Tutte le volte che hanno usato Internet

marta Mandò

Dalle BR a Bin Laden, il terrorismo sa sfruttare la Rete

Quello di Marco Biagi non è stato il primo omicidio rivendicato dalle Br-Pcc attraverso Internet, già in passato gruppi dell'eversione interna hanno percorso la ''rete'', per l'invio di volantini. Le stesse modalità d'invio (e-mail, tramite un indirizzo di posta elettronica di un telefonino questa volta "Tim.it") ricordano quelle con le quali venne rivendicato, il 10 aprile del 2001, l'attentato (una bomba, per fortuna senza vittime) all'Istituto Affari Internazionali di via Brunetti a Roma nei pressi della centralissima piazza del Popolo. Anche in questo caso il documento fu spedito in allegato via e-mail alle redazioni dei principali quotidiani italiani e anche in questo caso il messaggio era stato inviato attraverso un indirizzo di un cellulare.
In un altro caso, poco prima dell'agguato di via Salaria del 20 maggio '99 a Massimo D'Antona, un documento, nel quale si annunciava una nuova "Primavera Rossa", venne inviato via e-mail alla redazione di Repubblica: portava la firma "Br Pcc Mcc".
Altro caso italiano di utilizzo di Internet da parte dei terroristi fu durante il fallito attentato alla Cisl di Milano. Il 6 luglio del 2000, il segretario organizzativo del pensionati Cisl Luciano Fontana scopre sui davanzali delle due finestre della sede sindacale di via Tadino a Milano due fioriere con crisantemi di plastica. Dentro le foriere c'erano due ordigni esplosivi. Sacchetti di plastica colmi di petrolio con un innesco chimico al cloruro di potassio e un timer. Non è la bomba che preoccupa, ma il documento che la rivendica. Dieci pagine inviate via e-mail alle redazioni milanesi di diversi quotidiani, con la stella a cinque punte nel frontespizio, a firma Nucleo Proletario Rivoluzionario. Anche in quel caso è probabile che il mittente abbia usato un numero di cellulare come indirizzo di posta elettronica.
Anche in quel caso il mittente forse era un numero di cellulare.
In quel periodo, da quanto riportano i giornali, gli agenti segreti del Sisde, erano in contatto con un ex brigatista. Da qui le indicazioni del documento del servizio segreto inviato al Viminale del 10 agosto, in cui si racconta che "le Brigate Rosse per il Partito comunista combattente (Br/Pcc), radicate nell'area di Roma, responsabili dell'assassinio di Massimo D'Antona (1999) e ideologicamente dipendenti dagli irriducibili in galera per la morte di Roberto Ruffilli (1988), vogliono estendere il campo di azione ad altri contesti territoriali".
Internet aiuta a confermare questa ipotesi e riporta al recente assassinio di Marco Biagi: il documento di rivendicazione delle Bierre per l'uccisione di Biagi composto di 26 pagine redatto nel più classico stile brigatista arrivato via email è stato pubblicato su alcuni siti per intero. Se si estrapolano delle frasi dal testo della rivendicazione, gli slogan che ricordano altre frasi usate in documenti terroristici e si immettono su un motore di ricerca si arriva ad un documento pubblicato dal sito , proveniente "dalle carceri" e allegato agli Atti del "Processo Ruffilli" della Corte d'Assise di Forlì, un documento firmato con nomi e cognomi di un gruppo di militanti delle Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente. Il comunicato è di per se una fonte di informazioni, secondo Oikos un'organizzazione di volontariato internazionale "la trascuratezza linguistica del documento sembra essere un'improbabile versione italiana di un testo redatto in lingua straniera" e in contrasto con le altri parti del documento che appaiono invece redatte con aderenza al linguaggio comunemente usato in altri volantini di rivendicazione.

I terroristi di tutto il mondo sanno già come usare le nuove tecnologie. Lo fanno abitualmente gli integralisti islamici di Osama Bin Laden, come ha documentò un'inchiesta di "Usa Today". Quando si aprì a New York il processo per le stragi alle ambasciate Usa avvenute nell'agosto del 1998, (224 morti e altre 4mila feriti), firmate Osama Bin Laden, emerse che la sua organizzazione prosperava anche grazie all'uso di Internet. Sempre secondo il quotidiano americano, infatti, la rete terroristica di Bin Laden usava siti a luci rosse sulla Rete per le comunicazioni tra i militanti. Sistemi di invio di messaggi cifrati, nascondendo un testo all'interno di file digitali, immagini o suoni, con una tecnica semplice ma efficace: la "steganografia" (dal greco "stèganos", nascosto, e "grafèin", scrivere). I luogotenenti di Bil Laden si scambiavano messaggi togliendo alcuni pixel ad esempio da un file Jpg e riempiendo lo spazio vuoto con parole di testo, facilmente decodificabili attraverso alcuni software che si possono scaricare liberamente da Internet.