportunità per esprimersi. Ma alla fine qualcuno dovrà pur pagare per le infrastrutture che collegano il tutto. I prezzi delle merci vengono ritoccati per pagare i costi per le comunicazioni necessarie al loro acquisto. Quindi i prezzi relativi al mezzo di comunicazione (sia esso il collegamento wireless o a fibre ottiche o il cosiddetto ultimo miglio) comporterà un costo aggiuntivo di installazione. Sull'altro piatto della bilancia c'è la diminuzione del prezzo delle apparecchiature che rendono tutto questo possibile. Quindi assisteremo ad un processo organizzato su due livelli: i paesi ricchi continueranno a pagare mediante i sistemi generali della tassazione, dei regolamenti e dei prezzi delle merci sul mercato le tecnologie che ci collegano. I paesi poveri invece approfitteranno del balzo in avanti reso possibile dalla tecnologia wireless. Ad un certo punto, per diminuire le spese sanitarie risulterà conveniente pagare per tecnologie di comunicazione grazie alle quali la gente imparerà a non ammalarsi. Incorporando anche i costi per le comunicazioni nel bilancio di uno stato, le cui principali voci di spesa sono l'istruzione e la sanità, noteremo una riduzione di queste spese, e le somme risparmiate serviranno a finanziare quelle tecnologie che rendono la vita più efficiente.

L'idea è incorporata ovunque; in altre parole, ogni oggetto ha un piccolo chip, un'intelligenza propria, ha un proprio collegamento, tutte connessioni wireless. È questo il futuro? E quanto ci vorrà per trasformare in realtà?

Le cose vengono costruite quando forniscono un servizio e sono economicamente convenienti. Se fosse possibile risolvere gli ingorghi del traffico a Milano avendo modo di conoscere la posizione di ognuno e instradarlo su itinerari diversi, lo faremmo. Se fosse possibile modificare l'efficienza nell'uso dell'elettricità mettendo dei sensori in tutti i motori, lo faremmo. Perciò vedremo l'introduzione di queste nuove tecnologie ovunque esse servano a risparmiare soldi. Qualunque direttore di azienda vorrebbe sapere che fine fanno i suoi soldi: se fosse in grado di seguirli, potrebbe anche intervenire. Le nuove tecnologie a basso costo, questi chip economici che possono essere stampati su plastica, abbinati ad una radio economica, fanno sì che un sensore che rileva delle informazioni associato ad una radio ci permetta di avere un nuovo tipo di controllo sull'uso del riscaldamento in un edificio. Può renderci molto più efficienti in qualunque cosa facciamo. È stato calcolato che circa l'80% dell'energia usata per mandare avanti una città potrebbe essere facilmente risparmiato se fossimo in grado di tenerlo sotto controllo. Sarebbe un risparmio enorme. Tutti sappiamo che nelle auto odierne solo il 3% della benzina del serbatoio serve a muovere il conducente; il resto serve a spostare l'acciaio del motore o viene perduto in calore. Modificando anche leggermente i livelli di efficienza si ottengono benefici economici enormi. Quindi le nostre speranze non riguardano tanto la nuova tecnologia a basso costo quanto la possibilità di integrare questa tecnologia nei processi che governano la nostra vita.

Lei crede che il wireless sia veramente la nuova frontiera della comunicazione in generale?

In ogni nazione ci sono disposizioni di legge che riservano un'ampia porzione dello spettro alle forze armate, che riservano un'ampia porzione dello spettro alle emittenti televisive. Le radio di oggi, che vengono chiamate "soft radios" (radio configurabili via software), sono molto più efficienti nell'uso dello spettro elettromagnetico rispetto alle vecchie radio. Possiamo comprimere un'enorme mole di comunicazioni in bande molto più strette. Se prendiamo quelle frequenze e permettiamo che vengano utilizzate da questi nuovi dispositivi per comunicare tra loro, potremo avere un'ampiezza di banda praticamente illimitata per qualunque utilizzo. C'è un'enorme quantità di spettro elettromagnetico da usare.

Ma non c'è anche un problema di elettrosmog, il rischio che queste frequenze possano creare dei problemi che oggi non siamo in grado di affrontare?

Certo. Una delle cose che non riusciamo ancora a capire nonostante i tanti studi compiuti, è che il nostro cervello funziona con piccoli segnali elettrici e noi siamo immersi in una quantità sempre maggiore di segnali elettrici. Non esiste ancora uno studio definitivo che dimostri che vivere vicino ad una linea elettrica provochi un movimento degli elettroni del cervello dannoso per la salute. Esiste però un'ampia aneddotica di persone che si sentono male se immerse in forti campi elettromagnetici. Pensiamo all'esperimento che facciamo continuamente su noi stessi. Io uso un cellulare, quindi porto per ore ogni giorno una potente trasmittente radio vicino al cervello. La stessa cosa fanno i ragazzini. Questo è un esperimento non controllato. Non abbiamo rilevato degli specifici cambiamenti nel comportamento, ma potrebbero esserci effetti più sottili. Quindi dobbiamo prestare attenzione nell'usare queste tecnologie. Le ultime radio, quelle più efficienti, hanno una potenza bassa e diffondono il segnale su molte frequenze - sono chiamate "radio a spettro diffuso". La tecnica dello spettro diffuso crea un'irradiazione elettromagnetica molto meno potente ad una determinata frequenza. Se però sommiamo l'energia, l'emissione è tale da farci vivere in un mondo in cui le irradiazioni sono diverse da quelle del mondo in cui vivevano i nostri nonni. Solo gli studi che sapranno analizzare in profondità il funzionamento del cervello potranno dirci se stiamo costruendo qualcosa che produce danni sul lungo periodo. Finora non esistono prove di danni seri. Ma bisogna studiare la materia molto più a fondo.

Al convegno su Java si è posto molto l'accento sul wireless. Le aziende hanno mostrato un grande interesse per il wireless; lo stesso i programmatori che creano applicazioni e servizi per le piattaforme wireless delle compagnie di telecomunicazioni. Se consideriamo questo, e tenendo conto che si tratta di linguaggi a codice d'accesso libero, Java e Genie in qualche modo stanno creando lavoro, posti di lavoro per tantissima gente appena entrata in quest'ambiente?

La capacità di scrivere un programma per qualche dispositivo e poi far girare quel programma anche su altri dispositivi è uno strumento molto potente. Significa che un ragazzino in qualche garage o a casa sua potrebbe scrivere un programma che domani potrebbe girare su 200 milioni di cellulari cinesi. Quindi esistono potenzialità senza precedenti di un ingresso istantaneo sui mercati globali. Oggi, con 40 o 50 milioni di telefoni Java, Motorola, Nokia, Ericsson, DoCoMo, tutti i produttori di questi apparecchi mobili che decidono di usare Java, si crea uno spazio aperto in cui chiunque crei qualcosa di utile può venderla. È questa l'opportunità. Non si era mai vista prima. Ma non riguarda solo i telefoni. Ci sono anche le auto. Ogni anno nel mondo vengono venduti 56 milioni di auto, e ciascuna a suo modo è un dispositivo in rete che vuole comunicare con l'esterno: dove trovo un distributore? Dove trovo un ristorante? L'interconnessione di dispositivi mobili è il punto di forza del wireless. Siamo tutti mobili. E mentre ci muoviamo, desideriamo scoprire cose interessanti sul mondo che ci circonda. Java permette a tutti i dispositivi che portiamo con noi, a tutti i dispositivi di un'auto, di comunicare tra loro. Genie permette a questi dispositivi di dire qualcosa di specifico. Grazie a Genie il dispositivo può dire: "Questo è il mio identificativo. Io sono questo. Posso fare questo. Se vuoi che faccia questa determinata cosa, ecco quanto ti costerà. Ecco quanto ti costerà in energia o denaro o spettro radiomagnetico o qualunque altro parametro che comporta un costo". In questo modo si favorisce la creazione di un mercato in cui la gente può inviare un programma in cui cerca determinati servizi, assembla questi servizi e li fa funzionare insieme. Per un'auto l'esempio potrebbe essere l'installazione di un nuovo dispositivo di rilevamento radar, un sensore radar che comunica con le altre componenti intelligenti dell'auto. Se si accorge che ti stai avvicinando troppo a qualcosa, il dispositivo radar ordina ai freni di entrare in funzione. Non aspetta che sia tu a farlo - potresti non fare in tempo. Le apparecchiature di un'auto formano una comunità di comunicazione. È Genie che permette di farlo. Si basa su Java; Java consente ai programmi di passare da un dispositivo a un altro. Genie coordina questo movimento rendendo tutti i programmi una specie di sinfonia, trasformando ogni singola parte nella componente di un tutto.

Dal suo punto di vista, quindi anche a livello personale, qual è l'applicazione killer di tutte queste applicazioni mobili?


L'applicazione killer per il wireless è l'applicazione che ti porta i dati di posizione, di localizzazione: dov'è qualcosa che ti serve? Dov'è qualcuno che hai a cuore? Dove sono i bambini? Unendo tra loro le fonti di informazione, tu, tua moglie e i tuoi bambini potrete sapere quello che vi interessa. Questa è l'applicazione killer.

Questo concetto implica anche il fatto che potresti non voler far sapere dove ti trovi.

Molto potere significa molte responsabilità. Ciascuna di queste tecnologie che possono essere usate da noi affinché il mondo circostanti funzioni in modo molto più efficiente possono essere anche usate per una maggiore efficienza nel controllo. Queste sono tecnologie di controllo, quindi bisogna fare molta attenzione nell'usarle: controllare le cose che vogliamo ed evitare di essere controllati e magari finire per avere qualcosa che non desideriamo.