"Fai la cosa giusta per il tuo pubblico"



Jeffrey Veen, creatore delle interfacce di siti come Lycos e Wired interviene sul tema dell'usabilità e sui vantaggi dei web designer italiani

Lei ha creato siti di grande successo come Lycos e Wired. Qual è secondo lei il modo migliore per comunicare dei contenuti attraverso un'interfaccia grafica che eserciti nello stesso tempo un buon impatto con l'utente?

Deve sempre esserci un equilibrio. Tutto quello che abbiamo realizzato per il Web doveva trovare un equilibrio tra i desideri dell'utente e gli obiettivi dell'azienda per la quale costruivamo il sito. Per fare questo abbiamo dovuto creare interfacce basate sulle esigenze degli utenti. Spingere gli utenti a dire ciò che desiderano è l'obiettivo di qualunque buon web designer.

Negli ultimi anni si è privilegiato molto il concetto di "usabilità", di facilità d'uso. Non corriamo forse il rischio che il Web diventi un sistema in cui non si faccia più sperimentazione artistica?

Penso piuttosto che corriamo il rischio opposto. Vedo troppa euforia nelle grandi compagnie, elettrizzate dalle possibilità che il Web offre. Fanno troppa sperimentazione nei loro siti, tanto da lasciare spesso l'utente nella più completa confusione. Il web designer ha tantissime opportunità per introdurre innovazioni ma prima è necessario che le compagnie comprendano il concetto di "usabilità". Prima di lanciarsi nella sperimentazione devono fare in modo che i loro siti siano utilizzabili dagli utenti.


Secondo lei il web designer, chi crea i siti, deve tenere conto della multimedialità o deve concentrarsi solo sulla facilità d'uso?

Quello del web designer è un lavoro ad alto tasso di interdisciplinarità. Devi conoscere non solo la progettazione grafica ma anche cose come le architetture informatiche, devi conoscere la tecnologia che hai a disposizione. E poi devi comprendere il concetto di usabilità, il fattore umano e tutto ciò che ad esso è legato. Solo allora potrai sintetizzare il tutto in interfacce adatte alla tua utenza.


Può dirci quali sono le cinque regole più importanti per costruire le pagine web - i contenuti e progetti per i siti web?

Le cinque regole in realtà sono riassumibili in un'unica regola, che è sempre la stessa: "fai la cosa giusta per il tuo pubblico". Puoi decidere di fare pagine brevi per non costringere l'utente a fare troppo "scrolling"; puoi decidere di costruire siti veloci, da scaricare rapidamente... Ma si tratta sempre di variabili che dipendono dal genere di sito che devi costruire. Quando dovevamo realizzare HotWire, alcune pagine dovevano poter essere scaricate in pochi secondi, ad esempio le pagine delle news, quelle dei tutorial per Web designer dovevano essere velocissime. Alcune pagine invece erano piene di animazioni e a volte richiedevano anche dieci minuti per essere scaricate. Ma andava bene così, perché era quello che l'utente desiderava. Quindi non credo che esistano delle regole fisse. Devi stabilire di volta in volta le regole specifiche da seguire in funzione del sito che stai sviluppando.

Semplificare le cose per facilitare l'accesso alle informazioni online è un elemento molto importante per chiunque lavori in Internet. Non tutti però scelgono la via della semplicità. Lei cosa ne pensa? Cosa consiglia a riguardo?

Quando parlo con i miei clienti che hanno dei siti web e vogliono sperimentare nuove cose o comunque non vogliono puntare sulla semplicità, mi assicuro sempre che abbiano dei motivi più che validi per una scelta del genere, che siano certi dei compromessi che sono disposti a fare. Queste cose scaturiscono da una profonda conoscenza del proprio pubblico. Senza questa conoscenza resta solo la sperimentazione fine a se stessa, la ricerca di qualunque cosa che pensi che possa funzionare - e così finisce che perdi clienti e danneggi la tua immagine nel web. E questa non è certo una buona base su cui poggiare la propria attività.


Secondo lei il problema di rendere il web utilizzabile dipende da una profonda conoscenza delle tecnologie, del computer, delle tecnologie scientifiche o da una maggiore attenzione alle esigenze dell'utente?

Direi che dipende da un equilibrio tra le due cose. Bisogna saper unire quello che le tecnologie permettono di fare alla conoscenza degli utenti e di quello che gli utenti desiderano dalla tecnologia. Tutto il resto diventa un uso inadeguato del web e genera solo confusione nell'attività online. Una profonda conoscenza delle tecnologie ci aiuta a fare un uso adeguato di queste per la creazione di qualcosa che sia adatto a ciò che il pubblico chiede. Questo è estremamente importante.


Usabilità e accesso universale. Qual è la sua posizione su questo problema e come crede che possa essere risolto?

L'usabilità implica qualche problema che però sono anche delle opportunità. Internet è un ambiente globale. I nostri siti devono rivolgersi ad un pubblico internazionale e quindi tenere conto di tante dimensioni culturali, contemplare diversi approcci all'interfaccia a seconda della provenienza geografica dell'utente. E poi c'è anche il problema dell'accessibilità per individui con una serie di limitazioni di carattere fisico, come l'incapacità di vedere lo schermo, di usare il mouse... è di fondamentale importanza che i web designer conoscano i problemi di accessibilità e siano in grado di costruire siti che rispondano in modo adeguato ai limiti o alle potenzialità dell'utenza.


Internet è una rivoluzione. Saremo capaci di dare delle regole a questo mondo così caotico?


Per quanto riguarda il web design è sicuramente troppo presto per dire: "ecco le migliori procedure da seguire nel web". Siamo solo la punta dell'iceberg. Dobbiamo ancora imparare tante cose: cominciamo a capire soltanto adesso come sviluppare applicazioni interattive per un pubblico globale. C'è ancora così tanto da imparare.


Lei è in Italia come consulente web design per i siti Internet. Cosa pensa dei siti italiani?

Penso che i siti italiani e i web designer italiani abbiano un grande vantaggio perché possono vedere tutti gli errori che sono stati fatti negli Stati Uniti e trarre da questi delle lezioni molto utili. Le aziende americane erano così ossessionate dalle novità, dalla smania di cavalcare il fenomeno Internet, di gettarsi nel mercato del "dot com", che hanno fatto errori di tutti i tipi - si può imparare tantissimo da quello che è successo laggiù. Quindi i siti italiani e il web design italiano hanno questo vantaggio di imparare dalla lezione degli USA.


Nel suo ultimo libro, "Art and Science of Web Design", lei parla di arte e scienza, di estetica e di tecnologia come elementi di un buon sito web. Può dirci quali sono le sue idee e quali metodologie suggerirebbe?



Il libro "The Art and Science of Web Design" è nato da un mio desiderio di creare del materiale di consultazione per quei web designer che muovevano i primi passi in questa professione. Non credo che il web design significhi per forza imparare un mucchio di tecnologie, conoscere tutte le nuove applicazioni. Web design significa risolvere problemi e con quel libro volevo offrire degli strumenti per risolvere quei problemi. Si tratta di capire la collaborazione tra la tecnologia, il design e il contenuto o le caratteristiche dell'applicazione che si cerca di sviluppare e come queste cose si integrano tra loro, come interagiscono. Un web designer non può isolarsi e pensare solo alla grafica; per riuscire nel suo lavoro il web designer deve preoccuparsi di tutti i diversi aspetti del sito. Era questo l'intento del mio libro.

Lei crede che esista un conflitto tra usabilità e creatività?

Sì, credo che vi sia un conflitto, ma secondo me è perlopiù un conflitto artificioso, un conflitto creato da web designer che pensano che l'obbligo di fare qualcosa di usabile impedisca di essere creativi. Ma è falso. In fin dei conti creatività significa ampliare i propri orizzonti e infrangere le regole; cercare di immaginare, di trovare nuovi terreni da esplorare con il web design. Ma il web è molto giovane, avrà al massimo dodici anni di vita, quindi dobbiamo dedicare più tempo a individuare e capire quali siano le regole prima di cercare di infrangerle.


Lei ha recentemente creato Adaptive Path, di cosa si tratta?

Poco più di un anno fa ho fondato insieme ad altri sei soci una società, Adaptive Path. Siamo un gruppo di consulenza sul design basato sull'esperienza dell'utente e ci occupiamo di cose come l'usabilità, le architetture informatiche per la ricerca sull'utente. Siamo associati ad una serie di compagnie specializzate in progettazione grafica o integrazione delle tecnologie. È uno dei motivi per cui mi trovo in Italia adesso - cercare di inserire tra i nostri collaboratori società italiane ed altre aziende europee. L'intento è integrarci con compagnie che non hanno competenze in materia di ricerche sull'utente e usabilità per riuscire a fornire soluzioni migliori per i nostri clienti.
Uno dei settori che ci entusiasmano maggiormente è quello della formazione: insegnare alle aziende come svolgere autonomamente attività di ricerca sull'utente e sulla usabilità. L'usabilità è una cosa che qualunque web designer dovrebbe conoscere, dovrebbe essere parte integrante del suo lavoro, non qualcosa da fare alla fine di un progetto solo per vedere se si sono raggiunti gli obiettivi. È qualcosa da praticare ogni giorno, qualcosa che vorremmo insegnare a fare. Per questo motivo cerchiamo, attraverso seminari e conferenze, di regalare la nostra metodologia a chiunque voglia impararla.