Sterling, l'anima teorica del movimento cyberpunk





Bruce Sterling, fondatore insieme a William Gibson del movimento letterario Cyberpunk, è nato in Texas 48 anni fa.
Se Gibson è l'anima visionaria del movimento, quello che ha inventato il cyberspazio, Sterling ne è l'anima teorica: l'antologia-manifesto "Mirrorshades", da lui curata nel 1986, ha gettato le basi estetiche del Cyberpunk, diventando il punto di riferimento per un'intera generazione di scrittori.

Il cyberpunk ha una visione tutt'altro che ottimistica della tecnologia: la Rete globale è uno strumento nelle mani delle multinazionali, gli uomini si sottopongono ad impianti chirurgici per potenziare il proprio corpo e la realtà virtuale ha praticamente preso il posto del mondo reale. Gli hacker si muovono nelle maglie della Rete rifiutandosi di appartenere ad un sistema omologante. Nasce il cyberspazio, popolato da intelligenze artificiali e divinità voodoo. La scienza si muove senza più alcun freno morale.
Per definire il movimento, Sterling scrive: "tutto ciò che si può fare a un topo può essere fatto a un essere umano, e ai topi possiamo fare qualsiasi cosa. È difficile pensarci, ma è così, e non finirà soltanto perché decidiamo di coprirci gli occhi. Questo è cyberpunk!"
Con il Cyberpunk la fantascienza entra nel postmoderno: citazioni colte e meno colte, riletture ardite di eventi passati, rock e musica classica che vanno a braccetto. Non c'è differenza tra colto e popolare, tutto è collegato a tutto in una rete infinita che è la nuova cultura di massa.
Come scrittore di fantascienza Sterling ha pubblicato nove romanzi, di cui uno, "la macchina della realtà", scritto a quattro mani con William Gibson, e tre raccolte di racconti: le sue storie sono ambientate in un futuro prossimo, molto simile al nostro presente, dove il confine tra politica e pubblicità praticamente non esiste più. Nel 1988, profetizza la nascita dell'onnipresente Internet, col romanzo "Isole nella Rete" tra le cui maglie prosperano bande di terroristi e criminali informatici che fanno nascere e morire Stati virtuali nel giro di poche ore.
Nel romanzo "caos USA", considerato una delle sue vette più alte, la Microsoft fallisce dopo un attacco informatico da parte della Cina che ha reso pubblici tutti i codici sorgenti dei software americani, mettendo in ginocchio l'intera economia occidentale basata sul copyright, mentre bande di nomadi vagano per l'America riciclando tecnologie obsolete.